PROSSIMA FERMATA TEATRO

Navetta gratuita per assistere agli spettacoli della stagione di prosa 2024/2025 del teatro comunale Maria Caniglia. Nell’ottica della coesione territoriale e della mobilità sostenibile META APS e i Comuni di Gagliano Aterno, Villalago, Scanno, Anversa degli Abruzzi, Bugnara e Pacentro attivano un bus della cultura.

Sulmona, 22 ottobre 2024. Nell’ottica della coesione territoriale, e per proseguire quanto iniziato durante la scorsa annualità grazie alla collaborazione con il comune di Gagliano Aterno, anche per questa stagione è confermato ed ampliato il progetto denominato: “Prossima fermata Teatro”, il servizio navetta gratuito pensato per poter raggiungere il Teatro Maria Caniglia e assistere agli spettacoli della Stagione di Prosa; grazie alla preziosa sinergia tra Meta Aps e i comuni di Gagliano Aterno, Villalago, Scanno, Anversa degli Abruzzi, Bugnara e Pacentro i cittadini di questi centri potranno usufruire del trasporto gratuito per le giornate degli spettacoli in cartellone, cui potranno accedere, aderendo a questa iniziativa, ad un prezzo ridotto.

L’iniziativa, che ha preso il via dal progetto “Gagliano welFARE – Accesso alla cultura”, promosso dal Sindaco gaglianese Luca Santilli che durante la stagione di prosa 2023/2024 ha permesso a numerosi cittadini di raggiungere Sulmona per assistere a due spettacoli, ha incontrato la disponibilità e la lungimiranza di altri Sindaci e Comuni. L’obiettivo condiviso è quello di rendere più agevole, per i residenti delle piccole comunità della provincia, il viaggio per raggiungere la città di Sulmona in occasioni degli spettacoli della Stagione di Prosa, così da consentire loro di poter partecipare ad esperienze culturali di grande rilievo viaggiando gratuitamente e in modo sostenibile.

«Attraverso questa comunione d’intenti il nostro obiettivo è quello di promuovere processi virtuosi in grado di avvicinare le persone attraverso la Cultura, superando anche i confini geografici, con il Teatro come suo simbolo; sono lieto della risposta entusiastica e partecipata che gli Amministratori dei Comuni di Gagliano Aterno, Villalago, Scanno, Anversa degli Abruzzi, Bugnara e Pacentro hanno riservato a questa importante iniziativa, e sono certo che questa preziosa collaborazione sia destinata a crescere nel tempo e a coinvolgere sempre più realtà cittadine al fine di portare indubbi benefici al territorio tutto» dichiara il direttore artistico della stagione di prosa Patrizio Maria D’Artista.

Per partecipare all’iniziativa è possibile contattare il proprio Comune di residenza per ricevere maggiori informazioni, per prenotare il viaggio e il biglietto.

Si ricorda che i biglietti per la Stagione di Prosa 2024/2025 del Teatro Maria Caniglia di Sulmona promossa da Meta Aps, che prenderà il via sabato 16 novembre alle ore 21:00 con L’Anatra all’arancia con Emilio Solfrizzi e Carlotta Natoli,  sono in vendita presso il Centro di Informazioni Turistiche – IAT Sulmona, sulla piattaforma online Ciaotickets e nei punti vendita abilitati Ciaotickets. Il giorno dello spettacolo sarà possibile acquistare i biglietti anche presso il Botteghino del Teatro.

Per informazioni generali sulla Stagione di Prosa 2024/25 e le attività collaterali è possibile collegarsi alle pagine social Facebook e Instagram del Teatro Maria Caniglia o al sito www.teatromariacaniglia.com, oppure scrivere una mail all’indirizzo info@teatromariacaniglia.com




GLI STRAPPATORI

Manifesti elettorali 360Gradi strappati su via Pescara

Chieti, 21 ottobre 2024. Questa notte 21 ottobre la legale e democratica libertà di espressione è stata nuovamente ferita. Ne dà l’annuncio la pubblica affissione pagata regolarmente, con i manifesti elettorali di 360Gradi strappati a terra su via Pescara.

Gli strappatori, detti anche squadriglie democratiche di destra sono certamente già pronti a dirsi non colpevoli o inconsapevolmente ubriachi da essere scivolati lì per errore. Siete sicuri che votare non faccia la differenza?

Abbiamo rimesso sul muro quello che si poteva salvare da terra, nella speranza che gli strappatori, a piede libero, comprendano che la democrazia non si esercita con tali bassezze.

Manifesti 360Gradi affissi su via Pescara (Chieti) strappati.




LA CAMMINATA SOLIDALE

Oltre 200 persone sulla Via Verde della Costa dei Trabocchi per sostenere la ricerca sul cancro

Fossacesia, 21 ottobre 2024. Ieri mattina, a Fossacesia, oltre 200 persone hanno affollato la suggestiva  pista ciclopedonale della Via Verde della Costa dei Trabocchi per partecipare alla camminata solidale PittaRosso Pink Parade organizzata in collaborazione con le Pink Ambassador del territorio, la Fondazione Veronesi, con il patrocinio del Comune di Fossacesia, a sostegno della ricerca sui tumori femminili. L’evento ha visto una partecipazione significativa di donne e persone che, in molti casi, hanno affrontato in prima persona il difficile percorso della malattia.

I partecipanti hanno percorso insieme cinque chilometri, mossi dalla speranza e dal desiderio di trasmettere un messaggio di fiducia per il futuro. Tra i presenti, anche il sindaco di Fossacesia, Enrico Di Giuseppantonio, il sindaco di Archi, Nicola De Laurentis, Ester Di Filippo, nel duplice ruolo di ricercatrice dell’Università di Chieti-Pescara e consigliera comunale di Fossacesia, che hanno voluto essere parte attiva di questa giornata. I sindaci hanno sottolineato nel loro saluto l’importanza di fare fronte comune per sostenere la ricerca, riconoscendo che essa rappresenta una speranza fondamentale per il futuro di chi combatte contro il cancro.

Una delle organizzatrici, Tiziana De Bartolo, ha commentato l’importanza dell’evento, che mira a sensibilizzare sempre più donne nella prevenzione e raccogliere fondi per finanziare la ricerca sui tumori femminili.  “Speriamo- hanno aggiunto le organizzatrici-  che questa manifestazione diventi un appuntamento fisso nel nostro territorio, a cui partecipare ogni anno con la stessa determinazione.”

La camminata si è conclusa con un forte messaggio di speranza: la ricerca non solo offre cure migliori, ma porta con sé la concreta possibilità di un futuro migliore per milioni di persone. “Una giornata di solidarietà, unione e determinazione – ha detto il sindaco Di Giuseppantonio prima di tagliare il nastro della partenza – per dire che, insieme, possiamo fare la differenza”.




INSIEME PER L’ALTERNATIVA POPOLARE E DEMOCRATICA

Galbiati: rimettere al centro i diritti sociali

Ortona, 21 ottobre 2024. Dopo la presentazione del convegno organizzato da INSIEME con la partecipazione di un altissimo numero di rappresentanti di gruppi ed associazioni che vogliono collaborare alla creazione di una nuova politica, la relazione di Domenico Galbiati sulla necessità di rimettere al centro i diritti sociali

Se la nostra amica Eleonora – alla cui memoria dedichiamo questa giornata – fosse ancora qui con noi, ci ricorderebbe che c’è un tempo per seminare e un tempo per raccogliere. E, soprattutto, che non sta scritto da nessuna parte che chi ha seminato possa pretendere per sé anche il raccolto. Infatti, come ha sostenuto papa Francesco, intervenendo alla Settimana Sociale di Trieste, “i cattolici non devono pretendere di essere ascoltati, ma piuttosto avere il coraggio di fare proposte di giustizia e di pace nel dibattito pubblico”.

In altre parole, i credenti – ma, in effetti, dovrebbe valere per tutti – prima di coltivare un’ambizione di potere, devono o dovrebbero farsi carico di un compito di verità. Che sul piano dell’azione politica consiste almeno nello sforzo diretto a superare narrazioni ideologiche artefatte,per aderire alla realtà sociale.

Oggi siamo dentro una transizione epocale che esige scelte coraggiose, gravi ed illuminate, come fu per De Gasperi a suo tempo. E indirizzi che siano in grado di andare oltre l’ordinaria amministrazione e le mezze misure. Con una radicalità che sia in grado di rispondere a fenomeni avvilenti, francamente inaccettabili, a cominciare dalle profonde diseguaglianze sociali che letteralmente lacerano anche le società più abbienti, oltre a compromettere il quadro complessivo delle relazioni internazionali.

Giustizia e libertà camminano di pari passo. Se non ci sono giustizia, parità effettiva di diritti e di opportunità, se non ci sono solidarietà, coesione sociale, uguale titolarità di cittadinanza per tutti, anche la libertà di chi pur sta in cima alla scala sociale viene, infine, delegittimata e compromessa. Sulle nostre generazioni incombe la responsabilità di vivere un frangente della storia del tutto particolare.

Siamo nel bel mezzo di una transizione epocale di cui non vediamo, se non confusamente verso un orizzonte lontano, i possibili approdi. Globalizzazione, incalzante sviluppo della scienza e della tecnica, crescita esponenziale e rumore assordante della comunicazione, migrazioni, crisi ambientale. Tutti processi che hanno un punto in comune: mettono in gioco la dignità della persona. E, quindi, necessitano di una visione etica, che sia capace di governarli.

Fin dagli Anni ‘20, Romano Guardini ci ha avvertiti che il nostro tempo – a cavallo tra tarda modernità e “post-moderno” – ha il grave compito di “governare la potenza” e, dunque, domare la complessità. Ora anche a noi compete riannodare il filo e dare continuità e ulteriore sviluppo al pensiero politico del cattolicesimo democratico e popolare. Tommaso Moro ci ha invitati a “conservare la fiamma e buttare la cenere”. E, ovviamente, non parlava della fiamma tricolore.

Siamo nati – attorno a mons. Simoni, con il fondamentale concorso di Stefano Zamagni – nel segno della ispirazione cristiana. Ispirazione che, come ci ha insegnato Aldo Moro, “va da noi sentita come principio di non appagamento e di mutamento dell’esistente (…). E come forza di liberazione, accanto ad altre”.

Ispirazione Cristiana, nel tempo della secolarizzazione compiuta, significa capacità di trovare parole e argomenti nuovi per mostrare, anche a chi provenga da altre culture, quale sia il valore umano e civile dei principi, dei valori, dei criteri di giudizio che, gratuitamente, abbiamo ricevuto in dono in uno con la fede.

Abbiamo attraversato quella sorta di Rubicone che scorre tra impegno sociale, cultura, formazione delle coscienze e assunzione di un compito di carattere prettamente politico. Non gruppo culturale, ma partito. Forza minuscola, ma orientata a costruire, nel senso sturziano del termine, il “partito di programma”. Impresa difficile, eppure dedicata a fecondare ciò che matura sul piano della riflessione culturale, attraverso la sua declinazione sul piano dell’azione politica. Il “programma” è il punto di possibile aggregazione operativa tra forze diverse che provengano da differenti retroterra culturali. Che sul programma possono convergere senza che nessun comprometta la propria originaria peculiarità.

Intendiamo affermare la nostra autonomia – non l’equidistanza che è tutt’altra cosa – dalla destra e dalla sinistra. Vogliamo concorrere alla trasformazione del nostro sistema politico, che va liberato dalla camicia di forza del bipolarismo maggioritario, fondato sullo scontro continuo e pregiudiziale tra i due poli. In apparente reciproca delegittimazione dei suoi attori, che è in realtà una reciproca legittimazione dell’oligarchia al potere.

L’ Italia è troppo ricca di storia, di cultura, di mille articolazioni geografiche e locali perché la si possa stringere e costringere dentro una camicia di forza che le toglie il respiro. Ha bisogno di un sistema politico-istituzionale che le permetta di esprimere pienamente le energie morali e civili di cui continua ad essere ricca. Perché prendiamo le mosse dai “diritti sociali”? Perché, a nostro avviso, vanno assunti come cardine di una nuova fase politica. Se vogliamo attraversare indenni questo tempo slabbrato, dobbiamo superare la logica dell’individualismo e ricreare un “popolo”, una comunità di sentimenti, di interessi, di speranze, di traguardi, di attese condivise, che diano un senso alla vita.

Dobbiamo ricomporre le trame di una “coesione sociale” smarrita e costruire quella democrazia ad “alta intensità” di cui ci ha detto, ancora a Trieste, il presidente Mattarella. Una democrazia partecipata, viva, coinvolgente, che evoca la responsabilità personale del singolo cittadino. A fronte delle sfide epocali che incombono su di noi, ogni cultura politica dovrebbe avere il coraggio di ridefinire la propria identità in rapporto al valore della persona. Perché le mille contraddizioni del nostro tempo possono trovare il luogo di una possibile conciliazione, non tanto in apparati istituzionali ma, anzitutto, nello spessore della coscienza interiore e della maturità civile di ognuno.

La centralità della persona, per il nostro tempo, non è un’opzione tra le altre, ma una necessità strutturale. Che ha pure il merito di evocare quella dimensione della trascendenza che abbiamo, purtroppo, in larga misura smarrito.

I diritti sociali, dunque.

Il lavoro, anzitutto. In quanto baricentro che regge l’intera costellazione dei “diritti sociali” e dal lavoro che bisogna partire. Sarebbe importante che, con Roberto Pertile e Anna Maria Pitzolu, gli dedicassimo, in una prossima occasione, un’ intera giornata di studio.

E poi la casa, tutto ciò che attiene alla vita quotidiana della famiglia. La scuola e l’educazione dei figli, la loro salute, la cultura, la loro crescita umana, morale e civile. Come educare, coltivare, preservare la loro capacità di pensare in proprio, piuttosto che allinearsi dietro il pifferaio di turno. E ancora la cura degli anziani, il “diritto di avere doveri”; un sentimento di solidarietà e di accoglienza nei confronti di chi, a qualunque titolo, sia debole o emarginato, povero o “diverso”. Con determinazione, un forte contrasto a diseguaglianze sociali avvilenti ed inaccettabili, a costo di provvedimenti impopolari ed elettoralmente non accattivanti.

Il contrasto al degrado della sanità pubblica. Una lotta senza quartiere alla povertà educativa e all’abbandono scolastico. Una politica che combatta il tarlo della solitudine che minaccia i giovani, pur nel frastuono di una comunicazione esasperata. Una capacità di accoglienza e di vera integrazione, nel territorio delle nostre comunità locali, nei confronti dei migranti che sia in linea con l’ineluttabile e progressiva formazione di una nuova civiltà multietnica. Italiani si nasce ed italiani si diventa nella solidale e comune appartenenza a quella “patria” costituzionale che dobbiamo al sangue ed al sacrificio di tanti giovani.

Segno dei tempi – si sarebbe detto una volta – se solo sapessimo ancora leggerli.

Ne parleremo diffusamente nel pomeriggio, suggerendo indirizzi e soluzioni. Il lavoro, la sanità pubblica, la scuola e l’educazione, l’accoglienza e l’integrazione dei migranti. E un sistema delle Autonomie solidale e responsabile, come necessario contenitore e strumento di queste politiche. Senonché, un conto è redigere un’agenda sociale, altra cosa è, invece, affrontare il punto dirimente di ordine prettamente politico.

Con chi ci si allea, in quale quadro politico, con quali mediazioni per condurre in porto gli obiettivi che ci stanno a cuore? Ora noi pensiamo, a tale proposito, che l’Italia abbia bisogno di una chiara, forte, esplicita, coraggiosa alternativa all’attuale governo delle destre. Un’alternativa ferma e puntuale soprattutto alla pretesa di egemonia culturale – peraltro destituita da ogni credibile fondamento – che la destra accampa.

Non è più tempo di “pensiero unico” e di egemonie e questo vale, ovviamente, anche per la sinistra, che, peraltro, non ne sarebbe più, in alcun modo, capace. Pensiamo sia necessario costruire una coalizione popolare e liberal-democratica.

Noi solitamente prendiamo le mosse da don Sturzo, ma lo stesso fondatore del Partito popolare risaliva fino a Rosmini e ai cattolici liberali di metà Ottocento. Libertà di coscienza e vocazione popolare si fecondano reciprocamente. Per questo siamo interessati ad incontrare quegli indirizzi ispirati a una cifra “liberal-democratica”, sia pure sorti in altri contesti. Ad ogni modo, non servono i “caschi blu” della politica. Che si chiami “centro” o “terzo polo”, una forza di interposizione tra i due aggregati della destra e della sinistra, che, se possibile, ne sopisca lo scontro, non è risolutiva.

Anzi, rischia di addormentare il gioco e “normalizzare”, se cosi’ si può dire, un sistema politico giunto al capolinea. Il quale sopravvive a sé stesso solo in virtù della reciproca convenienza, concordemente gestita, dalla destra e dalla sinistra, a blindarlo, ad ogni costo, a dispetto dei tanti elettori che non vi si riconoscono più e disertano le urne. Due forze funzionali l’una all’altra, che si definiscono solo nella reciprocità della contrapposizione. E di tale contrapposizione alimentano il comune intento a scambiarsi i ruoli, ora di governo, ora di opposizione, pur di restare pur sempre in gioco, da protagonisti esclusivi del sistema.

Al contrario, è necessario portare a un punto più alto di sintesi politica e programmatica le culture popolari, democratiche, non massimaliste, ambientali, civiche e locali e ricomprendervi anche le forze che hanno una vocazione liberal-democratica e schiettamente europeista, che stride con le destre nazional-sovraniste. Dando vita ad una coalizione che si collochi fuori dal perimetro di un sistema decotto e lavori per una trasformazione profonda del complessivo sistema politico.

Noi guardiamo, a un tempo, alla Dottrina sociale della Chiesa e alla Costituzione repubblicana.

La prima non può essere sfogliata, cogliendone fior da fiore come, di volta in volta, faccia più comodo. Soprattutto – lo abbiamo affermato ripetutamente – in ordine al tema della vita, dal concepimento fino alla sua naturale conclusione. Va accolta nella sua dimensione integrale.

E la Costituzione va difesa. Va difesa con fermezza contro chi vorrebbe oscurare la memoria del suo fondamento antifascista, quasi a volersi rivalere e vendicare dell’inappellabile condanna della Storia, per farne un’altra – così ci vien detto – il cui impianto ideale risalirebbe alle radici di un periodo fosco che ha visto l’Italia addirittura complice della criminale furia nazista.

Per questo ci opponiamo, senza riserve, alla riforma costituzionale avanzata dal governo in carica e incentrata sul “premierato”. Ogni forma di personalizzazione del potere e di impoverimento della rappresentanza democratica e della centralità del Parlamento, al di là di ogni altra considerazione, è quanto di meno appropriata si possa immaginare per governare società avanzate come la nostra. Cioè, “sistemi aperti” che devono crescere dal basso, adatti ad apprendere, giorno per giorno, dalla vita concreta di un popolo.

Il “premierato” rappresenta una linea di demarcazione netta tra due differenti concezioni. Non a caso, Giorgia Meloni lo invoca come la “madre di tutte le riforme”. Quindi, non un provvedimento sostanzialmente tecnico, funzionale alla governabilità, bensì il grembo che partorisce una ben definita cultura politica, una visione complessiva di cosa siano il potere e gli ordinamenti destinati a sorreggerlo.

O si sta da una parte o si sta dall’altra. Non ci sono vie di mezzo o compromessi. Chi pensa a possibili mediazioni, è già entrato nella logica dell’altra parte. Dietro la suggestione del leader carismatico o dell’uomo forte ci sta tutta una concezione della Storia, addirittura un’antropologia che non è la nostra. Più di quanto non appaia, siamo di fronte a una scelta dirimente. I cattolici, se davvero hanno a cuore il primato della persona che si sostanzia nel pieno esercizio della libertà, devono sapere di essere a un bivio, esposti – ciascuno singolarmente, a fronte della propria coscienza – a un banco di prova che non può essere aggirato.

Don Sturzo quando fondò il Partito Popolare sapeva non di unire il campo cattolico, bensì di distinguere, da una parte i cattolici-democratici, dall’altra i cattolici conservatori. La questione si pone anche oggi, in un altro e diverso contesto storico, ma, per molti aspetti, negli stessi termini. O di qua o di là.

Peraltro, l’alternativa alla destra non sembra possa essere sostenuta dall’imbarazzante divenire del cosiddetto “campo largo”, un cantiere a geometria variabile, che, senza posa, fa e disfa un’impalcatura perennemente sghemba, dove basta stringere un bullone per allentarne altri. Del resto, qualunque dei due schieramenti dovesse prevalere al momento del dunque, ancora una volta vincerebbe la polarizzazione e perderebbe il Paese.

L’alternativa alla destra passa da un dato strutturale, ancor prima che dai contenuti programmatici. Anche noi non possiamo fare a meno di interrogarci sulla governabilità di una società ingarbugliata come una matassa, di cui non si riesce a cogliere il bandolo. La possibile soluzione sta esattamente agli antipodi della suggestione dell’uomo forte.

Va mantenuta ferma l’autorevolezza e la centralità del Parlamento. E rafforzata la “rappresentanza”. Quanto più una società è intricata, tanto più può essere governata solo grazie a processi di maturazione civile e di partecipazione attiva dei cittadini al “discorso pubblico” che, secondo Habermas, è il luogo della reciproca legittimazione tra le le parti.

È necessaria una nuova legge elettorale che restituisca l’Italia agli italiani, con la facoltà di eleggere liberamente chi li rappresenti in Parlamento. Un sistema elettorale proporzionale, che non sia di nominati, cioè di scelti da una classe dirigente che vuole perpetuarsi al potere, dominando sui nuovi eletti, scelti come loro esecutori. Ma un sistema elettorale proporzionale che permetta al popolo tutto di tornare con fiducia alle elezioni sicuro di potere scegliere liberamente i propri rappresentanti. Basta con i nominati con false elezioni, vogliamo eletti, cioè liberamente scelti dal popolo elettore. Per questo vogliamo un sistema proporzionale, che rafforzi il parlamento sulla base di rinati, perché liberi, e partecipati partiti politici, pilastri anch’essi costituzionali della democrazia parlamentare reale, cioè vera, viva rappresentanza della vita politica.

È l’ intera cultura della rappresentanza in quanto tale – come ci suggeriscono anche gli amici del Comitato Referendario per la Rappresentanza – che va rimessa al centro. Ma non basta. Occorre che la società civile, nelle sue mille articolazioni, pur non accedendo a forme di diretto impegno politico, sia capace di pensare politicamente – come ci ha insegnato, tra i padri costituenti, Giuseppe Lazzati – così da rappresentare i propri interessi e le proprie competenze, leggendole in filigrana all’interesse generale del Paese. Ma di questo parleremo in altra occasione.

Intanto, vorrei concludere con un invito a coloro che hanno accettato di concorrere a questa giornata di riflessione comune. Prendiamoci un anno di tempo. Lasciamo da parte ogni possibile disputa su chi sia partito, piuttosto che movimento culturale o associazione e quant’altro, chi prediliga l’impegno politico o piuttosto un compito di carattere sociale o formativo.

Costruiamo la traccia di un possibile programma. Vediamo di capire se la nostra ispirazione, non certo in una olimpica solitudine, ma con altre, possa essere feconda per il nostro Paese. Sperimentiamo un cammino, in piena libertà, nel totale rispetto dell’autonomia di ognuno, e poi, tra un anno, tiriamo le somme e valutiamo se e come vi siano o meno le condizioni per progettare una seconda tappa di questo percorso. Limitiamoci pure a un patto di reciproca consultazione, che non impegni nessuno e di nessuno comprometta l’identità. Ma facciamolo.

Domenico Galbiati

INSIEME per l’Alternativa popolare e democratica. Galbiati: rimettere al centro i diritti sociali – Politica Insieme




IL POTERE È UN NARCOTICO che ci rende schiavi

… a meno di non usarlo per servire il prossimo

di  don Rocco D’Ambrosio

Globalist.it, 20 ottobre 2024.  Ne conosco tanti di “narcotizzati” di potere: nelle istituzioni, nella politica, nella Chiesa cattolica, nella PA e nelle NGO, nelle associazioni e nei piccoli gruppi. Ovunque.

Il Vangelo odierno: In quel tempo, si avvicinarono a Gesù Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra».

Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato».

Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo, infatti, non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti» (Mc 10, 35-45 – XXIX TO B).

“Ammazza che coraggio!”, direbbero alcuni romani a Giacomo e Giovanni. I figli di Zebedeo osano chiedere posti in prima fila, nella gloria del Cielo, alla destra e alla sinistra di Gesù. Ma non scandalizziamoci più di tanto: forse l’avremmo fatto anche noi! Giacomo e Giovanni chiedono a Gesù più potere, addirittura nell’aldilà. Vi sembra poco?

Per la questione “potere” gli altri si indignano con i due. E parliamo degli apostoli! Figuriamoci per i comuni mortali. Il brano fa pensare a una sorta di desiderio diffuso che emerge un po’ in tutti, nessuno escluso. Perché è così: tutti abbiamo quote di potere (famiglia, relazioni, società, lavoro, politica, comunità di fede religiosa ecc.) e ne vorremmo di più. E “daje!”. Si direbbe sempre a Roma!

Del potere negativo, dell’aspirazione malsana ad esso, della voglia di conservarlo a ogni costo, si è scritto e si scrive tanto. A me piace sempre ricordare lo psicologo Kets De Vries che ha scritto che “il potere è un grande narcotico: dà vita, nutre, ci rende schiavi”. Ne conosco tanti di “narcotizzati” di potere: nelle istituzioni, nella politica, nella Chiesa cattolica, nella PA e nelle NGO, nelle associazioni e nei piccoli gruppi. Ovunque. E chiunque si potrebbe ammalare, fino a livelli alti di narcotizzazione: saggezza vuole che la verifica e il discernimento inizi da sé stesso, per non trascurare le travi che abbiamo nei nostri occhi.

Nella risposta di Gesù è contenuto qualche fondamentale consiglio per non farsi narcotizzare dal potere. Gesù non nega a Giacomo e Giovanni il potere richiestogli. Tuttavia, gli pone una strada difficile: bere il calice che lui sta per bere, ossia la passione e morte. Inoltre, gli ricorda che il sommo potere appartiene al Padre, né a Lui, Suo Figlio, né tantomeno ai capi di questo mondo. Ed è il Padre che poi decide chi di là deve avere più potere e chi meno.

Gesù marca la differenza tra il modo di vivere il potere nel mondo e quello nella Chiesa. Il Vangelo di Marco dice “tra voi però non è così”, quello di Luca: “voi però non fate così” (Lc 22, 26). Lasciamo agli esegeti chiarirci i problemi di versione differente. Credo che a noi faccia bene riflettere sul fatto che da una parte Gesù dica che il potere vissuto da chi crede in Lui non è simile alle altre forme; dall’altra ricorda che non possiamo assolutamente fare come gli altri, quelli che non credono, nell’esercitare il potere.

Sono anni in cui assistiamo a uno scadere delle prassi di potere, che forse non ha eguali nella storia del nostro Paese (e altrove). Parole sacrosante come “popolo, poveri, migranti, democrazia, giustizia, accoglienza, solidarietà” e così via vengono usate solamente per spadroneggiare e ingannare. Chi ci salverà da questa deriva?

È importante riprendere a formarci alla politica, riprendere a partecipare, imparare a valutare chi ci governa, operare un continuo discernimento, quando votiamo e quando partecipiamo. Altrimenti altro che primi posti in Cielo, precipiteremo all’inferno in tantissimi.

A proposito c’è una pagina così arguta e pungente, da rileggere spesso, specie per chi ha potere. «Giulio II : “Cos’è quest’intoppo? La porta non si apre? La serratura, suppongo, è stata o cambiata o certo guastata”».

Inizia così un libretto sagace e ricco di humour: Erasmo da Rotterdam, circa 484 anni fa, dopo la morte di papa Giulio II, immagina il dialogo del papa con san Pietro; trama: il Custode del Cielo rifiuta l’ingresso al papa; motivo: non ne è degno. San Pietro ricorda che sono le opere buone e giuste il lasciapassare, Giulio II pensa di «meritare riconoscenza» per come ha guidato la Chiesa, san Pietro gli ricorda che non si è mai voluto «privare del denaro, spogliarsi del comando, togliere la possibilità di prestiti, negare i piaceri» e quindi niente Paradiso, Giulio è escluso dal Cielo (così il titolo del libretto: Iulius exclusus e coelis, testo latino a fronte, Palomar). Pericoloso il potere, per tutti, ecclesiastici e no. Dio ci ripaga in Cielo (e, spesso, anche in terra) per tutti i peccati alla Giulio II: «Non mi meraviglio in verità – sono le ultime parole di san Pietro – se arrivano quassù in numero così esiguo, dal momento che ai posti di comando della Chiesa siedono simili sciagurati; peraltro…» ecc. ecc.




INSIEME CONTIAMO DI PIÙ

Per costruire una Alternativa Popolare e Democratica. Il documento finale

Roma 20 ottobre 2024.  Pubblichiamo il documento presentato ieri al termine dei lavori tenutisi a Roma per costruire una “Alternativa popolare e democratica”. Il documento sarà ora sottoposto all’attenzione di tutti i partecipanti, e alle loro organizzazioni, oltre che a quanti altri sono animati dagli stessi comuni intendimenti emersi nel corso di un dibattito ricco e costruttivo.

A partire da oggi, inoltre, avviamo la pubblicazione delle relazioni e degli interventi ascoltati nel corso dell’incontro.

Oggi, nel Convegno Per una Alternativa Democratica e Popolare, abbiamo ascoltato, nel rispetto di tutti, gli aneliti di libertà e democrazia, di attenzione alle esigenze fondamentali delle persone, che ognuno di noi porta dalle proprie realtà territoriali.

Pensiamo che il nostro Paese sia in un momento difficile sia sul piano internazionale con due terribili guerre che sul piano interno dove incombono seri problemi economici, sociali e istituzionali ed abbiamo bisogno di una rinnovata visione del nostro futuro e di prospettive che suscitino speranze, impegno, responsabilità ed in modo particolare nei giovani.

Dobbiamo pertanto insistere in questo itinerario. Dobbiamo conoscerci, lavorare insieme in concretezza, esplorare le possibilità di un agire politico comune, perché insieme contiamo di più.

Ci proponiamo quindi di sviluppare, nel solco della Costituzione e della Dottrina Sociale della Chiesa e nello spirito della Settimana Sociale di Trieste, la costruzione di luoghi di consultazione, tra di noi e con chi si vorrà aggiungere, oltre che su esigenze di carattere generale, sulle politiche dei territori a noi vicini. In questa prospettiva dovremmo prestare attenzione alle possibilità di azione comune nelle occasioni di elezioni locali.

L’attenzione al tema dei diritti sociali e degli equilibri ambientali, la difesa della dignità della persona, la salvaguardia della coesione nazionale, la tutela della democrazia rappresentativa e dell’equilibrio dei poteri contro i tentativi di forzature maggioritarie, l’apertura alla collaborazione internazionale sono nostro comune patrimonio.

Vi sarà una reciproca consultazione, con una leadership plurale, che non stabilisca obblighi di sorta per le nostre organizzazioni, se non un vincolo di leale amicizia, di comune riflessione e, se possibile, di proposta congiunta, in ordine ai temi più impegnativi e sensibili del nostro “discorso pubblico”.

Tutto si svolgerà attraverso un calendario di incontri regionali, macroregionali e nazionali.

Ci impegniamo poi a verificare, in un ragionevole lasso di tempo, se l’impresa, come ci auguriamo, avrà avuto successo.

Roma 19 Ottobre 2024

Insieme contiamo di più per costruire una “Alternativa popolare e democratica”. Il documento finale – Politica Insieme




IN RISPOSTA AL SINDACO MASCI

Esistono azioni di tipo formale e azioni di tipo sostanziale

Pescara, 19 ottobre 2024. “L’inaugurazione di un intervento concluso è un fatto formale.

La partecipazione di un assessore o un sindaco alle commissioni consigliari è invece un fatto sostanziale inerente alla natura dell’incarico. Numerose sono le deleghe che il Sindaco si è tenuto, ma le molteplici convocazioni che ha avuto nelle Commissioni sono andate deserte.

Ultimamente un Comitato di cittadini e cittadine ha anche più volte richiesto di incontrarlo per quanto sta accadendo alla viabilità sud di Pescara; eppure, ancora non è avvenuto l’incontro.

E così dallo stesso Sindaco sono tanti i NO portati dalle azioni sostanziali, sia verso le Consigliere e i Consiglieri, sia verso la Cittadinanza. Per Piazza Sacro Cuore e altri interventi continuerò ad aspettare il Sindaco in Commissione per l’opportuno confronto.

Simona Barba

Consigliera Comunale Avs-Radici in Comune




POLEMICHE DEL CENTROSINISTRA SUI CANTIERI

Dichiarazione del sindaco Masci in replica alla consigliera Simona Barba

Pescara, 19 ottobre 2024. “Pescara sta cambiando volto, è un dato di fatto, anche se la sinistra che si oppone a tutto non riesce a mandare giù questo concetto. È chiaro che, per natura, non esistono cantieri-lampo, per cui i disagi sono spesso inevitabili per i cittadini, e accade anche che possano sorgere contenziosi con le ditte che poi rallentano tutto o magari che un intervento possa risultare più complesso del previsto.

Ma il sindaco è totalmente estraneo ai processi amministrativi, la consigliera comunale Simona Barba lo sa perfettamente, o dovrebbe saperlo; quindi, non dovrebbe confondere i cittadini lanciando le solite accuse. D’altra parte il cantiere di piazza Sacro Cuore e corso Umberto è emblematico da questo punto di vista, contrariamente a quello che dice la consigliera, così come è emblematico della visione di città che noi abbiamo, una visione che ci distingue nettamente da questa sinistra del NO, visto che mai nessuno aveva realizzato né tanto meno proposto, prima di noi, un intervento di riqualificazione come quello che abbiamo realizzato e che domani vedrà la sua conclusione ufficiale con il taglio del nastro e una festa aperta alla città.

Sul corso e in piazza c’è il verde, al posto dei lecci morti, e il progetto concluso abbraccia in pieno il concetto di sostenibilità. Invito tutti ad esserci, domani, anche la consigliera Barba, che scrive di volere un confronto, ma in realtà appare pronta solo a criticare e ad offendere, senza alcuna capacità di ascolto e, quindi, di apprendimento. Da quello che scrive Barba, pare che la confusione sia solo la sua, tra l’altro. Da mesi ascoltiamo i suoi “NO” a prescindere, fino al NOG7 di questi giorni, un No che rispetto ma che non mi lascia affatto stupito. Una litania, la sua, che ormai appare quasi scontata. Ripete ossessivamente le stesse cose dalla campagna elettorale, senza vedere che, intanto, Pescara cambia, si migliora e cresce con i progetti che noi abbiamo pensato, progettato e realizzato”.

Il sindaco Carlo Masci




CITTADINI PER IL G7

di Giancarlo Odoardi – Ri-media.net

Pescara, 19 ottobre 2024.  Mi aspettano circa 7 km in bici stamattina, per andare a sistemare certe faccende. Ma per prima cosa devo buttare le bottiglie e i barattoli di vetro. Trovo i bidoni carrellati stracolmi. Ma  la gente non guarda la televisione? Non so se più o meno di me, che ne faccio un uso morigerato, ma la pubblicità del COREVE, il consorzio di filiera di recupero del vetro, non mi è  sfuggita: sulla melodia di Morandi del “Fatti mandare dalla mamma“, il fatto che il “sacchetto non ci va” è un tormentone. Eppure, il messaggio non passa!

E dalle parti del mio ufficio c’è il rincaro della dose: le bottiglie di vetro, che sicuramente vengono del bar che è lì di fianco e che agevolmente potrebbe consentire il recupero del prezioso materiale, finisce nel cestino stradale, insieme al sacco nero dell’indifferenziato. Possibile?

Mi allontano dal centro città, verso la periferia, costeggiando il fiume. All’angolo di via Orazio che immette sulla golena sud,  una volta c’erano dei cassonetti dei rifiuti, adesso non più. Ma se l’elemento fisico del conferimento/raccolta è stato rimosso, per diverse persone ne è rimasta la memoria, per cui il luogo a quello resta dedicato, a prescindere.

Mentre mi avvicino alla meta e percorro la pista ciclabile lungo fiume sud, penso ai lavori che fervono in alcune zone della città per l’imminente G7, aree che saranno tirate a lucido, messe in sicurezza e interdette al traffico, forse anche al passaggio ciclabile nonché pedonale: la chioma degli alberi rifatta, tombini … tombati e cassonetti serrati. La sicurezza prima di tutto.

Però lungo il mio percorso, lontano da quello previsto per le autorità, trovo le cose strampalate di sempre, che non risentono dei grandi eventi ma che attraggono sempre l’attenzione e muovono il disappunto di tanti, compreso il mio.

Mentre rifletto sul degrado, sull’abbandono, sulla scarsa informazione, sull’inciviltà, intercetto lungo la strada, fuori dai riflettori, dalle telecamere, dalle macchine fotografiche, un curioso segnale di speranza. Alcuni cittadini, due donne e due uomini, muniti di guanti, sacchetti e pinze, sono intenti a raccogliere plastiche varie, bottiglie, flaconi, buste, bicchieri, insomma quella roba lì. Si muovono con le spalle rivolte alla città, quasi fuori dalla scena, dietro il palco dove si svolge lo spettacolo. Procedono a testa bassa, intenti a ispezionare il terreno.

Al mio saluto mi sorridino, con una smorfia di chi non si cruccia della propria solitudine, consapevole della giustezza del proprio gesto.

Quattro cittadini, quattro amici, come quelli della canzone di Gino Paolo, al bar. Non vorranno mica cambiare il mondo?




L’ANGELO DI ISTANBUL

Presentazione e proiezione del docu-film. Chieti – Auditorium del Rettorato, 22 ottobre 2024, ore 14:30

Chieti, 18 ottobre 2024. Martedì, 22 ottobre, alle 14:30, nell’Auditorium del Rettorato dell’Università degli Studi “Gabriele d’Annunzio” sarà proiettato e discusso il docu-film L’Angelo di Istanbul, del regista bolognese Vincenzo Pergolizzi, diffuso da Galata Produzioni di Istanbul. Nell’opera cinematografica si descrivono le innumerevoli azioni attuate dall’allora monsignor Angelo Giuseppe Roncalli, il futuro Papa Giovanni XXIII, per salvare migliaia di vite umane di appartenenza ebraica, soprattutto bambini e bambine, dalla deportazione nei campi di concentramento nazisti.

Nel film, oltre a documenti e interviste ai vari protagonisti, raccolte in Turchia, Israele e Usa, una parte consistente è affidata all’intervento diretto, fra gli altri storici, del professor Stefano Trinchese, Direttore del Dipartimenti di Lettere Arti e Scienze sociali (DILASs) dell’Università G. d’Annunzio ed autore di numerose pubblicazioni su questo ed altri argomenti ad esso correlati.

Alla proiezione ed alla successiva discussione interverranno, oltre al professor Trinchese, il regista Vincenzo Pergolizzi e la professoressa Paola Pizzo, docente di Storia contemporanea presso il DILASs della d’Annunzio e nota esperta di questioni mediorientali. L’iniziativa rientra tra quelle organizzate a supporto del nuovo Corso di Laurea magistrale in Studi Storici e Patrimonio Scrittorio dall’Antichità all’Età Contemporanea recentemente attivato dall’Università degli Studi Gabriele d’Annunzio di Chieti-Pescara. 

“Un ruolo controverso e, per molti versi, decisivo fu – spiega oggi il professor Trinchese anticipando alcuni aspetti del docu-film – quello di Franz von Papen, rappresentante personale di Hitler in Turchia, capace di agire sul doppio binario della apparente esecuzione degli ordini nazisti e dell’adesione al progetto umanitario di salvezza degli ebrei realizzato da mons. Roncalli, dietro precisa disposizione del papa Pio XII. L’argomento che andremo ad affrontare in un momento difficile dei rapporti internazionali in Palestina, anche grazie al richiamo a quella pagina di storia – commenta con un immediato richiamo all’attualità il professor Stefano Trinchese – torna utile quale elemento di chiarificazione e di speranza”.

Maurizio Adezio




LA CINQUANTESIMA STAGIONE DELL’ISTITUZIONE SINFONICA ABRUZZESE

Primo concerto Sabato 26 ottobre 2024

L’Aquila, 18 ottobre 2024. Si annuncia come una lunga festa della musica per tutti la cinquantesima stagione dei concerti dell’Istituzione Sinfonica Abruzzese, presentata ieri mattina in conferenza stampa a Palazzo Margherita, sede del Comune dell’Aquila.

Ventiquattro appuntamenti, da ottobre ad aprile, che vedranno i professori dell’orchestra dell’ISA impegnati in programmi che spaziano dal grande repertorio sinfonico a brani di raro ascolto oltre ad opere in prima assoluta, composte su commissione. In programma anche appuntamenti dedicati al jazz, al repertorio cameristico classico fino al pop, come sempre ormai nelle stagioni firmate dal Direttore Artistico Ettore Pellegrino che ha invitato, anche quest’anno, grandi nomi del panorama musicale internazionale che frequentano da tempo il palcoscenico dell’ISA. Come sempre, tanta attenzione ai giovani talenti, alcuni dei quali si esibiranno con l’Orchestra dell’Istituzione Sinfonica Abruzzese per la prima volta.

La conferenza stampa odierna è stata anche l’occasione per presentare il rinnovato Consiglio di amministrazione: ai confermati Tullio Buzzelli e Paola Spezzaferri, si sono aggiunti Alberto Mazzocco e Paola Bellisari. I quattro guideranno l’Istituzione Sinfonica Abruzzese in un percorso di rinnovamento e rafforzamento insieme al presidente Bruno Carioti che afferma: “Alla soglia dei suoi primi cinquanta anni, l’Istituzione Sinfonica Abruzzese continua a migliorarsi con energia e fiducia. Lo ha fatto dopo il sisma e dopo la pandemia, e lo fa anche oggi: abbiamo, ad esempio, da poco apportato alcune modifiche nel nostro Statuto per accogliere quali membri del Consiglio di amministrazione un rappresentante della Regione Abruzzo e uno del Comune, prevedendo la possibilità che si aggiungano altre istituzioni in futuro. Abbiamo fortemente voluto questa misura che rafforza l’ISA e ne testimonia il ruolo di protagonista nel campo della produzione culturale regionale”.

Così il Sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi: “Poche città possono vantare un patrimonio culturale così importante e longevo, se consideriamo che quella che si sta per aprire è la cinquantesima stagione concertistica per l’Istituzione Sinfonica Abruzzese. Da oltre mezzo secolo protagonista della vivacità dell’Aquila, che neanche negli anni bui seguiti al terremoto ha affievolito il suo profondo rapporto con la musica, il teatro e le arti in genere, l’Isa rappresenta un orgoglio per l’intera comunità ed è portatrice di un profondo valore di aggregazione entrato a pieno titolo anche nel dossier che ci ha permesso di ottenere il titolo di Capitale italiana della cultura per il 2026. Un’istituzione che ora si apre anche alla città e per questo ringrazio il suo Presidente, con l’inclusione nel Consiglio di amministrazione di rappresentanti del Comune e della Regione e anche ad altre istituzioni, segno di una forte propensione ad un’azione corale”.

Il Direttore Artistico, Ettore Pellegrino, ha evidenziato le linee programmatiche della cinquantesima stagione dell’ISA che “continua il lavoro di rinnovamento del repertorio, sperimentazione artistica e di apertura ad un pubblico più vasto, cominciato dopo il 2020 e rivelatosi molto apprezzato. La costante e diffusa presenza dell’Orchestra dell’ISA sul territorio abruzzese ha inoltre permesso un incremento significativo del pubblico, non solo a L’Aquila, ma in tutti luoghi in cui sono state avviate stagioni concertistiche: Città Sant’Angelo, Atri, Giulianova e Tortoreto. L’apprezzamento per il lavoro svolto ha permesso, inoltre, la creazione di una vivace attività extra regionale: nei prossimi mesi, saranno otto le regioni in cui l’Orchestra si esibirà, come testimonial artistico del nostro territorio, viaggiando dalla Puglia all’Emilia Romagna, attraverso Campania, Molise, Basilicata, Lazio, Umbria e Marche. È questo un risultato che ci riempie di orgoglio e di responsabilità nei confronti del pubblico, della Regione e della città dell’Aquila, anche in vista dell’ormai prossimo 2026”.

La cinquantesima stagione. Per il concerto d’inaugurazione, l’ISA sceglie di omaggiare Giacomo Puccini, di cui ricorre il 100° anniversario della morte. Sabato 26 ottobre alle 18.00, nella Chiesa di S. Silvestro, con la direzione del suo direttore musicale Jacopo Sipari di Pescasseroli, la partecipazione dell’International Opera Choir diretto da Giovanni Mirabile e le voci del tenore Vincenzo Costanzo e del baritono Armando Likaj, l’Orchestra dell’ISA proporrà la Messa di gloria, una delle rare pagine sacre del compositore toscano. Completa il programma La Messa in onore di Santa Cecilia per soprano coro e orchestra di Domenico Bartolucci. Il concerto, realizzato in collaborazione con il Festival Sacrum, con il Conservatorio Statale di Musica dell’Aquila “A. Casella”, e con il sostegno della Fondazione Cardinale Domenico Bartolucci, verrà proposto venerdì 25 ottobre ad Avezzano e domenica 27 nella Basilica dell’Aracoeli a Roma.

Altri due programmi sono dedicati a importanti anniversari musicali: il primo è quello del 15 febbraio, che celebra il 150° di Bizet e Ravel (della morte del primo e della nascita del secondo), con la direzione di Carlo Goldstein, una delle bacchette italiane più apprezzate a livello internazionale; il secondo, invece, riguarda Šostakovič, a 50 anni dalla morte. Per l’occasione verrà eseguita, per la prima volta nella storia dell’ISA, la Sinfonia n. 9 con la direzione di Grigor Palikarov (5 aprile). In programma nella stessa serata anche il Concerto n. 2 per violino e orchestra di Prokofiev interpretato da Stefan Milenkovic, stella del violinismo internazionale, presentandosi così come uno degli appuntamenti più importanti del cartellone per il prestigio degli interpreti e per il programma ambizioso che inaugura il progetto Musica e regime.

Altro interprete di primo piano nel panorama internazionale è Albrecht Mayer, primo oboe solista dei Berliner Philharmoniker e tra i maggiori interpreti al mondo del suo strumento che eseguirà il Concerto per oboe di Richard Strauss (domenica 15 dicembre), concludendo così il progetto pluriennale che ha proposto al pubblico dell’ISA l’integrale dei concerti solistici del compositore.

La presenza di grandi nomi del concertismo internazionale, affiancati ad alcuni tra i maggiori talenti italiani in costante crescita e affermazione è uno dei tratti caratterizzanti della cinquantesima stagione ISA. Oltre ai nomi già citati, si ricordano il violinista Ilya Grubert che tornerà a L’Aquila con il celebre Concerto in sol minore di Bruch (18 gennaio); il violoncellista Enrico Dindo (anche in veste di direttore) e il violinista Pavel Bermann che interpreteranno il Doppio Concerto di Brahms (8 marzo); il sassofonista e direttore Federico Mondelci in un affascinante programma dedicato al musical e alla musica da film (15 marzo); il primo clarinetto solista del Teatro alla Scala Fabrizio Meloni in qualità di solista e direttore con musiche di Mozart e Weber (22 marzo). Tra i giovani talenti si segnalano; il vincitore del Premio Nazionale delle Arti 2024 Davide Trolton che guiderà l’orchestra in un programma dedicato alle serenate di Brahms e di Dvořák (9 novembre); il pianista Antonio Alessandri, classe 2006, considerato tra i maggiori talenti della sua generazione (Concerto in sol di Ravel, 15 febbraio); il flautista Alberto Navarra, vincitore del prestigioso Concorso Internazionale “Carl Nielsen” 2022 e primo flauto della Tonhalle Orchester di Zurigo (Concerto di Ibert, 22 febbraio).

Altro importante appuntamento è quello dedicato Mozart dal titolo Concertando che offrirà al pubblico l’ascolto della Sinfonia concertante per violino e viola e il Concertone per due violini. Completa il programma un brano per orchestra in prima esecuzione assoluta, appositamente commissionato dall’ISA a Roberto Molinelli, per omaggiare il genio salisburghese. Sarà il Direttore Artistico Ettore Pellegrino a guidare l’orchestra come konzermeister e violino solista, affiancato dalla violista e violinista Silvia Mazzon. Con questo programma l’Orchestra sarà impegnata in una tournée in Italia che, oltre all’Abruzzo, toccherà la Campania, Molise, Basilicata, Emilia Romagna e Marche.

A gennaio un ritorno significativo sul podio dell’Istituzione Sinfonica Abruzzese: Marco Zuccarini, per anni punto di riferimento dell’Orchestra, dirigerà in un programma dal titolo Ispirazione italiana con musiche di Beethoven, Mozart, Verdi, Rossini e Mendelssohn in cui protagonista esclusiva è l’orchestra (25 gennaio).

Tra i progetti speciali si segnala l’Omaggio a Jobim, che vede protagonisti due fuoriclasse come il clarinettista Gabriele Mirabassi e il chitarrista Roberto Taufic interagire con l’orchestra in un programma dedicato a uno dei maggiori rappresentanti della musica popolare brasiliana, con gli arrangiamenti e la direzione di Massimo Morganti (29 marzo).

Altri appuntamenti da non perdere sono i due concerti programmati per il periodo delle festività natalizie: il 21 dicembre sarà la volta dello spettacolo My Christmas Dream diretto da Piero Romano con la partecipazione di Alika Chrysochou, soprano che deve la sua fama internazionale al successo ottenuto al Britain’s Got Talent.

Il 29 dicembre torna il Gala di fine anno diretto da Giovanni Pompeo con la partecipazione solistica del soprano Sara Fulvi, con un programma che al repertorio tradizionale viennese dei valzer, delle polke e dell’operetta affianca alcuni celebri brani del mondo del musical americano da Gershwin a Bernstein.

Come di consueto, i concerti in ospitalità presentano proposte diversificate che abbracciano vari repertori: dal programma mozartiano proposto dall’Orchestra Filarmonica Campana diretta da Giulio Marazia (2 novembre) al crossover d’autore del Gianluca Sulli Group (16 novembre); dal ‘900 scintillante From Paris to New York del duo sassofono e pianoforte Di Bacco – Mazzoccante (30 novembre) ad alcune delle più belle pagine per flauto e pianoforte proposte dal duo Nesi-Canino (11 gennaio); fino al raffinato tango da concerto di Astor Piazzolla del Duettango composto da Filippo Arlia al pianoforte e Cesare Chiacchiaretta al bandoneón (1 febbraio).

Torna sul podio dell’ISA per il gran finale di Stagione Jacopo Sipari di Pescasseroli con una preziosa esecuzione dello Stabat Mater di Rossini con la partecipazione dell’International Opera Choir.

Abbonamenti e biglietti disponibili in prevendita online su ciaotickets.com e nelle rivendite autorizzate. Confermati i prezzi dello scorso anno (L’Aquila Abbonamento intero 150,00 euro, Ridotto over 65 120,00 euro, Ridotto under 26 50,00 euro. Biglietto intero singolo concerto 15,00 euro, Ridotto over 65 12,00 euro, Ridotto under 26 5,00 euro).

Oltre all’Aquila, l’Orchestra dell’Istituzione Sinfonica Abruzzese ha confermato anche le stagioni ad Atri e Tortoreto, per le quali sono disponibili in prevendita da ieri, 16 ottobre, gli abbonamenti sempre sul circuito ciaotickets.com online e nelle rivendite autorizzate. Saranno presto disponibili anche i titoli di ingresso per gli appuntamenti di Città Sant’Angelo e Giulianova.

Le iniziative dedicate ai primi cinquanta anni dell’ISA continueranno nel corso dell’anno con appuntamenti di diversa natura e avranno il momento clou in estate con un imponente concerto celebrativo.




STATI GENERALI VIA VERDE Costa dei Trabocchi

Grande partecipazione per la prima edizione in Provincia di Chieti

Chieti, 18 ottobre 2024. Si è tenuta ieri, giovedì 17 ottobre, nella sala consiliare della Provincia di Chieti, la prima edizione degli Stati Generali della Via Verde Costa dei Trabocchi, un evento promosso dalla Provincia con l’obiettivo di creare un’occasione di dialogo tra istituzioni, associazioni e operatori economici per discutere del presente e del futuro di una delle opere più significative per lo sviluppo sostenibile della costa abruzzese.

L’incontro è stato aperto dai saluti istituzionali del presidente della Provincia di Chieti, Francesco Menna, che ha sottolineato l’importanza di una collaborazione sinergica tra enti pubblici per completare e valorizzare al meglio la Via Verde. Menna ha ribadito come questa infrastruttura rappresenti un’opportunità unica per promuovere un modello di sviluppo sostenibile, capace di conciliare la tutela del territorio con la crescita economica, ricordando gli impegni assunti dall’ente provinciale che ha ideato e realizzato l’infrastruttura ciclopedonale. Sono inoltre intervenuti per i saluti istituzionali il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio e il sottosegretario alla presidenza della Regione, Daniele D’Amario e il vicepresidente di Unione Province Italiane Angelo Caruso, collegato in videoconferenza.

Numerosi gli interventi tecnici che hanno offerto un quadro aggiornato sulle principali questioni legate alla gestione e allo sviluppo della Costa dei Trabocchi: Paola Campitelli e Maria Rosaria Greco, rispettivamente dirigente e responsabile del servizio Patrimonio della Provincia di Chieti, Pierpaolo Pescara, direttore del Governo del Territorio della Regione Abruzzo, Chiara Delpino e Tiziana Mignogna rispettivamente soprintendente e responsabile di zona Chieti-Pescara, Lido Legnini, vicepresidente della Camera di Commercio Chieti-Pescara, Giuseppe Di Marco, amministratore di Legambiente Abruzzo, e Roberto Di Vincenzo, presidente del Gal Costa dei Trabocchi.

Il dibattito finale, aperto a operatori economici, cittadini e sindaci del territorio, oltre che ad amministratori pubblici tra cui gli ex presidenti della Provincia di Chieti Tommaso Coletti, Enrico Di Giuseppantonio e Mario Pupillo, operatori economici, associazioni culturali e sportive, ha offerto un momento di confronto costruttivo, in cui sono emerse diverse proposte concrete di gestione e valorizzazione della Via Verde. I lavori sono stati moderati da Angelo Radica, consigliere provinciale delegato alla Via Verde.

“Molto bene questa prima iniziativa degli Stati generali della Via Verde, grazie alla grande partecipazione degli attori istituzionali e dei vari portatori di interesse coinvolti nella gestione e nella valorizzazione di questa meravigliosa infrastruttura. Dobbiamo unire le forze, al di là delle legittime posizioni di ognuno, affinché la Via Verde possa estendersi non solo verso le nostre aree interne ma anche verso le regioni vicine, per unire la nostra ciclovia alle altre infrastrutture di Molise, Marche e Puglia.

Un processo che ha bisogno di tempi certi e della collaborazione di tutte le istituzioni. In questo senso, dispiace dover rilevare che il presidente della Regione Abruzzo Marco Marsilio non abbia colto lo spirito dell’iniziativa e sia venuto a fare propaganda, elencando una serie di freddi numeri senza entrare nel merito di uno solo dei tanti problemi che la Regione dovrebbe invece affrontare tempestivamente sulla Via Verde.

È necessario che la Regione ci dica chiaramente quando arriveranno i finanziamenti per il completamento della Via Verde, ad oggi interrotta in tre punti a Torino di Sangro, Casalbordino e Vasto; è necessario che la Regione modifichi il Pst consentendo ad esempio alla Provincia di Chieti di utilizzare a parcheggio le aree di sua proprietà adiacenti la Via Verde e dando la possibilità di valorizzare le ex stazioni lungo la ciclovia mettendo a bando queste strutture, anche per iniziative imprenditoriali compatibili con la Via Verde come ristoranti, b&b.

Quanto alla destagionalizzazione della Costa dei Trabocchi, c’è una legge nazionale che stabilisce la durata delle strutture temporanee in 180 giorni: Marsilio potrebbe interessare direttamente il capo del Governo Giorgia Meloni di cui si professa grande amico, così da poter dare una risposta alle istanze degli imprenditori che chiedono di estendere la durata delle strutture temporanee a servizio della Costa dei Trabocchi”, ha dichiarato il presidente della Provincia di Chieti Francesco Menna a margine dell’evento.




LA GUERRA È UN FENOMENO COMPLESSO

La guerra nasce dalla perdita di convinzioni e principi morali autentici. Presenta fattori istituzionali, geopolitici, economici, territoriali, storici ma anche antropologici

di don Rocco D’Ambrosio

Globalist.it 17 ottobre 2024. La frase di Shakespeare è abbastanza nota: “Lussuria, lussuria; sempre guerra e lussuria; non c’è nient’altro che rimanga di moda» (Troilo e Cressida). Eppure, l’attuale scenario mediorientale, in parte anche quello ucraino e di diversi altri conflitti esistenti nel mondo, mi portano quasi a “riscrivere” l’affermazione del Bardo “Follia, follia: sempre guerra e follia; non c’è nient’altro che rimanga di moda”.

La guerra è un fenomeno complesso: presenta fattori istituzionali, geopolitici, economici, territoriali, storici… ma anche antropologici.  “Il comportamento aggressivo delle persone, leader inclusi – scriveva Eric Fromm – quale si manifesta nelle guerre, nel crimine, nelle liti personali e in tutte le modalità di comportamento distruttive e sadiche, deriva da un istinto innato, programmato filogeneticamente, che cerca l’occasione propizia per manifestarsi” (The anatomy of human destructiveness). E questo desiderio di distruttività verso se stessi, gli altri, la natura e Iddio, in coloro che detengono un potere, può portare a vere e proprie forme di follia. Leggo in questo modo alcune azioni di Netanyahu, i militanti Hezbollah, Putin, Zelens’kyj, i leader iraniani. Ovviamente, proprio perché parliamo di un fenomeno complesso, anche i gradi e le forme di follia sono diverse, ma nella loro essenza fanno capo alla stessa matrice. È come l’influenza che ha vari ceppi, ma sempre influenza è.

Ma cosa è successo nella testa e nel cuore di questi leader? Una terribile perdita (o assenza) di convinzioni e principi morali autentici, un costante tradimento delle loro Costituzioni e dei trattati di diritto umanitario internazionale. Senza un’autentica formazione e da una verifica costante, la violenza, da remota tentazione, diventa realtà molto probabile, anche con l’incentivo della corruzione dei fabbricanti di armi esercitata su popoli e governi. Senza dimenticare che, come dice Guardini, quanto più grande è il potere, tanto più forte è la tentazione di scegliere la soluzionepiù facile, cioè quella della violenza. Senza dimenticare che i veri e unici beneficiati dalla guerra sono i produttori e commercianti di armi. Tutti gli altri attori (politici, eserciti, diplomatici, imprenditori, leader religiosi e culturali) con la guerra ci perdono, chi più, chi meno!

La scena teatrale impone sempre una riflessione, che va oltre gli attori alla ribalta. Perché essi sono o diventano così violenti? La violenza nasce non nelle istituzioni, ma nella persona. In ognuno di noi si possono distinguere, secondo Platone, tre forze: quella concupiscibile (noi diremmo del desiderio), quella animosa (noi diremmo emotiva) e quella razionale. Esse sono tra di loro in relazione gerarchica: la ragione deve governare, sia le emozioni, sia i desideri, orientandoli verso il bene. Il conflitto nasce quando emozioni e desideri assumono il comando della persona e la razionalità soccombe; ciò accade quando la persona si abbandona ad una vita disordinata, fatta di piaceri ed istintività e non è educata ad una vita equilibrata, che Aristotele chiama virtuosa e saggia.

Anche la storia biblica conosce il rapporto tra potere e violenza e ne sono emblema i primi due re di Israele, Saul e Davide. La molteplicità degli eventi mostra come la stabilità della regalità dipenda dal valore dato alla forza: il regno è sicuro quando è stretta la fedeltà al Signore; solo allora il nemico non può vincere. Fragile diventa il regno quando si affida a braccia avide di potere, quando i cuori di molti sono inquinati da cupidigia e disordini relazionali. Gli autori biblici sono ben convinti che il potere scateni le varie cupidigie e le forme di idolatria che fanno allontanare i regnanti dalla via di Dio e lo fanno precipitare nella violenza, di cui, alla fine, resta lui stesso vittima.

Una riflessione merita anche il panorama dei leader di altri Paesi, in diversi modi coinvolti nei conflitti. A parte nobili eccezioni – il segretario UN Guterres e papa Francesco e pochi altri – la frenetica attività di alcuni capi di stato è anch’essa “shakespeariana”: “molto rumore per nulla”. Assistiamo a un’infinità di dichiarazioni fatte con il bilancino per non offendere nessuno e mandare in oblio le vittime di tutte le parti oppure, ancor peggio, fatte per carpire consensi interni e confermare equilibri elettorali. Che vergogna: le guerre usate per beghe nazionali. Per non parlare di viaggi diplomatici inutili che servono solo a spendere soldi pubblici, visto che alcune parti non vogliono affatto dialogare. Senza dimenticare le manifestazioni pacifiste un po’ miopi e sciocche che credono che il male sia tutto da una parte. Solo quando si assumerà la prospettiva delle vittime di ogni schieramento e territorio, forse solo allora ci sarà qualche spiraglio di pace. Intanto guerre e follie, purtroppo, non frenano la loro corsa, con la follia che cresce da una parte e la pochezza culturale e politica che fa spettacolo dall’altra. 

Herman Hesse nel lontano (!?) 1927 scriveva: “Due terzi dei miei concittadini leggono questa razza di giornali, leggono mattina e sera queste parole, vengono lavorati ogni giorno, esortati, aizzati, resi cattivi e malcontenti, e la fine di tutto ciò sarà di nuovo la guerra, la guerra futura che sarà probabilmente più orrenda di quella passata. Tutto ciò è semplice, limpido, tutti potrebbero capire e arrivare in un’ora di riflessione al medesimo risultato. Ma nessuno vuol riflettere, nessuno vuole evitare la prossima guerra, nessuno vuol risparmiare a sé e ai propri figli il prossimo macello di milioni di individui. Rifletterci un’ora, chiedersi un momento fino a qual punto ognuno è partecipe e colpevole del disordine e della cattiveria del mondo: vedi, nessuno vuol farlo…” (Il lupo della steppa). 




I SOLDI DELLE BANCHE. Ma quali sacrifici?

PoliticaInsieme.com, 17 ottobre 2024. Alla fine, tutti questi grandi “sacrifici” che i nostri due Robin Hood, Giorgia Meloni e Giancarlo Giorgetti, hanno previsto per le banche si traduce in una cifra imprecisata, c’è chi parla di 2,5 miliardi, altri di 3,5, che in realtà sarà  un’anticipazione delle cosiddette DTA (deferrer tax asset uguale a imposte differite attive). Cioè, un’anticipazione delle imposte differite. Insomma, versano prima quello che comunque dovranno pagare.

Era stato tutto presentato come un accordo intercorso con l’Abi. Ma quest’ultimo, il “sindacato” delle banche, se ne è uscito con la seguente dichiarazione: «Il comitato esecutivo dell’Associazione Bancaria Italiana – si legge in una nota mentre è ancora in corso la riunione a Roma – udite le comunicazioni del Presidente Antonio Patuelli e del direttore generale Marco Elio Rottigni, ha deciso che l’Abi si esprimerà sul disegno di Legge di bilancio dello Stato quando sarà possibile esaminarne l’articolato».

Che cos’è, allora, una Legge di Bilancio sospesa?

Un gioco delle parti?

In ogni caso, una cosa al limite dell’ignobile agli occhi di quei tanti, ceto medio, poveri e semi poveri che non possono aspettare la lettura del testo per decidere se essere contenti o meno. Perché loro il carico fiscale lo subiscono senza se e senza ma.

https://www.politicainsieme.com/i-soldi-delle-banche-ma-quali-sacrifici/



AL FESTIVAL DELLE RADICI 2024

UNPLI Pescara festeggia il successo con l’incontro di Pianella

Città Sant’Angelo, 17 ottobre 2024. L’Unione Nazionale Pro Loco d’Italia (UNPLI) di Pescara, guidata dalla presidente Simona D’Annunzio, ha organizzato un appuntamento sociale per celebrare il grande successo del Festival delle Radici 2024 che si è svolto a Marina di Città Sant’Angelo dal 6 al 8 settembre scorso, l’evento, che ha visto la partecipazione attiva delle Pro Loco di Città Sant’Angelo, Spoltore, Loreto Aprutino, Moscufo, Tocco da Casauria, Catignano, Rosciano, Torre De Passeri e Pianella, valorizzando le tradizioni e le tipicità del territorio.

L’incontro è stata un’occasione per ringraziare tutte le Pro Loco coinvolte e anche per brindare ai risultati raggiunti. Durante la serata è stato inoltre conferito un riconoscimento speciale (una mattonella personalizzata ) alla Pro Loco organizzatrice dell’edizione 2024 del Festival, appunto Città Sant’Angelo presente il presidente Giacomo Bellante e il suo segretario Gabriele Mucci, accompagnati da altri 6 soci.

“Siamo estremamente soddisfatti dell’esito dell’ultimo Festival delle Radici – dichiara Simona D’Annunzio, presidente UNPLI Pescara – questo evento rappresenta un momento fondamentale per promuovere il nostro territorio e rafforzare il senso di comunità tra le Pro Loco. La riunione sociale è stata l’occasione ideale per festeggiare insieme e proiettarci verso nuove sfide”.

Il presidente angolano Bellante Giacomo, entusiasta: “questo premio ci ripaga dello sforzo fatto, organizzando il festival in un quartiere difficile, dove si propongono poche attività ricreative, era una sfida ciclopica che abbiamo vinto, raccogliendo il favore sia dei residenti di Marina, ma specialmente, dai tanti turisti che hanno animato la festa, abbiamo offerto cibo e bevande di altissima qualità, tanto che continuiamo a ricevere mail di entusiasti ringraziamenti”.




L’AQUILA CELEBRA L’OPERA DI PAOLA AGOSTI

Protagonista della fotografia contemporanea.  Lisbona, la notte è finita! La Rivoluzione dei Garofani nelle fotografie di Paola Agosti a cura Giorgio de Marchis e Pasquale Ruocco 23 ottobre – 23 novembre 2024.

Inaugurazione 23 ottobre 2024 ore 18.00 | Fondazione Giorgio de Marchis Bonanni d’Ocre Corso Vittorio Emanuele II, 23 – L’Aquila. FOCUS Paola Agosti nelle Collezioni del MAXXI a cura di Simona Antonacci. MAXXI L’Aquila 23 ottobre 2024 – 2 febbraio 2025

L’Aquila, 16 ottobre 2024. La Fondazione Giorgio de Marchis Bonanni d’Ocre e il MAXXI L’Aquila omaggiano Paola Agosti, protagonista della fotografia contemporanea italiana. Due le iniziative in programma a L’Aquila da giovedì 23 ottobre: a Palazzo Ardinghelli, sede del MAXXI L’Aquila, alle ore 17.00 in Project Room l’opening del Focus dedicato all’artista che presenta, per la prima volta, le fotografie acquisite nel 2023 per la Collezione di Fotografia del MAXXI Architettura e Design contemporaneo.

Alle ore 18.00, presso Palazzo Cappa Cappelli, sede della Fondazione, inaugura la mostra Lisbona, la notte è finita! – La Rivoluzione dei Garofani nelle fotografie di Paola Agosti, a cura Giorgio de Marchis e Pasquale Ruocco, che arriva in Abruzzo dopo la prima presentazione a Ravello, a Villa Ruffolo, nello scorso mese di settembre.

I due appuntamenti sono, dunque, un’occasione preziosa per conoscere e approfondire diversi aspetti dell’opera di Paola Agosti: dalle immagini di piazza che testimoniano e documentano le giornate della fine del regime dittatoriale di António Salazar in Portogallo, a quelle dedicate alla figura femminile negli ambienti di vita e lavoro fra gli anni ’70 e ’90 del secolo scorso.

L’artista sarà presente alle 17.00 al MAXXI L’Aquila e alle 18.00 alla presentazione alla Fondazione Giorgio de Marchis insieme ai curatori, nonché all’Ambasciatore del Portogallo Bernardo Futscher Pereira.

La mostra Lisbona, la notte è finita! testimonia e documenta gli avvenimenti del 25 aprile 1974 e dei giorni seguenti fino alla storica manifestazione del 1° maggio 1974 a Lisbona, così detta Rivoluzione dei Garofani. Infatti, il 25 aprile un colpo di stato incruento pose fine, in Portogallo, al più duraturo regime dittatoriale dell’Europa occidentale: un avvenimento straordinario che ben presto assunse caratteri rivoluzionari, entrando nell’immaginario collettivo, non solo portoghese, come uno degli episodi più entusiasmanti e commoventi della lotta per la libertà e la giustizia nel XX secolo. Cineasti, scrittori, giornalisti e artisti da tutto il mondo si recarono immediatamente a Lisbona per “vedere da vicino la rivoluzione” e tra questi vi fu Paola Agosti, che presto si sarebbe affermata come una delle più significative e attente fotografe italiane e che, nel 1974, giovanissima, fu l’unica fotografa straniera a immortalare e catturare in maniera eloquente il clima di festa e di fratellanza che si viveva in Portogallo in quei giorni iniziali. L’esposizione riunisce 28 fotografie realizzate da Paola Agosti in occasione di due soggiorni in Portogallo, nella primavera del 1974 e nell’estate del 1975.

Come scrive lo storico dell’arte Pasquale Ruocco nel testo in catalogo, le fotografie di Paola Agosti sono «un reportage a caldo, senza fronzoli, svolto con profonda partecipazione e con la consapevolezza dell’urgenza di quegli avvenimenti. Incontriamo, come se fosse oggi, ora, una camionetta che trasporta un gruppo di soldati sorridenti, qualcuno ci guarda negli occhi, invitandoci a partecipare a quella gioia collettiva, mentre qualcun altro, in piedi, guarda avanti, con la stessa fierezza di una Libertà che guida i popoli. I bambini, i giovani, gli anziani riconquistano le loro strade mentre lo splendore di una donna in marcia spazza via il terrore, incenerito, di corsa, nel camino della sede della polizia politica. E poi le manifestazioni contro il colonialismo, contro ogni forma di fascismo, desiderose di giustizia, di riscatto, di rinascita. A tutto ciò il bianco e nero della Agosti, bilanciatissimo, senza indugiare in contrasti troppo drammatici e teatrali, conferisce la dimensione della memoria storica, viva e densa, che fa di una fotografia prima di tutto un documento ma, al contempo, un potente mezzo di sollecitazione emotiva, facendoci quasi ascoltare le note di José Afonso o il profumo di un garofano rosso».

Il progetto, in coincidenza con il Cinquantesimo anniversario della Rivoluzione portoghese, è realizzato, nell’ambito di Culture sonore 2024, con il sostegno del Comune di Ravello, Ambasciata del Portogallo, Dipartimento di Lingue, Letterature e Culture Straniere – Università Roma Tre Cátedra Camões, I.P. “José Saramago” – Università Roma Tre, Camões, Instituto da Cooperação e da Língua – Portugal, in collaborazione con la Fondazione Ravello e la Fondazione Giorgio de Marchis Bonanni d’Ocre Onlus.

Il 21 novembre, in vista del finissage della mostra alla Fondazione de Marchis (23 novembre), alla presenza dell’Ambasciatore portoghese, della docente di Storia contemporanea del DSU, Simona Troilo, e della stessa Paola Agosti, il MAXXI ospiterà in sala polifunzionale la proiezione del film Outro País, del regista Sérgio Tréfaut che racconta la rivoluzione portoghese attraverso gli occhi di alcuni dei più grandi fotografi e registi internazionali che hanno assistito all’evento.

Continuerà fino al 2 febbraio 2025 il FOCUS Paola Agosti nelle Collezioni del MAXXI che presenta, invece, il nucleo di 20 fotografie vintage acquisite dal museo nel 2023, incentrate principalmente sul racconto trasversale condotto da Paola Agosti attraverso più decenni e in differenti continenti e che ha per soggetto donne ritratte, al di fuori di ogni mistificazione, nel proprio contesto di vita, nella dimensione del lavoro, impegnate nel tentativo di affermare un diverso ruolo sociale o di proporre una nuova visione culturale.

Le fotografie sono tratte da diverse serie fotografiche che l’artista ha sviluppato nel corso del tempo. Considerata tra le principali fotogiornaliste italiane, Paola Agosti ha seguito a lungo il movimento femminista e più in generale il mondo femminile: dalle rivendicazioni delle donne per i loro diritti – come quello al divorzio e all’aborto – alle lotte contro la violenza di genere, dalla denuncia dell’isolamento domestico all’analisi del lavoro in fabbrica. La passione per il femminile non abbandona mai l’artista: quando la sua attività di fotografa indipendente la porta a compiere diversi viaggi in Europa, in Sud America, negli Stati Uniti, in Africa – in cui il suo interesse rimane costante – , emergono alcuni intensi ritratti scattati in Argentina, immagini di lavoro in un centro di ricerca di Cuba insieme al reportage dedicato al mondo contadino della Marsica. Il focus presenta anche foto poi pubblicate nei suoi libri: Riprendiamoci la vita, racconto per immagini dell’irruzione delle donne come soggetto sociale sulla scena politica italiana del 1976, e La donna e la macchina dedicato alle donne al lavoro nelle fabbriche dell’Italia settentrionale tra i primi anni Settanta e i primi anni Ottanta.

Come già avvenuto con Mimmo Jodice. Mediterraneo, il Focus dedicato alle acquisizioni della Collezione Permanente della Fondazione MAXXI permette di guardare al Patrimonio come spazio di ricerca e di approfondimento, offrendo al pubblico una narrazione sintetica ma puntuale di alcune delle ricerche più significative di alcune figure chiave della ricerca visiva contemporanea.

BIOGRAFIE

Paola Agosti, nata nel 1947 a Torino, si è trasferita a Roma nel 1970 dove ha iniziato la sua attività di fotografa indipendente, ritraendo leader politici, uomini di cultura e artisti di fama internazionale. Si è occupata con particolare attenzione di volti e fatti del mondo femminile. Ha indagato la fine della civiltà contadina del Piemonte più povero, le vicende dell’emigrazione piemontese in Argentina e ha fotografato i grandi protagonisti della cultura europea del ‘900, realizzando su questi temi varie mostre e numerosi libri (Riprendiamoci la vita, Savelli Editore, 1976. Immagine del “mondo dei vinti”, Mazzotta, 1978. San Magno fa prest, Priuli e Verlucca, 1981. La donna e la macchina, Edizioni Oberon, 1983. Dal Piemonte al Rio de la Plata, Regione Piemonte, 1988. Caro cane, La Tartaruga, 1997. El paraiso: entrada provisoria, FIAF, 2011. Il destino era già lì, Araba Fenice, 2015. Con Giovanna Borgese: Mi pare un secolo, Einaudi, 1992 e C’era una volta un bambino, Baldini&Castoldi, 1996). Dal 2002 è tornata a vivere a Torino dedicandosi alla cura di vari volumi sulle memorie familiari, storie individuali che s’incrociano con la Storia. (con Camilla Bergamaschi:  Giorgio Agosti nelle lettere ai familiari, Inside-out edizioni, 2004. L’edera e l’olmo. Storia di Livio, Pinella, Ada e Alberto Bianco, +eventi edizioni, 2007. Con Marco Revelli: Bobbio e il suo mondo. Storie di impegno e di amicizia nel 900, Nino Aragno Editore, 2009. Con Alessandra Demichelis: Ricordati di non dimenticare. Nuto Revelli, una vita per immagini, L’Artistica Savigliano, 2020). Nel 2023 Postcart ha pubblicato: Paola Agosti. Itinerari. Il lungo viaggio di una fotografa e Rai 5 le ha dedicato un documentario dal titolo Paola Agosti: il mondo in uno scatto. Le sue immagini fanno parte delle collezioni permanenti di alcuni musei tra cui Accademia Carrara, Bergamo, Museo Alinari, Firenze, Museo della Montagna, Torino, Musée de l’Elysèe, Losanna, Museo de Bellas Artes, Buenos Aires, Istituto Nazionale per la Grafica, Roma, Beinecke Library, Università Yale, New Haven, USA, Montpellier Photo Vision, Montpellier, Mu.Fo.co, Museo di Fotografia contemporanea, Cinisello Balsamo, Ma.co.f, Centro della Fotografia Italiana, Brescia, Laboratorio di Cultura Fotografica, Città della Pieve, Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, Prato, MAST, Manifattura di Arti, Sperimentazione e Tecnologia, Bologna, MAXXI, Museo nazionale delle arti del XXI secolo, Roma.

La Fondazione Giorgio de Marchis Bonanni d’Ocre viene istituita a L’Aquila nel 2004 allo scopo di conservare, tutelare e valorizzare il patrimonio documentario e librario raccolto dal professor Giorgio de Marchis nel corso della sua carriera di storico dell’arte. Manifesti, locandine, inviti e brossure sono solo alcuni esempi delle tipologie documentarie che caratterizzano l’archivio composto da quasi 200.000 pezzi. Cataloghi di mostre, monografie e saggi, che popolano la biblioteca, contribuiscono a restituire l’immagine di un periodo denso di cambiamenti non solo a livello sociale ma anche storico-artistico, quale gli anni Sessanta e Settanta in Europa. Dal 2018 abita gli spazi del primo piano del Palazzo Cappa Cappelli che apre costantemente per eventi, mostre e collaborazioni con artisti ed enti.

Il MAXXI L’Aquila, crocevia di comunicazione, incontri e collaborazione tra i linguaggi espressivi, si configura come un polo in grado di intrecciare reti a diversi livelli tra i protagonisti del contemporaneo e tra i soggetti operanti nel multiforme sistema artistico e scientifico (gallerie, fondazioni, associazioni, altri musei e istituti di ricerca) dando voce alle eccellenze della creatività nazionale e internazionale. Come accade nella sua sede di Roma, il MAXXI L’Aquila punta a far dialogare arti visive, performance, fotografia e architettura interrogandosi sulla contemporaneità e a realizzare attraverso le produzioni di artisti e creativi la sua missione istituzionale e la sua vocazione culturale e sociale. Accanto a progetti site specific, le sale di Palazzo Ardinghelli ospitano opere della Collezione MAXXI con una programmazione di mostre temporanee d’arte, architettura e fotografia. Il MAXXI L’Aquila è un luogo di confronto e interazione: programmi di approfondimento, talk, workshop, progetti educativi e attività di formazione accompagnano le diverse mostre con uno scambio continuo e vivo con il territorio.

SCHEDA INFO

Lisbona, la notte è finita!

La Rivoluzione dei Garofani nelle fotografie di Paola Agosti

A cura di: Giorgio de Marchis e Pasquale Ruocco

Promotori: Comune di Ravello, Ambasciata del Portogallo, Dipartimento di Lingue, Letterature e Culture Straniere – Università Roma Tre Cátedra Camões, I.P. “José Saramago” – Università Roma Tre, Camões, Instituto da Cooperação e da Língua – Portugal

Nell’ambito di: Culture sonore 2024

In collaborazione con: Fondazione Ravello, Fondazione Giorgio de Marchis Bonanni d’Ocre Onlus Coordinamento: Vesuvio Factory APS

Ufficio stampa per il Comune di Ravello: Luigi D’Alise – Ago Press

Stampa, montaggio fotografie e grafica catalogo: SISHO – Fotografia & Archivi, Silvio Ortolani

Inaugurazione 23 ottobre 2024 ore 18.00

Fondazione Giorgio de Marchis Bonanni d’Ocre

Corso Vittorio Emanuele II, 23 – L’Aquila

Fino al 23 novembre 2024

Orari: giovedì 11.00-13.00 / 16.00 – 19.00; venerdì e sabato 16.00 – 19.00; domenica 11.00-13.00 / 16.00 – 19.00 –  Ingresso libero

FOCUS Paola Agosti nelle Collezioni del MAXXI

a cura di Simona Antonacci

Apertura 23 ottobre 2024 ore 17.00

MAXXI L’Aquila

Piazza Santa Maria Paganica 15 – L’Aquila

Fino al 2 febbraio 2025

Orari: da giovedì a domenica  11.00 – 19.00




CARENZA IDRICA: APPELLO AI SINDACI

Cittadini allo stremo, subito interventi risolutivi da Regione e Aca

San Giovanni Teatino, 16 ottobre 2024. “Nella giornata di ieri ho ricevuto l’ennesima missiva da parte di Aca, che ci avverte di ulteriori misure per fronteggiare la carenza idrica”. Lo comunica il Sindaco di San Giovanni Teatino, Giorgio Di Clemente, manifestando il proprio disappunto nei confronti di una situazione che permane ormai da mesi e della quale si è subito fatto carico presso gli enti competenti.

“I provvedimenti di Aca, ma questo i cittadini purtroppo lo sanno già, prevedono un’ulteriore riduzione della fornitura nei prossimi giorni ed anche l’anticipazione dell’orario di chiusura dei serbatoi dalle 22 alle 21. Il nostro territorio è tra quelli che più pagano questo disagio, abbiamo famiglie allo stremo ed un’area commerciale in evidente difficoltà. Non posso più accettare il silenzio di fronte a tale situazione di malessere, situazione che non cambia nonostante mesi di interlocuzione con Aca da parte mia, una fitta corrispondenza, ripetuti confronti ai quali però non sono seguiti azioni concrete che potessero andare incontro ai cittadini”.

Il Sindaco fa quindi appello alla Regione, ed in particolare al Consigliere Regionale Luciano Marinucci affinché “con un intervento congiunto si possa avviare un percorso con Aca che sia finalmente risolutivo del problema”. La richiesta da parte del Sindaco è di un intervento da parte degli enti sovraordinati che dia finalmente risposte e tempi certi: “Non c’è più tempo, ora occorre essere risolutivi”. Il problema della carenza idrica su San Giovanni Teatino, precisa ancora Di Clemente, è da un lato legato ad una questione climatica di scarsità di piogge, dall’altro ad un problema di vetustà delle condutture che, col continuo alternarsi della chiusura/apertura dei serbatoi, vengono oltremodo sollecitate provocando perdite e dispersioni. Le riparazioni, poi, tardano in alcuni casi ad arrivare e sono i cittadini il terminale di arrivo di una faccenda che parte da lontano e per la quale sarebbero necessari un intervento, ed un finanziamento, delle giuste dimensioni. È arrivato il momento di far sentire la propria voce perché nonostante mesi di telefonate, mail, Pec del sottoscritto, il nostro allarme è rimasto inascoltato – prosegue il Sindaco Di Clemente – e nel rivolgermi alla Regione, mi rivolgo anche ad Aca e all’Ersi per chiedere un tavolo alla presenza dei Sindaci. Il mio appello è anche ai miei colleghi primi cittadini, perché questo disagio coinvolge in misura differente in questo momento tutti i Comuni e dobbiamo portare avanti insieme questa battaglia”.




VIGNETO MONTESSORIANO

I bambini diventano protagonisti della vendemmia

Sante Marie, 16 ottobre 2024. Una mattinata speciale quella vissuta dai bambini della scuola dell’Infanzia, Centro Gioco e sezione Primavera Pio XII di Sante Marie, che sono stati coinvolti in una colorata e divertente vendemmia. I piccoli, di età compresa tra i 18 mesi e i 5 anni, hanno partecipato con entusiasmo a tutte le fasi del processo, guidati dalle loro insegnanti ed educatrici.

Il “Vigneto Montessoriano” è un’iniziativa nata dal desiderio di far vivere ai bambini un’esperienza pratica e ludica che li avvicinasse al mondo della vendemmia e della tradizione vitivinicola del territorio. Dalla raccolta dell’uva fino all’assaggio del succo, i piccoli sono stati coinvolti in ogni fase del processo: separazione dei grappoli, pigiatura, imbottigliamento e, naturalmente, l’assaggio finale.

La vendemmia non è stata solo un momento di gioco, ma anche un’occasione educativa importante. Attraverso questa esperienza, i bambini hanno avuto la possibilità di apprendere divertendosi, scoprendo il ciclo completo che porta alla produzione del vino, dall’uva al bicchiere.

Questa attività fa parte di un progetto didattico più ampio che proseguirà per tutto l’anno scolastico, con l’obiettivo di avvicinare i bambini alle tradizioni del territorio, facendo loro vivere esperienze legate alla natura e alle produzioni tipiche. Un modo per trasmettere, sin dalla prima infanzia, il valore della cultura locale e dell’artigianato.

L’iniziativa della vendemmia ha regalato ai piccoli protagonisti un’esperienza unica, fatta di emozioni, scoperte e tanto divertimento, che sicuramente rimarrà impressa nei loro ricordi.




NUOVA PESCARA

Carlo Costantini eletto presidente della prima commissione

Pescara, 16 ottobre 2024. Carlo Costantini, promotore del referendum del 2014 per la fusione dei Comuni di Pescara, Montesilvano e Spoltore, è stato eletto presidente della prima Commissione del Nuovo Comune di Pescara, che ha tra i suoi compiti l’armonizzazione dei bilanci dei tre Comuni, l’organizzazione del personale, la riscossione dei tributi, le società partecipate. Ad eleggerlo sono stati i consiglieri dei tre Comuni.

“Ringrazio i consiglieri comunali di Pescara, Montesilvano e Spoltore – afferma Costantini – So bene che una larga parte degli eletti di Montesilvano e Spoltore continua ad essere diffidente rispetto al processo di fusione. E personalmente comprendo questa diffidenza, considerate le modalità con le quali in troppe occasioni l’amministrazione comunale di Pescara si è posta rispetto a decisioni che interessano il futuro della nuova città. Tra tutte, la pretesa di realizzare il Palazzo della Regione nel bel mezzo dell’area di risulta di Pescara”.

“Anche per questo moltiplicherò il mio impegno, per rendere il più possibile evidente ed oggettiva la straordinaria dimensione dell’opportunità che siamo stati chiamati a gestire e delle responsabilità che ci siamo assunti nei confronti delle nostre comunità”, conclude Carlo Costantini.




PROGETTO VILLA IN ARTE

Terzo appuntamento. Dal 15 novembre l’esposizione “strati” nei saloni della villa comunale

Roseto degli Abruzzi, 15 ottobre 2024. Dopo i successi di CORRENTI e CINEPIXEL, tornano le mostre targate “Villa in Arte”, con l’inaugurazione della nuova esposizione dal titolo STRATI.

La mostra esplora il concetto di stratificazione attraverso le opere di cinque artisti, ciascuno dei quali tocca il tema in modo unico e personale. I medium utilizzati dai cinque artisti sono tutti diversi tra loro, si passa dall’intelligenza artificiale alla pittura, dalla fotografia ai lightbox, fino ad installazioni realizzate con materiali industriali. Insieme a due giovani talenti rosetani, Alex Prosperi e Rachele Lamolinara, esporranno gli artisti abruzzesi Alessandra Condello, Alessandro D’Aquila e Monica Di Francesco. Ogni opera, sapientemente inserita nel contesto dei saloni al piano terra della Villa Comunale, è un invito a guardare oltre la superficie, a scoprire la complessità e la bellezza nascosta nei vari strati della nostra esistenza.

Il vernissage è in programma per venerdì 15 novembre alle ore 18,30, presso la Villa Comunale di Roseto degli Abruzzi. La mostra sarà aperta e visitabile tutti i giorni fino al 1° dicembre, con gli orari che verranno comunicati a breve.

Il progetto Villa in Arte è un’iniziativa voluta dall’Amministrazione Comunale di Roseto degli Abruzzi e curata dal Direttore Artistico Bruno Cerasi che, attraverso una serie di esposizioni innovative, è riuscita a trasformare la Villa Comunale in un epicentro di creatività e dialogo intergenerazionale.

“Strati ci invita a riflettere sulle innumerevoli identità che ci caratterizzano, offrendo uno sguardo sul complesso e articolato mondo che viviamo e che ci circonda. Falde complesse: di esperienze, culture, costumi e storie – afferma l’Assessore alla Cultura Francesco Luciani – L’arte ha la capacità di rivelare queste dimensioni nascoste, permettendo allo spettatore di esplorare e riconoscere le diverse sfaccettature della nostra identità. Ogni opera esposta nella mostra “Strati” può essere vista come un racconto visivo, capace di evocare emozioni e stimolare riflessioni. Attraverso il lavoro degli artisti, si possono cogliere elementi che rappresentano la storia, le tradizioni e le trasformazioni del nostro territorio, invitandoci a considerare non solo chi siamo, ma anche da dove veniamo e dove stiamo andando. Questo approccio multidimensionale, sapientemente messo in scena dal nostro direttore artistico Bruno Cerasi, non solo arricchisce la nostra comprensione di noi stessi, ma promuove anche un senso di appartenenza e comunità, incoraggiando il dialogo e l’incontro tra diverse prospettive. In questo modo, “Strati” diventa un’opportunità preziosa per celebrare la ricchezza della nostra diversità e per costruire legami più forti tra noi cittadini, di Roseto degli Abruzzi, del mondo”.

“Ci siamo lasciati a CINEPIXEL parlando di arte contemporanea e modernità – afferma il Direttore Artistico Bruno Cerasi – Anche STRATI vuole collocarsi esattamente in quest’ottica, con il contributo di cinque artisti che si esprimono e muovono i loro passi in ambito nazionale e in alcuni casi anche internazionale. Li ringrazio per la loro partecipazione, sono sicuro che ciò che stiamo costruendo con il progetto Villa in Arte, troverà il supporto e l’interesse della cittadinanza, come è stato per le prime due mostre. La Villa Comunale è pronta a cambiare di nuovo forma e ad accogliere opere di straordinaria bellezza e potere evocativo, vi aspettiamo”.




LA GUERRA SPIEGATA AI RAGAZZI

A castello Orsini un incontro pubblico con Toni Capuozzo

Avezzano, 15 ottobre 2024. Il prossimo 19 ottobre l’associazione culturale “Premio Pietro Taricone” organizza presso il Castello Orsini di Avezzano a partire dalle ore 17:30, l’incontro pubblico ad ingresso libero con il giornalista ed inviato di guerra Toni Capuozzo “La guerra spiegata ai ragazzi”.

Già vicedirettore del TG5 e conduttore della trasmissione Terra!, vincitore di numerosi premi e riconoscimenti a livello nazionale, Capuozzo ha trascorso gran parte della sua vita documentando dai fronti più caldi i conflitti di mezzo mondo, vivendo in prima persona i devastanti effetti delle guerre.

Un uomo che ha visto coinvolti per tutta la sua carriera anche gli affetti personali, che sa bene cos’è, una guerra. Tutti noi lo ricordiamo quando per un decennio ha raccontato da inviato i conflitti dell’ex Jugoslavia, ed ancora oggi, grazie alla sua impareggiabile chiarezza espositiva, riusciamo a rivivere l’amaro stupore di una guerra europea, combattuta sotto casa. Quelle che dovevano essere semplici notizie, venivano vissute come veri e propri racconti, in grado di illustrare una guerra meglio di tante analisi geopolitiche. Su tutte, la narrazione del più lungo assedio della storia moderna, quello di Sarajevo, con le sue morti quotidiane, le strategie di sopravvivenza, i giardini trasformati in cimiteri e l’ospedale psichiatrico come unico luogo inevitabilmente multietnico della Bosnia.

A distanza di trent’anni, è inevitabile chiedersi a che cosa sia servito tanto dolore, ed oggi, anche alla luce delle complesse vicende politiche internazionali e degli avvenimenti bellici tuttora in corso, il giornalista illustrerà le reali dinamiche dei conflitti e, “spiegando” la guerra, cercherà di darci, dall’alto della sua esperienza, quelle risposte che troppo spesso, per la loro complessità, sfuggono al grande pubblico. L’incontro, moderato da Stefano Pallotta, presidente dell’ordine dei giornalisti d’Abruzzo, sarà anche l’occasione per presentare il libro “Cos’è la guerra?

I conflitti spiegati ai ragazzi”, un’opera che spazia dai nuovi conflitti che oggi scuotono il mondo, come quello tra Russia e Ucraina, fino ad arrivare a quelli “storici”, ma più attuali che mai, come quello in Medio Oriente, passando per i temi legati al terrorismo, alle missioni di pace ed alle nuove tecnologie di guerra.

L’Associazione Premio Pietro Taricone è da sempre attenta alla sensibilizzazione ed al coinvolgimento delle nuove generazioni e proprio per dare un seguito concreto all’attenzione rivolta verso i più giovani, sarà presente in sala una rappresentanza di studenti marsicani e della Consulta dei Giovani di Trasacco, che potranno interagire direttamente con l’ospite, formulando domande specifiche, in modo da approfondire le diverse sfaccettature legate al tema dell’incontro.

L’incontro del Castello Orsini, è organizzato a margine della cerimonia di premiazione che si terrà come ogni a Trasacco nel prossimo mese di dicembre, nella quale ci sarà la consegna del Premio Pietro Taricone, riconoscimento sempre più ambito, il cui obiettivo è quello di valorizzare, gratificare e far conoscere persone capaci di dimostrare che con la propria opera si possono compiere azioni positive ed inimmaginabili, che coinvolgono tutti gli aspetti della nostra società, creando un modello che sia da esempio per la collettività. Nel corso degli anni il premio è stato assegnato, tra gli altri, a personaggi di grande spessore etico e morale come Davide Cerullo attivo nel sostegno dei ragazzi emarginati, l’infermiera Elena Pagliarini, Bruno Cerasi, artista poliedrico, Eugenia Carfora, preside coraggio nelle scuole di Caivano, Lorenzo Barone, giovanissimo ciclista, che ha percorso da solo con la sua bicicletta decine di migliaia di chilometri ed il pescatore ambientalista Paolo Fanciulli.




LEZIONE DI CIVILTÀ E FELICITÀ

Gli alunni del Liceo Saffo di Roseo riprendono i progetti Sentinelle

Roseto, 15 ottobre 2024. Con sei classi prime del Liceo Saffo di Roseto Degli Abruzzi riprendono per l’anno scolastico 2024/2025 i Progetti “Sentinelle Civiltà e Felicità” del Cav. Claudio Ferrante. Ferrante, coadiuvato all’avv. Mariangela Cilli segretaria dell’associazione Carrozzine Determinate che patrocina il progetto, proietta i giovani studenti dapprima in un’analisi introspettiva sulla felicità per poi condurli a riflettere sull’empatia, sul pregiudizio, sull’inclusione e sulla diversità.

Barriere culturali prima e barriere architettoniche poi, sono state al centro di un ampio dibattito, che hanno visto i ragazzi, brillanti ed interessati, capaci di grandi e profonde riflessioni. Diritti umani, discriminazione e convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, sono stati analizzati e commentati insieme all’Avv. Cilli, per comprendere come la disabilità non è malattia ma una condizione di vita in un ambiente sfavorevole.

“Questo progetto sta trasformando la nostra scuola e per il terzo anno consecutivo ho voluto fortemente Claudio Ferrante per i nostri studenti. Lui, la sua storia e il suo progetto sentinelle costituiscono davvero un importante momento formativo che non potevo non riproporre anche per questo anno scolastico. Ho deciso di duplicarlo in modo da estenderlo a più classi prime possibili affinché i nostri studenti inizino il loro nuovo percorso, come ha scritto una nostra studentessa con lo spirito di essere cittadini più consapevoli”, così si è espresso il dirigente del Liceo Saffo Achille Volpini.

Le sei classi partecipanti dopo l’attività in aula hanno sperimentato le difficoltà di una vita vissuta seduti su una sedia a rotelle. E dalla teoria alla pratica si è passati a vivere sulla propria pelle le sensazioni causate dalle barriere architettoniche, le frustrazioni e le paure generate da marciapiedi rotti e sconnessi, mancanza di scivoli, pendenze eccessive, a cui spesso camminando non si presta attenzione.

Gli studenti hanno osservato le criticità presenti in prossimità dell’istituto scolastico, pochi metri sono stati più che sufficienti per rendersi conto di quanto sia l’ambiente a condizionare la vita delle persone con disabilità. Difficilmente studenti così interessati e partecipi dimenticheranno che il vero obiettivo per ciascuno è quello di partecipare ad una società inclusiva e realizzare un ambiente universalmente accessibile per tutti.

Un ringraziamento particolare alla Artes Ortopedia per continuare nella collaborazione con il progetto sentinelle attraverso la fornitura degli ausili per la passeggiata empatica.

Claudio Ferrante

Presidente Associazione Carrozzine Determinate




SULLE TRACCE DEI BRIGANTI

Aula Magna dell’Università di Teramo 17 ottobre 2024 ore 17.00

Teramo, 14 ottobre 2024. Un evento particolare e unico nel suo genere che nasce dal sodalizio tra il prof. Elso Simone Serpentini e il cantastorie Franco Palumbo, in arte Roppoppò. Dopo anni di ricerca e collaborazione, i due hanno messo insieme un ricco repertorio di brani e racconti di brigantaggio che hanno permesso la realizzazione di questo spettacolo. Le gesta di personaggi carismatici come Marco Sciarra di Riano di Rocca Santa Maria, il di lui pronipote Santuccio da Froscia, Savino Savini, Antonio delle Piaggie e Monaco Viennese detto Lambrasca, che imperversavano nella provincia teramana, saranno oggetto delle avvincenti narrazioni dello storico Elso Simone Serpentini. Ad esse si alterneranno brani inediti e altri già noti, tra cui Testimoni di Pietra, dedicato ai cippi che segnarono lo storico confine tra il Regno delle Due Sicilie e lo Stato Pontificio, Civitella la Fedelissima, dedicato alla “Sentinella” del Tronto, Navarretta, e molti altri eseguiti da Roppoppò e dal suo gruppo musicale. Gli arrangiamenti sono arricchiti dal contributo canoro del Coro Nuove Direzioni di Teramo.

Dino Mastrocola, rettore dell’Ateneo: “sono particolarmente contento che l’Università di Teramo potrà ospitare “Sulle traccie de briganti”, dando la possibilità ai nostri studenti e al nostro personale di usufruire gratuitamente di un evento culturale di alto livello sul brigantaggio nei nostri territori. L’evento, che va oltre un semplice spettacolo, rappresenta un momento culturale di alto livello che, oltre alla presentazione del libro “La doganella D’Abruzzo”, prevede un reading del prof. Elso Simone Serpentini accompagnato da interventi di Franco Palumbo, uno dei pochi cantastorie che si cimenta su importanti argomenti storici.”

Carlo Matone Presidente del GAL Gran Sasso : “Il GAL Gran Sasso – spiega il presidente Carlo Matone – è lieto ed onorato di promuovere presso la sede della ricerca e della formazione superiore per eccellenza, quale l’Università agli Studi di Teramo, un evento che valorizza il ricco patrimonio di storia, cultura e tradizioni dell’Appennino Teramano, attraverso le storie dei briganti proposte dal consolidato duo formato da Franco Palumbo, in arte Roppoppò il cantastorie, e dal professore Elso Simone Serpentini. Sarà l’occasione per divulgare anche la seconda edizione, ampliata e aggiornata, del volume “La Doganella d’Abruzzo” a cura dello storico Nicolino Farina. Un progetto fortemente voluto dal nostro GAL per testimoniare con scientificità e creatività l’importanza storica, economica e sociale della transumanza nel territorio teramano e abruzzese, con i suoi antichi tratturi, già inserita nel 2019 dall’UNESCO, proprio grazie al lavoro sinergico portato avanti dai gruppi d’azione locale su base transnazionale, nella lista del Patrimonio culturale immateriale dell’umanità”.

L’evento, finanziato dal GAL e patrocinato dall’Università di Teramo, è realizzato dalla Effeppi Creazioni e Produzioni Musicali di Palumbo Franco. L’evento sarà preceduto dalla presentazione del libro La doganella D’Abruzzo di Nicolino Farina. L’ingresso è gratuito.




IL BACIO A DESTRA E L’ABBRACCIO A SINISTRA

Lo dicono anche le opere d’arte. Pubblicato uno studio del laboratorio di psicobiologia dell’università d’Annunzio:

Chieti, 14 ottobre 2024. Baci e abbracci, gesti universali che esprimono amore e affetto, all’apparenza spontanei, nascondono però un dettaglio sorprendente: seguono infatti una precisa preferenza di lato, e ciò si riflette anche nelle opere d’arte. Un nuovo studio condotto dall’Università degli Studi Gabriele d’Annunzio di Chieti-Pescara e pubblicato sulla rivista Laterality ha scoperto che, esattamente come è stato visto nelle interazioni quotidiane, anche nelle opere d’arte di diverse epoche i baci e gli abbracci riflettono queste preferenze laterali.

I ricercatori del Laboratorio di Psicobiologia, coordinati dal professor Luca Tommasi, hanno analizzato circa duecentomila opere d’arte, scoprendo che il 66% dei dipinti di baci romantici mostra che la testa è inclinata verso destra, mentre il 62% degli abbracci verso sinistra.

Questa lateralizzazione ha radici profonde. Il bacio è associato a una inclinazione della testa a destra, legata a una preferenza motoria che si manifesta fin dai primi mesi di vita, quando i neonati mostrano una tendenza a girare la testa più spesso verso destra. Al contrario, gli abbracci mostrano un’inclinazione verso sinistra, probabilmente per il coinvolgimento dell’emisfero destro del cervello, specializzato nell’elaborazione delle emozioni.

I ricercatori collegano questo comportamento alla tendenza diffusa di tenere i neonati sul lato sinistro del corpo, una pratica che rafforza il legame emotivo. Lo studio evidenzia come queste asimmetrie siano osservabili non solo nei comportamenti quotidiani, ma anche nelle opere d’arte. Capolavori come Il Bacio di Hayez o l’abbraccio in Passionate Lovers VIII di Corneille mostrano chiaramente queste inclinazioni, confermando che gli artisti hanno catturato dettagli profondi e non verbali della natura umana.

Il legame tra arte e scienza emerge chiaramente da questa ricerca, che apre nuovi orizzonti non solo per comprendere la lateralizzazione dei comportamenti affettivi, ma anche per osservare come le rappresentazioni artistiche possano essere influenzate da questi meccanismi. I ricercatori suggeriscono che, oltre alle preferenze estetiche, potrebbe esserci una familiarità inconsapevole da parte degli artisti che ha influenzato la rappresentazione pittorica di questi comportamenti. Questo studio rappresenta un’interessante connessione tra il mondo dell’arte, della psicologia e delle neuroscienze. Le implicazioni delle scoperte non riguardano solo il passato, ma offrono anche nuove prospettive per comprendere il comportamento umano e la sua rappresentazione artistica.

“Queste scelte artistiche non sono casuali – spiega il professor Luca Tommasi, docente di Neuropsicologia e neuroscienze cognitive della d’Annunzio – Gli artisti, forse inconsapevolmente, hanno rappresentato le stesse tendenze che osserviamo nelle interazioni umane quotidiane, le quali dipendono dalla lateralizzazione funzionale del nostro cervello. Le opere d’arte – sottolinea il professor Tommasi – offrono uno specchio della nostra architettura neuropsicologica, immortalando per sempre comportamenti che molto probabilmente sono stati trasmessi attraverso i geni e potrebbero comportare qualche vantaggio a livello di evoluzione”.

Maurizio Adezio




LA 44ESIMA EDIZIONE DELLA RASSEGNA DEI CUOCHI

Tre giorni dedicati all’arte culinaria nel centro storico della patria dei cuochi

Villa Santa Maria, 14 ottobre 2024. Dimostrazioni, dibattiti, show cooking e momenti dedicati a San Francesco Caracciolo, patrono dei cuochi d’Italia, hanno dato vita alla 44esima edizione della Rassegna dei Cuochi di Villa Santa Maria. La numerosa affluenza di pubblico e la grande partecipazione ai momenti più rappresentativi dell’evento hanno caratterizzato l’iniziativa, che si è svolta da venerdì 11 ottobre a ieri, 13 ottobre, nel cuore del centro storico.

Grande soddisfazione è stata espressa dagli organizzatori, in primis dal Comune che, insieme all’associazione Cuochi Valle del Sangro e con il patrocinio della Regione Abruzzo e la collaborazione dell’Istituto Alberghiero IPSSAR “G. Marchitelli”, organizza la rassegna.

“Sono stati tre giorni importanti con numeri importanti – commenta il sindaco Giuseppe Finamore -. Come sempre, l’opinione degli ospiti andando via è stata quella di aver passato un bel momento e una bella giornata a Villa Santa Maria e in qualità di organizzatori siamo più che soddisfatti di questo. L’impegno dell’amministrazione comunale e dell’associazione Cuochi Valle del Sangro è quello di realizzare, attraverso questa manifestazione, tutto ciò che è possibile per il nostro paese e per l’intero territorio”.

Preziosa la partecipazione all’evento dei ragazzi della scuola alberghiera, vera eccellenza del territorio. “Anche quest’anno – commenta il primo cittadino – abbiamo  avuto la collaborazione dell’istituto che ha offerto, nella giornata di ieri, una torta a tutti gli ospiti. Ringrazio la preside Barbara Bernardone per la disponibilità e l’impegno mostrato in questa come in altre occasioni”.

Tra gli eventi che si sono susseguiti nella tre giorni:  il campionato di cucina per casalinghe, il corso di degustazione Vini Fantini a cura dei sommelier Gianluca Marchesani e Angela Di Lello, la presentazione del libro “Enologia tradizionale 1” di Alessandro Zaccagni, gli show cooking a cura degli chef Marco Caldora, Federico Anzellotti e Antonio Papale,  la Junior Cocktail Competition degli alunni dell’Istituto alberghiero, gli show cooking curati da “Da matti street food” e dall’associazione Cuochi Valle del Sangro, la presentazione del buffet dimostrativo sull’arte culinaria, le isole gastronomiche “De Cecco” con i cuochi dell’associazione Valle del Sangro e l’imperdibile cena preparata dagli chef di Villa Santa Maria.

A completare il ricchissimo programma l’apertura, in tutte e tre le giornate, del Museo del cuoco, che custodisce  i documenti fotografici, gli attestati e gli attrezzi da lavoro dei grandi cuochi del posto, e dell’istituto alberghiero “G. Marchitelli” che ha accolto numerosi visitatori che hanno voluto toccare con mano la famosa scuola che da anni forma i più grandi cuochi che oggi lavorano nelle più prestigiose cucine a livello internazionale.

“La Rassegna dei Cuochi – conclude il sindaco Finamore – dimostra, insieme ad altre peculiarità del territorio, che il nostro paese è a tutti gli effetti la patria dei cuochi e che la Rassegna è davvero un’eccellenza tra gli eventi di settore”.

Barbara Del Fallo




ISRAELE E IL DIRITTO ALL’ESISTENZA

di Luigi Milanesi

PoliticaInsime.it, 14 ottobre 2024. Israele ha diritto ad esistere? È una domanda odiosa. Certo se qualcuno si pone come scopo l’eliminazione di Israele non dobbiamo stupirci che la domanda venga fatta. Eppure, rimane una domanda odiosa.

Diciamolo chiaramente: Israele ha diritto di esistere. Ha diritto di esistere un territorio proprio per i palestinesi, per i curdi e così via. Decine di popoli hanno diritto di avere un territorio dove vivere liberamente. La questione, però, non è questa.

La questione è che il diritto ad avere un territorio non può accompagnarsi al diritto al massacro di chi si oppone o, peggio ancora, è alla ricerca continua di destabilizzare i confini oggi riconosciuti da un ordine mondiale che, seppure imperfetto, come tutte le cose umane, mette al riparo il mondo da avventure pericolosissime.

Ci siamo già dimenticati della fascistissima pretesa dello spazio vitale italiano o della sua versione, il Lebensraum, del Reich della Grande Germania?

Rivendicare la legittimità della propria esistenza ed imporre come conseguenza l’assoggettamento degli altri è inaccettabile. Ben diverso dal sottolineare il diritto alla difesa che rimane un elemento imprescindibile dell’ordine mondiale.

Se però il diritto alla difesa si coniuga con un ragionamento imperialista come quello della ricostituzione del regno di re Salomone il tutto confondendo il dibattito sulla propria legittimità ad esistere per strappare un consenso di massima alle proprie azioni allora siamo su un altro terreno. Insomma, se le parole sono importanti, lo sono anche le domande.

https://www.politicainsieme.com/israele-e-il-diritto-allesistenza-di-luigi-milanesi/



PESCARA – BOLOGNA : AL VIA I MATCH DI IMPROVVISAZIONE TEATRALE

Venerdì 18 ottobre ore 21 Auditorium Petruzzi Pescara

Pescara,13 ottobre 2024. TIC TeatroInCorso, reduce dal sold out del primo GioveTic dopo la pausa estiva, apre una nuova stagione di Match di Improvvisazione Teatrale con uno scoppiettante calcio d’inizio nella poetica cornice dell’Auditorium Petruzzi, nel Museo delle Genti d’Abruzzo (via delle Caserme 60), nel cuore di Pescara Vecchia.

Venerdì 18 ottobre alle ore 21, infatti, a sfidare gli improvisAttori pescaresi sarà la squadra di Bologna, storica sede match di decennale esperienza. La scuola d’Improvvisazione Teatrale TIC TeatroInCorso si occupa da anni di diffondere sul territorio l’arte dell’improvvisazione teatrale promuovendo corsi e spettacoli con lo scopo di divertirsi e divertire corsisti e pubblico.

Il Match d’Improvvisazione Teatrale® è un format nato più di 40 anni fa in Canada: due squadre di improvvisatori si incontrano guidati da un arbitro che, accogliendo gli input degli spettatori, fa sì che si creino storie ogni volta diverse e che aiutano a sognare e divertire. Alla fine, al fischio dell’arbitro, il pubblico è chiamato a votare per l’una o l’altra squadra in modo da decidere il vincitore della serata che rimane sempre e comunque lo spettacolo!

Tutto accompagnato da melodie musicali nate sul momento grazie alle mani esperte del maestro Elio Depasquale; ad arbitrare il match sarà l’emiliano Daniele Cordella, mentre a presentare Milo Meda. Sul palco, improvviseranno: Anna Cellini, Mara Di Bartolomeo, Andrea Armellini, Francesco Coletti, Camillo Mariani e Caterina Melloni.




LA NUOVA STAGIONE DEL TALIA

Prosa, musica e cinema 2024/2025 promossa da Meta Aps.

Su il sipario domenica 24 novembre alle 18:00 con Natale in Casa Cupiello di Eduardo De Filippo.

Tagliacozzo, 13 ottobre 2024 – Si riaccendono le luci sul Teatro Talia di Tagliacozzo, con la nuova stagione composta da 10 appuntamenti tra prosa, musica e cinema. Continuando nel solco del progetto e del sodalizio iniziato nel 2021, l’Amministrazione Comunale di Tagliacozzo affida la gestione anche per l’annualità 2024/2025 a Meta APS con la direzione artistica del M° Patrizio Maria D’Artista.

Il sipario sulla nuova stagione si aprirà domenica 24 novembre alle ore 18:00, con lo spettacolo vincitore del premio Hystrio Twister 2024,  Natale in casa Cupiello –  di Eduardo De Filippo prodotto da Teatri Associati di Napoli/Teatro Area Nord e Interno 5 con il sostegno di Fondazione Eduardo De Filippo e Teatro Augusteo, un intramontabile classico della letteratura teatrale che il regista Lello Serao propone in una messinscena non convenzionale, con uno straordinario Luca Saccoia a interagire con sette pupazzi, per trascinare il pubblico nella dimensione ideale della storia, quella del presepe; si proseguirà in musica domenica 15 dicembre alle ore 18:00, quando il Teatro Talia ospiterà il tributo all’amatissimo Renato Zero con gli Icaro, attualmente il più fedele e rappresentativo omaggio nel panorama delle tribute band, che guiderà gli spettatori in un viaggio tra i brani che hanno fatto la storia del cantautore romano. Domenica 29 dicembre alle ore 17:30 e in replica alle ore 21:00 torneranno a consolidarsi i legami territoriali ospitando Teatranti Tra Tanti che, in collaborazione con Seven Arts Theatre Studio, produce e porta in scena Il Vizietto tratto dall’opera teatrale La Cage aux Folles di Jean Poiret, che con la regia e l’adattamento di Alessandro Martorelli regalerà divertimento e riflessione tramite il riso ispirato dai meccanismi comici, raccontando la storia e le vicende familiari di una coppia LGBTQI+ che gestiscono un locale di drag queen.

Il 2025 inizierà sotto il segno del cinema, il 5 gennaio alle ore 18:00, con la proiezione di Un mondo a parte di Riccardo Milani con Antonio Albanese e Virginia Raffaele che narrano una favola sulla solidarietà umana ambientata in un paesino nel cuore del Parco Nazionale d’Abruzzo; il 19 gennaio alle ore 18:00 farà ritorno la prosa con grandi nomi del panorama teatrale, televisivo e cinematografico nazionale come quelli di  Luca Bizzarri e Francesco Montari, interpreti protagonisti  nella produzione Ente Teatro Cronaca e LVF – Teatro Manini di Narni Il medico dei maiali scritto e diretto da Davide Sacco, uno spettacolo che indaga la bestialità dell’essere umano che si dimostra per quello che è una volta cadute tutte le certezze; domenica 2 febbraio alle ore 18:00 il palco del Talia vedrà ancora un altro grande nome sul suo palco, ovvero quello di Rosita Celentano che con Attilio Fontana e Stefano Artissunch nella doppia veste di attore e regista, darà vita allo spettacolo L’illusione coniugale di Eric Assous prodotto da Danila Celani – Produzioni, una commedia empatica e sofisticata che cattura l’essenza delle relazioni umane, esplorando i confini del desiderio, della lealtà e del perdono. La musica sarà nuovamente protagonista domenica 16 febbraio alle ore 18:00 con Siprito Divino –Zucchero Tribute band, il cui vasto repertorio spazia a 360° i grandi successi dell’artista, toccando tutti gli album di Zucchero fino all’ultimo “D.O.C.” del 2019, coinvolgendo il pubblico grazie alle sonorità Rock/Funky e alle melodie Blues.

Tornerà il cinema domenica 16 marzo alle ore 18:00 con la proiezione di  Romeo è Giulietta di Giovanni Veronesi, con Sergio Castellitto, Pilar Fogliati, Margherita Buy, Geppi Cucciari, Alessandra Barbonetti e Maurizio Lombardi, una commedia dalla scrittura leggera che ruota intorno alle vicende di un gruppo di persone coinvolte nella realizzazione di una versione originale dello spettacolo teatrale Romeo e Giulietta; marzo si concluderà domenica 16 marzo alle ore 18:00 con la brillante black comedy L’opera del Fantasma con la regia di Chiara Bonome, che affronta con ironia le vicende di una compagnia teatrale che, durante la messa in scena di uno spettacolo, si vede privata della figura del regista, colpito da un improvviso attacco di cuore. La prematura scomparsa del regista dà vita a un susseguirsi di situazioni esilaranti e inaspettate. La chiusura di stagione è affidata a Una compagnia di pazzi di e con Antonio Grosso, una produzione 3atro Produzione che incanterà il pubblico coi sogni di libertà di tre pazzi che con due infermieri animano un manicomio quasi dismesso in un paesino dell’Emilia-Romagna durante la Seconda Guerra Mondiale.

«Negli ultimi anni abbiamo visto il Teatro Talia crescere, sia come punto di riferimento culturale che come spazio di incontro e dialogo. Il nostro obiettivo è stato e continua ad essere quello di renderlo sempre più un luogo dove la comunità possa ritrovarsi, confrontarsi e arricchirsi attraverso l’arte. Il Talia, con il suo pubblico e i suoi artisti, rappresenta un prezioso presidio di creatività e di scambio culturale. Ci auguriamo che questa stagione possa ispirarvi, sorprendervi e farvi vivere momenti di autentica bellezza. Noi saremo qui, pronti ad accogliervi. Vi aspettiamo a teatro!» dichiara il Direttore Artistico della Stagione teatrale Patrizio Maria D’Artista, mentre l’Assessore alla Cultura Chiara Nanni aggiunge «Siamo orgogliosi di presentare la nuova stagione di prosa, musica e cinema del nostro teatro, una programmazione ricca e variegata che saprà emozionare e coinvolgere un pubblico eterogeneo. Abbiamo lavorato per offrire spettacoli di alta qualità, con artisti di rilievo nazionale, senza dimenticare l’importanza di valorizzare i talenti locali. La cultura è il cuore pulsante della nostra comunità e il teatro rimane un luogo di incontro e di crescita, capace di unire e ispirare».

Gli abbonamenti della stagione 2024/2025 del Teatro Talia saranno in vendita presso Tagliacozzo Turismo – Info point in Piazza Duca degli Abruzzi a partire da domenica 13 ottobre; sarà successivamente possibile acquistare gli abbonamenti online su i-ticket. L’abbonamento comporta l’acquisto di 10 spettacoli,  di cui 6 di prosa, 2 di cinema e 2 di musica. I biglietti singoli saranno in vendita presso Tagliacozzo Turismo – Info point e online su i-ticket dal 1° novembre; i titoli d’ingresso relativi agli spettacoli di Prosa e Musica vedono un costo che varia da € 14 ad € 20 + DIP, quelli relativi alle proiezioni cinematografiche, vedono un costo di € 5 + DIP per ogni settore di posti. I ridotti sono accordati per over 65 e associazioni convenzionate. Per gli studenti ed i ragazzi fino ai 25 anni la tariffa unica per Prosa e Musica è di € 10 ed è acquistabile esclusivamente presso l’info-point.

Il giorno dello spettacolo sarà possibile acquistare i biglietti sia online che presso il Botteghino del Teatro.




LA POVERTÀ È SCOMODA

Ma bisogna condividerla attraverso l’altruismo: così vivremo liberi. Una forte mentalità propugna l’egoismo come unica ragione di vita, fino a ritenere che la gratuità sia impossibile. Ma non è così

Globalist.it, 13 ottobre 2024. Il Vangelo odierno: In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?»

Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono?

Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre”.

Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.

Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!»

I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?»

Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».

Pietro allora prese a dirgli: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito».

Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà» (Mc 10, 17-30 – XXVIII TO/B).

I discorsi sulla povertà sono scomodi, sia in tempi di crisi sociale ed economica, come gli attuali, sia in altri tempi; sia a queste latitudini che altrove. Sempre, dovunque e comunque. Sono molto scomodi; specie per chi povero non è. Confesso tutta questa scomodità. Il dialogo tra Gesù, Pietro e i discepoli non sembra affatto mirato a rendere il discorso più comodo e accettabile. Infatti, l’evangelista annota: “I discepoli erano sconcertati dalle sue parole”. Sconcerto perché Gesù presenta la povertà come via maestra per entrare nel Regno e la ricchezza, di conseguenza, come motivo principale per esserne esclusi. Infatti, Gesù chiosa: “Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio”.

Dobbiamo riflettere sulla povertà e sentire, sempre e comunque, tutta la scomodità di questo discorso. Se dovessimo non sentirla, rischieremmo di cadere nel moralismo o in un tipo di esortazione vuota e sciocca, spesso anche ipocrita: richiamiamo la povertà ma non abbiamo nessun interesse viverla, la esaltiamo negli altri ma ci guardiamo bene dal condividerla. Della seria la povertà diventa uno di quei pesi “insopportabili che imponiamo agli altri, ma non tocchiamo nemmeno con un dito” (cf. Lc 11, 46). Il Vangelo è terribilmente chiaro: chi ha di più deve dare di più; in tutto: in denaro, risorse, affetto, intelligenza, tasse (lo ricorda anche la Costituzione), servizio di volontariato, tempo e così via. Deve dare di più e non tenere di più!

Se non lo fa il problema credo abbia a che fare con una radice interiore molto precisa: la libertà. Era questo uno degli insegnamenti più profondi del mio maestro don Ignazio Fraccalvieri. Il tale, che incontra dialoga con Gesù, infatti, non lo accetta il suo invito a essere povero perché “a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni”. Era molto legato, non solo aveva molti beni, ma non accettava l’idea di vendere tutto e di darlo ai poveri.

Come si può vendere tutto se non si è liberi da quello che si possiede?

Come si può donare a chi non ha se si crede più nell’umana previdenza che nella divina provvidenza?

Come si può essere generosi se ci facciamo prendere da mille paure per la crisi economica e tutto diventa un calcolo?

Chiunque crede, come Plauto, che ognuno è lupo dell’altro (homo homini lupus), certamente riterrà la gratuità come impossibile dal punto di vista umano e non conveniente economicamente. Ma il punto è proprio questo: cosa è conveniente e quanti parametri di convenienza esistono?

La gratuità sboccia quando si impara a pensare profondamente, e non solo a calcolare costi e benefici economici delle nostre azioni; quando si scoprono convenienze che vanno oltre il denaro; quando si apprezzano i doni ricevuti e quelli offerti ad altri. Una forte mentalità propugna l’egoismo come unica ragione di vita, fino a ritenere che la gratuità sia impossibile.

Ma non è così: l’altruismo, la gratuità, il dono, la sobrietà nel possedere sono possibili; sono veri, utili, indispensabili per vivere una vita degna di questo nome. Ed essere liberi. 




EVENTI, CIBO E STORIA

Così Città Sant’Angelo attrae il turismo nazionale e internazionale

Città Sant’Angelo, 12 ottobre 2024. Città Sant’Angelo continua ad essere meta apprezzata dai turisti, che siano essi di prossimità, italiani o in arrivo dall’estero. Nonostante la bella stagione sia ormai finita, girando lungo le strade del borgo è facile incontrare ancora visitatori, soprattutto in arrivo dall’estero, con macchina fotografica al collo alla ricerca di uno scatto da tenere come ricordo.

In tal senso, i numeri che arrivano in questi giorni di bilancio confermano le sensazioni. Solo tenendo conto del lavoro svolto dai ragazzi dell’Infopoint, qui si contano centinaia di richieste arrivate da altrettante persone. Oltre 300 nel mese di agosto, ma i numeri crescono se si allarga lo sguardo anche a luglio, giugno e settembre, andando abbondantemente oltre il migliaio.

Numeri che tuttavia non tengono conto dell’importante afflusso registrato in occasione di alcuni degli eventi di punta dell’estate. Si fa riferimento, ad esempio, a Borgo di vino, che nel primo fine settimana di giugno ha visto oltre duemila persone riempire il centro storico durante le tre serate della manifestazione, così come la festa dall’Etna al Gran Sasso di metà luglio, andata avanti per una settimana e che visto l’arrivo di migliaia di visitatori, tutti in coda, con grande pazienza, per assaggiare prodotti abruzzesi e siciliani, immersi tra vicoli caratteristici e palazzi d’epoca, tipici del borgo.

Poi ancora fermento in piazza, festival della birra artigianale di metà agosto, ma anche la sagra dell’uva, con all’interno la festa cantine e cortili andata in scena un mese dopo. Tutti appuntamenti che hanno richiamato l’attenzione di un pubblico variegato, sia in termini di provenienza che di età.

Tra i dati estrapolati proprio dall’Infopoint, infatti, emerge come nel panorama italiano le regioni da dove sono arrivati più turisti sono state il Veneto, la Puglia e la Lombardia, mentre sul fronte estero spicca l’Europa centrale, anche grazie ai collegamenti aerei, con arrivi da Inghilterra, Olanda e Belgio, senza tuttavia disdegnare il turismo oltreoceano, con visitatori statunitensi e canadesi.

“Città Sant’Angelo si conferma meta turistica apprezzata, sia da chi arriva dai centri vicini che da fuori regione o anche dall’estero – commenta il sindaco Matteo Perazzetti – ci sono appuntamenti diventati ormai fissi nel nostro calendario che richiamano l’attenzione di chi viene da fuori, altri in rampa di lancio e altri ancora che stiamo riscoprendo, come accaduto di recente con la sagra dell’uva”.

Sulla questione interviene anche l’Assessore alla Cultura e agli Eventi Rino De Bonis: “Dopo il Covid c’è stata una fisiologica ripresa del turismo, che dobbiamo continuare a coltivare. Anche per questo, archiviata l’estate, stiamo già lavorando per organizzare al meglio il cartellone degli eventi natalizi”.