di Giuseppe Arnò
LaGazzettaitalobrasiliana, 1° febbraio 2024. È la parafrasi di una vecchia e indimenticabile pubblicità di una nota azienda dolciaria che presentava sul mercato nazionale il Giandujot col motto: «Sono stato il primo e resto il migliore!» Certamente i bambini di ieri, ottantenni di oggi, ricorderanno con una punta di nostalgia quell’epoca e la prelibatezza della «Pasta Gianduja» o «Giandujot» a base di nocciole, avvolta in carta stagnola che, tagliata a fettine, si spalmava sul pane.
Detto slogan è comunque rimasto un modo di dire, ma anche un modo di fare. E noi italiani, quando si tratta di fare sul serio, le cose le sappiamo fare a dovere, da primi della classe: siamo maestri, artisti, inventori, poeti, scrittori, musicisti, sportivi e tant’altro ancora.
D’altronde, se il mondo ci invidia ci sarà pure un perché! Chi non conosce, per esempio, i nostri grandi classici della letteratura; della musica colta, sacra e profana; dell’arte; e della nostra cucina gourmet, i cui piatti rappresentano il delirio o, meglio ancora, l’orgasmo gustativo dei buongustai di tutto il mondo? Jean Anthelme Brillat-Savarin, noto politico e gastronomo francese, autore della famosa opera intitolata “Fisiologia del gusto”, affermava: «Gli animali si nutrono, l’uomo mangia e solo l’uomo intelligente sa mangiare».
Ed è sull’enogastronomia che ci piace soffermarci in questo appuntamento mensile con i nostri lettori, dal momento che gli Italiani, a detta di tutti, sanno mangiare. Tuttavia, ci limiteremo, per motivi di spazio, a ricordare solo alcuni tra i primi piatti, con qualche accenno all’abbinamento formaggio vini, che notoriamente si basa sull’equilibrio, retto dal giusto contrasto e soprattutto dall’armonia.
E voilà in rapida sequenza una selezione di specialità da capogiro: oltre ai vari risotti, vanto della cucina italiana, e naturalmente all´arcinota pizza napoletana, riconosciuta dall’Unesco e iscritta nella lista del «patrimonio immateriale dell’umanità», ricordiamo le penne all’arrabbiata, gli gnocchi alla sorrentina, le orecchiette con le cime di rapa, le trofie alla ligure, i bucatini all´Amatriciana, gli spaghetti alla carbonara, le tagliatelle al ragù bolognese o napoletano, la lasagna nelle varie ricette regionali, la pasta alla Norma, la pasta con la nduja, gli spaghetti alle vongole e via dicendo… e non ce ne vogliano, casomai si sentissero trascurati, gli altri primi, tutti squisiti, nonché i secondi piatti gourmet, i prosciutti e gli insaccati, un trionfo di gusti e presentazioni, capaci di estasiare i palati più esigenti e sofisticati. In realtà i primi e secondi piatti meriterebbero un vero trattato gastronomico e qui, purtroppo, lo spazio a nostra disposizione è, come dicevamo, piuttosto breve.
Ma, a proposito di brevità, ci torna in mente il buongustaio Wolfgang Goethe, amante della nostra cucina, allorché afferma: «La vita è troppo breve per bere vini mediocri» e ciò vale senz’altro anche per i cibi, cui essi si abbinano. Ciò detto, accediamo automaticamente al mondo dell’enogastronomia. In esso si apre un affascinante universo di sapori, profumi e sensazioni, i cui sapienti abbinamenti ci trasportano in un’apoteosi gustativa, delizia del palato e dell’anima. Alludiamo ai vini, ai dolci e ai formaggi, di cui siamo produttori per eccellenza.
In verità, questi elementi meritano un capitolo a parte, tanta e tale è la diversificata qualità delle nostre produzioni, nonché l’arte di creare l’armonia e l’abbinamento tra gli stessi: i formaggi a pasta erborinata (fra i più diffusi, Castelmagno, Gorgonzola e Blue D’Aoste) ben si sposano con vini dolci (Moscato d’Asti, Vin Santo del Chianti Classico, Verduzzo, Primitivo di Manduria Dolce Naturale etc.); quelli saporiti (come il Pecorino stagionato, il Bitto, il Ragusano e più in generale il Formaggio di fossa) si abbinano invece piacevolmente con il Mandrolisai DOC, il Cannonau di Sardegna, il rosso di Piceno, il Sangiovese di Romagna Superiore e tanti altri ancora…
V’è di più: la magnificazione dei prodotti lattiero-caseari è rappresentata dagli insuperabili Grana Padano, Parmigiano Reggiano e Mozzarella di Bufala campana. Prodotti consacrati a livello nazionale ed europeo con denominazione di origine e tipica, nonché con il riconoscimento della Denominazione di Origine Protetta. Va da sé che stiamo navigando nell’oceano della migliore tradizione enogastronomica italiana e, in questo campo, siatene certi, diamo dei punti a tutti, indistintamente.
Ecco, infine, un particolare importante: non siamo improvvisatori! I nostri prodotti, riconosciuti tra i migliori al mondo, incarnano tutta la qualità della nostra centenaria tradizione. A riprova di ciò KPMG, una delle quattro “Big Four”, ovvero le quattro società di revisione che a livello mondiale si spartiscono la grande parte del mercato, classifica il marchio Made in Italy al terzo posto al mondo per notorietà dopo Coca Cola e Visa. È non è cosa da poco!
IL MADE IN ITALY
Il Made in Italy è diventato un’icona di qualità della produzione e della creazione. Infatti, le quattro A che lo contraddistinguono riguardano: Abbigliamento, Alimentare, Automazione e Arredamento. Ne consegue che il marchio «Made in Italy» non è solo l’indicazione del Paese di fabbricazione di un determinato prodotto, come il diffusissimo Made in PRC (Popular Republic of China), ma e soprattutto il marchio in senso assoluto, ovvero un simbolo identificativo che raccoglie la reputazione, i valori, la ricercatezza delle eccellenze realizzate dalle grandi firme dell’artigianato e dell’industria italiana. Settori che esprimono un’atavica e sempiterna attitudine del nostro popolo alla qualità, al buon gusto e alla creatività.
La sovranità produttiva e in particolare quella alimentare, in epoca di deglobalizzazione, sono i punti forti e, a seconda delle circostanze e dei tempi che corrono, le ancore di salvezza della nostra economia. Non a caso, nell’attuale composizione governativa, l’Italia può contare su un apposito ministero, quello dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste. Ed è ad opera di detto ministero che la tutela del Made in Italy diventa legge (L. 27 dicembre 2023, n. 206).
“All´art. 34 della legge viene introdotta la possibilità per i ristoratori italiani all’estero di richiedere il rilascio della certificazione di “ristorante italiano nel mondo”, per valorizzare quelle attività che, all’estero, offrono prodotti legati alle migliori tradizioni italiane, contrastando, allo stesso tempo, l’italian sounding e sostenendo la candidatura della cucina italiana a patrimonio Unesco”. È quanto dichiara il ministro Francesco Lollobrigida.
LA DIETA MEDITERRANEA
Fiore all’occhiello del made in Italy gastronomico è di sicuro la universalmente nota dieta mediterranea, per essere la più appropriata di tutte, a livello nutrizionale e salutare. Essa è stata dichiarata dall’Unesco «Patrimonio intangibile» sin dal 2010 e non per nulla, per sette anni di fila, continua a conquistare il titolo di migliore dieta in assoluto; ne dà notizia la CNN basandosi sulle scelte del 2024, riportate da U.S. News & World Report.
Oltre a ciò, la stessa rappresenta un comprovato elisir di lunga vita; uno stile di vita alimentare presente tradizionalmente nei soli Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Gli studi scientifici internazionali, iniziati nel 1950, confermano che a tutt’oggi la dieta mediterranea, associata ad un corretto stile di vita, rimane la dieta tra le più benefiche per la nostra salute. Il segreto consiste in una alimentazione prevalentemente vegetale (verdura, frutta fresca e secca, legumi, pane, pasta e altri cereali se possibile integrali), con l’aggiunta di carne bianca, magra, olio extra vergine di oliva preferibilmente a crudo e in moderate quantità, uova e pesce in abbondanza.
C’è molto affanno (azioni diplomatiche, trattative, congressi, concessioni…) tra i grandi protagonisti della politica mondiale, per accreditarsi come buoni partner commerciali o per imporre nuove forme di colonialismo economico. «Come tanti altri fenomeni politici ed economici, il neo colonialismo economico, scrive Papa Francesco, si virtualizza, si mimetizza, si nasconde, rendendone difficile l’identificazione e l’eliminazione».
Validi esempi potrebbero essere, da un lato, la nuova via della seta (la Belt & Road) e, dall’altro lato, il ‘Land grabbing’ o ‘corsa alle terre’ (la gestione iniqua delle terre ricche di materie prime, principalmente in Africa, date in concessione per lo sfruttamento delle risorse energetiche a spregiudicate potenze straniere, che poi agiscono uti dominus e non per il bene delle parti interessate). Noi, invece, alla chetichella, abbiamo realizzato il Food & Road, trasformando elegantemente l’italian sounding in vero Made in Italy, conquistando così i palati degli abitanti del pianeta con l’arte dei nostri gastronomi, con la creatività dei nostri chef e con la bontà dei nostri prodotti. Questione di stile!
NEL MONDO SI CUCINA ITALIANO
La cucina italiana nel mondo ha raggiunto un valore complessivo di ben 228 miliardi, mentre il mercato nazionale vale 75 miliardi (dati Deloitte). Konstantin Markidin, capo cuoco della cucina del Cremlino, ad esempio, ha arricchito la propria esperienza lavorativa con gli chef italiani nel ristorante dell’albergo “Kosmos”; le pappardelle italiane preparate dallo chef del famoso ristorante «Alfredo 100», situato sulla 54esima strada a New York, sono il piatto preferito di Trump; Joe Biden, notoriamente amante delle paste, va matto soprattutto per gli spaghetti al pomodoro; Angela Merkel ha sempre amato la musica classica e la cucina italiana; Carlo III d’Inghilterra, secondo quanto scrive Fabiana Salsi, adora la cucina italiana; ha fatto il bis di spaghetti ai moscioli e mangiato scialatielli «in incognito» con Camilla; e la lista è lunga, molto lunga.
Non v’è chi non veda, a questo punto, che noi italiani, principalmente nell’ambito dell’intera filiera gastronomica, siamo veramente bravi; fatto sta che abbiamo ‘conquistato´ il mondo. Ma per quanto si diventi bravi, a detta dello psicologo maltese Edward de Bono, occorre sempre desiderare di essere migliori e noi, modestia a parte, in non pochi campi siamo stati i primi e resteremo i migliori.
Un’ulteriore conferma? «La vita è una combinazione di magia e pasta» parole di Federico Fellini buonanima. Beh, noi, che bellezza! di detta combinazione siamo ritenuti gli artisti per eccellenza. Tant’è!