CHOCOFESTIVAL CONCERTO di Simona Molinari

L’artista si esibisce al Teatro Marrucino in occasione della quattordicesima edizione dell’evento

Chieti, 4 novembre 2023. È la cantautrice pop jazz Simona Molinari l’ospite d’eccezione del Chocofestival Chieti 2023. L’iniziativa, giunta alla quattordicesima edizione e promossa da Confartigianato Chieti L’Aquila, si svolgerà dal 24 al 26 novembre, nel centro storico di Chieti. L’appuntamento con il concerto di Simona Molinari è per sabato 25, alle ore 21, al Teatro Marrucino. I biglietti sono in vendita su CiaoTickets.

Sul palco del Marrucino, Simona Molinari si presenterà al pubblico nella versione più intima e libera di sé, a seguito di un’evoluzione personale e una rivoluzione artistica. Il concerto è un viaggio che l’artista fa prendendo lo spettatore per mano e conducendolo, attraverso le sue canzoni e la sua musica, dentro i tempi densi della vita: quello dell’innamoramento, quello della passione, quello degli inganni, quello del disincanto, quello dell’amore, quello dell’impegno ecc.…

Tra i brani, ecco Egocentrica, La Felicità, In cerca di te (sola me ne vò per la città), tratti dalla sua discografia, ma anche Mr Paganini di Ella Fitzgerald, La storia di De Gregori, U pisci spada di Modugno. Un viaggio carico di emozioni e spazi di riflessione. Ad accompagnarla sul palco saranno Claudio Filippini (pianoforte), Fabio Colella (batteria), Nicola Di Camillo (basso elettrico), Egidio Marchitelli (chitarre).

Nata a Napoli, ma cresciuta a L’Aquila, dove ha anche frequentato il conservatorio, Simona Molinari ha all’attivo sei album. Vanta collaborazioni con Al Jarreau, Gilberto Gil, Peter Cincotti, Andrea Bocelli, Ornella Vanoni, Renzo Arbore, Massimo Ranieri, Raphael Gualazzi.

Nel corso della sua carriera si è esibita al Blue Note di New York e Tokyo, al Teatro Estrada di Mosca e in molti altri club e teatri del mondo. Ha partecipato in gara al festival di Sanremo con i suoi brani Egocentrica e La Felicità e altre due volte come ospite.

Ha vinto il premio Tenco 2022, con la targa interprete. Nel 2019 ha debuttato come attrice nel film C’è Tempo di Walter Veltroni, firmando alcuni brani della colonna sonora. Attualmente sta girando con uno spettacolo di Teatro Canzone su Mercedes Sosa e Maradona e sta per pubblicare un album intitolato Hasta siempre Mercedes.

La quattordicesima edizione del Chocofestival Chieti è promossa da Confartigianato Imprese Chieti L’Aquila con il contributo della Regione Abruzzo e con il patrocinio del Comune. Il centro storico di Chieti e, in particolare, corso Marrucino, per l’occasione, si trasformeranno in un’enorme pasticceria all’aperto. Previsti, come di consueto, stand, esposizioni, specialità da tutta Italia, show cooking, spettacoli, attività per i più piccoli e tante altre sorprese.




NUOVA ROTTA. Nasce l’associazione culturale

Associazione sociale, culturale e politica, nasce grazie alla determinazione di alcuni cittadini uniti dal desiderio di promuovere la cultura, l’inclusione sociale e l’attivismo politico nella direzione della partecipazione attiva, con l’intento di migliorare il benessere collettivo della Comunità

Civitella del Tronto, 4 novembre 2023. La mission di Nuova Rotta, scevra da qualsiasi interesse politico di tipo partitico, è quella di informare, coinvolgere e ispirare i cittadini a partecipare attivamente alla vita sociale, culturale e politica della comunità civitellese.

Il Neopresidente Marco Di Berardino dichiara: “Saremo impegnati in termini etici nel variegato contesto politico, nella convinzione che l’amministrazione pubblica debba agire in modo trasparente, con azioni facilmente intellegibili.”

“La nostra Civitella, purtroppo – continua Di Berardino – è afflitta da anni dalla mancanza di trasparenza. Basti pensare all’Albo Pretorio del Comune dove le determinazioni e le deliberazioni vengono pubblicate sempre con notevole ritardo (addirittura alcune adottate da inizio anno ancora non rese pubbliche).”

Sono ormai anni che la nostra Civitella subisce un’emorragia di residenti, non c’è nessuna politica da parte dell’amministrazione volta a contrastare questo fenomeno. Nessuna strategia turistica è stata pensata e messa in azione negli ultimi dieci anni, tanto è che il numero di visitatori della famosa Fortezza Spagnola è in netto calo. Come del resto non è più tollerabile che l’appalto per la gestione di questo fondamentale bene per il rilancio della nostra Città, venga, oramai da anni, di volta in volta prorogato perché ancora non si è stati capaci di predisporre un nuovo bando. La chiusura delle attività commerciali e la crescente carenza di servizi rendono sempre più difficile e complesso scegliere di vivere a Civitella, sia nel centro storico sia nelle frazioni trascurate e lasciate all’abbandono ormai da anni.

In questo desolante quadro che vede la nostra amata Città spegnersi di giorno in giorno, Nuova Rotta ha l’ambizione di voler provare a risvegliare le coscienze e gli animi dei cittadini civitellesi. C’è bisogno, da parte della Comunità, di uno scatto d’orgoglio, di impegnarsi tutti in prima persona per il bene del nostro Comune.

“Siamo pronti a dialogare con le Istituzioni e tutte le forze politiche che sono disponibili a cambiare lo status quo per costruire il futuro della nostra Città. Siamo consci che la strada sarà lunga e difficile, ma siamo determinati nel voler ridare una speranza alla nostra Civitella: la rotta è tracciata, la direzione è chiara, impegno e lavoro caratterizzeranno il nostro agire quotidiano sul territorio e per il territorio” conclude il Neopresidente Marco Di Berardino.




DELIRIO UNIVERSALE di Stefano Labbia

Quinta raccolta di racconti brevi firmata dall’autore italo brasiliano Stefano Labbia. Passione, furia, amore e ombre si avvicendano sul palco di un’umanità smarrita e sempre più vuota. Chi salverà il mondo?

SCHEDA TECNICA:

Titolo: Delirio universale

Autore: Stefano Labbia

Genere: Narrativa / Mainstream / Raccolta di racconti

Anno: 2023

Editore: Amazon

Pagine: 83

Copertina: Stefano Labbia




L’ASTENSIONISMO POLITICO

Un giorno come un altro sul palco dell’auditorium Zambra. Spettacolo con Carlo De Ruggieri, il Don Cozzi in “Per Elisa” fiction sul caso Claps

Ortona, 4  novembre 2023. Un seggio elettorale è a modo suo un luogo simbolo di una democrazia: quel semplice gesto, ossia votare, per anni è stato considerato quasi sacro da molti italiani, ma con il passare degli anni c’è stato uno scollamento sempre maggiore tra Paese reale e classe dirigente.

Questo fenomeno ha provocato un disinteresse dilagante da parte dei cittadini nei confronti di quel gesto sacro: a ogni tornata elettorale, la prima vera notizia è la crescente astensione degli aventi diritto. È, secondo gli analisti, una malattia irreversibile: tutto ciò non è solo un’analisi di grande attualità, ma si tratta anche della trama del secondo spettacolo della stagione teatrale proposta da Unaltroteatro di Arturo Scognamiglio e Lorenza Sorino presso il comunale Cinema Auditorium Zambra di Ortona (CH).

L’appuntamento con “Un giorno come un altro”, scritto e diretto da Giacomo Ciarrapico è per l’11 novembre alle ore 20.45; la commedia, attraverso un paradosso mette in evidenza la riduzione della consapevolezza del valore del voto nella democrazia. Ciarrapico, noto anche per “Buttafuori” con Marco Giallini e Valerio Mastandrea o “Boris” con Francesco Pannofino Caterina Guzzanti e “Boris il film”, con una scrittura semplice e ironica, induce a riflettere su temi rilevanti.

In questo spettacolo ci sono Luca Amorosino e Carlo De Ruggieri di cui si ricordano le loro collaborazioni in “Piovono mucche”,  “Eccomi qua”  di Ciarrapico e “Boris – Il film”, inoltre De Ruggieri proprio in questo periodo è un volto notissimo del piccolo schermo in quanto interpreta Don Marcello Cozzi, fondatore dell’Associazione Penelope, nella serie “Per Elisa” sul caso Claps in onda su Rai1, un’inchiesta originale in quattro puntate che racconta il caso Claps, con nuove testimonianze e immagini inedite.

In “Un giorno come un altro” si racconta di quel giorno in cui l’astensione raggiungerà livelli quasi assoluti e solo il quattro per cento della popolazione andrà a votare. Ma un seggio elettorale è anche un luogo dove alcuni cittadini, gli scrutatori, sono costretti a passare un’intera giornata uno accanto all’altro: da questa convivenza forzata scaturiscono una serie di momenti assurdi e anche molto divertenti nel confronto tra di loro e tra due mondi diametralmente opposti. Ed è così che Ranuccio e Marco si ritroveranno fianco a fianco nella sezione 4607 (un seggio alle porte di Roma) ad aspettare gli elettori che non arriveranno mai. Uno spettacolo sospeso dove Godot sono gli italiani.

Anche in occasione dello spettacolo dell’ 11 novembre sarà  realizzata un’intervista video con i protagonisti dello spettacolo da parte dei ragazzi che hanno aderito al progetto “video podcast” promosso dal Comune di Ortona: questa intervista verrà montata dal videomaker professionista Mario Mansueto che collabora con la compagnia Unaltroteatro.

Fino all’11 novembre è ancora possibile fare l’abbonamento.




MELONI E L’ASSALTO ALLA COSTITUZIONE

di Rocco D’Ambrosio

Globalist.it, 4 novembre 2023. Nel presentare la proposta di riforma costituzionale, con l’introduzione della elezione diretta del Presidente del Consiglio, la presidente Meloni ha usato espressioni quali: “la madre di tutte le riforme… essa garantisce due obiettivi che dall’inizio ci siamo impegnati a realizzare: il diritto cittadini a decidere da chi farsi governare, mettendo fine a ribaltoni, giochi di palazzo e governi tecnici” (Ansa del 3.11.23).

Personalmente non credo alla validità e onestà di riforme che nascono nel ristretto ambito di una maggioranza o di un partito o (peggio) di pochi esponenti di essi. Non credo nelle riforme che hanno la presunzione di risolvere problemi così atavici del nostro Paese, quasi con una presunta bacchetta magica. Non credo nelle riforme che non rispettano lo spirito e la lettera della Costituzione: che piaccia o meno, agli attuali governanti, l’Italia è una Repubblica democratica e parlamentare. Ci sarà un motivo per cui nessuna carica di rilievo non eletta direttamente dal popolo. Sfugge questo agli attuali governanti? Non sfugge, è solo appositamente ignorato perché la loro cultura presenta molti elementi populisti moderni o, per tornare al passato, di ricerca di uomo forte che risolve ogni problema. Del resto, negli ultimi anni, coloro che hanno proposto riforme costituzionali di questo tipo (per esempio Berlusconi e Renzi) sono stati anche loro parecchio affetti da populismo.

Alla luce di ciò si ha la forte impressione che la proposta di riforma costituzionale nasce più da un generale spirito di assalto all’impianto costituzionale che dalla volontà di riformare la Costituzione per facilitare l’attuazione dei suoi principi fondanti. Dello spirito e della capacità dei Costituenti si è conservato ben poco: si pensi ai Padri Costituenti quali Calamandrei, La Pira, Moro, Togliatti e via dicendo. Gli attuali politici in scena, di questi Padri, hanno ben poco o quasi niente, in termini di libertà, maturità ed eticità personali, competenze e dedizione al bene comune.

Ma non è certo il momento della nostalgia, ma dello studio e dell’impegno per custodire l’eredità dei Costituenti. La Costituzione può essere riformata solo senza tradirla (come fanno i progetti di autonomia differenziata e premierato). Invece un ultimo nobile e autentico esempio di riforma è stato quello degli artt. 9 e 41 sui temi ambientali (2022)

L’attuale maggioranza, eticamente non legittimata (vedi interventi della Corte Costituzionale sulla inaccettabilità della vigente legge elettorale) ora cerca di imporre una riforma a colpi di maggioranza. Inoltre non è stata favorita una partecipazione e discussione delle varie componenti sociali. Una riforma, come scriveva Sturzo, è vera solo se parte “dal basso come consenso, lotta, dinamismo e scende dall’alto come attuazione; dall’intimo come tendenza spirituale espressa e sintetizzata; da tradursi e adottarsi nel contingente dell’azione politica direttiva”.

Mentre la presidente Meloni esponeva le ragioni della riforma mi sono ritornate in mente diverse pagine di Eric Voegelin, in cui affronta il tema della politica gnostica, di destra, o sinistra o centro che sia. Infatti il problema non è quello di collocazione ma è più radicale, è interiore e spirituale. Chi crede in politica di avere le risposte su tutto, di essere autore e perfezionatore di ogni attività e bene; chi si crede al di sopra di tutto e di tutti; chi ignora o disprezza l’avversario politico o una categoria o etnia di persone; chi promuove, in ogni modo, guerra e non pace; chi si serve del nome di Dio (e dei simboli religiosi) e non lo serve, è uno gnostico, è un ideologo.

Seguendo Voegelin si può dire che i vari populisti italiani (Grillo, Renzi, Berlusconi, Meloni e diversi altri), pur nella diversità di storie, formazione, sensibilità e collocazione politica, sono accomunati da alcune caratteristiche:

1. l’insoddisfazione per lo statu quo e per tutta la storia precedente;

2. la convinzione che le difficoltà presenti si devono attribuire alla struttura intrinsecamente deficiente di questo mondo, su cui solo altri hanno responsabilità e non chi parla;

3. la convinzione che è possibile salvarsi dal male di questo mondo purché ci si affidi totalmente al nuovo capo o premier che dir si voglia;

4. l’emergere, nel processo storico, di un mondo buono da uno cattivo, da realizzare basandosi su promesse vane e nessuna visione strategica;

5. il richiamo costante a un “popolo” (gli italiani che hanno eletto l’attuale maggioranza) generalmente preso, ma mai individuato nelle sue forme istituzionali di rappresentanza;

6. il dovere del politico di cercare le soluzioni per determinare tale mutamento, in genere senza rispetto delle regole costituzionali e delle prassi politiche e istituzionali vigenti.

Di questi scenari la storia europea e mondiale ne ha visti tanti. Chi li ha compresi sa bene come finiscono e per questo è oggi preoccupato. E molto.

Rocco D’Ambrosio

Pubblicato su Globalist.it https://www.globalist.it/politics/2023/11/03/meloni-e-le-riforme-un-assalto-alla-costituzione-per-favorire-il-solito-uomo-forte/




PREMIERIATO: “IGNORANZA” ISTITUZIONALE E… CICERO PRO DOMO SUA?

Politicainsieme.com, 4 novembre 2023. C’è inevitabilmente da riflettere su quanto una buona parte della classe politica italiana confermi una sostanziale “ignoranza” istituzionale. Ecco un altro governo che presenta proprie proposte di modifiche costituzionali. Cicero pro domo sua? verrebbe da chiedere considerando che, con il cosiddetto premierato, si vanno a toccare, anche formalmente, gli equilibri tra gli organi dello Stato già profondamente danneggiati nel corso degli ultimi tre decenni.

Sorvoliamo sul fatto che la proposta smentisce del tutto quel presidenzialismo che la Meloni ha continuamente esaltato con i suoi Fratelli d’Italia sin dalla nascita. Anzi, addirittura da quando era una ragazzina nell’MSI di Almirante. Il quale sosteneva la stessa aspirazione della P2: cioè, lo stravolgimento della Costituzione per darle una forte impronta autoritaria. E questo spiega l’analisi di Domenico Galbiati di qualche giorno fa quando esaminava la volontà di rivincita che anima gli esponenti del post neofascismo (https://www.politicainsieme.com/contro-la-costituzione-e-contro-la-storia-la-destra-post-fascista-cerca-la-rivincita-di-domenico-galbiati/).

Sorvoliamo pure sul fatto che il Governo Meloni, come molti dei più immediatamente predecessori nel corso dei 30 anni di bipolarismo, e conseguente svilimento del ruolo del Parlamento, ha uno spazio tale che, già nei fatti, siamo in pieno premierato di fatto. E ciò nonostante la realtà ci dica che i problemi non sono quelli della quantità di potere che l’Esecutivo riesce a sottrarre al Parlamento, e prova a sottrarre al Capo dello Stato, e in qualche modo a tenere a bada la magistratura, bensì quelli della qualità dell’azione di governo.

Da anni la “governabilità” l’ha fatta da padrona a spese della rappresentatività che la nostra Costituzione rinvia, in primo luogo, al Parlamento. Ma anche all’intero sistema della variegata articolazione della struttura dello Stato e del sistema delle autonomie regionali e locali. Nel corso dei decenni si è creata un’elefantiasi di ruolo, responsabilità e capacità di spesa a favore, da un lato, del governo centrale, dall’altro, delle Regioni. I contenziosi che impegnano la Corte costituzionale lo stanno a dimostrare fino a rappresentare la quota più rilevante dell’attività della Consulta. Il tutto a detrimento di quelle provincie e di quei comuni che rappresentano, ma solo in via teorica, il concetto della prossimità con i cittadini. Ciò perché, in realtà, è la partitocrazia a farla da padrona. Una partitocrazia che, più che mai, ha assunto le sembianze di una vera e propria cappa di piombo diretta a soffocare ogni istanza proveniente dalla società.

Sappiamo che la cultura della destra italiana, sin dal periodo post-unitario liberale, ma soprattutto con il ventennio fascista, è stata soprattutto questo: governare a dispetto, e contro, ogni istanza popolare animata da spirito di solidarietà e d’inclusione. E per questo, allora come oggi, si evita di mettere mano ai veri problemi di una democrazia moderna che sono quelli del rispetto degli equilibri sociali ed istituzionali e si finisce per affidare ad un ristretto novero di persone e di gruppi d’interesse la guida di un intero paese. E’ più comodo proporre una cura verticistica dei fenomeni invece che delle cause di un oggettivo malessere che riguarda il nostro sistema democratico da oramai troppo tempo.

Indirettamente lo ha confermato Giorgia Meloni presentando l’idea del “premierato”. Lo ha fatto sorvolando su ogni considerazione dei ruoli e con la solita roboante retorica che, almeno a noi, non ci fa dimenticare la sostanziale mancanza di rappresentatività di un governo espresso da un voto cui ha partecipato meno della metà degli italiani aventi diritto. Nella presentazione di quella che è stata definita, addirittura, la madre di tutte le riforme, è stato sostenuto, tra le altre cose, che così finiranno i ribaltoni e i governi tecnici. Beata lei e la sua maggioranza che si abbandonano a queste speranze. Ignorando completamente, però, che ribaltoni e governo tecnici, cui non sono mancate partecipazione ed apporto da parte di larghe parti di quelli stessi che oggi fanno parte della maggioranza, non sono frutto del sistema costituzionale italiano, bensì dell’incapacità dei partiti e dei politici di affrontare in maniera convincente i problemi del Paese.

A fronte di tanto desolante mancanza di analisi e proterva continuità nel volere lasciare il sistema nelle condizioni in cui è, se non addirittura aggravarle, c’è solo da ricordare che non è passata finora una sola riforma costituzionale tra quelle proposte da un governo, l’ultima fu quella di Matteo Renzi sull’abolizione del Senato. A conferma che quando le cosiddette riforme sono caratterizzate da uno spirito impositivo, giocate a colpi di maggioranza e carenti di un pieno coinvolgimento dell’intero Paese non è affatto detto che trovino il consenso della maggioranza degli italiani.

Tra l’altro, stiamo parlando di una proposta che, ad una prima lettura, appare davvero strampalata e del tutto inedita per le democrazie parlamentari dell’Occidente.




D’AMORE NON SI MUORE. Terza edizione per il concorso

Disegni e cortometraggi degli studenti dedicati a Ester Pasqualoni per dire basta alla violenza di genere

Roseto degli Abruzzi, 4 novembre 2023. Torna anche quest’anno, in vista del 25 novembre, Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, il concorso artistico D’Amore Non si Muore, che vede coinvolti gli studenti delle scuole rosetane e che anche in questa occasione è dedicato alla memoria della dottoressa Ester Pasqualoni, barbaramente uccisa dal suo stalker nel 2017.

L’evento, come tutti quelli organizzati in vista del 25 novembre, è stato promosso dall’Amministrazione Comunale di Roseto degli Abruzzi e dalla Commissione Pari Opportunità di Roseto, con la collaborazione di Roseto Art.Lab., Movimento Italia Gentile e Assorose.

IL CONCORSO. D’Amore Non si Muore è un concorso di disegno e di produzione di cortometraggi rivolto agli studenti iscritti nelle scuole di Roseto degli Abruzzi. A tal fine, sono istituite due sezioni suddivise, a loro volta, in diverse categorie.

Per la sezione di Concorso “Disegno” sono istituite tre categorie: studenti del Comune di Roseto che frequentano le classi 1-2-3 della Scuola Primaria; studenti del Comune di Roseto che frequentano le classi 4-5 della Scuola Primaria; studenti del Comune di Roseto che frequentano le classi 1-2-3 della Scuola Secondaria di primo grado. Ogni studente può partecipare con un solo disegno e la partecipazione è gratuita.

Verranno ammessi disegni realizzati con qualunque tecnica (es. matite, pastelli a cera, tempere, acquarelli, carte, stoffe, materiale di recupero, …). Il disegno deve essere prodotto personalmente e non deve essere già stato pubblicato in giornali o riviste. Saranno ammessi anche i disegni che riportano parti di testo (ad esempio fumetti). La dimensiona del formato da presentare è quella dell’A4.

Per la sezione di concorso Cortometraggio sono previste due categorie: studenti che frequentano nel Comune di Roseto degli Abruzzi gli Istituti Superiori o Licei al primo e secondo anno; studenti che frequentano nel Comune di Roseto degli Abruzzi gli Istituti Superiori o Licei al terzo, quarto e quinto anno.

Ogni cortometraggio deve avere durata massima di 15 minuti, inclusi i titoli di testa e di coda e sono ammessi filmati editi ed inediti.

Nel periodo dalla pubblicazione del bando, e fino alle ore 24.00 del 25 novembre 2023, i genitori, gli educatori e gli insegnanti, o gli studenti stessi, potranno partecipare al concorso inviando il disegno o il filmato alla mail protocollo@comune.roseto.te.it. È possibile la consegna a mano all’URP del Comune di Roseto degli Abruzzi entro le ore 14.00 del 25 novembre 2023 sia del disegno in originale e sia del filmato su un supporto Usb.

Una giuria formata per l’occasione valuterà e assegnerà i premi ai primi classificati per ogni sezione e ciascuna categoria tra coloro che con la loro produzione avranno meglio interpretato il tema del Concorso. La premiazione avverrà in data che verrà comunicata successivamente tramite il sito istituzionale del Comune e con comunicazione diretta a tutti gli interessati, anche tramite le Scuole di appartenenza.

Tutti i disegni selezionati saranno esposti durante la manifestazione di premiazione e pubblicati sulle pagine social dell’Ente. I cortometraggi saranno proiettati in occasione dell’otto marzo, Giornata internazionale dei Diritti delle Donne.

“Prosegue il percorso di sensibilizzazione nei confronti della lotta alla violenza di genere, una piaga che purtroppo è ancora parte della nostra società che vuole dimostrarsi moderna e civile ma che, purtroppo, ancora non lo è – affermano il Sindaco Mario Nugnes e la Presidente del Consiglio Comunale Gabriella Recchiuti – Per questo motivo, anche quest’anno, in vista del 25 novembre, abbiamo voluto rinnovare il concorso dedicato a Ester Pasqualoni, la dottoressa a cui abbiamo già intitolato una strada lo scorso mese di giugno. Fondamentale, poi, è il coinvolgimento dei ragazzi e delle ragazze delle nostre scuole che attraverso i loro lavori e la loro fantasia riescono ad esprimere al meglio il messaggio di condanna nei confronti della violenza. Un ringraziamento dovuto ai dirigenti scolastici rosetani e a tutto il corpo docente per aver accolto anche quest’anno questo importante progetto”.

“Siamo molto contente di proporre, per il terzo anno consecutivo, il Concorso D’Amore non si muore perché crediamo che utilizzare un linguaggio che sia vicino ai giovani sia utile per sensibilizzare su queste tematiche – aggiunge la Presidente Cpo Silvia Mattioli – Non solo attraverso il linguaggio artistico, riservato agli studenti più piccoli, ma anche quello dei video e delle immagini, per gli studenti delle superiori, che prevede la creazione di un cortometraggio. Nelle scorse edizioni abbiamo ricevuto una bellissima risposta da parte degli Istituti Scolastici e ci auspichiamo che anche quest’anno i ragazzi, le ragazze, i bambini e le bambine partecipino con entusiasmo a questa iniziativa”.




PAROLE D’ABRUZZO di Daniela D’Alimonte

Ai nastri di partenza il tour 

Pescara, 4 novembre 2023. È in uscita Parole d’Abruzzo di Daniela D’Alimonte: la nuova serie di Ianieri Edizioni targata Comete. Scie d’Abruzzo, collana  di 36 volumi diretta dallo scrittore Peppe Millanta; questa nuova serie sull’Abruzzo immateriale (sarà di colore fucsia) inizierà il suo tour proprio dal Fla di Pescara, giovedì 9 novembre alle ore 17 presso la Sala Verde del Circolo Aternino, piazza Giuseppe Garibaldi, 51.

Modera il giornalista e scrittore Giovanni D’Alessandro che ha scritto la prefazione. Sarà ospite Millanta per il quale “scavare nelle parole, ricercare la loro origine, arrivare alla loro fonte, significa confrontarsi e mettersi in contatto con quello che siamo stati“, dunque anche la parola dice tantissimo sulla storia di un passato che va riscoperto e che inevitabilmente proietta verso il futuro.

Questo primo di 12 volumi curati dalla stessa D’Alimonte, passa in rassegna alcune delle parole più iconiche del dialetto abruzzese. Di ogni termine è stata riportata la trascrizione con alcuni segni convenzionali, e la trascrizione fonetica vera e propria. Inoltre, sono state inserite attestazioni e varianti e anche il vivo uso nella letteratura locale, a opera di nostri scrittori, oppure la presenza in proverbi e tipici modi di dire. Per ciascuno di essi vi è soprattutto una precisa ricostruzione etimologica.

Come spiega l’autrice: “questo volume vuole essere una raccolta di parole ‘iconiche’ abruzzesi che delineano, cioè, gli aspetti peculiari della nostra regione e ne individuano le usanze, le tradizioni, i modi di dire, i cibi caratteristici. Di ogni termine, trascritto sia nella grafia dialettale che in quella dell’alfabeto fonetico internazionale, è stata ricostruita la propria etimologia scoprendo interessanti derivazioni dalle basi latine greche, a volte in maniera più diretta rispetto ai corrispondenti termini in italiano”.

“Chiaramente – sottolinea la D’Alimonte – per le dimensioni del libro e della stessa collana, è stata effettuata una cernita selezionando le parole più originali e quelle che meglio definiscono l’idea di abruzzesità sotto i vari punti di vista. La ricostruzione delle parole è stata effettuata con rigore scientifico ma nello stesso tempo il testo vuole presentarsi come divulgativo per offrirsi a tutto il pubblico interessato a conoscere il significato, la diffusione e la peculiarità di alcuni termini dialettali abruzzesi. Nello stesso tempo il volume cerca anche di far conoscere e preservare quelli che sono alcuni termini ormai in disuso e destinati altrimenti a scomparire”.

“L’immaginario che scaturisce dalle parole di questo libro – conclude Millanta – è quello del nostro Abruzzo, grande produttore di silenzio, come lo descriveva Giorgio Manganelli: eppure tra quei silenzi ci sono parole che sanno raccontarci ancora molto di noi”.

Anche questa nuova serie, come accade per quella dedicata alla narrativa di viaggio (collana blu) di Comete, gode della fiducia delle Associazioni: I Borghi più Belli d’Italia, Borghi Autentici e I Parchi Letterari.

Il progetto grafico di copertina e i disegni sono a cura di Luca Di Francescantonio, l’impaginazione grafica è di Federica Di Pasquale.

Daniela D’Alimonte è nata a Roccamorice e vive a Pescara. Nella vita svolge la professione di Dirigente scolastico, ha insegnato per 15 anni materie letterarie; è giornalista pubblicista e ha collaborato con la testata ‘Il Centro- Quotidiano d’Abruzzo’. É cultrice di ‘Dialettologia e Linguistica italiana’ presso la Facoltà di Lettere dell’Università ‘G. D’Annunzio’ di Chieti-Pescara e di ‘Linguistica e linguaggi settoriali’ presso la facoltà di Scienze Sociali della stessa Università. Studiosa ed appassionata della storia della lingua italiana e del dialetto, è autrice di numerosi volumi e saggi linguistici che riguardano in particolare la parlata abruzzese e la toponomastica. Dal 2007 è uno dei direttori artistici del Premio Nazionale Parco Majella; è organizzatrice di manifestazioni ed eventi culturali che tendono a promuovere e valorizzare il dialetto della propria regione; è presente nella giuria di numerosi Premi di poesia dialettali abruzzesi. Ha ricevuto il Premio Cultura 2016 della città di Moscufo.




LE MALATTIE INFIAMMATORIE INTESTINALI

Convegno medico per discutere della gestione clinica. L’inizio dei lavori è previsto per le 8:30 presso la Sala Ipogea a Palazzo dell’Emiciclo

L’Aquila, 4 novembre 2023. Sabato 4 novembre, presso la Sala Ipogea del Palazzo dell’Emiciclo, in Via Jacobucci 4, si svolgerà il Convegno Regionale Abruzzo e Molise dal titolo “La gestione delle malattie infiammatorie croniche intestinali M.I.C.I., dal medico di medicina generale al centro specialistico di riferimento”.

Responsabile Scientifico dell’evento è il Prof. Giovanni Latella, Professore Ordinario di Gastroenterologia del Dipartimento di Medicina Clinica, Sanità Pubblica, Scienze della Vita e dell’Ambiente presso Università degli Studi dell’Aquila, Direttore della Scuola di Specializzazione in Malattie dell’Apparato Digerente, oltre che Responsabile della U.O. di Gastroenterologia, Epatologia e Nutrizione presso l’ Ospedale San Salvatore dell’Aquila.

L’incidenza di queste malattie infiammatorie è in aumento nella maggior parte dei Paesi del Mondo compreso l’Italia, esse colpiscono prevalentemente i giovani ed hanno un  impatto negativo sulla qualità della vita dei pazienti, che spesso non ricevono un’assistenza uniforme e una gestione ottimale della loro malattia.

Negli ultimi 20 anni si sono dunque resi disponibili anche nuovi e diversi farmaci, comprendenti i farmaci biologici (specifici anticorpi monoclonali) e più di recente le piccole molecole, ma le varie strategie terapeutiche in uso non sempre sono in linea con le indicazioni riportate dalle linee guida nazionali ed internazionali.

Di queste problematiche e non solo si discuterà durante il Convegno, oltre alla possibilità di sviluppare un’attiva rete clinica tra il Medico di Medicina Generale e il Centro Specialistico di Riferimento, per poter ottimizzare la gestione di queste malattie.

L’evento inizierà alle ore 8:30 con la registrazione dei partecipanti.

Seguiranno i saluti delle Autorità e le relazioni tenute da figure professionali (Specialisti e MMG) che si occupano della gestione delle M.I.C.I.

Il termine è previsto per le ore 17:00, le categorie professionali accreditate avranno inoltre la possibilità di ottenere 6 crediti ECM.




L’OTTIMA STAGIONE ESTIVA: i punti di forza

Nuovo lungomare, eventi di qualità e spiagge naturali e accoglienti

Martinsicuro, 4 novembre 2023. In attesa dei dati definitivi sulle presenze – le parole del delegato al Turismo, Umberto Barcaroli – possiamo affermare che l’aumento dei pernottamenti si attesta intorno al 4%, un dato significativo che certifica che la nostra località inizia ad essere scelta per soggiorni più lunghi, segno che l’offerta proposta sta riscuotendo consensi”.

In effetti, il nuovo tratto di lungomare (e i lavori appena iniziati negli altri due tratti di Villa Rosa e lungomare nord di Martinsicuro), uniti a un innalzamento qualitativo degli eventi (da record di presenze il concerto di Pupo) testimoniano la chiara volontà degli amministratori di voler lavorare in maniera importante e sempre più strutturata sul settore turistico.

“Da segnalare un incremento significativo anche delle presenze straniere in città – continua Barcaroli – molti dei turisti fuori confine scelgono Martinsicuro anche per le sue spiagge naturali e con presenza non invasiva di strutture. Abbiamo investito molto poi nel marchio Vivi Martinsicuro e la sua promozione ha dato subito i suoi frutti,  dobbiamo pertanto continuare su questa strada”.

Un ruolo importante lo ha svolto anche la sinergia con gli operatori turistici. “Un rapporto mai stato così forte – conclude il delegato – grazie anche al nuovo presidente degli operatori turistici, Simone Tommolini e il suo direttivo, con loro c’è massima condivisione e comunione di intenti. Con loro siamo già al lavoro per farci trovare pronti per lo storico appuntamento della partenza della tappa del Giro d’Italia che sarà un’importante vetrina per tutta la città. Ma non vogliamo fermarci qui. Stiamo lavorando anche per destagionalizzare il turismo truentino rendendo attrattiva Martinsicuro anche nei mesi invernali, sarà un percorso lungo, certo, ma crediamo molto in questo progetto”.




DALLA COREA ALLA MARSICA

Vedere da vicino come si produce metano dai rifiuti

Aielli, 4 novembre 2023. Dalla Corea alla Marsica per vedere da vicino come dai rifiuti si produce metano. Alcuni membri del consiglio comunale di Cheongju, capoluogo della provincia sudcoreana del Chungcheong Settentrionale, sono arrivati in Italia nei giorni scorsi per delle visite istituzionali. A guidare la delegazione il presidente della commissione ambiente Hong Seong -kag e il responsabile della commissione ambiente, Jeong Yeon – suk che hanno prima avuto modo di conoscere i meccanismi di un’azienda che produce energia e poi si sono spostati ad Aielli per visitare l’impianto di trattamento dei rifiuti Aciam dove è attivo da qualche mese un bio-digestore anaerobico che dalla lavorazione dei rifiuti conferiti dai diversi comuni produce 11.500 metri cubi al giorno di metano poi immesso nelle rete di distribuzione.

Il gruppo coreano è stato accolto dal personale Aciam e Tekneko, socio maggioritario della società consortile, che ha prima illustrato la storia e il funzionamento dell’impianto e poi ha accompagnato i membri del consiglio comunale di Cheongju a visitare tutta l’area. Tanti sono stati i quesiti posti dai rappresentanti istituzionali al personale in servizio e tanti i dettagli forniti per poter comprendere al meglio il ciclo dei rifiuti attivo nell’impianto di Aielli.

“Il nostro impianto è un vero e proprio orgoglio non solo per Aciam e Tekneko ma per l’intero territorio – ha commentato il Presidente di Tekneko, Umberto Di Carlo, membro del cda di Aciam – essere presi a esempio da illustri professionisti per quanto fatto nel sito di Aielli è per noi un vero e proprio vanto. Abbiamo ricevuto apprezzamenti da importanti atenei italiani, da riviste e media di settore, e ora da amministratori di una città della Corea che conta 831.635 abitanti. Un lavoro che inizia a dare i suoi frutti e che ci spinge a guardare sempre avanti”.




L’ABRUZZO AL MERANO WINE FESTIVAL

Piano per la promozione del settore agroalimentare 2023. L’evento rientra nel Protocollo d’intesa tra Regione Abruzzo – Assessorato all’Agricoltura, Camera di Commercio del Gran Sasso e di Chieti – Pescara

Merano, 4 novembre 2023. Al via il Merano Wine Festival, una delle più importanti manifestazioni enogastronomiche internazionali, che fino al 7 novembre ospita nella città altoatesina il meglio dei prodotti tipici abruzzesi con la partecipazione di ben 26 aziende regionali del mondo vitivinicolo e dell’agrifood, oltre a produttori, visitatori, stampa ed operatori del settore di tutto il mondo.

Sempre al fianco delle aziende locali, la Camera di Commercio Gran sasso d’Italia partecipa all’evento per la promozione del settore agroalimentare, nell’ambito del protocollo d’intesa siglato con la Regione Abruzzo – Assessorato all’Agricoltura e con la Camera di Commercio di Chieti – Pescara.

La presenza alla manifestazione di Merano di diverse aziende abruzzesi di qualità ha l’obiettivo di far emergere le eccellenze regionali nel settore enogastronomico e di farle conoscere non solo in Italia, ma anche a livello internazionale, puntando anche alla valorizzazione dei nostri territori nel mondo, che oltre al cibo di qualità e al buon vino offrono anche mete turistiche di tutto rispetto” così la presidente Antonella Ballone.

Le 26 imprese della collettiva Abruzzo sono presenti nell’area Gourmet Arena, dove è previsto un fitto programma di Show Cooking con il coinvolgimento dell’unione cuochi regionali abruzzesi e dei 7 Gal regionali. Tra i prodotti esposti: vino, olio EVO, pasta, pomodoro, aglio nero e salumi tipici. Contemporaneamente nelle altre sale di esposizione sono presenti altre imprese locali che partecipano individualmente nelle varie aree tematiche (biodinamica, champagne, ecc.).




TORNA ORIENTATI AL FUTURO

Quattro appuntamenti nelle scuole di Chieti. Al via la quarta edizione dell’iniziativa dedicata all’orientamento degli studenti delle quinte superiori

Chieti, 4 novembre 2023. Torna l’appuntamento con Orientati al Futuro, l’evento dedicato all’orientamento degli studenti delle quinte superiori. L’iniziativa, giunta alla quarta edizione, è promossa da Confartigianato Imprese Chieti L’Aquila e da Europe Direct Chieti, in collaborazione con la Camera di Commercio Chieti Pescara, con l’Università degli studi ‘G. d’Annunzio’ e con Academy ForMe.

Quattro gli incontri previsti. Ad ospitarli saranno le scuole: lunedì 6 novembre, dalle 10 alle 13, l’Istituto di istruzione superiore U. Pomilio, martedì 7 novembre, dalle 10 alle 13, il liceo statale I. Gonzaga, giovedì 9 novembre, dalle 14 alle 15:30, il liceo artistico N. da Guardiagrele e mercoledì 15 novembre, dalle 10 alle 13, l’Itcg Galiani – De Sterlich.

In tutti gli incontri sono previsti gli interventi del direttore generale di Confartigianato Chieti L’Aquila, Daniele Giangiulli, sul tema “La situazione del lavoro in Abruzzo e le opportunità del programma GOL”, e di Annalisa Michetti, referente Europe Direct Chieti, sul tema “Le opportunità di mobilità all’estero”.

Inoltre, nell’evento del 6 novembre è previsto l’intervento di Lorenzo Ruggiero, del Punto Impresa Digitale della Camera di Commercio Chieti Pescara, che parlerà di dati Excelsior. Sullo stesso tema si concentrerà il 7 novembre Lisa Del bello, sempre del Pid. Giovedì 9 novembre, invece, Gianluca De Santis, responsabile Ufficio Digitalizzazione, sviluppo delle imprese e orientamento al lavoro della Camera di Commercio parlerà di competenze digitali, mentre mercoledì 15 novembre Federica Talanga, del Nuovo Servizio Nuove Imprese dell’ente camerale, si concentrerà su “Design Thinking e presentazione del nuovo servizio SNI”.

Spazio, poi, ai casi di successo: all’istituto Pomilio, Alessio Della Volpe racconterà ai ragazzi l’esperienza della Fox Consulting in materia di cybersecurity, al Gonzaga Stefano Giannascoli parlerà della storia di Taiprora in materia di automazione industriale e al Galiani – De Sterlich Angelica Paolo racconterà l’esperienza della DeepCube in materia di customer experience.




NUOVO CODICE DEI CONTRATTI PUBBLICI

Ombre e luci sulle recenti novità

Teramo, 4 novembre 2023. “Il nuovo codice dei contratti pubblici è sicuramente migliorativo sotto alcuni aspetti. Tuttavia, sono state introdotte regole che penalizzeranno molto i professionisti a favore delle imprese”. Con queste parole il presidente del Consiglio nazionale degli Ingegneri, Angelo Domenico Perrini, ha aperto, ieri pomeriggio a Teramo, nell’auditorium del Parco della Scienza, il seminario organizzato dall’Ordine degli Ingegneri teramani sul nuovo codice dei contratti pubblici.

Insieme al presidente del CNI Perrini sono intervenuti anche il vicepresidente nazionale Elio Masciovecchio e la tesoriera Irene Sassetti. Un approfondimento importante e particolarmente partecipato visto che non tutte le recenti novità apportate al nuovo codice dei contratti pubblici convincono sino in fondo i tecnici del settore. Un focus necessario soprattutto per chiarire alcuni aspetti come la regolamentazione dell’appalto integrato, lo sfruttamento intellettuale e l’equo compenso.

Dopo i saluti istituzionali del presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Teramo, Leo De Santis e dell’assessore all’Urbanistica del Comune di Teramo, Graziano Ciapanna, l’avvocato Francesco Barchielli ha tenuto una relazione sui principi del nuovo codice dei contratti, sulle procedure di affidamento e sull’applicazione del decreto parametri ed equo compenso. Sandro Catta, consigliere del CNI, ha poi spiegato i contenuti delle nuove fasi progettuali, l’appalto integrato e l’esecuzione dell’opera pubblica secondo le novità apportate al nuovo codice.

“Abbiamo fortemente voluto a Teramo Angelo Perrini, massimo esponente del Consiglio nazionale degli Ingegneri – dichiara il presidente Leo De Santis – per chiarire alcuni aspetti critici che riscontriamo nel nuovo codice dei contratti pubblici. La presenza e la partecipazione al dibattito odierno di tanti colleghi sono il segno delle criticità che noi professionisti dobbiamo affrontare a causa di regole che cambiano continuamente”.




OBIETTIVO GIULIA_NOVA

Associazione Culturale e Laboratorio di Idee

Giulianova, 4 novembre 2023. L’Associazione Obiettivo GIULIANOVA nasce come laboratorio di idee e luogo di riflessione, al servizio della nostra comunità e per la valorizzazione della Città, delle sue bellezze e della sua storia ma con una inevitabile proiezione nel futuro auspicato dalle giovani generazioni.

Le dichiarazioni: A tale scopo ci impegniamo a diffondere la cultura e a favorire la crescita di un pensiero critico attraverso il confronto con tutti gli Enti, le Associazioni e, in particolar modo, con i cittadini, al fine di valorizzare il patrimonio locale inteso come necessario elemento di raccordo tra passato e futuro e quale risorsa indispensabile per lo sviluppo sostenibile.

Abbiamo scelto di chiamarci Obiettivo GIULIANOVA perché il nostro intento è proporre, non solo eventi e attività culturali, ma anche progetti che avranno un deciso impatto sulla nostra Città, in sinergia con l’Amministrazione Comunale, con la quale instaureremo un fattivo e costruttivo dialogo.

A tal fine abbiamo deciso di dare vita alla nostra Associazione, che vanta oggi 26 soci fondatori, ma è aperta a coloro che vorranno aderire per donare, alla Città, le proprie idee ed energie. Nel corso della prima riunione il Direttivo, composto da Giampiero Di Candido, Federico Montebello, Jurghens Cartone, Laura Fazzini, Filippo Di Giambattista, Matteo Brizzi, Anna Lisa Mega e Aldo Laurenzi, ha eletto all’unanimità Fabrizio Bonaduce come Presidente.

Negli ultimi mesi i soci fondatori si sono impegnati a raccogliere le istanze dei cittadini per trasformarle in opportunità concrete di sviluppo per il nostro territorio, elaborando progetti e individuando linee di finanziamento che permettano di realizzarli. Tali progetti saranno illustrati in incontri pubblici, al fine di valutarli e migliorarli insieme a tutti i concittadini.

In prospettiva futura l’Associazione darà il proprio contributo nella prossima campagna elettorale, dando la possibilità – a chi vorrà mettersi in gioco – di farsi interprete e promotore degli interessi dei cittadini.

I primi interpreti siamo proprio noi, perché solo insieme possiamo fare la differenza.




LA CITTÀ INVISIBILE. Arte Performativa Integrata

Al via le iscrizioni per il corso gratuito presso la Fondazione Pescarabruzzo

Pescara, 4 novembre 2023. Giovedì 9 novembre, presso la Fondazione Pescarabruzzo, avrà inizio il primo di dodici incontri gratuiti del Corso di Arte Performativa Integrata La Città Invisibile, promosso e realizzato dall’attore e insegnante, Marco Paparella, in partnership con la Fondazione Pescarabruzzo e la collaborazione della Fondazione Caritas Diocesana Pescara-Penne. Sarà un vero e proprio laboratorio di arti sceniche gratuito, rivolto a tutti coloro che vogliono sperimentare un diverso modo di relazionarsi con sé stessi, con gli altri e con la propria città.

«Nel centenario della nascita di Italo Calvino, siamo lieti di promuovere e ospitare questo corso di arte scenica che trae ispirazione da una delle sue opere più famose Le Città Invisibili. L’intento è anche quello di aiutare le giovani generazioni a conoscere uno tra gli autori italiani più importanti sulla scena nazionale e internazionale», dichiara Nicola Mattoscio, Presidente della Fondazione Pescarabruzzo.

«Disegneremo nuove mappe emozionali per misurarci con l’altro e con lo spazio che ci circonda, che spesso diamo per scontato. Per farlo useremo le tecniche dell’arte teatrale: la riscoperta delle potenzialità del corpo e della voce; l’espressività del movimento individuale e corale; il respiro come ascolto di sé e dell’altro», spiega l’ideatore Marco Paparella.

Grazie alla collaborazione con la Fondazione Caritas Diocesana Pescara-Penne ci sarà l’opportunità di condividere la ricerca e l’attività esperienziale anche con gli ospiti della Cittadella dell’Accoglienza “Giovanni Paolo II” e in quei luoghi della città più “invisibili”.

Il laboratorio è diviso in tre moduli, ognuno ispirato ad una lezione americana di Calvino: Leggerezza, Rapidità e Visibilità. Ogni modulo è indipendente, ogni partecipante maggiorenne potrà quindi scegliere il numero di moduli da seguire.

I giorni e orari del corso sono: 9/12 novembre, 16/19 novembre, 23/26 novembre

Giovedì: ore 18.00 – 20.00; venerdì: ore 10.00 – 13.00 / 15.00 – 19.00; sabato: ore 10.00 – 13.00 / 15.00 – 19.00; domenica: ore 10.00 – 13.00

Marco Paparella. Regista, attore, conduttore di laboratori di Teatro e Teatro Sociale. Inizia la sua attività professionale e di formazione nel 2001 presso il Teatro dell’Orologio di Mario Moretti in Roma. Studia a Parigi con Jean Paul Denizon, attore storico e assistente alla regia di Peter Brook. Lavora in diversi teatri e realtà romane, tra cui il Gigi Proietti Globe Theatre, dal 2005 al 2023, con gli spettacoli “La dodicesima notte” e con il “Sogno di una notte di mezza estate”, entrambi con la regia di Riccardo Cavallo. Lavora tra gli altri con Andrea Camilleri, Alessandro Haber, Ennio Fantastichini, Edoardo Siravo. È stato assistente alla regia per Glauco Mauri.




XIII° CONCORSO FILOMENA DELLI CASTELLI

Pubblicato il bando. Questo il tema del “L’importanza del linguaggio nelle forme di vittimizzazione secondaria: la parola è un’arma potente, può ferire e può curare”

Teramo, 4 novembre 2023. È stato pubblicato il bando del XIII° Concorso Filomena Delli Castelli, concorso rivolto alle Scuole Superiori italiane ed indetto anche quest’anno dalla Commissione Pari Opportunità e dall’Assessorato alla Pubblica Istruzione e Pari Opportunità, con il patrocinio dell’Università degli Studi di Teramo e dei Comuni delle scuole aderenti. Per partecipare occorre realizzare uno spot o un breve cortometraggio sul tema scelto per l’edizione 2023:  “L’importanza del linguaggio nelle forme di vittimizzazione secondaria: la parola è un’arma potente, può ferire e può curare”.

Gli studenti iscritti al concorso saranno invitati a partecipare ad un incontro formativo durante il quale esperti del settore, docenti universitari, psichiatri e psicologi, forniranno informazioni, spunti di riflessione, suggerimenti e suggestioni utili ad orientarli sulla scelta dei contenuti, dei metodi e degli aspetti innovativi per realizzare i loro elaborati. L’incontro formativo si terrà negli spazi dell’ Università degli Studi di Teramo il 15 febbraio 2024. 

La partecipazione al concorso è gratuita. Gli interessati sono invitati a far pervenire la loro adesione entro il prossimo 30 Novembre.

Il tema di quest’anno vuole richiamare l’attenzione su quelle situazioni in cui le vittime di violenza diventano vittime una seconda volta: nei tribunali, nei percorsi legali e sanitari, nella rappresentazione dei media, nel contesto sociale, nel giudizio delle scelte di vita, a causa di un linguaggio superficiale e inadatto.  L’intento è dunque far riflettere sull’importanza della comunicazione nelle relazioni interpersonali, e soprattutto sui social. La parola, infatti, può essere usata come arma di violenza ma può anche essere un prezioso strumento di cura, di riscatto e di inclusione.




IL MAESTRO DELLA PAROLA IN ABRUZZO

Vincenzo Costantino al museo delle Genti d’Abruzzo. Un’opportunità unica con uno dei poeti rock contemporanei più influenti

Pescara, 4 novembre 2023. L’Abruzzo si prepara a dare il benvenuto a uno dei poeti più influenti della letteratura contemporanea, Vincenzo Costantino, in occasione del Festival di Libri e Altre Cose (FLA), l’8 e 9 novembre presso il Museo delle Genti d’Abruzzo, situato in Via delle Caserme n. 16, il celebre autore guiderà una straordinaria palestra di scrittura di due giorni.

Vincenzo Costantino, noto per le sue parole incisive e il suo impatto costante e duraturo sulla scena letteraria italiana, offrirà un’opportunità unica per aspiranti scrittori e appassionati di poesia. Durante le due serate, dalle 18:00 alle 20:00, i partecipanti avranno l’opportunità di immergersi nel mondo della scrittura creativa, esplorando le tecniche e le ispirazioni che hanno reso Costantino uno dei poeti contemporanei più influenti.

Tuttavia, i posti sono estremamente limitati, solo 12.

Per candidarsi, è possibile contattare il numero 3922349014, visitare le pagine Facebook dell’artista o del FLA

Vincenzo Costantino Çinaski ha prodotto testi per numerosi artisti di spicco nel corso della sua carriera, tra cui Vinicio Capossela e Simone Cristicchi.

La sua influenza sulla scena letteraria contemporanea è incalcolabile, e questa è un’opportunità straordinaria sia per il territorio che per coloro che desiderano apprendere direttamente da uno dei maestri della parola.

La sera del 9 novembre sarà comunque aperto a tutti il “Bingo Poetico” in cui si giocherà con emozioni e parole.

Il Festival FLA è noto per portare autori di fama nazionale e internazionale a Pescara, offrendo agli amanti della letteratura l’opportunità di immergersi nella creatività e nell’arte della scrittura.

La presenza di Vincenzo Costantino Cinaski promette di essere uno dei momenti salienti dell’evento, attirando scrittori, poeti e appassionati di letteratura da tutta la regione.

Contatti:

Watsapp: 3922349014

Instagram: https://www.instagram.com/vincenzo costantino official/

Facebook: https://www.facebook.com/vincenzocostantinocinaskicostantino,




SI INSEDIA IL CONSIGLIO COMUNALE BABY

Berardinetti: orgoglio per la nostra comunità

Sante Marie, 4 novembre 2023. Cambio di guardia nel consiglio comunale baby del Comune di Sante Marie. Ieri mattina si sono ufficialmente insediati il nuovo baby sindaco, Patrizio Ermili, e i consiglieri eletti dai loro compagni di scuola nell’assise civica dei più piccoli.

Le elezioni si sono svolte nei giorni scorsi nella scuola primaria Lombardo Radice grazie al lavoro di sensibilizzazione portato avanti dagli insegnanti, d’intesa con la dirigente scolastica, Clementina Cervale, e in collaborazione con l’amministrazione comunale.

Archiviate le operazioni di voto i bambini sono stati accolti dal sindaco Lorenzo Berardinetti in municipio per l’insediamento. Il primo cittadino ha consegnato la fascia tricolore al baby sindaco Ermili che ha ringraziato nel suo discorso tutti i coetanei che gli hanno dato fiducia.

Presenti all’insediamento anche i membri dell’associazione carabinieri in congedo sezione di Tagliacozzo, guidati dal presidente Filippo Di Mastropaolo che hanno lodato l’importante esercizio di educazione civica promosso dalla scuola di Sante Marie.

Il consiglio comunale baby sarà composto dal sindaco Patrizio Ermili, affiancato da Cloe Salera, Davide Morgante, Edoardo D’Andrea e Leonardo Anzini. All’opposizione Luna Sorelli, Flavio Di Giuseppe e Tommaso Laurini.

Al termine dell’insediamento gli amministratori insieme agli studenti, ai carabinieri in congedo e ai membri della Protezione civile di Sante Marie in occasione del 4 novembre hanno deposto una corona al monumento ai caduti benedetta dal parroco padre Michelangelo Pellegrino.

“Avere in una comunità come la nostra una scuola attiva e propositiva è un orgoglio – ha commentato il sindaco Berardinetti – siamo soddisfatti del lavoro che quotidianamente svolgono le insegnanti e dell’entusiasmo dei bambini nel portare avanti iniziative come quella del consiglio comunale baby”.




VENTO FORTE E ALBERI CADUTI

Il Co.n.al.pa. Abruzzo “Servono esperti per la cura del verde. Basta cattiva gestione”

Vasto, 4 novembre 2023. La tempesta atlantica Ciaran ha sferzato l’Abruzzo con venti di oltre 130 km/h e a pagarne le conseguenze di questo disastro anche il patrimonio arboreo nella nostra regione. Molti gli alberi caduti nel teramano, nel vastese, in provincia di Pescara, che hanno provocato danni e disagi alla circolazione. Imponenti pini storici sono crollati a Vasto, nella Villa comunale, poi a Silvi marina e Silvi alta dove c’è stata tanta paura per grossi alberi sradicati lungo via Santa Lucia e caduti sulle case vicine. Come in ogni situazione meteorologica estrema soccombono sempre quelle alberature sottoposte a danni strutturali, riaccendendo un problema annoso e ormai tangibile, ovvero la cattiva gestione del verde urbano e periurbano.

“Ha fatto molta impressione la foto dei grossi pini storici di Silvi alta divelti dal vento e caduti sulle case – commenta in una nota il Coordinamento regionale Co.n.al.pa. Abruzzo (struttura del Coordinamento Nazionale Alberi e Paesaggio) – Poteva essere una tragedia e per fortuna non è successo nulla. Ogni volta il maltempo ci porta il conto dei danni che vengono perpetrati al patrimonio arboreo. È stato impressionante anche il crollo del pino storico dentro la Villa Comunale di Vasto, per fortuna senza provocare feriti. E poi anche gli alberi crollati lungo la pista ciclabile di Vasto Marina, il grosso platano caduto a Viale Pindaro a Pescara, i  pini storici crollati a Silvi marina ecc… In tutte le situazioni di caduta alberi ci troviamo di fronte, come al solito, a problemi derivati da molteplici interventi sbagliati, taglio delle radici, colletti strozzati o cementificati, radici soffocate nel cemento, cattive potature che hanno provocato difetti strutturali e indebolimento generale delle piante.”

“Vogliamo ribadire, con forza, che non esistono assolutamente alberi killer, un termine fuorviante che però piace a molti, ma che non c’entra nulla con la realtà dei fatti.” continua l’associazione, “Gli alberi cadono perché qualcuno, molto spesso, li rende pericolosi. Ecco perché la nostra associazione è impegnata da sempre a segnalare agli organi competenti e alle stesse amministrazioni comunali le tantissime criticità del patrimonio arboreo nel tentativo di coinvolgere esperti e trovare soluzioni se possibile. Anche in questa situazione si parla nuovamente dei pini come alberi pericolosi e instabili, in realtà è il contrario perché sono alberi con imponenti apparati radicali che poi vengono manomessi in città e lungo strade rendendoli instabili. Quindi basta anche con questa fobia dei pini che sono il simbolo del nostro paesaggio mediterraneo ma poi vengono martoriati in qualsiasi occasione.”

“Chiediamo nuovamente alle amministrazioni pubbliche di promuovere di più quegli interventi specialistici che servono per salvaguardare il patrimonio arboreo e la sicurezza dei cittadini – conclude l’associazione – gli abbattimenti indiscriminati o le potature senza regole adesso, a tempesta passata, non servono a nulla e producono nuovi danni. Serve monitoraggio, studio di casi e delle criticità, ricerca delle soluzioni, interventi di potatura professionali e soprattutto evitare di aprire cantieri a ridosso delle zone critiche radicali degli alberi. Tutti accorgimenti importanti per evitare futuri disastri. Infine, serve ripiantare, dove adesso mancano gli alberi, per rinverdire nuovamente le nostre strade e  aree urbane.”




IL CASTELLO PICCOLOMINI

Attività per il fine settimana

Celano, 3 novembre 2023. Sabato 4 e domenica 5 novembre i musei e i luoghi della cultura statali saranno ad accesso gratuito per tutti.

Per il pomeriggio di domenica 5, il Castello Piccolomini di Celano, nell’aquilano (Direzione Regionale Musei Abruzzo) propone due attività culturali di grande spessore: si inizia alle ore 15:00 con una visita guidata al Castello a cura dei concessionari dei Servizi Educativi,  Ambecò e Antiquae (8 euro a persona).

Alle 17:30 si prosegue con lo spettacolo teatrale “Non ditelo alle stelle”, ispirato alla tragedia dell’affondamento della nave Arandora Star, a cura del Teatro Stabile d’Abruzzo in collaborazione con New Sounds and Beyond (5 euro a persona).




LA MANIFESTAZIONE A DIFESA DEL CANILE

M5s co-organizzatore: una battaglia di civiltà per chiunque abbia a cuore i cani di Pescara

Pescara, 3 novembre 2023. È per domani, sabato 4 novembre, alle ore 16:00 in Piazza Salotto l’appuntamento che chiamerà a raccolta associazioni, volontari ed attivisti del mondo animale, in una grande manifestazione nata dalla collaborazione tra il M5S Pescara, la Lega del Cane Sezione di Pescara e tante organizzazioni animaliste del territorio pescarese e no.

“L’obiettivo di questo sit-in – commenta il consigliere Paolo Sola – è di mandare un segnale all’amministrazione Masci dopo la scelta assurda di procedere con la chiusura del canile di Via Raiale ed il trasferimento di tutti i suoi ospiti nella struttura di Civitella Casanova. Una decisione che abbiamo sempre fortemente contestato perché, con la spesa di soli 15mila euro, sarebbe possibile rendere nuovamente funzionale il nostro rifugio evitando uno spostamento traumatico per tanti animali impegnati in delicati percorsi di recupero dopo un passato fatto spesso di violenza e maltrattamenti.

Tanti personaggi di grande richiamo hanno già sposato questa causa e rilanciato l’iniziativa, chiedendo alla Giunta Masci di tornare indietro sulla propria scelta – commentano i consiglieri Erika Alessandrini e Massimo Di Renzo – da Andrea Scanzi a Naike Rivelli e Sandra Milo, e ora l’invito è rivolto alla città e a tutti coloro che hanno a cuore le sorti dei nostri amici animali, perché si possa mandare tutti insieme un messaggio inequivocabile a difesa dei cani della nostra città”.

L’appuntamento quindi è per domani, sabato 4 novembre, alle ore 16:00 in Piazza Salotto per una manifestazione che si preannuncia molto partecipata e con l’adesione di:

– Lega del Cane  

– LAV

– LEIDAA (Lega Italiana Difesa Animali e Ambiente)

– Animalisti Volontari Pescara

– OIPA Italia

– LEAL (Lega Antivivisezionista)

– Earth Pescara

– 9Vite Gatti di Pescara

– Guardie Volontarie WWF Pescara

– Associazione Qua la Zampa

– Cani Liberi Onlus

– Cadapa (Comitato Antispecista Difesa Animali Protezione Ambiente)

– Amici per 1 pelo ODV

– Animali alla riscossa ODV

– 99 Gatti ODV

– Cani sciolti ODV

– Amici del cane ODV

– Le Stregatte ODV

– Animalisti Italiani

– Partito Animalista Europeo

– Mazì Arcigay Pescara

– Associazione La Grande Pescara

– Radicali Abruzzo

– Movimento 5 Stelle Pescara

– PD Pescara

– Giovani Democratici




L’ORSA AMARENA IN COPERTINA

Firmata dall’artista Giuseppe Stampone per il nuovo numero di D’Abruzzo autunno 143

Ortona, 3 novembre 2023. È uscito il numero autunnale della rivista trimestrale D’Abruzzo Turismo Cultura Ambiente con la copertina realizzata dall’artista Giuseppe Stampone con un’opera appositamente realizzata per questo numero e dedicata all’orsa Amarena con i suoi cuccioli. All’interno della rivista, infatti, l’articolo a firma di Rossella Farinotti ci presenta Stampone, la sua attività e il suo ultimo progetto La natura delle cose in cui in maniera sottile e sofisticata, l’artista presenta le sue critiche nei confronti del mondo, attutite dalla poesia e dall’estetica dei suoi luoghi d’origine: il Gran Sasso e la Maiella.

La perdita dell’orsa Amarena pone il problema del difficile rapporto tra uomo e animali protetti, in territori dove i vincoli della tutela faunistica devono fare i conti con la trasformazione sociale ed economica delle comunità e questo argomento è l’oggetto delle interviste al Prof. Paolo Ciucci biologo, esperto in gestione e conservazione della Fauna selvatica, e a Goffredo Arcieri, Vice Comandante del Reparto Carabinieri Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise.

Un reportage a firma di Lucia Arbace con foto di Gino Di Paolo è dedicato alla mostra Panorama L’Aquila (progetto realizzato da Italics) tenutasi lo scorso settembre in ben diciannove sedi della città che ha vissuto un vivace fermento culturale nelle performance d’artista, nelle installazioni d’arte contemporanea accanto a capolavori d’arte antica, selezionati e messi a disposizione da oltre sessanta tra antiquari e galleristi di grande fama.

Lo Speciale di sedici pagine dedicato ai paesi del Parco Nazionale della Maiella, come di consueto ormai da alcuni numeri della rivista, questa volta propone: Manoppello, Serramonacesca, Lettopalena e Pratola Peligna in cui la spiritualità dei luoghi si rende manifesta anche attraverso le bellissime lavorazioni in pietra che troviamo nei capolavori delle abbazie di San Liberatore a Maiella o Santa Maria d’Arabona.

Un itinerario di Franco Persia ci porta alla scoperta di luoghi magici che, in ogni tempo ed in ogni cultura, hanno affascinato suscitando suggestioni di meraviglia, di paura, di rispetto e di rifugio. Accade nei boschi di Rocca Santa Maria, in provincia di Teramo, che ammantano i profili arrotondati dei Monti della Laga e che custodiscono, in località Jacci di Verre, presso il Ceppo, un luogo unico fatto di “faggi torti” dalle forme innaturali e bizzarre.

Pablo Dell’Osa ci racconta quanto accadde a Pescara e ad Ortona, 80 anni addietro, il 9 settembre 1943, il giorno in cui vinse la paura e gli accadimenti delle 90 ore topiche per il destino del Belpaese.




I CUCCIOLI DELL’ORSA AMARENA STANNO BENE

Oipa: «vietare la caccia nelle aree che frequentano»

Milano, 3 ottobre 2023. Occorre permettere ai due giovani plantigradi di continuare a crescere senza essere disturbati e senza rischiare la vita

I giovani orsi di Amarena stanno bene e crescono. Questa la confortante notizia che oggi dà il Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, ma ora vanno difesi dai cacciatori. Si vieti l’attività venatoria nelle aree frequentate dai due cuccioloni. Così l’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa).

Gli orfani hanno 10 mesi e hanno bisogno di essere lasciati in pace tanto dai curiosi quanto dai cacciatori. In vista dell’apertura della caccia al cinghiale, la richiesta ufficiale è già arrivata agli organi competenti da parte del Pnalm e l’Oipa la sostiene e la rilancia ricordando che si tratta di esemplari appartenenti a una specie protetta che si trovano in un momento molto delicato. Hanno subito la morte della mamma due mesi fa e, nonostante tutto, rimanendo insieme sono riusciti a sopravvivere. Ora sono in procinto di andare in letargo e vanno tutelati dalle istituzioni e dalla comunità.

L’Oipa chiede che la Regione Abruzzo e l’Ambito territoriale di caccia (Atc) di Avezzano sospendano la caccia nelle zone che vedono la loro presenza, come attestato dal monitoraggio del Parco. Occorre permettere ai due giovani plantigradi di continuare a crescere senza essere disturbati e senza rischiare la vita.

Evidenziamo che lo scorso ottobre sono state introdotte sanzioni penali specifiche per l’uccisione, la cattura o la detenzione dell’orso marsicano e quindi sembra contradittorio che dopo neanche un mese dall’inasprimento delle sanzioni si possa cacciare nelle zone dove vivono anche gli orfani di Amarena.

[Foto: Carabinieri forestali/Pnalm]




IL CAMMINO TERAMANO

La Provincia di Teramo incontra i comuni per presentare una prima bozza progettuale

Teramo, 3 novembre 2023. Nella giornata di ieri l’incontro, nella sede di via Milli, promosso dalla Provincia di Teramo per presentare ai comuni una prima bozza del progetto provvisoriamente denominato “Cammino Teramano (Ca.Te.)”.

Il cosiddetto “turismo lento”, cioè quello dei percorsi storici, religiosi, paesaggistici ed artistici, sta attraversando un periodo di impetuosa crescita ed evoluzione in tutta Europa. A tal proposito, l’amministrazione guidata dal presidente Camillo D’Angelo ha voluto imbastire un progetto turistico unitario provinciale, accedendo innanzitutto alle risorse già stanziate per il cratere sismico 2016-2017 (fondi USR 2022), pari a circa 6 milioni di euro: in particolare, la destinazione di tale misura è specificata sia nella realizzazione ex novo e sia nella riqualificazione dei Cammini.

Con l’ausilio di esperti in materia, anche sulla scorta dei più virtuosi esempi di cammini italiani ed europei, la Provincia di Teramo ha predisposto e presentato una prima bozza progettuale alle amministrazioni comunali del territorio, con l’obiettivo di arrivare congiuntamente alla definizione nel dettaglio dei percorsi e dare quindi avvio ad uno studio di fattibilità concreto e finanziabile.

La bozza iniziale prevede un percorso ad anello di 12 tappe giornaliere di lunghezza variabile (dai 10 ai 23 chilometri per ciascuna tappa), per un totale di oltre 200 chilometri di tracciato pedonale, dotato di apposite infrastrutture attrattive e ricettive, in un’ottica di fruibilità a 360 gradi del territorio.

Così il presidente Camillo D’Angelo a margine dell’incontro: “le singole tappe e il percorso nel suo insieme costituiscono un viaggio attraverso i luoghi, i colori e i sapori della nostra terra, all’insegna dei borghi, delle chiese, del buon cibo e della rinomata ospitalità che ci contraddistingue”.

“Reputiamo urgente quanto necessario incrementare l’attrattività territoriale sotto il profilo turistico, dando concretezza ad una visione strategica condivisa con tutti i sindaci del nostro territorio”.

Il progetto presentato è completamente aperto ed integrabile con tutti i contributi e le modifiche che i comuni vorranno proporre ed apportare, in un’ottica di fattiva collaborazione, per migliorare l’idea progettuale ed accelerare quindi l’iter realizzativo.




LA PAURA DELLA DEMOCRAZIA

di Carlo Polvara

PoliticaInsieme.com, 3 novembre 2023. La nuova piccola, riforma prevede l’elezione diretta del premier.  Ottima idea per catturare consensi soprattutto nei giovani. Loro, infatti, amano questo tipo di sistema più democratico possibile e soprattutto più veloce e deresponsabilizzante. Devi indicare un solo personaggio. Del resto, funziona così il loro piccolo mondo (da molti adulti ben costruito in questi anni).

Come nei concorsi di bellezza, X Factor, Grande Fratello, Amici di Maria De Filippi il pallone d’oro ecc. Vince chi appare anche se favella tonnellate di castronerie. Sappiamo bene ed è ormai provato che il più intelligente esce alla prima puntata.  Non vedo l’ora di partecipare al televoto per il premier con promesse altisonanti! Se tutto avrà luogo mi candiderò però come volontario per la RSA del Quirinale dove resterà un vecchio vetusto da portare a spasso nelle feste civili comandate e al quale il giovane rampollo “likemeletto” metterà tra le mani tremule una penna e dirà: “firma pure è solo carta l’ho letta prima io”.

La Repubblica per me va bene così. Faticosa da gestire? Certo! Ma, se vogliamo cambiare, significa che il popolo è ignorante, nel senso che preferisce il facile dello stare prono piuttosto che elevarsi a nuova intelligenza civile che animò i padri costituenti.

Mi raccomando ditelo ai giovani alieni alla politica che date loro una grande responsabilità democratica eleggendone uno anziché tanti!




LE DIMISSIONI MARETTI

Diego Ferrara: “Ha messo a disposizione della città tre anni di competenza e obiettivi raggiunti. Nel ringraziarla le auguro il meglio per la sua professione. Le sostituzioni dopo il bilancio”

Chieti, 3 novembre 2023.Mi dispiace sentitamente dover commentare la decisione dell’assessore Mara Maretti che oggi ha rimesso nelle mie mani le sue deleghe. Una scelta annunciata da tempo, che nasce per motivazioni squisitamente professionali, quelle che l’avevano già portata, diversi mesi fa, a rimettere la delega alla Digitalizzazione, mantenendo quella delle Politiche sociali. Lascia con senso di responsabilità, un grande attivo di traguardi raggiunti per l’Ente e un prezioso lavoro nell’ambito delle politiche sociali”, così il sindaco Diego Ferrara.

“Rinnovo a Mara affetto e stima, uniti alla gratitudine per aver portato avanti un’impresa considerevole: innovare tecnologicamente l’Ente, assicurando un percorso che in tutti questi anni era incredibilmente mancato, modernizzando la macchina amministrativa e accorciando le distanze nel rapporto con i cittadini, attraverso la trasmigrazione di tanti servizi dagli sportelli alle app che oggi ci permettono di dialogare in tempi stretti e in trasparenza con migliaia di utenti, in particolare quelli più vulnerabili.

Un processo difficile e sostanziale, perché anche a Chieti potessero essere valide le normative e le possibilità sperimentate a livello istituzionale in tantissime altre realtà. Importantissimo il suo apporto nelle politiche sociali, con la creazione sia del Pronto Intervento Sociale e la rete di azione con le associazioni, sia con la redazione di un Piano Sociale che destina milioni di risorse a un settore che è sempre stato Cenerentola nell’azione amministrativa e che con la nostra Amministrazione e il suo lavoro, è riuscito a mettere insieme tutte le risorse possibili per intervenire a sostegno di soggetti vulnerabili e delle nuove povertà scaturite dal Covid.

Mi rendo conto che i suoi impegni professionali l’abbiano portata a non procrastinare una scelta che aveva già in parte ufficializzato e che non posso che rispettare, perché così come conosco il valore del suo lavoro a servizio della città, capisco anche l’importanza della sua professione di insegnante e ricercatrice, cosa che mi aveva portato a sceglierla per fare parte della squadra di governo. Una squadra che sarà reintegrata non prima dell’approvazione del bilancio, che resta il mio primo pensiero nel momento più difficile di Chieti e della sua storia recente”.




CENNI STORICI SULL’EMIGRAZIONE ITALIANA

Gli Abruzzesi nel mondo. Assemblea CRAM

di Goffredo Palmerini

L’Aquila, 3 novembre 2023. Per entrare nel contesto d’un fenomeno di così grande portata nazionale, qual è l’emigrazione, occorre rifarsi mentalmente alle sue radici ed al suo corso, almeno quanto basta per dare la misura di come sia cambiata nel tempo. Ma sarà difficile comprenderlo nella sua complessità se non si risale, sia pure per brevi cenni, all’inizio dell’emigrazione di massa. Torniamo, pertanto, solo per un momento ai tempi in cui esplose l’emigrazione come fenomeno diffuso nel nostro Paese, tra il disorientamento e l’incomprensione generale.

A quegli anni tra il 1880 e l’inizio del nuovo secolo quando non si riuscì a dar vita ad un solo provvedimento per la disciplina del diritto d’emigrare che valesse, nel contempo, anche per una definita forma di protezione umana e civile. L’intervento pubblico fu incerto, norme ed applicazioni servirono solo a rendere più confuso l’andamento d’un fenomeno che andava affrontato con propensioni a coglierne l’essenza sociale.

Ma così non fu. E l’esercito di braccia che partì dall’Italia verso ogni continente si trovò a dover affrontare inimmaginabili e drammatiche vicende umane, a lottare ogni giorno contro sospetti e pregiudizi, a doversi confrontare in competizioni durissime con sistemi sociali sconosciuti e condizioni di lavoro altrettanto precarie. Dunque davvero illuminante ed efficace, più d’ogni altra analisi sociologica, è stata la narrazione dell’emigrazione italiana, con tutti i suoi dolori materiali e morali, attraverso alcuni libri che hanno avuto ampia diffusione – per tutti cito il best-seller di Gian Antonio StellaL’orda. Quando gli albanesi eravamo noi” e più recentemente Enrico Deaglio con “Storia vera e terribile tra Sicilia e America” o “Quando partivamo noi. Storie e immagini dell’emigrazione italiana”, di Bruno Maida – Finestre che hanno consegnato all’opinione pubblica molta luce sul fenomeno migratorio italiano, oggi portata più a celebrare le grandi conquiste civili, economiche e sociali della nostra emigrazione, meno a riflettere a costo di quali sacrifici questo sia accaduto.

In effetti, oggi, del fenomeno migratorio italiano – una delle più grandi diaspore dell’umanità che in poco più di un secolo ha visto emigrare circa 29 milioni di italiani – si tende a richiamare le rilevanti affermazioni in ogni ruolo nelle società dei Paesi d’emigrazione, dove le nostre comunità hanno fortemente contribuito alla crescita ed allo sviluppo. Hanno così conquistato sul campo, in condizioni talvolta di forte competizione, con la laboriosità, l’ingegno e l’intraprendenza creativa, ragguardevoli risultati, tanto da guadagnarsi rispetto e stima con esemplari testimonianze di vita. Hanno persino reso un ulteriore grande servizio all’Italia, più importante dall’averle consentito di crescere e progredire anche con le loro rimesse, nell’aver dimostrato direttamente in ogni angolo del mondo quali siano le qualità e le doti della gente italiana, specie in Paesi dove la considerazione verso l’Italia talvolta è misurata più sui nostri difetti in Patria che non sulle nostre virtù.

Non è un mistero che in Patria, per l’appunto, le nostre abitudini risentano talvolta di antichi vizi, e si stenta ancora ad affermare uno Stato con autentiche pari opportunità per tutti, nei diritti ma anche nei doveri, dove leggi e regole dell’organizzazione sociale presiedano rigorosamente al comportamento individuale nella pratica di ogni giorno, ma anche nella coscienza civile diffusa di tutti i cittadini. Quando questo non avviene, e talvolta i cattivi esempi vengono proprio dalla classe dirigente, di noi all’estero invale un concetto non proprio gradevole e con severità siamo giudicati un’Italietta, piuttosto che il grande Paese che meriteremmo di essere se ci emendassimo da certi comportamenti non proprio commendevoli. Questo non accade per i nostri connazionali all’estero, perché dell’Italia offrono, con il loro comportamento e le testimonianze di vita, un’immagine seria ed affidabile, confermandosi essere i migliori ambasciatori del nostro Paese nel mondo.

E tuttavia, in Italia, nella mentalità di larga parte del Paese e della sua classe dirigente, continuano a persistere stereotipi e paternalismi verso i connazionali all’estero, che segnano un deficit di conoscenza del fenomeno migratorio italiano, così limitando le opportunità di valorizzarlo come risorsa d’inestimabile qualità su cui investire. Per chi abbia un minimo d’interesse vero, e d’umiltà, l’avvicinarsi alle nostre comunità all’estero permette di scoprire un patrimonio inimmaginabile di risorse umane, professionali ed imprenditoriali, di valori civili impersonati ed incardinati nelle società dei Paesi d’emigrazione che porta loro una messe di riconoscimenti, guadagnati sul campo in decenni d’impegno competitivo, talvolta contro supponenze e pregiudizi.

Oggi gli italiani all’estero sono considerati per il loro valore umano, sociale, creativo ed intellettuale. Hanno raggiunto risultati importanti in ogni campo: nel lavoro, nelle imprese e nei ruoli di responsabilità che espletano nei Paesi in cui vivono. Le generazioni successive alla prima emigrazione, oggi, esprimono una schiera di personalità emergenti in ogni settore della vita sociale e civile, dall’imprenditoria alle professioni, dall’economia alle università, dalla ricerca alla politica.

Ma torniamo al tema. Quando nel secondo dopoguerra si riaprì l’emigrazione e si ripresentarono problemi e difficoltà analoghi a quelli riscontrati a fine Ottocento, ancora una volta si commise l’errore di considerare l’emigrazione di massa come strumento per alleviare la disoccupazione e non si pensò che occorreva togliere subito all’agricoltura l’ancestrale carattere di occupazione non sufficientemente remunerata ed oppressa da intollerabili gravami; che occorreva non disperdere l’artigianato, che occorreva superare le barriere che avevano privato tante popolazioni, e per lungo tempo, della cultura e della formazione professionale. Insomma, si ricadde negli stessi errori, quando di quel salasso di forze non si riusciva a tenere conto, neanche dal punto di vista statistico, mentre era lo specchio della persistenza degli squilibri economici d’uno Stato ancora territorialmente incompiuto, specie nel Meridione. Tutto veniva rimesso all’iniziativa privata, nella speranza che fosse in grado di approntare nuove opportunità di lavoro.

Dunque è evidente che fosse naturale, in presenza d’una sordità sociale così palese, la fuga muta ed ostinata di chi non aveva neanche l’essenziale per la sopravvivenza. Non è il caso d’indagare se ci fosse o meno una coraggiosa spinta imprenditoriale in quegli italiani che dovevano tra difficoltà oggettive costruire uno Stato nuovo ed unitario non solo a parole, ma appare chiara l’insufficiente presa di coscienza dell’emigrazione come problema nazionale, come questione sociale ormai inquietante, come protesta silenziosa e sprezzante. Tutt’al più poteva apparire come fenomeno di disturbo in una fase di assestamento ancora incerta ed immatura.

E così l’emigrazione nacque con quel suo carattere, durato più d’un secolo, di spinta incontrollata ed incontrollabile, per mancanza d’un adeguato piano governativo sia di sostegno ai partenti, sia per il riassorbimento delle forze emigrate, nel contesto d’una politica economica programmata che almeno governasse l’emigrazione aiutandola nella fase dell’espatrio come in quella del rientro, con una serie di servizi, tutele e infrastrutture. Questo perché l’uscita dal Paese non fosse un atto d’arrischiata avventura ed il ritorno una faticosa reintegrazione.

La spinta ad emigrare ebbe persino i suoi banditori, come gli agenti delle linee di navigazione ed i rappresentanti degli interessi d’oltreoceano che nei più sperduti paesi d’Italia portavano la suggestione d’una fortuna a portata di mano. Dopo un secolo, di fortuna non si parlava più e la ripresa dell’emigrazione, dal 1946, fu collegata a rapporti di lavoro soprattutto con le industrie estrattive. Tutt’al più si sperava in contratti vantaggiosi, specie per i lavoratori delle miniere rispetto agli scarni trattamenti salariali che allora si fruivano in Italia: A quali costi ce l’avrebbe rivelato nel 1956 la tragedia di Marcinelle. E tuttavia resta nitida la cifra dell’emigrante italiano, a volte un pioniere, un avventuroso ed un campione di coraggio e sobrietà, in altri casi persone che cercavano la sicurezza del pane quotidiano, stabilità del lavoro e qualche forma di protezione sociale. Dall’unità d’Italia ad oggi le migrazioni con l’estero hanno certamente rappresentato un fattore di primaria importanza nell’evoluzione socio-economica del Paese. Solo a partire dagli anni ’70 si è cominciata a delineare un’inversione di tendenza, rivelata prima dall’attenuarsi dei fattori d’espatrio e poi dal passaggio, per i più imprevisto ed inatteso, da paese d’emigrazione a paese d’immigrazione. Ma già nel primo decennio del Duemila, particolarmente dopo la crisi economica mondiale del 2007-2008, in Italia si è ripreso ad emigrare, con uscite che hanno raggiunto talvolta i 150mila esodi in un anno, spesso giovani con formazione universitaria che dentro i confini non hanno trovato opportunità di lavoro. Negli ultimi anni intorno a 130mila sono stati gli esodi.

Tornando al periodo in esame, la fine del secondo conflitto mondiale segna l’avvio d’una ulteriore fase d’intensa emigrazione dall’Italia verso l’estero. L’arretratezza delle strutture di produzione e la continua fuoriuscita di manodopera dal settore agricolo determinano infatti un’ampia disoccupazione, specie nelle regioni meridionali. La promozione dell’emigrazione viene vista come un rimedio agli squilibri interni tra domanda ed offerta di lavoro, tanto che viene pubblicamente proposta con un piano del Governo tendente a favorire gli espatri. Sebbene i fenomeni migratori riguardino anche il nord d’Italia – tanto che le regioni settentrionali tra gli anni ’50 e ’60 vedono aumentare la propria popolazione di diversi milioni di persone provenienti dal meridione – i flussi verso l’estero continuano ad essere la punta più vistosa del fenomeno. I flussi dell’immediato dopoguerra si indirizzano dapprima oltreoceano, in nord e sud America (Stati Uniti, Canada, Argentina, Brasile e Venezuela) come in Australia, poi soprattutto verso i Paesi europei, con picchi di trecentomila espatri l’anno.

Le migrazioni verso l’Europa hanno carattere marcatamente temporaneo, mentre quelle verso altri continenti hanno carattere tendenzialmente stabile. Nella seconda metà degli anni ’60 le destinazioni verso i Paesi europei diventano prevalenti, mentre quelle extracontinentali cominciano a perdere attrattiva già a metà del decennio precedente. Il cambiamento della direzione dei flussi va correlato per un verso alla favorevole congiuntura dell’economia di molti Paesi europei, oltre che alle migliori condizioni sociali e previdenziali offerte anche in ragione di accordi tra Stati dell’appena nata Comunità Europea, come pure dalle più agevoli decisioni di rimpatrio; dall’altro è condizionata dalle sopravvenute difficoltà economiche specie in sud America, ma anche dalle restrizioni introdotte da alcuni Paesi d’oltreoceano. All’inizio prevalgono Francia e Svizzera come mete europee, seguite appena dopo dal Belgio. Qualche anno più tardi è la Germania federale, in piena espansione industriale, ad essere preferita come destinazione.

Nel frattempo, a partire dagli anni ’60, l’Italia conosce il suo “boom economico” e s’avvia a diventare una delle grandi potenze industriali del mondo. I movimenti migratori, già a metà degli anni ’60, cominciano a perdere il carattere di esodo di massa che aveva contraddistinto fino ad allora il fenomeno. Negli anni ’80 la media degli espatri, circa 80.000 unità, vengono pressappoco pareggiati dalla media dei rimpatri, tanto che persino l’Istat nel 1988 interrompe la rilevazione di flussi e l’andamento del fenomeno è rilevabile solamente attraverso le cancellazioni o reiscrizioni sui registri dell’anagrafe dei Comuni. Negli anni ’90 si rileva per la prima volta un bilancio migratorio favorevole ai rientri, mentre si avverte decisamente che l’Italia si sta trasformando in paese d’immigrazione. Anche dai Paesi d’oltreoceano, sebbene in misura molto più contenuta, prevalgono i rimpatri sugli espatri. Il fenomeno mantiene pressappoco lo stesso trend anche nei primi anni Duemila.

Gli italiani residenti all’estero

A partire dall’unificazione del 1861 l’Italia ha conosciuto un espatrio di quasi 29 milioni di persone. Secondo i dati che documenta il Dizionario Enciclopedico Migrazioni Italiane nel Mondo – la prima opera enciclopedica realizzata da 168 autori, tra cui anch’io -, nel periodo 1876-2005 le prime tre regioni con il maggior numero di espatri sul totale sono il Veneto (3.212.919), la Campania (2.902.427), la Sicilia (2.883.552). L’Abruzzo è al settimo posto con 1.254.223 espatri. Secondo il penultimo Rapporto Italiani nel Mondo (2021) della Fondazione Migrantes, sono 5.652.080 gli italiani che hanno conservato la cittadinanza e sono iscritti all’AIRE, l’anagrafe dei residenti all’estero. Sono il 10,5% degli oltre 59,2 milioni di italiani residenti in Italia. Mentre l’Italia nell’ultimo anno ha perso quasi 384 mila residenti sul suo territorio (dato ISTAT), ne ha guadagnati 166 mila all’estero (dato AIRE). La Sicilia, con oltre 798 mila iscrizioni, è la regione con la comunità più numerosa di residenti all’estero. La seguono, a distanza, la Lombardia (oltre 561 mila), la Campania (quasi 531 mila), il Lazio (quasi 489 mila), il Veneto (oltre 479 mila) e la Calabria (oltre 430 mila). Sono tre le grandi comunità di cittadini italiani iscritti all’AIRE: nell’ordine, Argentina (884.187, il 15,6% del totale), Germania (801.082, 14,2%) Svizzera (639.508, 11,3%). Seguono, a distanza, le comunità residenti in Brasile (poco più di 500 mila, 8,9%), Francia (circa 444 mila, 7,9%), Regno Unito (oltre 412 mila, 7,3%) e Stati Uniti (quasi 290 mila, 5,1%).

Le statistiche ufficiali dei residenti all’estero si riferiscono tuttavia solo alle cifre degli iscritti all’AIRE, per i vari Paesi, essendo rilevabili di anno in anno, come si diceva, dalle iscrizioni anagrafiche dei Comuni. Ben altra però è la popolazione oriunda dei discendenti delle varie generazioni dell’emigrazione italiana che, pur non conservando o non avendo per una serie di ragioni riacquistato la cittadinanza, è italiana per diritto di sangue e delle proprie origini conserva cultura, valori e tradizioni. In termini assoluti Brasile, Argentina e Stati Uniti sono nell’ordine i Paesi che hanno la maggior presenza d’italiani. Quei 29 milioni di italiani espatriati, con le generazioni successive – siamo alla quarta o alla quinta – hanno prodotto discendenze di padre o di madre, cosicché gli oriundi italiani nel mondo sono diventati 80 milioni, secondo le più attendibili stime. Abbiamo dunque nel mondo un’altra Italia, ben più grande di quella dentro i confini. Persone fortemente legate alle proprie radici, che amano l’Italia e la chiamano “Patria”, che la amano per la bellezza, per la sua cultura, per le sue tradizioni, per l’immenso patrimonio d’arte. Con quest’altra Italia di 80 milioni di connazionali noi italiani dentro i confini abbiamo un dovere importante, anche morale, verso di loro: di conoscerli meglio, di conoscere le loro storie, inoltre di riconoscerli in tutto il loro valore.

Mettere insieme 140 milioni di italiani che hanno le stesse radici culturali (60 dentro i confini, 80 all’estero – e secondo Piero Bassetti ci sarebbero da considerare, in aggiunta, anche altri 110 milioni di “italici”) è una sfida che l’Italia deve finalmente affrontare. Come pure politiche di promozione della lingua e della cultura italiana all’estero, cosa che l’Italia fa poco destinando risorse insufficienti a questo scopo. Ciò nonostante l’italiano è oggi la quarta lingua più studiata al mondo. Chi studia la lingua italiana, pur non essendo italiano, lo fa perché ama l’Italia, ama la cultura italiana, ama il gusto italiano, ama lo stile italiano, ama il modo di vivere degli italiani. L’attenzione verso la nostra cultura è straordinaria. Noi stessi italiani non abbiamo talvolta consapevolezza dell’enorme patrimonio intellettuale, culturale e artistico della nostra Italia, quasi due terzi di quello mondiale. Ci sfugge la dimensione di cosa siamo e cosa rappresentiamo per il mondo intero, in termini di patrimonio artistico e culturale.

Consideriamo ora, più nel dettaglio, le rotte migratorie che furono seguite nella prima emigrazione (1861-1940), e soprattutto dopo il 1945 con la seconda emigrazione. Come accennavo prima, le rotte della prima grande emigrazione si diressero verso gli Stati Uniti e i paesi del Sud America, anzitutto Brasile e Argentina, ma anche Uruguay e Cile. Nel secondo dopoguerra, oltre alle appena citate prelazioni verso le Americhe, si aggiunsero destinazioni come il Canada e il Venezuela, ma anche la nuova rotta dell’Australia. C’è poi l’emigrazione massiva nella vecchia Europa, a cominciare dalla Francia, alla Svizzera, al Belgio – soprattutto nelle miniere di carbone grazie al trattato italo/belga -, quindi alla Germania in piena ricostruzione e in forte sviluppo industriale.

Ecco alcune cifre sull’emigrazione, solo per dare un’idea senza la pedanteria dei dati statistici che renderebbero pesante questa conversazione. Tuttavia alcuni essenziali numeri sono importanti per capire meglio l’argomento, cioè l’emigrazione italiana nell’arco di circa 150 anni. Si tenga allora conto che l’emigrazione più consistente, in termini assoluti – anche se certe volte questo non appare – è stata quella verso il Brasile, paese che ha il maggior numero di oriundi italiani in termini assoluti: circa 25 milioni.

L’altro Paese con una numerosa comunità italiana è l’Argentina. Notevole il numero di argentini con origini italiane. In termini percentuali (non assoluti, che resta il Brasile) l’Argentina è il Paese che ha la più alta percentuale di italiani, circa la metà degli abitanti dell’Argentina, dunque quasi 22 milioni.  C’è una ragione per la scelta dell’Argentina in chi allora partiva con i bastimenti dall’Italia. Tenete conto delle conoscenze e del grado d’istruzione che a fine Ottocento e inizio Novecento aveva la popolazione italiana. Si consideri che chi partiva nella prima emigrazione non aveva formazione scolastica né preparazione professionale, non conosceva la lingua, men che meno rudimenti di conoscenze scientifiche. Erano quasi tutti contadini, e una piccola parte di artigiani. Quindi il miraggio di chi lasciava un Paese dove non aveva proprietà terriera, se non in minima parte, era mezzadro o lavoratore a giornata per proprietari latifondisti, era quello di avere un grande pezzo di terra da coltivare per sé e per i figli numerosi.

Quindi il sogno era quello d’andare in queste nuove terre dell’America latina per avere a disposizione appezzamenti di terreno da poter considerare come proprio, se non addirittura averlo in proprietà. Ci sono state politiche, per esempio in Brasile, in base alle quali all’immigrato si dava in proprietà un grande appezzamento di terra in posti sperduti e quasi deserti. Là si costituivano comunità di agricoltori, interi villaggi, proprio grazie ai nostri emigrati. Mi viene in mente il caso di Pedrinhas Paulista, in Brasile, dove proprio un gruppo di emigrati abruzzesi costituì, nel secondo dopoguerra, una colonia e una comunità molto coesa. In Argentina, particolarmente, qualcosa di simile succedeva nella sterminata estensione della Pampa.

Quelle terre erano importanti per la prima emigrazione italiana, non solo per l’allevamento del bestiame, ma anche per la coltivazione intensiva di cereali e altre colture. Molta parte di italiani partì per l’Argentina negli anni antecedenti la prima guerra mondiale. Le partenze continuarono anche successivamente, nel secondo dopoguerra, ovviamente con obiettivi di occupazione diversa. Perché nel secondo dopoguerra chi partiva aveva già un mestiere, erano artigiani e magari avevano anche un titolo di studio rispetto a quello elementare. Chi oggi visita l’Argentina, specie le grandi città – come è capitato a me nei quattro viaggi in quel grande Paese -, proprio perché metà della popolazione ha origini italiane, ha l’impressione di trovarsi in una città europea, certe volte addirittura di stare in una città italiana. Si riconoscono i gusti, il modo di conversare delle persone, il modo di porsi tipico dello stile italiano, del nostro modo di vivere.

Per dare ancora qualche cenno, il terzo Paese per numero di oriundi italiani (emigrati delle varie generazioni) sono gli Stati Uniti d’America, con oltre 18 milioni di cittadini di origine italiana. Gli Stati Uniti hanno avuto un atteggiamento molto complicato nei confronti degli italiani. Oggi noi celebriamo la parte bella dell’emigrazione italiana, ma c’è la parte dolorosa che è terribile. Molta parte di questa storia di dolore – fatta di pregiudizi, stigmi, persino disprezzo – riguarda proprio l’atteggiamento degli americani nei confronti degli immigrati italiani della prima ondata migratoria, trattati come una “gente inferiore” – rozza, sporca, incolta, violenta – e con epiteti dispregiativi (dago, guinea, ecc.). Pensate che dopo l’approvazione della legge voluta dal Presidente Lincoln che abolì la schiavitù, furono emigrati italiani che andarono a sostituire gli schiavi neri che lasciavano le coltivazioni di cotone in Georgia, in Florida, in Mississippi, in Louisiana e in altri Stati del sud, talvolta subendo veri e propri linciaggi, come avvenne a New Orleans nel 1891 e a Tellulah nel 1899.

Andarono, i nostri emigrati, negli Stati del sud, come andarono nelle miniere di carbone del West Virginia (Monongah, 1908), della Pennsylvania, dell’Arizona o in Colorado, come soprattutto nelle grandi aree metropolitane e industriali di New York, Filadelfia, Pittsburgh, Boston, Chicago e Detroit. Gli italiani erano visti molto male, con pregiudizio. C’era chi li guardava con sospetto, ma non parlo della parte marcia degli italiani – una estrema minoranza – bande criminali legate alla mafia e alla mano nera. Parlo della stragrande maggioranza degli italiani in America che sudava lacrime e sangue per costruirsi un futuro, subendo talvolta angherie d’ogni sorta, almeno fino a metà Novecento. Basta leggere qualche romanzo dell’epoca, anche di qualche abruzzese – Pascal D’Angelo o Pietro Di Donato, se non addirittura di un grande della letteratura americana come John Fante -, per comprendere chiaramente di quali stigmi gli italiani sono stati vittime.

Si trova anche in queste storie il motivo per il quale molte volte gli italiani hanno americanizzato il proprio nome e cognome, per non farsi riconoscere, per non subire angherie. Per molti decenni hanno evitato di dichiarare le proprie origini, diversamente dall’orgoglio che ora si mostra. Solo dagli anni Trenta del secolo scorso questo orgoglio iniziò pian piano a manifestarsi con le prime parate del Columbus Day a New York – un evento fondato nel 1929 da Generoso Pope (Generoso Antonio Papa), un magnate italoamericano di origini irpine, poi diventata festività nazionale dell’orgoglio italiano negli States. Lo stigma verso gli italiani è caduto solo nella seconda metà del 900, ma fino ad allora c’era stato questo atteggiamento pesante nei nostri confronti. Solo negli ultimi trent’anni, peraltro, si è potuto accertare quanti oriundi italiani vivono negli Stati Uniti, grazie ad un dato aggiunto nelle schede del censimento generale della popolazione americana, dove si chiedeva l’origine. Caduti i pregiudizi, i nostri connazionali hanno cominciato massivamente a dichiarare le proprie origini. Si è così risaliti ai 18 milioni di oriundi. Ma c’è da ritenere che ci sia persino qualcosa in più di origini italiane.

Nel secondo dopoguerra è cresciuta di molto l’emigrazione verso il Canada, un Paese che ha invece accolto gli italiani a braccia aperte e lo ha fatto perché nella Costituzione il multiculturalismo è elevato a valore costituzionale. E’ quindi la Costituzione stessa del Canada ad affermare che le culture, le etnie, le origini diverse della popolazione ascendono a valore costituzionale. C’è stata solo una parentesi brutta riguardo il trattamento degli italiani, come si è detto, durante la seconda guerra mondiale, quando i nostri connazionali di sesso maschile e d’età compatibile con la leva militare furono confinati in campi di concentramento perché ritenuti possibili sodali del regime fascista. Una ferita grave che solo recentemente è stata sanata dall’assunzione di responsabilità storica fatta dal Presidente del Canada, Justin Trudeau. Peraltro verso gli italiani c’è stata sempre buona accoglienza. Soprattutto la comunità italiana si è fatta valere ed apprezzare. Oggi in Canada, specie nelle province dell’Ontario e del Quebec, molti sono gli esponenti politici di spicco nelle istituzioni nazionali, Parlamento e Governo, come nelle istituzioni locali e provinciali, a dimostrazione dei ruoli rilevanti che gli italiani si sono conquistati in quel Paese.

C’è infine l’emigrazione del secondo dopoguerra nei Paesi europei. Una presenza forte degli italiani è in Francia, in Germania, in Gran Bretagna, in Svizzera e in Belgio, in quest’ultimo soprattutto per le miniere. Ricorderete la grande tragedia di Marcinelle, dopo la quale cambiò la legislazione sulla sicurezza del lavoro in quel Paese e in quasi tutta Europa. La tragedia colpì soprattutto i nostri emigrati. Nella miniera di Bois du Cazier a Marcinelle, nei pressi di Charleroi, l’8 agosto 1956 morirono 262 minatori nell’incendio di un pozzo a circa mille metri di profondità. Di 262 vittime 136 erano italiani, e di questi bel 60 erano abruzzesi. Cambiarono, dopo la tragedia, anche i rapporti tra Italia e Belgio, relativamente ad un patto che negoziava braccia contro carbone. Un patto che non aveva stabilito sicurezze nel lavoro, previdenza, diritti dei lavoratori. Tutto però cambiò da quella tragedia.

Qual è oggi la situazione della nostra emigrazione, quali le condizioni delle comunità italiane nel mondo? Oggi gli italiani nei vari Paesi d’emigrazione si sono conquistati stima e prestigio, con ruoli di primaria importanza. Chi era emigrato dall’Italia lasciando luoghi con le più dure difficoltà di vita, proprio tra questi si riconoscono le migliori situazioni di riscatto (ad esempio, le grandi imprese di costruzioni in Sudafrica, tante dell’altipiano delle Rocche, di Rocca di Mezzo, Rocca di Cambio, Rovere).Hanno assicurato per sé e la propria famiglia benessere e progresso, ma anche per il proprio Paese e per quello d’accoglienza.

Tutte le volte che all’estero incontro le nostre comunità, la prima parola è di gratitudine neiloro confronti. Le ringrazio a nome personale, le ringrazio a nome della istituzione che di volta in volta ho rappresentato. Ma le ringrazio anche a nome dell’Italia, per via del mio lungo servizio nelle istituzioni. Lo faccio per sopperire anche chi, avendo funzioni di governo (locale, regionale o nazionale) talvolta dimentica d’esprimere gratitudine verso i nostri emigrati, certe volte dimentica perfino d’incontrare le loro associazioni. Bisogna invece essere sempre loro grati per il servizio straordinario che hanno fatto all’Italia. Non solo quello di aiutare l’Italia nella rinascita dopo due guerre mondiali, con le loro rimesse di valuta pregiata. Sappiamo quanto questo ha rappresentato nell’economia italiana per la ricostruzione del Paese dopo la guerra e per avviare il nostro sviluppo economico.

Ma le comunità italiane nel mondo, oltre l’aspetto economico, sono state soprattutto utili – e questo è l’aspetto ancora più rilevante – per aver dato un’immagine dell’Italia di assoluta qualità, per aver dimostrato di quale pasta è fatta la gente italiana. Hanno avuto la schiena diritta, si sono guadagnati la stima e il prestigio, si sono affermati in società fortemente competitive in tutti i campi: nell’economia, nell’imprenditoria, nella ricerca, nella cultura, nelle università, persino nei Parlamenti e nei Governi. Hanno saputo dimostrare di essere gente seria, affidabile, rispettosa della legge, addirittura migliore delle persone native di quei Paesi. Hanno saputo affermarsi in ogni campo e poi hanno saputo mettere quel quid in più che tutti ci riconoscono: la capacità degli italiani di coltivare le relazioni, di avere buoni rapporti sociali, soprattutto di avere quella creatività e quel talento tipico italiano che a tutti fa particolarmente meraviglia.

Questa è l’Italia gloriosa che al di fuori dei confini ha dato dimostrazione della positività della gente italiana. Certe volte ha persino cambiato l’atteggiamento che in molti Paesi si aveva nei confronti dell’Italia. Perché noi qualche difetto pure ce l’abbiamo, come quello di cercare scappatoie alla legge, il poco rispetto per le regole, i bizantinismi della classe politica incomprensibili all’estero, la corruzione nella pubblica amministrazione e così via. Aspetti gravi che dovremmo correggere, ma che all’estero, specie nei Paesi anglosassoni o di tradizione protestante, restano assai censurabili e anziché quel grande Paese che l’Italia è o potrebbe essere, siamo visti ancora con sufficienza.

Abbiamo dunque necessità di migliorare noi stessi anche sullo specchio di quello che hanno fatto i nostri connazionali all’estero. Ma soprattutto abbiamo il dovere morale di conoscere e di far conoscere la storia della nostra emigrazione. Dobbiamo operare perché entri nelle nostre scuole, perché sia studiata dai nostri ragazzi, perché entri nelle università e perché l’Italia dentro i confini conosca bene l’Italia fuori. Quante opportunità potrebbero nascere per il nostro Paese con un rapporto nuovo e maturo tra queste due Italie, dentro e fuori i confini, che si conoscono e riconoscono, sulla comunione della lingua e della cultura, sulla consapevolezza d’essere e di sentirsi un solo grande Paese in cammino, anche con la parte fuori dai confini.

Infine, con la diffusione della lingua e della cultura italiana cammina il Made in Italy, camminano i commerci, cammina tutto. Cammina soprattutto il modo di far conoscere ancor di più l’Italia in tutto il mondo. E ovviamente averne un riverbero importante, per il turismo in particolare, uno dei maggiori cespiti della nostra economia, specie oggi che abbiamo le difficoltà che stiamo vivendo. Quanto sarebbe importante avere un’Italia che contasse 140 milioni d’italiani (60 in Italia, altri 80 all’estero), per sviluppare fortemente il turismo, anche il turismo delle radici, per valorizzare in termini economici ed occupazionali lo straordinario patrimonio d’arte, storia e cultura che l’Italia può vantare, uno straordinario cespite che ammonta a quasi due terzi rispetto a quello dell’intero pianeta.

Gli Abruzzesi nel mondo

Infine, un breve focus sull’emigrazione abruzzese. Secondo il recente Rapporto Italiani nel Mondo ante pandemia (2020), nell’anno di riferimento (1.1.2019) su una popolazione residente di 1.311.580 abitanti, gli abruzzesi iscritti all’AIRE sono 189.720, delle province di Chieti (77.304), L’Aquila (41.457), Teramo (36.331), Pescara (34.628). Nell’ordine questi sono i primi 10 Paesi dove essi vivono: Argentina, Svizzera, Belgio, Germania, Francia, Venezuela, Canada, Stati Uniti d’America, Australia, Brasile. Come abbiamo già ampiamente argomentato, questo dato riguarda solo chi è iscritto all’anagrafe dei residenti all’estero, che ha conservato o riacquistato la doppia cittadinanza, con il diritto di voto alle elezioni politiche nazionali e referendum. Sono solo una piccola parte della massa di oriundi abruzzesi nel mondo delle varie generazioni migratorie, stimati affidabilmente in oltre un milione e trecentomila.

Dopo la grande emigrazione a cavallo tra ‘800 e prima metà del ‘900 che aveva visto l’emigrazione abruzzese dirigersi principalmente in Argentina, Brasile, Stati Uniti, nel secondo dopoguerra i flussi migratori dall’Abruzzo prediligono USA, Canada, Venezuela, Australia e l’Europa (Germania, Svizzera, Francia, Belgio e Regno Unito). Se in genere sono state dure le condizioni degli emigrati italiani per affrancarsi dai problemi patiti dalla prima generazione migratoria, per gli Abruzzesi lo sono state ancor più. Riscattando le condizioni di povertà dignitosa che furono alla base della loro emigrazione in ogni continente, lasciando i borghi delle nostre montagne grame o i paesi delle pianure ancora soggiogate dal latifondo, gli Abruzzesi hanno contribuito, specie nell’ultimo mezzo secolo, alla crescita dei Paesi d’accoglienza, conquistando stima e considerazione con il generoso esempio di vita che hanno saputo dare. In quelle stesse terre, dal nord al sud America, dall’Africa all’Australia, in ogni paese della vecchia Europa, essi hanno realizzato una fitta rete associativa che se da un lato ha conservato l’identità regionale, dall’altro costituisce un cespite su cui sono edificate le ragioni stesse del riconoscimento da parte di quelle società.

Il mondo associativo abruzzese – quello all’estero, ma anche quello in Italia, fuori regione – è assai vivace nelle iniziative e nelle attività d’ordine sociale, culturale e mutualistico, con lo scopo di custodire e valorizzare la cultura e le tradizioni regionali, come di contribuire allo sviluppo delle attività di promozione condotte dalla Regione Abruzzo all’estero. Attualmente l’associazionismo sta vivendo un momento di transizione importante, tra le generazioni prima e seconda con le generazioni successive, nella ricerca di motivazioni nuove che siano capaci di aggregare i giovani, con interessi ed iniziative diverse da chi finora ha coltivato solo ricordi e tradizioni. Può certamente inorgoglire un dato, osservato incontrando le comunità abruzzesi d’ogni continente.

Contrariamente a quanto lascerebbe supporre l’antico isolamento dell’Abruzzo, la dispersione in piccoli borghi di montagna che certamente non favorivano le relazioni, gli abruzzesi all’estero e le loro associazioni si pongono in condizioni di assoluta preminenza rispetto alle altre associazioni regionali, spesso divenendo punti di riferimento per capacità d’iniziative sociali e culturali e motivo di emulazione. A conferma, e per concludere, voglio citare il caso constatato direttamente nella visita che di qualche settimana fa in Canada, in occasione del 50° anniversario del Centro Abruzzese Canadese di Ottawa. Tra i vari riconoscimenti del valore e del ruolo svolto dalla comunità abruzzese nella capitale del grande Paese nordamericano, c’è stato quello del Primo Ministro Justin Trudeau espresso in un messaggio d’augurio recapitato al Presidente del Centro Abruzzese Canadese Inc. Nello Scipioni, davvero un messaggio straordinario ed eccezionale per essere rivolto ad una comunità regionale.

Ho il grande piacere di trasmettere i miei più calorosi saluti in occasione del 50° anniversario del Centro Abruzzese Canadese Inc. Nel Paese dove la più grande forza è la diversità, i contributi che la comunità abruzzese ha apportato e continua ad apportare ogni giorno sono tutti assolutamente preziosi. Grazie per l’aiuto a fare del Canada il miglior luogo dove vivere al mondo.

In un’epoca dove le voci seminano la divisione, organizzazioni come la vostra, che riuniscono le persone e le incoraggiano a celebrare la loro diversità e ad essere orgogliose della loro eredità culturale, sono più importanti che mai. Perché voi aiutate a far tacere quelle voci.

A tutta la squadra dietro il Centro: grazie per tutto quello che fate. Vi auguro niente di meno che altri 50 anni di continuo successo, crescita e ispirazione.

Voi avete tutta la mia solidarietà e la mia gratitudine.

Justin Trudeau

Primo Ministro del Canada




SERVIZI ECOSISTEMICI FUORI LUOGO!

Pescara, 3 novembre 2023. Premesso che la colpa assoluta e primaria dell’abbandono di un water lungo la Nazionale Adriatica che attraversa la Riserva Dannunziana è dell’autore dell’irresponsabile gesto, dopo la segnalazione di diversi giorni fa mi aspettavo un intervento di rimozione più tempestivo da parte di Ambiente, sempre efficiente nel rispondere alle sollecitazioni da parte dei cittadini. Ma evidentemente questa volta l’azienda deve essere presa da altro.

E allora mi soffermo di nuovo su questa incresciosa situazione per il segnale di trascuratezza e di abbandono che trasmette e che non si addice ad un’area protetta, ma neanche a qualsiasi altra area urbana, se non deputata.

Quello che in effetti sta accadendo è il contrario di ciò che ci si sarebbe dovuto attendere, ma forse anche perseguire e sostenere nel tempo: ovvero che fosse la Riserva a contaminare il suo intorno, estendendo la sua dinamica evolutiva al di fuori dei suoi confini amministrativi e che nello spazio di espansione ne venissero agevolati i preziosi servizi ecosistemici.

Invece si ha la sensazione che stia accadendo l’opposto, e cioè che sia l’area protetta ad essere contaminata da quello che avviene al suo esterno, con una invasione delle usanze antropiche cittadine, di fruizione massiva e spesso di predazione e di consumo, riservate al verdee ai giardini urbani, soggetti ad altri regimi gestionali.

L’immagine del “vaso” abbandonato ai margini del bosco, che tra l’altro, dopo l’invasione stradale del Pendolo e l’incendio, dà segni di stanchezza e di cedimento, rattrista molto e sembra restituire una immagine di sconfitta, a partire dal piano di inciviltà di chi si è reso colpevole dell’abbandono doloso del sanitario, a cui evidentemente il messaggio della presenza della Riserva Dannunziana non è arrivato. Come forse a tanti altri. E dopo oltre venti anni dalla sua istituzione tutto ciò è inconcepibile!

Giancarlo Odoardi

Rifiuti Zero Abruzzo




ANNA FOGLIETTA ALLA D’ANNUNZIO

Storie di donne in occasione del Festival Alessandro Cicognini. Auditorium del Rettorato 7 novembre 2023  ore 15:30

Chieti, 3 novembre 2023. Martedì 7 novembre, alle ore 15:30, l’Auditorium del Rettorato dell’Università degli Studi “Gabriele d’Annunzio” di Chieti-Pescara ospiterà l’attrice Anna Foglietta per l’evento “Cicognini e la Letteratura”, organizzato dal “Dipartimento di Lettere, Arti e Scienze Sociali” (DiLASS) e dal “Festival Alessandro Cicognini”, finanziato dal Ministero della Cultura e diretto dal compositore e regista Davide Cavuti. Una presenza d’eccezione quella di Anna Foglietta, attrice di cinema, televisione e teatro e vincitrice di numerosi riconoscimenti. La manifestazione si aprirà con il saluto del professor Liborio Stuppia, Rettore dell’Università d’Annunzio.

Seguiranno gli interventi del professor Carmine Catenacci, prorettore vicario dell’Ateneo, e della professoressa Antonella Di Nallo, docente di “Letteratura teatrale italiana” presso il DiLASS. Ad Anna Foglietta sarà affidata l’interpretazione del testo “Storie di donne”, un percorso nell’universo femminile da Euripide ai giorni nostri. Le musiche del maestro Alessandro Cicognini saranno la colonna sonora dell’appuntamento. L’incontro sarà presentato dalla giornalista Mila Cantagallo.

 Anna Foglietta ha recitato nel film “Nessuno mi può giudicare” con Paola Cortellesi, ricevendo una candidatura al “David di Donatello” e al “Nastro d’argento”. Nel 2015 è stata la protagonista femminile del film “Noi e la Giulia” di Edoardo Leo, per il quale ha ricevuto la sua seconda candidatura al “David di Donatello”.

Nel 2016 è stata tra i protagonisti di “Perfetti sconosciuti”, con la regia di Paolo Genovese, ricevendo la sua terza candidatura ai “David di Donatello”. Ha vinto un “Nastro d’argento” per “Un giorno all’improvviso” e il “Premio Flaiano” per la migliore interpretazione ne “La mafia uccide solo d’estate” nel 2017. Per il teatro, ha ricevuto, inoltre, il premio “Le maschere del teatro” nel 2016. Ha interpretato il ruolo di Nilde Iotti nel film biografico “Storie di Nilde”.

Nel 2020, è stata la madrina della 77ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, conducendo le serate di apertura e chiusura del Festival.  Nell’estate 2020 ha debuttato con lo spettacolo “La bimba col megafono” con musiche di Davide Cavuti, prodotto da “Teatro Stabile d’Abruzzo” e da “Stefano Francioni produzioni”. Nel 2022, Anna Foglietta è la protagonista di “Donne vestite di sole” con le musiche e la regia di Davide Cavuti.

Siamo molto lieti di accogliere presso il nostro Ateneo Anna Foglietta, una delle interpreti più brillanti e sensibili dell’attuale panorama cinematografico, teatrale e televisivo – ha dichiarato il professor Carmine Catenacci, prorettore vicario dell’Università Gabriele d’Annunzio – Al centro dell’incontro vi è un tema di fondamentale importanza sociale e culturale quale la condizione femminile nella storia, scandita attraverso la lettura e l’interpretazione di testi esemplari dall’antichità ad oggi. L’incontro si profila come una preziosa esperienza formativa per gli studenti dei nostri corsi di studio, che prevedono anche uno specifico curriculum in “Linguaggi della musica, dello spettacolo e dei media”, ed esprime in maniera incisiva e originale la funzione civile che è propria dell’istituzione universitaria.

Il Festival multidisciplinare Alessandro Cicognini nasce con l’intento di divulgare le opere di un insigne personaggio abruzzese e farlo conoscere soprattutto alle nuove generazioni – ha dichiarato il maestro Davide Cavuti, direttore artistico del Festival Alessandro Cicognini – Nel suo percorso artistico nel mondo del cinema, il maestro Cicognini ha realizzato oltre trecento colonne sonore per i più importanti registi del suo tempo per capolavori del cinema internazionale.

Maurizio Adezio