SUOR AMALIA DI RELLA discepola del Volto Santo

Figlia spirituale di padre Domenico da Cese

di Antonio Bini

Pescara, 30 giugno 2023. l’Associazione del Volto Santo di Ruvo di Puglia ha ricordato suor Amalia Di Rella a distanza di 25 anni dalla sua morte, avvenuta a Genova il 16 giugno 1988. Dopo aver visitato il Santuario del Volto Santo e conosciuto p. Domenico da Cese, in occasione della festa di maggio del 1970, era stata la stessa suora a favorire la costituzione dell’Associazione.

L’incontro tenutosi presso lo storico Palazzo Caputi è stato moderato dalla giornalista Angela Ciciriello, che ha rivolto un pensiero alla vicinanza della suora nei confronti di donne che avevano difficoltà nel realizzare il desiderio di diventare madri.

Il convegno ha visto la partecipazione di p. Carmine Cucinelli, don Peppino Lapenna, don Mimmo Francavilla, direttore della Caritas di Andria, oltre al mio intervento. P. Carmine, ex rettore del Santuario del Volto Santo, non avendo conosciuto personalmente la suora, ha raccolto testimonianza tra  cappuccini e altre persone di Manoppello che l’anno ammirata in vita per la devozione al Volto Santo, modello di fede per tante persone delle associazioni del Volto Santo di Ruvo di Puglia e di Andria. Memorabile la sua disponibilità, insieme a chi l’accompagnava, nel pulire con gioia la chiesa e l’albergo del pellegrino.

Tutti la seguivano con gioia. “L’ha detto suor Amalia”, si ripetevano i devoti che erano con lei. Il cappuccino ha poi richiamato un passaggio dell’omelia pronunciata da mons. Calabro, vescovo di Andria, in occasione del trigesimo della morte della suora. Sulla stessa linea gli interventi di don Peppino Lapenna, ex parroco della chiesa di San Michele Arcangelo di Andria, il quale ha sottolineato come è da considerate impressionante il bene che suor Amalia ha fatto in favore di malati e anziani, oltre che per la chiesa che fu suo riferimento negli anni trascorsi ad Andria.

Anche don Mimmo Francavilla ha voluto ricordare come sin da ragazzo era rimasto colpito per le sue straordinarie capacità organizzative e l’instancabile opera in favore degli ammalati dell’UNITALSI.  Presenti all’incontro mons. Giuseppe Pischetti, vicario foraneo e don Grazio Barile, assistente spirituale dell’Associazione del Volto Santo di Ruvo di Puglia. Tante persone hanno seguito con emozione l’incontro, al termine del quale sono stati distribuiti tra i presenti biscotti al caffè nel ricordo della suora che amava condividere semplici momenti conviviali con chi si univa alle sue opere e nei momenti di preghiera.

Ma chi era suor Amalia Di Rella ?

Molte volte ho incontrato a Manoppello i devoti pugliesi legati a suor Amalia, soprattutto in occasione degli appuntamenti annuali per ricordare padre Domenico, in particolare dopo la proposta di avvio dell’iter per la beatificazione proposto dall’allora Provincia dei Cappuccini d’Abruzzo. Nel 2014 sono stato a Ruvo, accompagnando padre Carmine Cucinelli, scrivendo poi dell’Associazione e di suor Amalia sulla Rivista del Volto Santo.

Direi che già la diffusione del culto del Volto Santo tra tante persone a Ruvo di Puglia e Andria, poi costituitesi in Associazioni, rappresenta un primo significativo risultato dell’opera di suor Amalia, che nella sua semplicità e umiltà, è stata capace di trasmettere la propria fede ad una comunità, rafforzata dall’incontro con il Volto Santo.

La fede è qualcosa di personale e al tempo stesso di comunitario. Il cristianesimo nel suo riferimento a Cristo ha inevitabilmente a che fare con la testimonianza di altri credenti ed è da ritenere che, anche grazie a padre Domenico, suor Amalia abbia percepito nel Volto Santo il carattere divino di Cristo e al tempo stesso il suo spessore umano. 

Il Volto Santo, infatti, non è soltanto un oggetto inspiegabile, ma soprattutto l’immagine viva e dinamica di un uomo, identificato con Cristo sin dal titolo del primo documento che ne attesta la sua presenza a Manoppello (cfr. Relatione Historica d’una miracolosa imagine del volto di Christo di padre Donato da Bomba – 1640), circostanza che trova sempre più riscontri con la storia del cristianesimo.

In questo credeva ardentemente padre Domenico, che fino alla morte ha instancabilmente profuso tutte le sue energie per diffondere il Volto Santo.

Il frate non desiderava che si parlasse di lui, prevedendo in modo profetico che si sarebbe parlato di lui, come dello stesso Volto Santo, soprattutto dopo la sua morte.

Questo in effetti è accaduto e sta tuttora accadendo. Il Volto Santo in quel lontano 1970 – quando giunse a Manoppello suor Amalia – era da secoli al centro di una forte devozione locale, ma pochi erano quelli che oltre la cerchia dei paesi vicini conoscevano la straordinaria immagine custodita dai cappuccini a Manoppello, mentre quelle rare pubblicazioni che se ne occupavano con fugaci cenni, lo indicavano come un dipinto, alla stregua di tante riproduzioni che possono trovarsi nelle chiese del mondo.

Padre Domenico sosteneva apertamente l’autenticità del Volto Santo, scrivendo in santini da lui fatti stampare, che si trattasse del «sudario presente nella tomba di Gesù» o che l’immagine fosse «improducibile da pennello umano», ritenendola in altre parole un’immagine acheropita.

Nell’imminenza del Grande Giubileo del 2000, gli studi sull’identificazione del Volto Santo nella Veronica (vera icon) portati avanti dal gesuita p. Heinrich Pfeiffer (Tubinga, 1939 – Berlino, 2021), autorevole docente di arte cristiana presso l’Università Gregoriana di Roma, hanno progressivamente trovato l’interesse della stampa internazionale, fino a convincere lo stesso papa Benedetto XVI sulla fondatezza delle sue ricerche.

Occorre qui ricordare anche gli studi di suor Blandina Paschalis Schlömer sulla sovrapposizione del Volto Santo con la Sindone. Il papa tedesco visitò il Santuario il primo settembre 2006.  Da allora abbiamo visto a Manoppello pellegrini da tutto il mondo, centinaia di vescovi e cardinali, mentre la diffusione del Volto Santo ha portato a solenni intronizzazioni di riproduzioni in varie chiese di vari paesi, anche grazie a specifiche missioni (in particolare negli Stati Uniti, Filippine, Polonia e Canada).

Al riguardo, va ricordato, come il 31 marzo 1979, a sei  mesi dalla scomparsa di p. Domenico,  nella chiesa del Purgatorio di Ruvo avvenne probabilmente la prima intronizzazione del Volto Santo, nel corso di una solenne cerimonia, presieduta dal vescovo pro-tempore mons. Aldo Garzia[1]. Oggi le intronizzazioni non si contano più.

Venti anni prima che il Papa giungesse a Manoppello, Don Tonino Bello, vescovo della Diocesi, riconobbe la Pia Unione delle Discepole del Volto Santo, approvando l’8 maggio 1986 il relativo statuto. Il vescovo nel suo atto ha fatto propria quella denominazione riconoscendo come suor Amalia volesse seguire Cristo divenendo sua discepola.

L’obiettivo primario della Pia Unione venne fissato nella «santificazione dei suoi membri attraverso la pratica dei consigli evangelici e il servizio gratuito di assistenza ai fratelli ultimi nelle persone degli ammalati», servizio corrispondente anche alle esigenze della propria missione pastorale. Potremmo dire che il Venerabile avesse già una propria idea sull’orizzonte di santità di suor Amalia, che fu il riferimento assunto a base dello statuto.

Ancor prima dell’approvazione dello statuto, don Tonino Bello, pastore che fu sempre dalla parte degli ultimi, aveva fatto ricorso alla sua collaborazione, assegnandola, tra l’altro, alla comunità per l’assistenza dei tossicodipendenti (oggi Casa Don Tonino Bello), che il vescovo, per contrastare una dilagante emergenza sociale, aveva inaugurato a Ruvo l’8 dicembre 1984.

Il gruppo dipende direttamente dal vescovo e viene animato da una sorella maggiore scelta di comune accordo. I membri della Pia Unione rimangono allo stato laicale, anche dopo la consacrazione attraverso i voti semplici e non hanno vita in comune, salvo periodici incontri di preghiera.

L’articolo n. 5 dello Statuto stabilisce che «la loro spiritualità è incentrata alla devozione al Volto Santo di N.S.G.C. [nostro Signore Gesù Cristo], vissuta nella contemplazione e nell’assimilazione del Mistero Pasquale».

Don Tonino, riconosciuto Venerabile nel 2021, conosce il Volto Santo attraverso la forte carica devozionale di suor Amalia e anche personalmente, in quanto si sarebbe recato una volta a Manoppello, insieme con le tre discepole per gli esercizi spirituali. Così mi è stato riferito da suor Maria Matera.

Il richiamo al Mistero Pasquale lascia intuire che don Tonino avesse maturato una personale idea del Volto Santo come volto della resurrezione. Una tesi che sarà ampiamente sviluppata diversi anni dopo (vedi anche il titolo del saggio di Saverio Gaeta, Il Volto del Risorto, ed. Famiglia Cristiana, 2005). Anche il successivo aggiornamento dello statuto dell’Associazione del Volto Santo, approvato nel 1989, riflette l’impronta di don Tonino Bello, anche se deve ritenersi interamente sua l’elaborazione dello statuto della Pia Unione delle Discepole del Volto Santo.

In una significativa testimonianza di Mons. Nicola Girasoli viene riferito quanto ebbe a dirgli Don Tonino a proposito della suora che considerava «una santa donna che fa molto per gli ammalati e i poveri». Tra i malati non mancarono alcuni anziani sacerdoti.

La testimonianza sulle virtù di suor Amalia Di Rella – è datata 16 giugno 2009 – una data non casuale, in quanto coincidente con l’undicesimo anniversario della morte della fraticella – come molti la chiamavano. Ho ricevuto copia di tale testimonianza da fr. Vincenzo D’Elpidio (Guardia Vomano, 1932 – Pescara, 2020), tanto legato a p. Domenico, come a sr. Amalia ad ai devoti pugliesi. Non sono in grado di sapere quali siano stati i destinatari della stessa, anche se ho motivo di pensare che tra questi ci sia stato il  Vescovo pro-tempore di Molfetta.

Mons. Girasoli, nato anch’egli a Ruvo di Puglia, attualmente nunzio apostolico in Slovacchia, ha conosciuto la suora sin dalla prima infanzia, rimanendo colpito «per lo spirito di preghiera e la dedizione verso i poveri e i malati».

Poi l’incontro con p. Domenico da Cese – nel 1970 – che il nunzio apostolico definisce «una svolta sul cammino di santità», guidando suor Amalia nel suo percorso  spirituale, portandola alla consacrazione religiosa e all’istituzione dell’Associazione del Volto Santo di Ruvo.

Lo stesso nunzio apostolico, che prese i voti nel 1980, afferma di aver preso parte, da giovane seminarista, ad alcuni pellegrinaggi diretti a Manoppello, al Santuario del Volto Santo, conosciuto proprio grazie a suor Amalia e all’Associazione del Volto Santo. Inevitabile l’incontro con p. Domenico da Cese.

Mons. Girasoli afferma che in lui è «rimasto impresso il suo sguardo profondo e le sue parole lucide ed efficaci nell’esortarmi ad andare avanti nel mio cammino vocazionale».

Diverse persone hanno espresso la propria testimonianza su suor Amalia, tuttavia quella rilasciata da mons. Girasoli, che afferma che la suora ha certamente esercitato in grado eroico le virtù cristiane, ha il pregio di unire una lunga personale conoscenza e frequentazione, al tentativo di inquadrare i profili di santità di suor Amalia, nell’auspicata prospettiva – sostenuta vivamente – «che si avvii il processo canonico per accertare l’esercizio delle sue virtù in grado eroico, sperando un giorno di vederla, se Dio vorrà, venerata sugli altari».

Le considerazioni del Nunzio sono anche il frutto di un’osservazione continua nel tempo, come quando da giovane sacerdote accompagnò un pellegrinaggio a Lourdes organizzato da suor Amalia e dall’Associazione del Volto Santo nel 1982.

A proposito del celebre santuario francese, chissà cosa avrebbe pensato suor Amalia nel sapere che diversi anni dopo, nel 2010, mons. Philippe Pherrier, vescovo della Diocesi di Tarbes-Lourdes sarebbe giunto pellegrino a Manoppello, rimanendo fortemente impressionato da quell’incontro, al punto da voler organizzare una mostra sul Volto Santo proprio a Lourdes, poi effettivamente realizzata negli anni 2011 e 2012.

A proposito della fama di santità, va ricordato che – secondo la Chiesa – è quella che si manifesta spontaneamente tra una parte significativa del popolo, e non deve essere suscitata superficialmente attraverso la propaganda dei media.  Nel caso di suor Amalia la questione non si pone, anzi sembra sussistere il problema opposto, con il forte ricordo di santità ristretto alla sfera individuale di tante persone e degli  aderenti dell’Associazione, che ne hanno tramandato personalmente la memoria, nel silenzio di una più ampia comunicazione.

Solo in questi giorni è stata finalmente pubblicata la prima biografia di suor Amalia, a lungo rimasta nel cassetto[2].

Ma un emergente fenomeno di comunicazione si sta registrando lontano dalla Puglia. Alludo alla crescente divulgazione del Volto Santo nel mondo, iniziata nell’imminenza del grande Giubileo del 2000 e ulteriormente sviluppatasi dopo la visita di Benedetto XVI il primo settembre 2006 a Manoppello. Una circostanza, quest’ultima, rilevata nella sua testimonianza, anche da mons. Girasoli.   

Sulla scia del Volto Santo, sta riemergendo, anche in modo sorprendente, la straordinaria figura di p. Domenico da Cese, che credette in modo esplicito alla divinità e autenticità del Volto Santo. Insieme a p. Domenico compare spesso anche la vicenda umana e religiosa dell’umile suora, come nella Biografia illustrata di padre Domenico da Cese, cappuccino, a cura di suor. Petra-Maria Steiner, Vita Communis, Waiblingen, 2018 (la pubblicazione è stata edita in lingua tedesca, inglese e italiana) e il recentissimo saggio di Aleksandra Zapotoczny, pubblicato nel febbraio scorso in Polonia, con il titolo Stygmatyk z Manoppello (lo stigmantizzato di Manoppello), Vita, miracoli ed esperienze mistiche di Padre Domenico del Volto Santo di Gesù.[3]

Tornando a Mons. Girasoli, la sua testimonianza sembra essere strutturata per corrispondere ai principi che regolamentano le cause di beatificazione e canonizzazione e credo possa essere interpretata in termini esponenziali rispetto al sentire della più ampia comunità di persone che hanno conosciuto e amato suor Amalia.

Va anche detto che il processo di canonizzazione rappresenta un percorso lungo e complesso, che risponde ad esigenze di cautela da parte della Chiesa (o, meglio, delle gerarchie ecclesiastiche) e che al tempo stesso presenta larghi spazi discrezionali, come dimostra anche il travagliato percorso di padre Domenico da Cese, che pure è sostenuto da numerose testimonianze, anche espresse da religiosi, o supportato da fatti straordinari, come la bilocazione del frate ai funerali di San Pio da Pietrelcina.

Una causa di canonizzazione comporta delle spese considerevoli e richiede un impegno costante, una vera e propria organizzazione, insieme ad una dedizione che possono durare molti anni.

Per i laici non è sempre agevole comprendere l’applicazione delle norme che disciplinano la materia, la loro interpretazione e le scelte da parte della Chiesa.

Non certo a caso, l’agostiniano Romualdo Rodrigo, autore di un apprezzato Manuale delle Cause di Beatificazione e canonizzazione, ha ammesso che «non sempre sono candidati alla canonizzazione i più santi davanti a Dio»[4].

Conforta relativamente la circostanza che l’obiettivo finale delle canonizzazioni non siano i servi di Dio – in quanto i santi non hanno di certo la necessità di essere dichiarati tali – ma sono i fedeli, essendo loro ad aver bisogno che la Chiesa proponga nuovi modelli di santità.

E suor Amalia nacque e visse in povertà, indossando il saio francescano. Fu certamente un esempio dalla personalità carismatica, soprattutto in considerazione delle sue precarie condizioni di salute che, pur nella sofferenza, non le hanno impedito di continuare a donarsi totalmente agli altri.[5]

Alle sofferenze fisiche si aggiungevano quelle morali. E mons. Girasole ad alludere nella sua testimonianza come la stessa fosse vittima di ingiuste invidie e gelosie, se non anche di maldicenze e umiliazioni, come riscontrato anche da fonti orali. Conferme di questi forti disagi vengono da alcune lettere scritte da padre Domenico in risposta alla suora, che doveva aver confessato le situazioni di cui era vittima.[6]

E frequente ascoltare da chi l’ha conosciuta che le corsie d’ospedale e le case dei malati furono il suo convento.

Un ultimo ricovero avvenne presso l’Ospedale San Martino di Genova dove suor Amalia morì in concetto di santità [7] il 16 giugno 1998. Una coincidenza: come p. Domenico, scomparso il 17 settembre 1978 a Torino, suor Amalia muore durante l’ostensione della Sindone. Aveva 64 anni. Dalla biografia curata da Michele Ippedico, sembrerebbe che la sua morte fosse stata preannunciata in sogno da San Pio da Pietrelcina a trent’anni dalla scomparsa del santo.

In conclusione, si richiama un passo dell’omelia tenuta dall’allora vescovo di Andria, mons. Raffaele Calabro, pronunciata il 15 luglio 1998, nel trigesimo della scomparsa di suor Amalia e riportata integralmente sul n. 2/1998 della Rivista del Volto Santo, preceduta dalla accorata premessa di p. Germano Di Pietro, allora rettore a Manoppello, con il titolo Suor Amalia ci ha lascito.

«L’eucarestia che stiamo celebrando ci consente di raccogliere i nostri sentimenti di dolore, riconoscenza, di affetto per far memoria di una persona che ha lasciato una traccia indelebile nella vita di tutti noi e di tanti che l’hanno conosciuta e sono stati beneficiati dalla sua carità discreta e silenziosa e sono veramente tanti.                            

Per noi chiediamo, alla Mensa Eucaristica che sappiamo continuare l’opera da lei iniziata con lo stesso spirito, in umiltà e letizia senza disperdere e dimenticare il suo insegnamento».  

L’incontro di Ruvo di Puglia si pone senza dubbio in continuità con gli auspici del vescovo.


[1] Tonina Cantatore, Da Ruvo di Puglia, in Rivista del Volto Santo, n. 1, giugno, 1979, p.32; In una foto a corredo dell’articolo, suor Amalia compare a fianco di Mons. Garzia.

[2] Michele Ippedico, La pupazza di Dio, ed. Youcanprint, Tricase, 2023. E’ d’obbligo un cenno per spiegare il titolo. Sembra che la stessa suora si definisse così, per indicare una logora bambola di pezza nelle mani del Signore, un po’ come suor Teresa di Calcutta che diceva di essere una piccola matita nelle Sue mani;

[3] Il libro è stato presentato in Polonia nelle città di  Wadowice e Cracovia dove negli anni scorsi furo intronizzate copie del Volto Santo.,

[4] Romualdo Rodrigo, Manuale delle cause di Beatificazione e canonizzazione, ed. Istitutum Historicum Augustinianorum Recollectorum, Roma, 2004, p.12;

[5] La salute precaria ha caratterizzato la vita di suor Amalia, con numerosi ricoveri ospedalieri e vari interventi chirurgici (ben 17, secondo la testimonianza di fra’ Vincenzo D’Elpidio in data15 marzo 2007). I dolori si manifestavano soprattutto ai polsi, alle mani, alle gambe, durante la Quaresima, tanto da essere costretta a letto. Negli ultimi anni di vita indossava i guanti alle mani, inducendo molte persone a pensare che servissero a coprire le stimmate. E’ stata considerate anche la dichiarazione rilasciata in data 4 aprile 2014 dalla signora Maria Zagaria, nella cui abitazione suor Amalia ha vissuto dal novembre 1988 fino alla morte.

Purtroppo è assai carente la documentazione medica, limitata ad un certificato rilasciato in data 23 aprile 1979 dalla dott.ssa Vincenza Fracchiola di Ruvo di Puglia, specialista in malattie infettive, nel quale si attesta che suor Amalia ha sofferto di moltissime malattie sin da piccola, oltre che nella giovinezza, e più volte ricoverata in fin di vita. Si riferisce di un intervento chirurgico allo stomaco, di scompenso cardiaco ed edema polmonare regredito.

[6] In una lettera del giugno 1974, p. Domenico parla di perversità di professioni che non hanno mai creduto in Dio. In un’altra lettera del marzo 1976 p. Domenico scrive Gent.ma Amalia, bisogna pregare tanto ed avere tanta pazienza per tante contrarietà che ci vengono dalla cattiva gente che non manca mai in nessun paese. Ricordate che tutti i giorni bisogna portare la croce che dal cielo vi fu assegnata. Il frate la confortava con la costante preghiera al Volto Santo. D’altra parte, la stessa vita di p. Domenico non fu esente da difficoltà e incomprensioni, talvolta sorte anche nell’ambito dell’Ordine dei Cappuccini;

[7] Eugenio Vittorio Di Giamberardino,  Padre Domenico da Cese, Edizioni Frati Minori Cappuccini d’Abruzzo, L’Aquila, 2014, p. 35.

Foto di Padre Domenico da Cese a Ruvo di Puglia insieme a Sr. Amalia (1977)




IL PIANO REGIONALE della Mobilità Ciclistica

Abruzzo: manca da oltre dieci anni

Pescara, 30 giugno 2023. Il Coordinatore FIAB Abruzzo Molise Giancarlo Odoardi, in nome e per conto delle Associazioni FIAB locali di Pescara, Sulmona, Teramo e Sulmona, nella persona dei loro presidenti, scrive al Sottosegretario della Presidenza della Giunta Regione Abruzzo Umberto De Annuntiis per sollecitare la stesura del Piano Regionale della Mobilità Ciclistica.

Oltre che essere previsto come atto dovuto dall’art. 5 della L. 2/2018 (Disposizioni sviluppo mobilità in bicicletta e realizzazione rete nazionale di percorribilità ciclistica), che ne fissa tempi e modi, la redazione del Piano Regionale della Mobilità Ciclistica (PRMC) era già prevista dalla L.R. Abruzzo n. 8 del 25/3/2013 (Interventi per favorire lo sviluppo della mobilità ciclistica).

L’art. 2 della norma prevedeva e prevede tuttora che il PRMC sia approvato dal Consiglio Regionale su proposta della Giunta regionale e venga aggiornato di norma ogni tre anni. Questo dei tre anni è l’unico elemento temporale di riferimento della legge, che non fa cenno a termini di scadenza per la redazione del Piano. D’altronde si può ragionevole ritenere come poco o per nulla “giustificabile” un ritardo così evidente: se si fosse provveduto a predisporre lo stesso in tempi “congrui”, soprattutto in riferimento ai previsti tempi di aggiornamento di norma, dal 2013 a oggi si sarebbe dovuto redigere e successivamente aggiornare il PRMC almeno tre volte.

Nel frattempo, a cinque anni di distanza dalla Legge Regionale Abruzzese del 2013, viene promulgata la L. 2/2018 (Disposizioni sviluppo mobilità in bicicletta e realizzazione rete nazionale di percorribilità ciclistica).

In questa norma si fa chiaro richiamo a Regioni ed Enti locali (art. 2) perché assumano impegni concreti per perseguire gli obiettivi di legge espressi nell’art. 1 (Oggetto e finalità). Tra gli obiettivi della Legge figura la redazione del Piano Generale della Mobilità Ciclistica (PGMC). L’art. 5 prevede che le Regioni predispongano e approvino, con cadenza triennale, il PRMC e che venga inviato,  entro 10 giorni dall’approvazione, al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.

In sede di prima attuazione, recita il comma 5 dell’art. 5 della legge in esame, il termine di approvazione del  piano  è stabilito in 12 mesi a decorrere dalla data di  approvazione  del Piano Generale dela Mobilità Ciclistica (PGMC). Quest’ultimo avrebbe dovuto vedere la luce entro sei mesi dalla pubblicazione della L. 2/18, mentre ciò è avvenuto con un provvedimento normativo solo il 13/10/2022 (Gazzetta Ufficiale).

Il che si traduce nell’obbligo da parte della Regione Abruzzo di redigere e approvare il PRMC entro la stessa data del corrente anno, sottoponendolo, entro dieci giorni, al Dicastero di riferimento.

Per tale ragione le associazioni hanno chiesto al Sottosegretario di essere convocate ai fini di una utile integrazione informativa e per avere chiarimenti in merito.




NASCE L’OSSERVATORIO per la cultura Valle del sagittario

Costituita l’associazione di cui fanno i rappresentanti dei Comuni di Anversa degli Abruzzi, Bugnara, Cocullo, Introdacqua, Villalago e Scanno

Anversa degli Abruzzi, 30 giugno 2023. L’Osservatorio vuole essere uno strumento di studio e approfondimento per le realtà del territorio con l’intento di contribuire attraverso la cultura a rafforzare la coesione territoriale, migliorare la crescita, promuovere il patrimonio storico e culturale, turistico e ambientale della zona si è costituita l’Associazione Osservatorio per la cultura nella Valle del Sagittario con la partecipazione attiva di tutti i rappresentanti dei Comuni di questa Area (Introdacqua, Bugnara, Anversa, Cocullo, Villalago e Scanno).

Il battesimo di questo nuovo progetto è avvenuto presso la Sala consiliare del Comune di Anversa e nell’occasione sono state definite anche alcune le linee strategiche da portare avanti nei prossimi mesi.

L’Osservatorio, è stato ribadito, vuole essere soprattutto uno strumento di studio e approfondimento per le realtà del territorio e si muoverà in stretta collaborazione con tutte le Amministrazioni comunali della zona.

Le riunioni del direttivo si terranno in modo itinerante presso i diversi Comuni mentre la sede sarà quella del Centro Studi Nino Ruscitti a Bugnara.

Fanno parte del Direttivo dell’Osservatorio Mario Giannantonio (Anversa), Carla Laura Galante, Raffaele Gatta e Simone Lupi (Villalago), Pasquale Caranfa ed Enzo Gentile (Scanno), Carla Di Benedetto (Introdacqua), Dino Chiocchio (Cocullo), Matteo Servilio e Giovanni Ruscitti (Bugnara). Coordinatore provvisorio è stato individuato Simone Lupi.

Il Direttivo resta una struttura aperta alla collaborazione di studiosi, ricercatori, giovani, esperti delle diverse discipline e quanti vogliono impegnarsi in questo sforzo.




PRIMO SOCCORSO e tecniche di rianimazione

Evento formativo con l’Avis di Luco dei Marsi

Luco dei Marsi, 30 giugno 2023.  Primo soccorso e tecniche di rianimazione, questi saranno i temi centrali dell’evento organizzato per domenica 2 luglio dall’Avis di Luco dei Marsi.

A partire dalle ore 11, in Piazza Umberto I, sarà possibile assistere alle dimostrazioni tenute dal Dottor Aldo Nazzicone (esperto in tecniche di rianimazione) riguardo i comportamenti da tenere in casi di emergenza. Contestualmente sarà possibile eseguire in modo gratuito la misurazione della glicemia.

L’Avis di Luco dei Marsi è da sempre attiva sul territorio per sensibilizzare su tematiche legate alla salute, dall’importanza della donazione di sangue alla centralità di uno stile di vita di sano. “Avere delle conoscenze, anche basiche, di tecniche di primo soccorso può essere decisivo in determinati momenti”, spiegano il presidente Fabrizio Salvati e il consigliere provinciale Roberto Cambise, “per questo motivo, con l’appoggio del direttivo tutto, abbiamo deciso di organizzare un evento che potesse fornire delle nozioni sui giusti comportamenti da tenere in casi di emergenza. Cogliamo l’occasione per ringraziare l’amministrazione comunale per la sempre presente disponibilità ed il dottor Nazzicone per aver deciso di prestare la sua professionalità per questo evento”.

L’evento sarà aperto a tutti coloro che vorranno partecipare.

Per maggiori informazioni si invita a contattare i seguenti numeri: 3386389052 (Roberto) 3476250094 (Fabrizio)




GARONE RECORDS PRESENTS LAGO

Il 29 Giugno è uscita ufficialmente Lago ed il pop d’autore di Galli incontra il reggae di don Tino, alla regia come producer c’è Nesta affiancato da Francesco Di Marco, con la collaborazione di altri artisti come Simon Musardo e Simone Sulpizio, le edizioni del  brano saranno a cura  di Garone Records.

La fusione dei vari stili, fortemente voluta dai due artisti abruzzesi, regala un sound fresco ed attuale che si va ad inserire in maniera naturale nel solco delle ultime produzioni discografiche, che tendono a contaminarsi di vari generi.

GALLI ha sempre strizzato l’occhio al reggae contaminandosi già in passato con lo stile in levare, don Tino invece è un veterano del genere, con uno stile più cantautorale e meno avvezzo a clonare vocalmente gli artisti d’oltremanica, dalla collaborazione di questi validi singer abruzzesi nasce una canzone orecchiabile  ma non banale, che nulla ha da invidiare alle recenti uscite mainstream, alla pari di Fragole di Achille Lauro e Rose Villain giusto per citarne una.

LAGO nasce da un’idea di Galli, dall’incontro con don Tino il pezzo inizia a prendere forma, la lirica composta a due mani dai due cantautori parla di un amore estivo, passeggero che appunto come canta il ritornello… vola via, restano i corpi intrecciati sul letto, le sigarette e tutte le emozioni che solo una passione travolgente e pura riesce a dare.

I due artisti cantano di quegli amori a cui si dà tanto in termini di passione e coinvolgimento, che si vive ogni giorno con una grandissima intensità perche consci che è una storia a termine e che alla fine lascia quell’amaro in bocca perche’ resta un affetto mutilato, un amore a metà .

Il video è in lavorazione e vedrà l’uscita nel mese di luglio , la regia è curata da Claudia Ferrara (Noia Vintage) con la collaborazione per le riprese di Antonio Malvestuto, nella veste di protagonista l’attrice Marta Mazzaretto.

La song sarà distribuita su tutte le piattaforme digitali e ascoltabile sul profilo Spotify di Galli e don Tino.




ALLA MONDADORI DI PESCARA Padre Piero Lamazza

Il suo incontro con Dio in Sei personaggi in cerca di attore

Pescara, 30 giugno 2023. Il giovane Padre Gesuita, Piero Lamazza sarà domenica 2 luglio alle ore 18:30 alla Mondadori Bookstore di Pescara per presentare il suo nuovo libro “Sei Personaggi in cerca di attore” (AdP) che richiama il celebre titolo dell’opera teatrale di Luigi Pirandello “Sei personaggi in cerca d’autore” in cui celebrava la relatività dei punti di vista con la difficile comunicazione che ne conseguiva.

Il giovanissimo Gesuita avrà modo di parlare anche della sua recente esperienza infatti è appena tornato dal Cammino di Santiago Di Compostela e come dice: “Ti fanno male i piedi, hai le bolle, eppure vuoi continuare a camminare?

Maledici il giorno in cui hai deciso di fare il cammino ma vuoi continuare a scoprire?

Ti chiedi chi te l’ha fatta fare eppure ti intriga conoscere la storia di quest’altro pellegrino che va come te verso Santiago?

Ecco… Tutto questo è El Camino!

Fra un necessario adattamento richiesto da un’esperienza come questa e degli scorci panoramici inaspettati e meravigliosi della costa portoghese, si cammina e si vive quello che può essere sperimentato soltanto da chi si mette in marcia. Si vive, si sente, si gusta, si sperimenta il cammino.

Tutto viene concluso dalla ricezione della Compostela, dopo aver timbrato quotidianamente la Credencial, e da una Celebrazione Eucaristica magnifica nella cattedrale di Santiago, dove viene dato il tradizionale abbraccio al Santo di Galilea, nei luoghi legati alla sua memoria”.

Sarà presente all’appuntamento anche l’Assessore alla Cultura per il Comune di Pescara, Maria Rita Carota impegnata nella promozione della filosofia della lettura anche tra i più giovani; modera l’incontro la giornalista Alessandra Renzetti.

Bartimeo, la peccatrice in casa di Simone il fariseo, l’adultera perdonata, Barabba, Simone di correre e Paolo di Tarso cos’hanno capito, sentito, provato contatto con Gesù di Nazaret?

Cosa accadde e perché?

Che cosa è successo in quegli uomini e donne nel momento in cui si sono imbattuti in un uomo che chiede a un cieco cosa vuole che si faccia per lui?

In un maestro che si lascia baciare i piedi pubblicamente da una prostituta?

Che scrive per terra davanti alle provocazioni dei Giudei? Che muore perché altri abbiano la vita? Che prende una croce impossibile da portare?

E che sconvolge la vita di un persecutore dei propri discepoli?

Nelle pagine del libro la risposta a queste domande viene data dai personaggi stessi che raccontano l’accaduto. Queste sei figure stanno cercando nel lettore un potenziale attore, perché “la parola corra e sia glorificata” (2Ts 3,1), perché Gesù sia conosciuto e amato. Il lettore può gustare i sei racconti, lasciarsi toccare da essi, aprire il cuore e permettere all’amore, che morendo vive, di ferirlo.

Padre Piero è infatti convinto che, conoscendo meglio le figure citate nel libro si possa scoprire qualcosa di più della persona a cui ha deciso di dare, come può, la sua vita, Gesù di Nazaret figlio di Maria e del Padreterno.




PER UN PANNO o per amore

Pubblicato sulla Rivista Illustrazione Abruzzese  sett-ott. 1984, Pescara

Pacentro è un pittoresco paese della provincia de L’Aquila arroccato alle pendici settentrionali della
Maiella. Il castello medioevale, che sovrasta il centro abitato, ci parla del suo illustre passato e delle lotte insorte fra i Cantelmo ed i Caldora per assicurarsene il possesso. La poca gente rimasta vive per lo più di agricoltura, mentre i giovani sono occupati nel terziario oppure nelle fabbriche del nucleo industriale di Sulmona. Rilevante è tuttora il numero dei diplomati senza impiego e dei pensionati.

Nella prima domenica di settembre, in occasione dei festeggiamenti in onore della Madonna di Loreto, si svolge a Pacentro la cosiddetta corsa degli zingari, una singolare manifestazione che di anno in anno richiama un numero di spettatori sempre più numeroso sia dall’Abruzzo che dalle regioni limitrofe. Nell’edizione del 1980 erano presenti, tra le altre, una rete televisiva di Monaco di Baviera ed alcuni giornalisti del periodico «Bild am Sonntag», edito nella stessa città tedesca.

Va subito chiarito che l’espressione zingari non deve trarre in inganno. Nel dialetto di Pacentro essa indica infatti chi cammina scalzo ed è stata coniata evidentemente in base all’osservazione costante che gli zingari, ed i nomadi in genere, andavano in giro in passato con pochi indumenti addosso e soprattutto a piedi nudi, date le scarse possibilità che essi avevano di poter acquistare delle scarpe.

Coloro che partecipano alla terribile gara sono generalmente contadini ed operai del paese. I figli delle persone benestanti e dei professionisti, almeno fino a circa dieci anni fa, non vi partecipavano in quanto non abituati a camminare a piedi nudi, specie lungo i sentieri pietrosi di montagna.

Pur nella dovuta cautela la corsa può essere definita in senso gramsciano come una tipica manifestazione della visione della vita di strati sociali subalterni oppure, secondo il pensiero del Lombardi-Satriani, un episodio di cultura di «contestazione».Tuttavia alcune “varianti” di rilevante interesse antropologico-culturale, emerse negli ultimi anni, inducono a ritenere che la chiave di lettura della “corsa degli zingari” sia  più complessa e le motivazioni da parte dei giovani che si cimentano nella terribile gara appaiono col passar degli anni sempre diverse. Ma procediamo nella descrizione delle fasi più emozionanti della manifestazione.

Va ricordato innanzitutto che di norma ilnumero dei concorrenti non è mai rivelato dalla Confraternita della Madonna di Loreto, che gestisce appunto la “corsa”, e diventa noto solo quando i giovani, verso le cinque di pomeriggio del giorno di festa, si radunano in località Pietra spaccata, un contrafforte roccioso di Colle Ardinghi, situato di fronte al paese e separato da quest’ultimo da una profonda gola in cui scorre il Vella, un torrente che scende precipitoso dalle falde della Maiella e ricordato da Ovidio nel

Terzo libro degli Amores.

Al primo rintocco di campana della chiesa della Madonna di Loreto, gli zingari, a piedi nudi ed in
pantaloncini e maglietta (tali indumenti sono forniti dalla stessa Confraternita), si gettano a capofitto
lungo il ripido pendio del colle cosparso ovunque di pietre, oltrepassano a valle il torrente Vella
e puntano di nuovo a monte in direziono di Pacentro, attraverso un sentiero che conduce direttamente alla chiesa.

Una folla enorme funge da degna cornice alla corsa ed è assiepata soprattutto lungo il tratto finale del percorso, complessivamente lungo tre chilometri circa. La maggior parte degli spettatori si accalca tuttavia attorno al sagrato di S. Maria di Loreto, poiché l’altare della chiesa, il cui portale è lasciato aperto, costituisce il traguardo della emozionante gara.

Quando i concorrenti sono in prossimità della meta, gli spettatori cominciano ad oscillare invasi da un crescente fermento, mentre urla di entusiasmo si levano dalla folla allorché da una curva non lungi dalla chiesa si vede sbucare il primo “zingaro”.  Con gli occhi dilatati dal dolore, provocato da un percorso quasi ordalico, il vincitore infila il portale e si inginocchia prima davanti all’altare, dopo di che si accascia stremato, seguìto man mano dagli altri partecipanti che ripetono lo stesso cerimoniale.

A corsa ultimata viene chiuso il portale. Solo negli ultimi anni è stato permesso a studiosi e fotografi di
restare nell’interno della chiesa e di assistere così ai momenti conclusivi della manifestazione.

La scena che si svolge assume a tratti toni drammatici e non facili da descrivere. Con i piedi cosparsi di
piaghe sanguinanti, gli zingari giacciono sdraiati sul pavimento e si aiutano a vicenda, mentre il dolore
atroce dai piedi sembra propagarsi tutto sui loro volti. Un medico presta la prime cure alle ferite vistose, ma la sua azione è vanificata spesso dalle richieste di soccorso che si accavallano fra le grida concitate degli organizzatori , impegnati ad accertarsi velocemente delle condizioni più o meno gravi in cui versano quelli che hanno concluso la gara.

Sull’angusto piazzale antistante alla chiesa, la folla attende ansiosa che si riapra il portale e fa commenti sullo svolgimento della gara e sul vincitore. Questi attimi di pausa ci permettono di aggiungere particolari importanti alla descrizione della manifestazione. La chiesa è dedicata, come si è detto, alla Madonna di Loreto ed un affresco eseguito nel tondo centrale della facciata raffigura, con una tecnica di esecuzione che ci ricorda quella degli ex voto pittorici, la traslazione della Casa Santa di Nazareth da Tersatto (Jugoslavia) a Loreto Marche. Il sacro edificio presenta caratteristiche tali da essere ascritto, come  conferma l’organo portativo coevo, alla prima metà del  XVIII secolo e sorge in base ad una tipica leggenda di fondazione dei santuari: una misteriosa donna, nella quale i fedeli riconosceranno in seguito la Madonna, si riposò proprio sul posto dove sarà eretta più tardi la chiesa[1].

La modesta facciata della chiesa è movimentata da tre tondi a stucco; in quello centrale è riprodotta come si è detto la traslazione della Casa Santa ed in quelli laterali, non affrescati, sventolano fin dalla mattina della festa due tagli di stoffa avvolti a mo’ di bandiera su un’asta di legno. Tali stoffe sono di diverso colore e sufficienti a confezionare due vestiti. Su ognuna di esse gli organizzatori della festa appuntano un santino riproducente l’immagine della Madonna di Loreto. Questi tagli di stoffa costituiscono appunto il cosiddetto palio, il premio cioè assegnato insieme a coppe e targhe ricordo ai primi due concorrenti, ma normalmente vengono premiati anche coloro che si classificano al terzo e quarto posto ed in tale ordine sfilano poi a manifestazione conclusa per le vie del paese per ricevere il dovuto trionfo.

Durante la corsa i deputati alla festa sorvegliano affinché nessuno aiuti con spinte i partecipanti, a meno che per difficoltà sopravvenute durante il terribile percorso qualcuno di essi non dichiari espressamente di rinunciare alla gara. D’altro canto, una sorveglianza per cosi dire indiretta e reciproca viene effettuata dagli stessi tifosi appartenenti ai rioni in cui abitano i concorrenti, la cui contesa, alimentata da quei sentimenti intrattenibili che affiorano spesso nel ‘blasone popolare’, solo oggi
si esaurisce nell’ambito di un’esperienza vissuta anche a livello ludico. Degna di nota è al riguardo la
circostanza che a Pacentro non v’è un santo protettore ufficiale. Parte della popolazione festeggia infatti la Madonna del Rosario e l’altra S. Carlo Borromeo. I rosaristi non fanno normalmente cospicue offerte per la festa di S. Carlo ed allo stesso modo si comportano i carlisti nella ricorrenza della Madonna del Rosario. Fra le due fazioni si scatena così una gara per organizzare la festa più bella del paese e ad essa contribuiscono con sostanziose rimesse, anche gli emigrati. In passato, infatti, le rivalità esplodevano in modo violento anche durante la manifestazione e l’informatrice citata, Maria Cicone,  ricorda che in una edizione della corsa svoltasi subito dopo la Prima guerra mondiale una persona venne accoltellata per aver spinto nella parte finale della gara un concorrente del proprio rione[2].

Ma torniamo, dopo questa necessaria parentesi, alla descrizione della corsa. Dai due tondi della facciata della chiesa vengono ammainati i palii, segno questo che sta per aver inizio la sfilata degli zingari.

Si apre il portale. Il clamore crescente degli spettatori sommerge le note della marcia intonata dalla banda, mentre applausi ed espressioni di compiacimento fioccano soprattutto sui primi due classificati che, seguiti come alfieri dal terzo e dal quarto, ricevono l’onore del trionfo. Portati a spalla da amici e parenti i quattro sfilano in ordine di arrivo lungo le strade principali del paese, preceduti dalla banda. Gli sguardi della folla sono appuntati ovviamente sul vincitore della corsa.

Sorreggendo l’asta su cui è avvolto il palio, egli viene portato a spalla dai suoi tifosi, seguito allo stesso modo dal secondo classificato. La sfilata termina alla casa del vincitore, dove si offre a tutti vino  vecchio attinto dalle caratteristiche conche di rame. Non poche sono le considerazioni che suscita la corsa degli zingari, che secondo il giudizio dei vecchi del luogo si svolgerebbe da tempo immemorabile. Come in altri episodi folklorici, la ricerca delle origini non spiega le funzioni svolte dal rito, sicché essa  risulta il più delle volte sterile e non appaga l’interesse degli studiosi . Il termine palio, è utile in tale sede ricordarlo, indica secondo il  Devoto un  «drappo prezioso assegnato come premio in gare o competizioni tradizionali, celebrate in varie città italiane dal medio evo in poi».

In un manifesto pubblicato a Roma nel 1768, si ricorda per. es. che «si correranno i Palii negli infrascritti giorni di carnevale», con la descrizione degli stessi palii costituiti da «stoffe pregiatissime» da donarsi ai vincitori delle varie corse[3].

Per quanto concerne più specificatamente l’area abruzzese, manifestazioni simili a quella di Pacentro dovevano svolgersi anche altrove, poiché si apprende dal De Nino che «a Rivisondoli, nelle feste principali, e a Pratola Peligna in San Rocco, è singolare la corsa dei ragazzi, dai sette ai dodici anni, che nudi vanno a precipizio da un punto all’altro del paese per guadagnare un palio. E il piccolo vincitore poi, nudo, entra nella chiesa a ringraziare il santo»[4]. Una corsa a piedi nudi si svolgeva anche a Sulmona il 28 aprile, festa di san Panfilo. Ce lo ricorda un documento pubblicato dal Celidonio, nel quale si legge che “in dicto die (cioè 28 aprile) se corra ad pede mezza canna de panno bono, più uno pare de calse. Si correrà per li citali una berrecta.”[5].

È significativa la circostanza che il De Nino taccia sulla corsa di Pacentro che si svolge tuttora come le altre corse di Pratola Peligna e Rivisondoli, descritte nel secondo volume degli Usi e Costumi abruzzesi. Ma v’è di più. La ‘corsa’ di Pacentro è una ‘gara’ e dunque rientra nella tipologia dei giuochi e delle competizioni. Nel 1897 apparve com’è noto il sesto volume degli “Usi e Costumi” dedicato proprio ai giuochi fanciulleschi, ma nemmeno in quest’opera il De Nino fa menzione della corsa degli zingari. Sicché si può ragionevolmente supporre che la manifestazione di Pacentro, nata forse come mera scommessa fra giovani del luogo, risalga agli ultimi anni dell’800 ed abbia assunto notorietà solo dopo la morte del grande folklorista peligno (1906).    

Non siamo riusciti a scoprire, al fine di stabilire interessanti raffronti, se in altre località italiane si svolgano nei nostri giorni, in occasione di determinate ricorrenze religiose, corse simili a quella degli zingari. Una sola notizia ci è stata fornita al riguardo, anche se alquanto vaga, da una informatrice di Sulmona, Signora Elena Scudieri, di anni 76, nativa però di Ottaviano (Napoli), secondo la quale una gara avente le stesse caratteristiche di quella di Pacentro si svolge a San Sebastiano al Vesuvio in provincia di Napoli, in onore appunto di tale santo. Un’altra corsa, però non competitiva, si svolge il 4 settembre a Cabras, in provincia di Oristano, nella vigilia della festa di S. Salvatore in Sinis. I giovani del luogo, in tunica bianca, accompagnano correndo scalzi la statua del santo in una chiesetta campestre sita vicino al paese[6].  In passato, partecipare alla corsa per la conquista del palio, cioè di un panno per confezionare un vestito, doveva costituire certamente una motivazione non indifferente per gli zingari di Pacentro, appartenenti a ceti sociali subalterni. Oggi le cose sono certamente cambiate; questi giovani camminano solo raramente scalzi nei loro poderi coltivati con potenti mezzi meccanici che essi stessi, con estrema perizia, guidano nei momenti della seminagione o dell’aratura. Fra coloro che prendono parte alla competizione vi sono però anche operai che lavorano nel vicino nucleo industriale di Sulmona e che appena si staccano dalla catena di montaggio si riversano di nuovo sui campi per quell’insopprimibile esigenza di contatto con la terra che purifica, rigenera e rende liberi, poiché una tuta ed un capannone non sono sufficienti di per sé a trasformare un contadino in operaio.

Altri concorrenti sono invece artigiani o persone che svolgono i più disparati mestieri, come appunto il vincitore della corsa di molti anni fa, con cui abbiamo parlato il giorno seguente alla festa. Si chiamava Mario Raso, aveva 24 anni e lavorava insieme al fratello in un ristorante della ex Berlino Ovest. Suo padre è morto da tempo e la madre, contadina, vive ancora a Pacentro. Ogni anno Mario torna al paese ai primi di settembre «per vedere la festa» e soprattutto per partecipare alla corsa degli zingari, da lui vinta anche in precedenti edizioni. Con grande semplicità egli ci ha rivelato che correva non per una particolare forma di devozione verso la Madonna di Loreto, ma per una ragazza del paese di cui si era innamorato e che corteggiava assiduamente. Nell’ascoltarlo, le sue parole richiamavano quasi automaticamente alla memoria il noto passo del Ramo d’oro, in cui il Frazer descrive le gare di corsa per la sposa che, in altri tempi, si svolgevano un po’ ovunque in Europa. Si sa però con quanta circospezione vadano fatti tali accostamenti, poiché sotto il profilo antropologico si corre il rischio di assemblare episodi che presentano diacronicamente funzioni diverse.

Negli ultimi tempi, infatti, sono emerse da parte dei partecipanti alla gara diverse e complesse motivazioni. A cimentarsi in essa non sono più solo concorrenti appartenenti al mondo rurale o operaio ma anche giovani studenti che possiamo ascrivere genericamente ad uno stato egemone locale e le cui motivazioni risiedono nella dimostrazione di una forza fisica e resistenza al dolore ritenute non solo appannaggio del ceto rurale. La conquista del “palio” da parte di tali concorrenti appare del tutto irrilevante di fronte alla dimostrazione della loro capacità di resistere al dolore atroce causato dalle ferite ai piedi.

Comunque, per tornare a Mario Raso, appare veramente straordinario che qualcuno in un angolo sperduto dell’Abruzzo  «corre per amore» ed almeno in un giorno dell’anno, offre una dimostrazione di forza e vitalità nei confronti di altri giovani che non sono in grado, per costituzione fisica o per educazione, di cimentarsi in una incredibile corsa come è appunto quella che abbiamo descritta. Ed in questa gara, gli zingari di Pacentro riscattano anche un anno di anonimato, trascorso nel duro lavoro quotidiano in Italia ed all’estero. Essi, dunque, corrono non per avere, ma per essere.

Franco Cercone


[1] Informatrice  Sig.ra Maria Cicone , anni 60, residente a Pacentro. Altre leggende parlano del rinvenimento di una piccola statua raffigurante la Madonna di Loreto proprio nelle acque del Vella, in un punto sottostante alla chiesa.  Cfr. R. Santini, Pacentro. Aspetti storico-geografici , p. 140. Pratola Peligna 1976.

[2] “Carlisti” e “Rosaristi” (o “Saristi”) fanno parte delle confraternite aventi tali denominazioni. Cfr. a tal riguardo M. Silvestri, Una storia (1860-1960). Cento anni all’ombra delle torri di Pacentro, p. 9 sgg., Sambuceto (Ch.) 2004; R. Santini, op. cit., p. 141.

[3] Cfr. Catalogo della Banco Libri, Bologna, giugno 1983, sez. Manifesti.

[4] A. De Nino, Usi e costumi abruzzesi, Firenze, 1881, II, pp.220 e ss. Il De Nino chiarisce – ivi, p. 222 – che il «palio» è «un pezzo di stoffa colorata». La corsa degli zingari è preceduta a Pacentro da quella degli zingarelli, cioè ragazzi di tenera età, che ha una chiara funzione di iniziazione.

[5] Cfr. G. Celidonio, La Diocesi di Valva e Sulmona, vol. I, p. 144, Casalbordino (Ch.) 1909.

[6] Devo la notizia alla  professoressa Enrica Delitala, docente di Storia delle Tradizioni popolari all’Università di Cagliari.




TEATESERVIZI: PASSI AVANTI, ma c’è ancora molto da fare

Prendiamo atto, con soddisfazione, che nella giornata odierna verrà predisposto il rinnovo del Contratto di Servizio alla Teateservizi, indispensabile per il buon proseguimento del Piano di Concordato presentato dal liquidatore, dott. Di Iorio, in Tribunale.

Chieti, 29 giugno 2023. Come rilevato dallo stesso Commissario Giudiziale, Dott. Corvi nella relazione inviata al Comune il 26 giugno 2023, il rinnovo del Contratto di Servizio è l’atto fondamentale per la fattibilità e l’ammissibilità del Piano Concordatario, come del resto deliberato dal Consiglio Comunale lo scorso 27 marzo con la Delibera n° 296/2023.

Dopo tutte le strumentali difficoltà frapposte finora da taluni settori amministrativi dell’Ente Comune, il rinnovo del Contratto di Servizio permetterà, al momento, la salvaguardia non solo dei posti di lavoro ma le sorti dello stesso Comune di Chieti altrimenti avviato ad un dissesto bis.

Allo stesso tempo i lavoratori impegnati nei Servizi Cimiteriali continueranno, dal 1° luglio, a svolgere la loro attività con il Comune che si sostituirà alla Teateservizi nella loro gestione in attesa che il servizio passi all’altra partecipata Chieti Solidale.

Purtroppo, lo stesso Comune continuerà a svolgere questo servizio, essenziale ed indispensabile, ricorrendo alla somministrazione di questi lavoratori tramite agenzie interinali.

A nostro parere, e più volte ribadito nelle opportune sedi, tale assurda e ingiustificata situazione di precarietà, che si protrae da oltre un decennio, non è più sostenibile e con il prossimo passaggio alla Chieti Solidale questi lavoratori dovranno essere finalmente stabilizzati definitivamente dando loro la dignità umana e lavorativa che meritano.

In ottemperanza al Piano di Concordato presentato in Tribunale la gestione dei parcheggi resterà in capo a Teateservizi fino alla scadenza contrattuale prevista e cioè marzo 2024. Anche in questo caso, nonostante le pessime condizioni contrattuali propinate alla Teateservizi dal Comune, riteniamo che non sia più possibile continuare con il lavoro somministrato e la USB chiederà un tavolo di confronto con il liquidatore della Teateservizi al fine di superare queste inique ed ingiustificate condizioni lavorative.

Romeo Pasquarelli, Coordinatore USB Lavoro Privato Abruzzo e Molise




DIPENDENTI ASL POTENZIALMENTE MOROSI

Inadempienti per colpa della stessa Asl

L’Aquila, 29 Giugno 2023. La Direzione Generale della ASL continua a dichiarare un ritorno alla normalità a seguito dell’attacco Hacker subito dalla stessa ASL nel mese di maggio u.s.

La narrazione, evidentemente, è ben lontana dalla verità; infatti, continuiamo a ricevere segnalazioni circa la mancata bonifica di innumerevoli PC di lavoratrici e lavoratori della ASL e l’impossibilità di poter svolgere le ordinarie attività.

Molti sistemi risultano ancora essere bloccati ed inutilizzabili e molto personale è costretto ad utilizzare i propri e personali mezzi informatici per poter garantire un minimo di attività necessario per il lavoro quotidiano. Altri utilizzano dei veri e propri mezzi di fortuna.

Tutto ciò continua a generare, al contrario di quanto viene narrato, tantissimi e gravi problemi sia all’utenza che al personale dipendente.

Per ultimo, ma non in ordine di importanza, abbiamo avuto modo di apprendere da numerose segnalazioni pervenute a questa organizzazione Sindacale da parte di lavoratrici e lavoratori, a cui ha fatto seguito una prima (e finora unica) comunicazione da parte della ASL, che nonostante l’ufficio del Personale abbia correttamente continuato ad effettuare le trattenute in busta paga nei confronti del personale dipendente che ha in essere sulle proprie retribuzioni il trattenimento a titolo di, per esempio, cessione del quinto dello stipendio, premio assicurazione, deleghe sindacali, pignoramenti, ecc., il servizio di Tesoreria della stessa ASL, evidentemente a causa dell’attacco hacker, non ha ottemperato, da due mesi a questa parte, al conseguente versamento ai vari istituti di credito, banche, assicurazioni, enti pubblici ecc., delle somme trattenute a lavoratrici e lavoratori.

A causa di ciò l’ignaro personale ha ricevuto i solleciti da parte degli Istituti di credito nei confronti della ASL, con contestuale informativa data ai dipendenti interessati che, qualora la mancanza di trattenute da parte della ASL fosse continuata, avrebbe operato diritto di rivalsa nei confronti degli stessi, con conseguente concreto rischio di iscrizione dei dipendenti ASL nel registro dei cattivi pagatori!

Insomma, oltre al danno la beffa!! Non solo al personale vengono trattenute somme di denaro in busta paga, ma, se la ASL non provvederà immediatamente al pagamento, queste somme di denaro verranno richieste nuovamente direttamente ai lavoratori.

È superfluo evidenziare la gravità di quanto sta accadendo ma ancora più grave è il silenzio della Direzione Strategica e delle Istituzioni locali e regionali nel goffo tentativo di dimostrare che “va tutto bene”….

La FP CGIL della Provincia dell’Aquila ha già inoltrato una formale diffida alla ASL e, in assenza dell’immediato ripristino dell’obbligazione contratta con i lavoratori/lavoratrici della ASL, si riserva, di agire presso le Autorità competenti per il risarcimento di tutti i danni sofferti e le spese sostenute dai propri iscritti o assistiti.




LA CORTE DEI CONTI HA CERTIFICATO

Il piano di riequilibrio predisposto dalla Giunta del capoluogo non aveva i piedi per camminare

Chieti, 29 giugno 2029. Il Tribunale fallimentare, da parte sua, ha bocciato la proposta di concordato predisposta da Teateservizi, società di proprietà comunale. Insomma, è stato messo per iscritto che la Giunta Ferrara non è stata capace di porre rimedio alla grave situazione debitoria di Comune e società.

Certamente i debiti dei due enti sono da addossare per la gran parte alla cattiva amministrazione delle due Giunte Di Primio e della dirigenza di Teateservizi (politica ed amministrativa) anteriore al 2016. Ovvero, della gravità della situazione non è responsabile la Giunta Ferrara.

Però è altrettanto evidente che chi sta al governo della città ha fallito nel suo obiettivo politico.

Se pure va riconosciuta la difficoltà di gestire un Ente complesso con pochi soldi e pochissimo personale, allo stesso tempo va detto con chiarezza che quello che è stato fatto è stato fatto male.

Se si fosse dichiarato il dissesto appena certificati i debiti (pochi mesi dopo le elezioni) l’ammontare complessivo dello stesso si sarebbe ridotto del 40% (purtroppo a danno dei creditori). Lo si farà adesso. Ma tardi e con più debiti accumulati.

Se si fosse ristrutturato il personale di Teateservizi, prendendo atto di quanto messo per iscritto dall’ex direttore Antonio Barbone, e se si fossero parcheggi e cimitero non sarebbero stati affidati precariamente, pagati in ritardo e male, oggi la situazione sarebbe diversa.

Conclusione: chi non è stato capace di affrontare i problemi ha il dovere di farsi da parte e di lasciare che altri provino a fare quello che non si è stati capace di fare.

Gennaro Garofalo, Segretario cittadino di Chieti per Sinistra Italiana

Michele Marino, Vicesegretario provinciale Sinistra italiana




DALLA PIETRA MAGELLANA al turismo del futuro

Venerdì 30 giugno il dibattito

Pennapiedimonte, 29 giugno 2023. Venerdì 30 giugno 2023 alle ore 18 presso l’Hotel Relais Scaffe di Pennapiedimonte si svolgerà il convegno: “Pennapiedimonte dalla pietra Magellana al turismo del futuro

L’evento organizzato da Cinzia Santoferrara in collaborazione con l’amministrazione comunale e la locale pro loco  avrà numerose personalità tra gli ospiti, tra cui: l’On. Luigi D’Eramo (Sottosegretario al Ministero dell’ Agricoltura), l’On. Giulio Sottanelli, Daniele D’Amario (Assessore al turismo, attività produttive, cultura e spettacolo della Regione Abruzzo), Nicola Campitelli (Assessore all’urbanistica, demanio marittimo, paesaggi, energia e rifiuti della Regione Abruzzo), Sabrina Bocchino (Consigliere Regionale). 

I relatori della conferenza invece saranno: Il Magnifico Rettore della Università di Teramo, Prof Dino Mastrocola che parlerà di “Cooperazione tra paesi per lo sviluppo turistico del territorio”; Simone Serra, esperto food che terrà un intervento incentrato su “Turismo Enogastronomico: l’,importanza a livello locale, nazionale e internazionale”; Marco D’Antonio, già studente scuola alberghiera di Villa Santa Maria che approfondirà il tema “Le Nuove Leve del Turismo Abruzzese”. 

A tal proposito ha commentato il Sindaco di Pennapiedimonte Rosalina Di Giorgio: “Il nostro obiettivo comune e far rinvigorire questi piccoli paesi destinati allo spopolamento, pertanto con progetti di riqualificazione miriamo a uno sviluppo turistico del paese, cercando di offrire servizi e ospitalità a chi ci viene a visitare”. 

In merito all’iniziativa ha dichiarato invece il Presidente della Pro Loco di Pennapiedimonte Massimiliano Pennelli: “L’organizzazione di questo convegno in collaborazione con l’amministrazione comunale e la nuova struttura ricettiva inaugurata da pochi mesi e un piccolo tassello che si va ad aggiungere ai vari progetti ed eventi che curiamo”.




UN INCONTRO A SCOPO BENEFICO dedicato al networking referenziale targato BNI

Il prossimo 30 giugno tutti i capitoli BNI d’Abruzzo si incontreranno per un appuntamento dedicato alla formazione imprenditoriale, allo scambio di referenze e al networking aziendale. L’intero ricavato sarà devoluto in beneficienza in favore dell’assistenza alle persone affette da fibrosi cistica

Atri, 29 giugno 2023. Si svolgerà il prossimo venerdì 30 giugno ad Atri l’evento dedicato al networking referenziale organizzato da BNI, Business Network International. Tutti i capitoli d’Abruzzo si riuniranno all’Hotel Du Parc a partire dalle ore 14:30, per una giornata di formazione imprenditoriale, scambio di referenze, analisi dei risultati raggiunti e, soprattutto, impegno sociale.

L’intero ricavato dell’iniziativa, infatti, verrà devoluto alla Lega fibrosi cistica Abruzzo, che si occupa di assistere le persone affette da questa patologia.

BNI è un’organizzazione internazionale attiva dal 1985 che riunisce oltre 300 mila imprenditori sparsi in tutto il mondo interessati allo scambio di referenze. I membri dei circa nove mila capitoli presenti in tutto il globo si scambiano contatti ed informazioni con la finalità di accrescere il proprio business attraverso la formula givers gain: dare, per ricevere.

Scambiando referenze e testimonianze e mettendo in contatto le aziende con la propria rete lavorativa, gli imprenditori aiutano altri imprenditori a trovare nuovi clienti e sfruttare nuove potenzialità del mercato.

La finalità di BNI è la crescita collettiva dei propri membri; pertanto, in ogni capitolo è ammesso un solo rappresentante per ogni settore lavorativo, al fine di non creare concorrenza interna. In ogni capitolo, dunque, potrà esserci una sola azienda per ogni categoria: ad esempio, può esserci una sola azienda di marketing, oppure una sola industria elettronica e via discorrendo.

La giornata di venerdì 30 giugno si dividerà in due parti, una dedicata alla formazione e un’altra più improntata verso lo scambio di referenze. L’appuntamento si aprirà con le interviste a Paola d’Amario, titolare di Pan Ducale, Erika Rastelli di Aran Cucine e Piero Pavone, ceo di Hadrianum srl. I tre imprenditori illustreranno il proprio percorso e le sfide che hanno dovuto superare lungo il cammino.

Successivamente prenderà la parola il relatore dell’evento, Marcello Boccardo, che tratterà l’argomento “Relazione e fiducia come driver di crescita”.

Al termine del suo intervento, verranno illustrati i risultati raggiunti nel corso dell’ultimo anno dai membri e dai capitoli del BNI presenti in Abruzzo e saranno premiati coloro che avranno dato maggior impulso al business regionale attraverso referenze e contatti.

Dopodiché, la giornata proseguirà con la fase dedicata al networking referenziale, prima con i tavoli di lavoro e poi durante un aperitivo. I membri dei capitoli del BNI d’Abruzzo avranno così la possibilità di conoscere altre realtà alle quali chiedere, e fornire, contatti, referenze ed informazioni.

L’appuntamento è fissato dunque per il prossimo 30 giugno alle ore 14:30, quando comincerà la registrazione degli ospiti che parteciperanno all’evento, all’Hotel Du Parc di Atri. Il costo è di 35 euro e l’intero incasso sarà devoluto all’assistenza alle persone affette da fibrosi cistica.




DOMENICA 25 GIUGNO 2023

Una memorabile giornata nel segno della  cultura e della solidarietà  (la marcia dell’amore)

di Giuseppe Lalli

L’Aquila, 29 giugno 2023. Domenica 25 giugno 2023, organizzata dalla sezione aquilana del Club Alpino che celebra i 150 anni dalla sua fondazione, nel ricordo dell’impresa che 450 anni fa compì Francesco De Marchi (1504-1576) visitando “Grotta a Male” il giorno dopo aver scalato il “Corno Grande”, cima fino ad allora inviolata; con la collaborazione del Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga e con la fattiva  partecipazione  dell’Amministrazione Separata per i Beni di Uso Civico di Assergi, nonché delle associazioni “Insieme per Assergi” e “Assergi Racconta”, si è dato vita ad una passeggiata che ha preso il via dallo spiazzo antistante la stupenda chiesetta-santuario di San Pietro della Jenca con tappa finale ad Assergi, nella  piazza della chiesa “Santa Maria Assunta”; con lo scrivente a fungere da modesta guida storico-artistica.

Ospiti d’onore sono state quattro persone disabili, impossibilitate a camminare, tra cui l’assergese Franco Faccia, che sono state adagiate sulle cosiddette “joëlettes”, particolari carrozzine adatte ai  percorsi di montagna, nella circostanza messe a disposizione dal Parco Nazionale del Gran Sasso.

Lungo il tragitto, a tratti accidentato e che ha richiesto una condotta accorta da parte dei portatori delle carrozzelle, la sensazione di gioia serena che si leggeva nei volti delle persone trasportate è stata per me una toccante esperienza di umanità quale non provavo da tempo, e un’autentica lezione di vita, più eloquente, più vera e molto più utile delle parole che ho usato per descrivere i siti incontrati lungo il percorso.

Mi è parso che il vero filo rosso da mettere in risalto non fosse tanto quello  che unisce la chiesetta di San Pietro della Jenca, quella di San Clemente, le vestigia dell’antico castello fortificato di Assergi e la sua monumentale chiesa, accomunati da quella cultura dapprima benedettina e poi cirstercense che in questa porzione dell’antico territorio forconese hanno lasciato traccia visibile nell’arte e nella stessa economia, quanto “lo spirito di amore che serpeggiava tra la gente”, per riprendere la felice espressione usata da un signore proveniente dalla Marche e trapiantato da poco ad Assergi, sentimento molto più bello di qualsiasi attraente panorama e molto più solido di qualsiasi monumento di pietra.

Dopo la conviviale nel giardino della canonica con vista sulla stupenda valle del Raiale e con gli squisiti “maltagliati” rigorosamente ammassati a mano da Lina Napoleone e dalle sue collaboratrici, ha avuto luogo il concerto della Corale del C.A.I. dell’Aquila nel presbiterio della chiesa parrocchiale, nella luce filtrata dal gotico rosone e di fronte ad ascoltatori estasiati nell’udire canti della tradizione montanara e della nostra terra.

Ha concluso la manifestazione una visita nella chiesa all’interno delle sue mura perimetrali, che si animavano, nella luce tenue dell’imminente crepuscolo, degli arcosoli affrescati da notevoli pittori rinascimentali, nonché di pregevoli manufatti architettonico-plastici, quali l’originale tabernacolo in pietra policroma che incornicia una suggestiva deposizione e  che sposa, con i suoi eleganti pilastrini che sorreggono un archetto cuspidato, il pieno rinascimento con il tardo gotico; e, nella navata settentrionale, un’arcata entro pilastroni ribattuti che incastona in alto un affresco dell’Annunciazione e ai lati  bozzetti raffiguranti la vita di San Franco, che campeggia al centro in una pregevole statua lignea che lo mostra in vesti sacerdotali.

Da ultimo, una doverosa visita alla vetusta e affascinante cripta sotterranea, che con la sua scarna bellezza ospita i resti mortali del Santo e dove nel piccolo presbiterio, a un lato dell’altare, una statua lignea adagiata su un cassone, uscita dalle mani di un artista napoletano o fiorentino, mostra nel volto un garbo espressivo che la colloca nella migliore tradizione gotica italiana.

Di fronte a tanto spettacolo, al termine di una giornata davvero memorabile, si è portati a pensare che la bellezza, nella natura e nell’arte, è l’altra faccia dell’amore.

Mai come in questa occasione ho capito il vero significato di quella frase che Giovanni Paolo II, che da instancabile camminatore nelle nostre montagne qual era ha sicuramente marciato insieme a noi, ripeteva avendola mutuata da Dostoevskij:  la  bellezza salverà il mondo!




SANTA ARTELLAIDE E L’ANGELO di Don Marcello Stanzione

Ilnuovoarengario.it, 29 giugno 2023. Lucio, proconsole a Costantinopoli, sotto il regno di Giustiniano, aveva una figlia chiamata Artellaide, giovane di grande bellezza. Un ufficiale, avendo vista questa ragazza presso suo padre, fece un grande elogio di lei all’imperatore.

Questi, curioso di conoscerla, pregò suo padre di portargliela. Il proconsole, geloso con ragione della virtù di sua figlia, rispose con un rifiuto. Giustiniano ne fu ferito e diede ordine ad un ufficiale della sua guardia di prelevare Artellaide. Lucio, subito informato di questa tirannica misura, nascose così bene sua figlia che l’emissario dell’imperatore non potette scoprirla.

Artellaide, persuasa che Giustiniano avrebbe prescritto ricerche più attive, e che ella non avrebbe potuto sfuggirgli per molto tempo, disse a suo padre ed a sua madre: “Miei cari genitori, tiratemi fuori di qui, vi scongiuro, e fatemi condurre da dei servi di fiducia presso mio zio, a Benevento”.

Questo zio era il famoso Narsete, che comandava in Italia le truppe imperiali. Lucio, a cui quel consiglio apparve molto saggio, la fece partire immediatamente, sotto la protezione di tre devoti domestici, dicendole: “Andate, figlia mia, e che l’Angelo del Signore vi accompagni”.

Giustiniano non apprese questa fuga che alcuni giorni dopo, ma ne fu talmente irritato, che ordinò alle sue guardie di ricercare Lucio e di tagliargli la testa. Lucio, avvisato del pericolo, si mise fuori attacco rifugiandosi presso il nipote dell’imperatore, che seppe sottrarlo a tutte le ricerche.

Artellaide, durante quel tempo, continuava il suo viaggio, quando, non lontano da Budna, città della Dalmazia, incontrò dei ladri; i suoi domestici fuggirono, lasciandola sola tra le loro mani. Detenuta sette giorni nel covo di quei ladri, ella dovette ad un’assistenza del tutto speciale del Cielo di non subire nessun oltraggio.

L’ottavo giorno, un Angelo venne ad aprire la porta della sua prigione e la rimise alla guida dei suoi domestici. Questi, pieni di gioia, affittarono un bastimento che li portò a Siponto, città poco lontana da Benevento.

Malgrado il suo desiderio di giungere immediatamente presso suo zio, la giovane vergine volle recarsi, in azione di grazie, sul monte Gargano (Luogo celebre per il suo santuario in onore di san Michele). La notte successiva, un Angelo, sotto l’aspetto di un anziano, apparve a Narsete e gli disse: “Alzatevi, mio generale, e andate incontro a vostra nipote Artellaide, che viene a cercare vicino a voi un asilo alla sua innocenza; la troverete a Siponto”.

 Narsete partì subito, ricevette sua nipote con estrema benevolenza e la portò nella sua casa. Artellaide divenne celebre a Benevento per le sue virtù ed i suoi miracoli; ma Dio non tardò a rapirla alla terra, poiché ella morì all’età di soli sedici anni, tre mesi ed otto giorni.

Santa Artellaide e l’Angelo – Il Nuovo Arengario




SEVEN SEGMENT DISPLAY. Francesco João

A cura di Massimiliano Scuderi e Marco Nicodemo. Sabato 8 Luglio 2023 ore 18.00 (08.07.2023 – 02.09.2023)  Palazzo Cavallerini Lazzaroni  Via dei Barbieri, 7 Roma

Roma, 29 giugno 2023. Continua la collaborazione tra la Fondazione Zimei e la Collezione La Saleriana, per l’occasione presentando la mostra personale di Francesco João a cura di Massimiliano Scuderi e Marco Nicodemo. Quest’appuntamento prosegue il programma di mostre all’interno della prestigiosa sede di Palazzo Cavallerini-Lazzaroni, in via dei Barbieri n. 7 a Roma, presso Spazio Sette Libreria.

Francesco João (Milano 1987) vive e lavora tra San Paolo del Brasile e Milano ed è sicuramente una delle personalità artistiche più interessanti di questi ultimi anni. Consapevole dei molteplici aspetti che la pratica pittorica induce a considerare, la sua ricerca si definisce intorno ad aspetti concettuali del linguaggio pittorico, come quelli processuali e le strutture stesse che articolano l’immagine della pittura, declinandola di volta in volta, nelle sue diverse forme.

Partendo dalla decostruzione del gesto pittorico, l’artista ne mette in discussione i principi e i mezzi, analizzando non solo gli elementi basici, come la tela, quanto la dimensione temporale, in un ritorno al grado zero della pittura.

La mostra articolata in due sale, si compone di una serie di opere recanti il linguaggio numerico del seven segment display – un particolare dispositivo a dieci cifre numeriche, attraverso l’accensione di sette segmenti luminosi – che costituì negli anni Settanta l’immagine comune di un tempo futuribile, grazie ai primi dispositivi digitali a LED che ne adottarono le combinazioni grafiche. Un’idea di futuro che oggi rileggiamo a posteriori con un certo grado di obsolescenza, rispetto alle finalità plastiche che si  proponeva.

Accanto a queste opere, serie di 12 gouache e acrilico su tela cruda, iniziata nel 2016 – nella prima sala João presenta una serie di sculture e ready-made a partire da oggetti di sua proprietà, di vari materiali. Con questa grande installazione declina in forma scultorea i temi della trascendenza, dell’economia, del tempo e della funzione.

Afferma l’artista:

L’estetica del SSD rimanda all’idea di futuro visto dal passato: per me è un soggetto che rappresenta un pretesto per fare “pittura” perché vedo la pittura come qualcosa costantemente proiettato in avanti (avanguardia?) sin dai tempi delle caverne dove, però, “l’avanguardia” era sostituita da una “funzione”, in quel caso, propiziatoria alla caccia e quindi economica.

Sono da sempre interessato alla relazione tra trascendenza ed economia.

Una serie di oggetti scelti accuratamente dall’artista, vengono disposti nella sala affrescata del palazzo per indagare le cose e i dati non mediati dalla coscienza e non illuminati dalla decifrazione e dalla contestualizzazione del loro senso. Cosa hanno in comune la console per videogiochi DreamCast, prodotta alla fine degli anni Novanta del XX secolo da SEGA, e un tipiti, una specie di pressatrice di tessuto di paglia utilizzata per asciugare le radici della manioca? Sono oggetti che, per loro natura, dureranno più in là del nostro oblio 1.

La mostra sarà visitabile tutti i giorni dalle 10 alle 19.30 fino al 2 Settembre 2023.

Francesco João (nato nel 1987) vive e lavora tra San Paolo, Brasile, e Milano, Italia.

Tra le sue mostre: Sem título, por enquanto , Marli Matsumoto, San Paolo (2023); x_minimal , a cura di

Friederike Nymphius, Cassina Projects, Milano (2021); 1550 San Remo Drive , Hot Wheels, Atene (2020); Francesco João , Mendes Wood DM, Bruxelles (2019); BRASILE. Coltello nella carne , PAC – Padiglione d’Arte Contemporanea, Milano (2018); Donkey Man , Mendes Wood DM, San Paolo (2017); A Terceira Mão , a cura di Erika Verzutti, Fortes D’Aloia Gabriel, San Paolo (2017); Tutto tende a salire. O no. , Pivô, San Paolo (2016); Summertime ’78 , Kunsthalle São Paulo, San Paolo (2015); Mal Easy di Nimm , Ausstellungsraum Klingental, Basilea (2015); Dizionario di Pittura , Galleria Francesca Minini, Milano (2014); Il contrario del contrario Il contrario del contrario , Gasconade, Milano (2012).

1 J.L. Borges, Las Cosas, in Obra Poetica,1923-1977, Buenos Aires, Alianza editorial, 1981.




EMIGRAZIONE GIOVANILE, calo della natalità

Buon uso delle risorse pubbliche dovrebbero essere al centro dell’agenda politica del nostro Paese

Pescara, 29 giugno 2023. Due grandi temi politici, poco trattati, ma che dovrebbero essere al centro dell’agenda politica del nostro Paese.

L’emigrazione giovanile e il calo della natalità da una parte e il buon uso delle poche risorse pubbliche in Italia.

Alcuni dati:

Il 12% dei nostri giovani lascia l’Abruzzo tre volte di più della media Italia al 4%

I dati Istat ci raccontano di un’Italia alle prese con una forte denatalità -28%, ma è l’Abruzzo la regione dove il dato è sconcertante, circa il doppio rispetto alla media nazionale

Questi dati ci suggeriscono che, tutte le iniziative politiche da introdurre, sono destinate a fallire se non si affronta seriamente il tema delle politiche demografiche.

Ho parlato di questo al convegno “La medicina di base nelle comunità rurali e montane d’Abruzzo: analisi delle criticità e delle possibili soluzioni” organizzato dalla CIA la scorsa settimana

Silvio Paolucci

Pd Consiglio Regionale Abruzzo




TEQBALL ai giochi europei partono bene gli italiani

Nel singolo femminile Mara D’Alessandro incassa tre vittorie su tre nelle qualifiche

Cracovia, 29 giugno 2023. La delegazione, accompagnata dal presidente della Figest, Federazione Italiana Giochi e Sport Tradizionali, Enzo Casadidio, sostenuta sugli spalti dal ministro dello Sport, Andrea Abodi, e dal segretario generale del Coni, Carlo Mornati

Tre vittorie su tre nelle qualifiche per la gara singolo femminile, dopo aver vinto la prima sfida di girone. È partita molto bene la partecipazione di Mara D’Alessandro, atleta portacolori della Figest, la Federazione Italiana Giochi e Sport Tradizionali iscritta con l’Asd Lazio Teqball, ai Giochi Europei di Cracovia, nella disciplina del Teqball.

Per la prima volta nella storia la specialità sportiva, che è da poco entrata a far parte dell’elenco di quelle della stessa Figest e tra quelle riconosciute dal Coni, si presenta al prestigioso appuntamento internazionale.

Insieme a Mara in gara, ma nel maschile, ci sono anche i fratelli Johnny e Arovetto Lombardi, della società FootVolley di Avellino, pure loro tesserati Figest.

Sugli spalti, a fare il tifo per gli azzurri, il ministro per lo Sport e i Giovani, Andrea Abodi, che ha incontrato i nostri atleti. Tra i supporters di casa nostra il segretario generale del Coni, Carlo Mornati, e il presidente nazionale della Federazione Italiana Giochi e Sport Tradizionali, Enzo Casadidio, che ha deciso di accompagnare personalmente a Cracovia la delegazione azzurra.

Nelle scorse settimane gli atleti del Teqball tricolore erano stati ricevuti nella sede del Coni, il Comitato Olimpico Nazionale Italiano, dal presidente Giovanni Malagò.

Questo sport, a metà tra quello del tennis tavolo e quello del calcio, conta ormai affezionati in tutto il mondo anche tra molti “big” come il fuoriclasse Ronaldinho e il c.t. della Nazionale azzurra, Roberto Mancini, che lo usa come riscaldamento nei prepartita al pari di altri club blasonatissimi del calcio nazionale quali il Milan e la Juventus.

Ai Giochi Europei 2023 sono presenti ben 30 discipline e 7mila atleti partecipanti provenienti da 48 Paesi.




COSTITUZIONALISMO, declinazioni del principio pacifista e conflitti armati

Seminario nel Campus universitario di Pescara – 29 e 30 giugno 2023

Pescara, 28 giugno 2023. Nelle giornate del 29 e del 30 giugno 2023 si terrà il II Seminario annuale dell’Associazione di Diritto Pubblico Comparato ed Europeo, sul tema “Costituzionalismo, declinazioni del principio pacifista e conflitti armati”. L’evento, organizzato dall’Università degli Studi “Gabriele d’Annunzio”, insieme all’Università Telematica Leonardo da Vinci, all’Università degli Studi di Teramo e all’Università degli Studi dell’Aquila, si terrà presso il Dipartimento di Scienze Giuridiche e Sociali, nel Campus di Pescara della “d’Annunzio” ed avrà inizio alle ore 14.30 del 29 giugno.

L’evento, che potrà essere seguito anche online, vedrà la partecipazione di 6 Rettori, 23 tra relatori e coordinatori di sessioni e 55 interventi nelle sessioni parallele di illustri studiosi di diritto pubblico comparato ma anche di altre discipline. Nella prima giornata, dopo i saluti istituzionali si terrà una tavola rotonda coordinata dal professor Stefano Ceccanti, dal titolo: “Costituzionalismo e uso della forza: quali prospettive nel XXI secolo?”

Nella mattina della seconda giornata, il 30 giugno, si terranno 5 diverse sessioni: Sessione parallela

1 – “Il principio pacifista”; Sessione parallela

2 – “Il concetto di guerra: contesti e trasformazioni”; Sessione parallela

3 – “Guerre ibride: quali le risposte possibili?”; Sessione parallela

4 – “Ius ad bellum e ius in bello tra diritto costituzionale e diritto internazionale”; Sessione parallela – “Conflitti armati e guerre ibride: una prospettiva interdisciplinare”.

Nel pomeriggio, invece, si terrà prima la sessione di sintesi delle sessioni parallele, presieduta dal Magnifico Rettore dell’Università di Perugia, professor Maurizio Oliviero. Seguirà la relazione conclusiva, tenuta dalla professoressa Arianna Vedaschi, nel corso della sessione di chiusura dell’evento che sarà presieduta dal professor Rolando Tarchi, Presidente dell’Associazione di Diritto Pubblico Comparato ed Europeo.

L’evento – spiega dichiara il professor Gianluca Bellomo, docente di Istituzioni di Diritto Pubblico della d’Annunzio anche a nome degli altri componenti del Comitato organizzatore: il Magnifico Rettore dell’Unidav, Giampiero di Plinio, il professor Romano Orrù dell’Università di Teramo ed il professor Fabrizio Politi dell’Università dell’Aquila – si pone al centro del dibattito contemporaneo, approfondendo una tematica, quella della Guerra, che si è prepotentemente riaffacciata nel cuore della nostra Europa. Gli illustri studiosi offriranno un prezioso contributo scientifico, sviluppando riflessioni di carattere multiprospettico ed intersecando una pluralità di ambiti di indagine. L’iniziativa, realizzata di comune accordo dai quattro Atenei abruzzesi e dall’Associazione di Diritto Pubblico Comparato ed Europeo, offre una risposta tangibile e competente agli interrogativi che lo scenario bellico pone quotidianamente.

Maurizio Adezio




TRE CITTADINANZE ONORARIE e un riconoscimento pubblico

Verranno conferite sabato 1° luglio nel borgo che dal 1890 al 1911 ospitò la scuola estiva del pittore danese Kristian Zahrtmann

Civita d’Antino, 28 giugno 2023. La cerimonia si svolgerà nell’aula consiliare a partire dalle ore 11:30 e le onorificenze saranno assegnate ad Angelo Venturini, Avvocato dello Stato e Vice Segretario Generale della Presidenza del Consiglio dei Ministri; a Marco Villani, Consigliere della Corte dei Conti, Vice Segretario Generale della Presidenza del Consiglio dei Ministri e a Marco Nocca, docente di Storia dell’Arte Antica all’Accademia delle Belle Arti di Roma. Seguirà il riconoscimento  all’associazione culturale locale Palazzo Ferrante.

A presentare la cerimonia sarà il giornalista Daniele Imperiale, mentre  il Presidente del Consiglio comunale Maura Fiocchetta svelerà le motivazioni che hanno convinto l’amministrazione ad assegnare le cittadinanze onorarie. Il Sindaco di Civita D’Antino, Sara Cicchinelli, consegnerà infine l’onorificenza ai tre insigni protagonisti, i quali per motivi familiari, professionali e affettivi conservano uno stretto legame col paese.

Alle ore 16 la cerimonia si sposterà a Palazzo Ferrante, gioiello architettonico del XVII secolo, dove è prevista l’inaugurazione di una mostra di arte norvegese contemporanea organizzata insieme alla Galleria d’Arte Hulias di Oslo, con il supporto di Kunsthøgskolen i Oslo/Oslo National Academy of the Arts. Le cantine dell’antico palazzo, ricche di storia e fascino, sono state trasformate in uno spazio dedicato agli artisti scandinavi e italiani. Qui, 12 giovani talenti norvegesi, provenienti da OsloAmsterdam e Vishovgrad, presenteranno le loro opere, offrendo un assaggio della scena artistica contemporanea norvegese.

Alle 17,30 sarà il concerto “Anema e Core” del duo Francesco Mammola (mandolino) e Alfonso Brandi (chitarra) a chiudere una giornata ricca di appuntamenti. «Dopo la pausa forzata causata dal Covid, Civita D’Antino torna a offrire momenti di alta cultura ai suoi cittadini, agli abruzzesi e ai tanti turisti che amano i borghi di montagna», annuncia il Sindaco Cicchinelli.

«La cerimonia di consegna delle onorificenze e l’apertura ufficiale della mostra “Mellom fjellene og himmelen/Tra le Montagne e il Cielo” segna un momento di rinascita per Civita, che si prepara a diventare nuovamente una destinazione ambita per giovani artisti, studenti e appassionati di arte. L’antico Palazzo Ferrante e il suggestivo borgo montano accoglieranno i visitatori, offrendo loro l’opportunità di ammirare le opere degli artisti scandinavi. Inoltre, grazie all’impegno del Presidente dell’associazione Manfredo Ferrante e al professor Felice Casucci, presto Palazzo Ferrante diventerà anche una residenza artistica, dove autori di tutto il mondo torneranno a raccontare e a far conoscere, attraverso l’arte, il nostro territorio. Proprio come un secolo fa».




NON DIMENTICARMI MAI, la nuova canzone dei sisma80

Il nuovo singolo dei Sisma80, in uscita mercoledì 28 giugno ore 15.00 su tutte le piattaforme digitali

I sisma80 band punk, in questa canzone raccontano la passione tra un ragazzo e una ragazza, anche quando finirà la voglia rimane immutata appunto non dimenticarmi mai, anche quando non ci sarò non dimenticarmi mai. Questa canzone accompagnerà la vostra estate 2023 e vi farà venire voglia di fare l’amore, dai ho tempo un’ora!

I Sisma80 sono tornati in maniera irriverente con un pezzo punk travolgente.




NUOVE TERAPIE per combattere la Xylella

Da uno studio della d’Annunzio

Chieti, 28 giugno 2023. Si chiama Argirium SUNc ed è il nuovo nano materiale in grado di agire efficacemente su molti patogeni sia batteriche che fungini, responsabili di molte patologie sia in campo medico che in fitopatologia.

Ci sono le evidenze di efficacia per combattere e sconfiggere la Xylella (patologia di alcune piante come l’ulivo) che tanto preoccupa i coltivatori non solo nazionali ma europei. Il nuovo nano materiale che ha dimensioni del nano world (pochi nanometri) è stato caratterizzato e sintetizzato per la prima volta stabile in soluzione acquosa nei laboratori dell’Università degli Studi Gabriele d’Annunzio di Chieti-Pescara da una equipe di ricercatori coordinata dal dottor Luca Scotti che da anni si occupa di nuovi materiali e che svolge la sua attività di ricerca presso il Dipartimento di Scienze Mediche, Orali e Biotecnologiche dell’Ateneo.

L’efficacia di questo materiale è stata comprovata da diverse sperimentazioni in vitro ed ora anche precliniche e cliniche, coinvolgendo altri centri di ricerca sparsi sul territorio nazionale: le Università di Teramo, di Roma Tor Vergata e di Perugia.

Le ricerche multicentriche hanno portato ad ottenere un nano materiale dalle proprietà battericide, batteriostatiche, e fungicide uniche a concentrazioni efficaci di pochi parti per milione (mg / Litro). L’Argirium SUNc, il nuovo nano composto frutto di questa ricerca, ha richiesto cinque anni di sperimentazione e di controlli al fine di comprendere la sua efficacia e la sua eventuale tossicità. I risultati della ricerca su questo nuovo nano materiale sono stati pubblicati sulle maggiori riviste scientifiche del settore come “Scientific Report di Nature” ad alto impatto nel settore sia dei nano-materiali sia delle sperimentazioni in campo microbiologico, fitopatologico e biomedico.

Possiamo ritenere a ragione – commenta oggi il dottor Luca Scotti – che da oggi la Xylella, questa patologia che tanto preoccupa i coltivatori dell’ulivo, sia trattabile efficacemente e che Argirium SUNc possa offrire una reale e concreta soluzione al problema.

Maurizio Adezio




POWERAPP la forza dell’apprendistato

Rete per il potenziamento dell’apprendistato in provincia di Teramo

Teramo, 28 giugno 2023. Presentato questa mattina a Teramo, nella sala giunta della Camera di Commercio Gran Sasso d’Italia, il progetto dal titolo “PowerApp, Rete per il potenziamento dell’apprendistato in provincia di Teramo” finanziato dalla Regione Abruzzo (Dipartimento Lavoro-Sociale). Il fine dell’iniziativa sarà quello di attivare, nei prossimi sei mesi, almeno 85 nuovi rapporti di lavoro per i giovani sotto i 30 anni. Presente all’evento l’assessore regionale Pietro Quaresimale. 

Firmato anche il protocollo d’intesa tra i partner locali che costituiscono la rete del progetto: Camera di Commercio Gran Sasso d’Italia, Confindustria, Ance, Cna, Confcommercio, Consorzio Atea, Cgil, Cisl e Uil, Ordini dei Commercialisti e degli Esperti contabili e Consulenti del Lavoro, Ufficio scolastico provinciale, Manpower e Efse.  “PowerApp” è curato dall’associazione temporanea di scopo costituita da Eventitalia (capofila) e Profili Aziendali.

In considerazione del tessuto economico provinciale teramano e dei contratti attivati negli anni passati, grazie al supporto del network di progetto che agevolerà l’incrocio tra domanda e offerta di lavoro e un insieme di azioni di sensibilizzazione e promozione, l’intervento vuole ottenere un incremento sulla stipula di nuovi contratti di apprendistato che oscilla dal 20% al 25%. L’area di mercato di riferimento e le relative macroaree professionali selezionate riguardano principalmente l’industria, le costruzioni e il comparto relativo al tessile e alla moda.

L’apprendistato è un contratto di lavoro a tempo indeterminato che prevede l’alternanza tra il lavoro e la formazione. È lo strumento contrattuale più idoneo a favorire l’inserimento lavorativo dei giovani tra i 15 e i 29 anni ed è una delle misure previste dal Programma Garanzia Giovani. In particolare, il progetto “PowerApp” mira ad attivare nuovi contratti di apprendistato di I e II livello in favore di giovani disoccupati che siano residenti in una delle seguenti regioni: Abruzzo, Molise, Puglia, Campania, Basilicata, Calabria, Sicilia o Sardegna.

L’apprendistato di I livello è rivolto ai giovani dai 15 ai 25 anni compiuti ed è finalizzato all’acquisizione di una qualifica, del diploma professionale, del diploma di istruzione secondaria superiore e del certificato di specializzazione tecnica superiore.

L’apprendistato di II livello è invece rivolto ai giovani dai 18 ai 29 anni compiuti ed è finalizzato ad apprendere un mestiere o a conseguire una qualifica professionale. In entrambi i casi l’apprendista ha un tutor, messo a disposizione dall’azienda, che lo guida nell’inserimento lavorativo e lo affianca nell’imparare una professione coerente con le necessità dell’azienda stessa.

“Come ente formativo siamo orgogliosi di proporre per la provincia di Teramo un progetto innovativo come PowerApp – spiega Floriana D’Ugo, amministratrice di Eventitalia, capofila dell’iniziativa -. Grazie al protocollo di intesa che oggi sottoscriviamo con i principali attori chiave locali, avremo l’opportunità di creare una rete che potrà concretamente promuovere lo strumento dell’apprendistato e favorire l’attivazione di nuovi contratti di lavoro. Insieme ai nostri partner sensibilizzeremo sia le aziende sia i giovani disoccupati agevolando, così, l’incrocio tra domanda e offerta di lavoro”.




IL RITO DEL PASSAR L’ACQUA nel lunedì di Pasqua

Il giorno del lunedì di Pasqua è dedicato ovunque, se il tempo lo permette, a gite e soprattutto ad allegre scampagnate fuori porta, le quali vengono indicate in alcuni centri dell’area peligna e del medio corso del Sangro con una singolare espressione: passar l’acqua o passalacqua.

A Cansano sono soprattutto i ragazzi, quei pochi che vivono ancora in paese, ad attendere l’arrivo di tale giorno di festa che non pochi ricordi suscita allo scrivente, originario del luogo. Forniti di sostanziose colazioni essi si recano a gruppi in località Vallacquara, cosi chiamata per via di un torrente che si forma puntualmente al primo disciogliersi della neve sui monti circostanti e che va superato prima dell’inizio del pranzo.

A Introdacqua ci si reca a “passar l’acqua”, nel lunedì di Pasqua, nella Valle di Contra, presso una salubre sorgente che alimenta la rete idrica del paese. A Pettorano si va alle sorgenti del Gizio o più oltre, nella Valle Frevana, alla chiesa di Santa Margherita. A Pacentro lungo le rive del Velle oppure a monte, a Passo San Leonardo o Fonte Romana.

A Campo di Giove si va a “passar l’acqua” un po’ ovunque ma sempre nelle vicinanze di qualche fontana o sorgente. Lo stesso dicasi per Pescocostanzo, Roccaraso, Rocca Cinquemiglia e Castel di Sangro. Lungo l’alto e medio corso del Sangro l’espressione è tuttora in uso fino ad Ateleta ed in altri paesi, come San Pietro Avellana e Montenero Valcocchiara, situati in territorio della provincia di Isernia, ma é sconosciuta a partire da Quadri in giù verso l’Adriatico nonché nella Marsica.

Sul rito del “passar l’acqua” scrive M. Romito riferendosi alla chiesetta della Madonna della Portella presso Rivisondoli, un tempo dedicata a San Cristoforo, protettore dei viandanti: “Ancora sul Piano di San Cristoforo. Certamente alla sua natura di palude va riferita la tradizione antichissima e di chiara origine pagana, con evidente significato lustrale del passalacqua, che tuttora si svolge sul colle della Portella, il Lunedi di Pasqua. Rappresentava dunque, il Piano di San Cristoforo, l’acqua da attraversare a scopo purificatorio.

Così a quest’area si sono via via venuti associando riti, tradizioni, culti, significati diversi, tutti però legati al tema del ‘passaggio’, dal ‘passalacqua’ al culto di San Cristoforo e quello della Hodighitria” [1] Non è agevole spiegare come mai l’espressione passar l’acqua sia sconosciuta del tutto negli altri paesi dell’area peligna, da Pratola fino a quelli della Valle Subequana e della Valle del Sagittario fino a Scanno, il che lascerebbe escludere un’origine chiesastica di tale designazione.

Appare anche strano chc gli Autori — recenti ed antichi – di monografie storiche sui paesi suddetti e nei quali è tuttora viva la tradizione del passar l’acqua non abbiano fatto alcun cenno di essa, ritenendola forse non degna di menzione. Le perplessità tuttavia non si fermano qui ed a complicare il problema interpretativo interviene il De Nino, il quale ci dice che a Sulmona il rito del passar l’acqua avveniva nella notte di San Giovanni: “A mezzanotte sono destato dal calpestio di molta gente. Mi levo, esco e m’infiltro tra certi gruppi di persone… Tutti allegri si va a passar l’acqua.

Chi si dirige verso la Madonna della Portella a passare il torrente Vella, e chi verso l’Incoronata, passando un ramo del Gizio” [2] 2. Trattandosi di riti calendariali, essi sembrano indicare un messaggio di rigenerazione che non avviene – come per esempio a Civitella Roveto e negli altri centri dell’omonima valle nella notte di San Giovanni — mediante immersione nell’acqua o aspersione dell’acqua, ma semplicemente con il passaggio di corsi d’acqua, rito quest’ultimo da ascriversi ai riti di passaggio studiati dal Van Gennep in quanto non implicano un cambiamento di status sociale.

Pasqua è tuttavia un termine che indica come è noto “passaggio”: in ebraico (pesah), in greco (pàskha) e in latino (pascha). Resta tuttavia, se ci è concessa l’espressione, il mistero dell’acqua nell’espressione passar l’acqua riferita a due momenti precisi del ciclo dell’anno ed in uso solo in una determinata area geografica, compresa fra Sulmona ed il medio corso del Sangro. Si tratta dunque di un importante argomento che non mancherà di attirare l’attenzione degli studiosi, cui si rivolge l’invito di indagare in altre aree regionali per accertare la presenza dell’espressione passar l’acqua nelle feste di Lunedì di Pasqua e vigilia di San Giovanni.

A tal riguardo – e per offrire alcune utili indicazioni – ricordiamo che il Finamore, nell’intento di chiarire la singolare espressione, informa che ad Ortona a Mare ed a Vasto la gita del Lunedì di Pasqua, o in Albis, era chiamata Pascòne ed altrove passar l’acqua. Quest’ultimo modo di dire, aggiunge il demologo lancianese, “fa pensare che Pasqua (ebr. Pesach) vale appunto passaggio del Mar Rosso, o, come altri avvisa: dell’angelo innanzi alle case degli ebrei tinte col sangue dell’agnello” [3].

Viene così spontaneo supporre che dall’ebraíco pesach sia derivato per mutamento fonetico il termine dialettale passàcqua e quindi passar l’acqua Sorge però una grande difficoltà. Sembra infatti – si confronti il dizionario italiano del Devoto – che il termine ebraico non sia pesach, ma pesah, cioè senza la consonante c, il che escluderebbe la derivazione dell’espressione passàcqua dal termine ebraico.

Ad Orsogna il rito del Lunedì di Pasqua si chiama lu sciacquette [4], espressione da ricollegarsi ad una interessante notizia che ci viene da Pettorano ed in base alla quale il rito del passar l’acqua “veniva chiamato anticamente del voltarl’acqua… l’usanza del voltar l’acqua è di sicuro precedente alla cristianità, probabile sopravvivenza di antichi riti pagani.

Esiste un’altra interpretazione di questa usanza. Anticamente si credeva che l’acqua del Gizio fosse calda d’inverno e fredda d’estate: l’andare a voltar l’acqua a primavera aveva lo scopo di stimolare quella trasformazione. Sia inteso come propiziatorio dell’abbondanza, sia inteso come propiziatorio di una trasformazione, il voltar l’acqua era sempre un rito di propiziazione naturale annuale” [5].

La circostanza che si ‘passasse l’acqua’ anche nel giorno del solstizio estivo rende poco attendibile questa interpretazione, anche se la notizia del “voltar l’acqua” è di notevole interesse e rappresenta un tassello dell’intero mosaico comportamentale, alla base del quale sussiste un rito, come quello del Lunedì di Pasqua, tuttora vivo nelle nostre contrade e perciò degno di studi e ricerche.

Franco Cercone

Pubblicato in Rivista Abruzzese, Lanciano anno l.  1997 n. 1 – pagg. 68-69

foto: www.aringo.eu


[1] M. ROMITO, Il Santuario romitorio di S. Maria della Portella nel Piano delle Cinquemiglia p. 50, Rivisondoli 1990, prefazione di Damiano V. Fucinese

[2] A. DENINO, Usi Abruzzesi, vol. I, 86 sgg., Firenze 1879.

[3] G. FINAMORE, Credenze, usi e tradizioni abruzzesi, p. 131, Palermo 1890; l’appellativo in Albis, “in bianco”, deriva come è noto dal fatto che agli inizi del Cristianesimo i neofiti vestivano nella settimana dopo Pasqua di bianco. Cfr. al riguardo R. PANZA, Riti e tradizioni pasquali in Abruzzo, in “La Città”, n. 2, Sulmona 1991.

[4] Cfr. P. Silverii, Orsogna… in costume, p. 18, Orsogna 1981.

[5] R. SILVESTRI-O. FEDERICO, Frammenti di cultura pettoranesi: i riti nella tradizione, p. 18, Pettorano sul Gizio 1990.




BADSEEDZINE BLACK Candy Tour. Mostra fotografica, Talk, Live Shooting & DjSet

Artisti: Alessandra Pace / Luca Matarazzo / Marcel Swann / Luca Loreti. Modelle: Aleenverse / Anja / Botanical Flower. Soundscape: Vescovo ClubSet. Sabato 1° luglio 2023 ore 18-22. Gart Gallery Modern & Contemporary Art. Via Gobetti 114 – Pescara. Fino al 15 luglio 2023

Pescara, 28 giugno 2023. Sabato 1° luglio 2023 Gart Gallery Modern & Contemporary Art presenta BadSeedZine Black Candy Tour: i fondatori del collettivo BadSeedZine, Alessandra Pace, Luca Matarazzo e Marcel Swann, ognuno con il suo stile e la propria personale ricerca sulla fotografia erotica, si incontrano a livello espositivo per portare avanti il racconto dei nostri corpi, forti di diversità e vulnerabilità.

Nell’esasperazione della visione di Rousseau secondo la quale l’uomo percepisce la sua esistenza solo all’interno del giudizio altrui, gli artisti mirano a creare, attraverso il medium della fotografia, un palco privato in cui soggetti, sempre ritratti in una dimensione di gioco e condivisione, possano raccontare senza alcuna costrizione chi sono e quello che sentono.

“Il nostro è un messaggio di autenticità – dichiara Alessandra Pace – di non omologazione al gusto e alla morale comune, agli standard di bellezza imposti dai media, alla società patriarcale, alle etichette in generale”.

Utilizzando differenti tecniche fotografiche, i tre artisti creano un linguaggio personale che sembra costruire un ponte verso l’autodeterminazione degli umani presenti nel loro lavoro.

“Le nostre foto non seguono canoni estetici e regole compositive – afferma Luca Matarazzo – ma sono dettate dalla pancia, dal momento, dall’energia che si crea con il soggetto e spaziano dal soft erotico al porno d’autore”.

Nelle fotografie che saranno esposte la ricerca della verità interiore di ogni individuo si fa ossessione, come a significare che il baluardo della resistenza intellettuale sia ora più che mai la ricerca e l’adorazione del Vero. Gli artisti hanno avuto modo di conoscersi e di unirsi, fondando nel 2017 la rivista BadSeedZine, sentendo l’esigenza comune di uno Stay true più che mai necessario nell’epoca dell’omologazione.

“Le foto più esplicite hanno una funzione più da terapia d’urto – dichiara Marcel Swann – di sbattere in faccia la realtà, che il sesso, i genitali, il corpo nudo fanno parte della nostra vita e non devono più scandalizzare ma essere acquisiti naturalmente”.

Assieme a loro esporrà anche Luca Loreti da tempo ormai affine al mondo BadSeedZine. L’artista porterà in mostra alcune illustrazioni che ci parlano di sessualità: giocando con il suo background culturale e le sue ossessioni ci offre riflessioni mai banali sul sesso.

“L’intento – conclude Luca Loreti – è stato subito quello di mettere in luce gli artisti che, nel mondo della arti visive, portano avanti una propria ricerca sull’erotismo in tutte le sue espressioni, cercando di offrire al nostro pubblico un concetto di sessualità  il più inclusivo possibile”.

Contenitore comune dei loro progetti  King Koala press, casa editrice indipendente fluida, narrativa, visuale, e concentrata a dare voce ai sogni inconsci dei suoi artisti.

Alessandra Pace (1977), muove i primi passi nella fotografia da autodidatta nel 2012. Alessandra porta avanti il suo progetto artistico come fotografa erotica punk immortalando persone che si sentono a proprio agio con la loro sessualità in ambienti domestici, urbani o nella natura, tra esibizionismo e voyeurismo. Nel 2021 pubblica il suo primo libro da solista Ocean/Atmosphere edito da king Koala press  dopo aver lavorato sul suo archivio fotografico durante la pandemia. Il 21 Luglio uscirà un documentario su di lei e la sua fotografia su Playboy Tv Channel.

Marcel Swann (1986) nasce in Brasile per poi spostarsi in Toscana e poi trasferirsi a Birmingham e Los Angeles. Uno dei temi principali su cui gravitano i suoi lavori fotografici riguarda l’assenza di desiderio nel nostro tempo. Dopo il suo progetto “Kill Jouissance”, nel 2017 esce il primo libro ad esso collegato “Tears // NAH”. Attualmente sta lavorando al secondo volume della serie che analizzerà le vocazioni sessuali, le parafilie, degli individui e come l’accettarle senza la vergogna indotta dalla società possa essere materia costitutiva di un nuovo Io.

Luca Matarazzo (1982) Nel 2012 nasce Eromata, un racconto fotografico antropologico sull’erotismo. Nel 2017 pubblica il suo primo libro di fotografia erotica “il Culo – anatomia del corpo erotico vol 1”. Nel 2020 pubblica “Composition Books” raccolta di 5 quadri in cui rielabora in chiave onirica ed intima le immagini del suo archivio erotico. Nel 2019 è coautore del volume “Ultima Edizione – Storie nere dagli archivi de La Notte”, un libro che esplora la fotografia di cronaca nera attraverso gli scatti inediti dei fotografi dello storico quotidiano lombardo. Nel 2022 esce “La Mala – Banditi a Milano” una docu-serie in 5 episodi per Sky Documentaries di cui é coautore e responsabile delle ricerche d’archivio.

Luca Loreti (1990) è diplomato in Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Brera. Vive e lavora a Milano. Nel 2021 pubblica il suo primo fumetto IO edito da King Koala Press. È presente nel volume The Colouring Book, 150 disegni di artisti contemporanei, a cura di Rossella Farinotti e Gianmaria Biancuzzi edito da 24 Ore cultura.




CONGRESSO MONDIALE DEGLI ARCHITETTI: il professionista Angelo Bucci tra i relatori

A Copenaghen la sua ricerca sul ruolo del design nella società moderna selezionata tra i 750 contributi arrivati da tutto il mondo

Pescara, 28 giugno 2023. L’architetto abruzzese d’adozione e molisano di nascita Angelo Bucci è uno dei 250 ricercatori provenienti da tutto il mondo che daranno il proprio contributo al Congresso Mondiale degli Architetti, che si terrà dal 2 al 6 luglio a Copenaghen, in Danimarca.

Il professionista, titolare di uno studio di progettazione e docente all’Università Europea del Design di Pescara, parteciperà all’evento organizzato dall’Unione Internazionale degli Architetti in qualità di relatore. Il tema del suo intervento sarà il ruolo del design nella società moderna.

Un argomento che è in perfetta sintonia con la materia del congresso di quest’anno, ovvero creare  un dibattito su come l’architettura possa essere uno strumento per raggiungere i diciassette obiettivi per uno sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite e su come innovazione e collaborazione multidisciplinare possano apportare un reale cambiamento all’ambiente costruito. L’architetto, inoltre,  porrà l’attenzione su quanto sia necessario un cambio di paradigma nella progettazione e un cambio di approccio alla società moderna, affinché il design non sia solo uno strumento di marketing ma recuperi quel ruolo di formazione di coscienze nella società, per renderla più sostenibile, etica e inclusiva.

Se negli ultimi settant’anni il mondo dell’architettura e del design si è basato su una visione statica della società e dei singoli progetti, spesso calati dall’alto e senza tener conto di altri elementi che influiscono su una buona progettazione, oggi il settore sembrerebbe voler abbracciare un nuovo metodo, che tenga conto innanzitutto della fluidità degli eventi e della società e delle azioni e interazioni che si attuano durante e dopo la fase progettuale.

Questa è l’idea proposta dall’architetto Bucci al Congresso Internazionale, oggetto peraltro della sua ricerca sul ruolo del design nella società attuale che il professionista spiega con questa metafora: “Pensiamo ad una passeggiata in montagna. Se, durante il cammino, ci guardiamo sempre e solo i piedi per evitare di inciampare, quindi se pensiamo a risolvere solo i problemi quotidiani o le emergenze, camminiamo sicuri ma non sappiamo mai dove arriveremo. Ogni tanto dobbiamo alzare la testa e capire dove stiamo andando, altrimenti ogni passo che facciamo potrebbe rivelarsi inutile, se non addirittura pericoloso. Allo stesso modo funziona la progettazione: se non sai dove andare i progetti che realizzi  sono fini a loro stessi. Occorre un cambio di paradigma, capace di ribaltare il processo progettuale che, partendo da una visione generica, si manifesti, successivamente, in eventi puntuali e precisi capaci di sensibilizzare le persone, di renderli parte di un cambiamento, guidando la società verso un futuro migliore”.

La ricerca di Angelo Bucci sarà presentata a Copenaghen con un saggio argomentativo che, attraverso un approccio critico costruttivo, fondato su basi scientifiche, stimolerà l’interlocutore  alla riflessione e all’azione verso il cambiamento. L’intervento dell’architetto abruzzese è stato selezionato tra le 750 candidature arrivate da tutto il mondo ed è entrato nella ristretta cerchia dei 250 progetti di ricerca accettati.

“Sono molto soddisfatto di questo traguardo – commenta il professionista – l’intervento che farò al congresso è frutto di una lunga ricerca che sarà contenuta in un mio libro di prossima pubblicazione. E sono davvero felice che il mio studio sul ruolo del design sia un argomento così attuale a livello internazionale, da essere stato scelto come tema di un prestigioso evento come quello di Copenaghen”.

“La mia ricerca – conclude – è una chiamata all’impegno di tutti i creativi per cercare di fare il possibile affinché il nostro mondo sia caratterizzato da uno sviluppo etico, sostenibile e inclusivo, e sulla presa di coscienza del valore sociale della creatività, della progettazione, come strumenti di sensibilizzazione e di strutturazione di coscienze”.




TELOPORTO – il nuovo format dell’estate di Franceschiello Eventi

Giulianova, 28 giugno 2023. Dopo la fortunata formula dell’Aperistreet, conosciuta ed apprezzata in tutta Italia, Franceschiello Eventi torna a stupire con Teloporto.

Un’idea semplice ma originale, che sostituisce il luogo intorno al quale ci si ritrova per stare insieme e divertirsi: niente tavoli ma soffici e bianchi teli mare adagiati sull’erba, mentre si ammira uno splendido tramonto sull’acqua, nello scenario del porto turistico di Roseto Degli Abruzzi. Il tutto condito da ottimo street food, gustosi cocktail e tanta musica, con un eccezionale djset di artisti.

Teloporto, un telo, un porto e tanta voglia di divertirsi, domenica 9 luglio, dalle 18 in poi, porto turistico di Roseto Degli Abruzzi, ingresso gratuito. 




TORNANO LE VACANZE LUCHESI

Sport, arte, cultura e divertimento nelle terre di Angizia

Luco dei Marsi, 28 giugno 2023. Torna in versione deluxe l’attesissima rassegna estiva “Vacanze luchesi” e inaugura la sesta edizione consecutiva sabato, 2 luglio, alle 21, a piazza Gramsci, con l’artista Erminia nell’evento a tema Note di Notte – Un sabato italiano.

Nella proposta culturale progettata dall’Amministrazione comunale, in sinergia con le associazioni locali, circa cinquanta eventi in due mesi, all’insegna della varietà ma anche dell’alta caratura, pensati per incontrare il gusto e l’apprezzamento dei cittadini di ogni età. Dalla musica nelle varie declinazioni – dalle melodie pop al jazz alla musica barocca dell’Ensemble Labirinto Armonico – al grande teatro, dallo sport agli appuntamenti storici con l’enogastronomia fino alle iniziative speciali, il programma delle Vacanze luchesi è pronto a emozionare il centro fucense con una stagione scoppiettante.

Nell’ambito del cartellone estivo anche la rassegna speciale a tema: “Terre e Territorio. Radici, arte e cultura dai sentieri di Angizia al mondo”, una serie di eventi che saranno ospitati nei luoghi emblematici della storia della cittadina e della civiltà Marsa, dall’area archeologica di Anxa-Angitia alla selva dei frati, in cui sorge l’antico convento dei cappuccini, riqualificato e reso centro servizi socioculturali dall’Amministrazione comunale, attraverso il Borgo antico dai caratteristici vicoli digradanti verso quello che un tempo era il lago Fucino.

Tra gli eventi in programma, il suggestivo teatro itinerante della compagnia Lanciavicchio, che illuminerà gli incantevoli scorci del centro storico, l’avvincente maestria dell’attore Sergio Meogrossi che proporrà alla platea L’ultimo spettacolo, la grande musica sperimentale di Mistheria, Giuseppe Iampieri, le calde note jazz del Venanzio Venditti Quartet e dei musicisti del Consaq, le più amate melodie del Cinema e oltre con l’Istituzione Musicale Abruzzese, i percorsi di gusto tra arte e musica della storica kermesse Luco in Fiore e della Sagra degli gnocchi, ma anche l’attesissima Sera delle Favole, la magica serata dedicata ai più piccoli, la travolgente battaglia Colorata Angizia Color Fun, il tradizionale incontro in musica del 2 agosto, per la giornata del Perdono, l’arrampicata libera su parete mobile in piazza con la guida del Cai Vallelonga-Coppo dell’Orso, la giornata dello Sport e ancora cinema all’aperto, mostre fotografiche e iniziative solidali con l’Avis e la Misericordia. Spazio speciale alla cultura e alla storia con I giovedì letterari – Incontri d’Autore, ciclo di incontri e presentazione di opere letterarie di diverso genere, e le visite guidate all’area archeologica di Angizia, anche sede di eventi speciali in notturna.

“Abbiamo progettato l’offerta estiva con l’occhio a tutte le età e alla qualità degli eventi ideati, con il consueto spazio anche agli amatissimi artisti locali – sottolinea la sindaca Marivera de Rosa – Una proposta ricca di spazi artistici e culturali di grande spessore, come anche di occasioni di divertimento, di partecipazione e condivisione, in grado di attrarre ma anche di alzare i riflettori sul nostro territorio e le sue ricchezze  di ogni genere. Tutti sono invitati a partecipare”.




LA CUCINA PROTAGONISTA di Radici. Trabocchi, Cammini e Sapori

La seconda giornata. L’evento mirabilia organizzato dalla camera di commercio Chieti Pescara si è concluso con la sottoscrizione della carta di Fossacesia

Fossacesia, 28 giugno 2023. È stata la cucina italiana, fresca di candidatura a patrimonio culturale immateriale Unesco, la protagonista della seconda e ultima giornata dell’evento Radici. Trabocchi, Cammini e Sapori, organizzato dalla Camera di Commercio Chieti Pescara in collaborazione con l’Associazione Mirabilia, network delle camere di commercio per la valorizzazione dei siti e patrimonio Unesco. Dopo la prima giornata, dedicata a pesca, transumanza e turismo delle radici, nella mattinata di oggi i relatori, moderati dal vicedirettore del Tg5, Giuseppe De Filippi all’interno dell’Abbazia di San Giovanni in Venere a Fossacesia, hanno affrontato il tema della cucina italiana e delle opportunità che potrebbero derivare dalla sua iscrizione nella lista del patrimonio Unesco, anche in termini di promozione del turismo e delle imprese del settore.

Il panel si è aperto con l’intervento da remoto del ministro dell’Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste, Francesco Lollobrigida: «La cucina italiana è cultura, tradizione e identità. Iscrivere la cucina italiana nel patrimonio culturale Unesco è anche un modo per tutelare l’enorme patrimonio della nostra biodiversità, unica al mondo, perché non è solo quello che mangiamo, ma qualità e benessere che rappresentano il nostro modello. Il governo Meloni ha l’obiettivo di rimettere al centro l’Italia, collocandola come punto di riferimento nel campo della qualità, come elemento dal quale non possiamo arretrare. Il nostro compito è quello di spiegarlo, promuovendo all’estero questo modello culturale che merita questo riconoscimento dell’Unesco. Promuovere la cucina italiana significa promuovere l’Italia in ogni suo aspetto particolare perché dietro la cucina c’è una relazione con il territorio che è fondamentale».

A seguire, sul palco si sono alternate le voci di: Emanuele Imprudente, vicepresidente della Giunta regionale; Laila Tentoni, presidente della Fondazione Casa Artusi, tra i promotori della candidatura; Roberto Calugi, direttore generale della Federazione Italiana Pubblici Esercizi – Confcommercio; Loretta Credaro, presidente dell’Istituto nazionale ricerche turistiche; Mimmo D’Alessio, vice presidente nazionale dell’Accademia della Cucina; Umberto Bombana, chef italiano e comproprietario di un ristorante 3 stelle Michelin a Hong Kong; Nicola Fossaceca, chef stellato di San Salvo; Luigi Valentini, presidente Rete nazionale degli istituti alberghieri.

Nel corso della mattinata, spazio anche alla presentazione dei progetti di internazionalizzazione di Mirabilia con la presenza di Joze Tomas, presidente del Forum delle Camere di commercio della Macro Regione Adriatico Ionica.

Le due giornate dedicate ai patrimoni e siti Unesco si sono concluse con la firma della Carta dei Fossacesia, una dichiarazione di intenti sottoscritta dal presidente della Camera di Commercio Chieti Pescara, Gennaro Strever, e dal presidente dell’Associazione Mirabilia, Angelo Tortorelli. Un documento attraverso l’Ente camerale e il network, in rappresentanza delle 21 Camere di Commercio, “si impegnano a cooperare nelle progettualità di Mirabilia e nello specifico ambito territoriale ad adottare pratiche di sostenibilità socio-culturale per un turismo di qualità, in stretta sinergia con le Regioni, il sistema educativo di istruzione, i soggetti pubblici ed associativi privati con l’obiettivo di valorizzare le comunità locali (cittadini, imprese, associazioni) alle quali si chiede, per ogni singola iniziativa, in un processo continuo di cittadinanza attiva “bottom up”, di raccogliere le esperienze già attive e promuoverne di nuove, con azioni promozionali, percorsi formativi, incontri d’affari, eventi e convegni, in materia di Pesca patrimonio culturale, Transumanza, Turismo delle radici, Cucina italiana”.




POPOLI TERME ASSET TERRITORIALE con oltre 35 milioni di euro d’investimenti iniziali

La dote d’investitori, Governo e Regione Abruzzo

Popoli, 28 giugno 2023. Il Governo Centrale e la Giunta Regionale d’Abruzzo hanno dato concretezza alla volontà di una comunità in cammino – costituita da istituzioni locali, enti del terzo settore e grandi e piccoli imprenditori – sostenendo iniziative d’investimento economiche e sociali orientate ad una visione complessiva del termalismo e del turismo sostenibile quale vocazione del nostro territorio approvando progetti fondamentali per lo sviluppo di Popoli Terme nella cabina di coordinamento integrata che si è riunita oggi pomeriggio a L’Aquila per deliberare in relazione ai bandi NEXTAPPENINO relativi alla ricostruzione economica e sociale dei comuni colpiti dal sisma 2009 e 2016.

Il cofinanziamento del programma d’investimenti del nuovo concessionario dello stabilimento termale di Popoli di oltre 30 milioni di euro, l’ammissione e finanziamento iniziale del progetto di partenariato pubblico-privato per l’agenzia del turismo sostenibile per complessivi 3, 8 milioni di euro promosso da Comune e concessionario termale con il coinvolgimento attivo degli enti del terzo settore e l’associazionismo cittadino, 13 progetti di microimprenditorialità per nuove attività economiche per circa 2 milioni di euro oltre allo sviluppo di aziende esistenti è indice di una comunità viva e reattiva in termini di capacità progettuale cui è seguita un azione concreta e complessiva preordinata alla costruzione di un ecosistema economico e sociale da parte dello Stato e della Regione Abruzzo che fanno di Popoli Terme oggi una concreta realtà di sviluppo territoriale.

“L’Associazione ThermaeCordis Ets, vuole ringraziare in particolare il Commissario per la Ricostruzione Castelli, il Presidente della Regione Abruzzo Marsilio, per aver tradotto in azioni concrete la visione di una comunità, L’On. Guerino Testa deputato del collegio per aver mantenuto sempre alta l’attenzione istituzionale sul tema dello sviluppo termale del nostro territorio – dichiara il presidente dell’associazione avv. Christian Salutari – il tutto avvenuto nella medesima giornata in cui il Consiglio Regionale all’unanimità ha approvato la nuova denominazione della nostra città in Popoli Terme che ha visto tra i proponenti il presidente della commissione V sanità e cultura, Leonardo D’Addazio.”

Proprio con il Presidente della commissione Sanità e Cultura del Consiglio Regionale, Leonardo D’Addazio – prosegue l’avv. Salutari [Associazione ThermaeCordis ETS] – abbiamo avuto un proficuo incontro istituzionale a margine dei lavori del Consiglio Regionale quest’oggi per pianificare ogni utile sinergia ed iniziativa per concorrere al futuro percorso di sviluppo di Popoli Terme. Auspichiamo ora che la comunità popolese e del centro Abruzzo sappia fase sistema e cogliere le opportunità di questo nuovo percorso all’insegna de termalismo, del turismo sostenibile e della cultura.”




L’INTERVENTO CHE SALVÒ LA VITA di un aspirante suicida

L’ Amministrazione Comunale conferisce un encomio al carabiniere in congedo Oronzo Natale e agli agenti di Polizia Municipale Guglielmo Nori e Alessandro Faragalli

Giulianova, 27 giugno 2023. Breve ma commovente cerimonia questa mattina, in sala consiliare, per la consegna degli attestati d’encomio all’ Appuntato scelto dei Carabinieri, attualmente in congedo, Oronzo Natale, al Maresciallo Guglielmo Nori e all’agente Alessandro Faragalli, in forza presso il Corpo di Polizia Municipale di Giulianova.

Nella tarda mattinata del 22 maggio scorso, Natale, Nori e Faragalli, intervennero tempestivamente in piazza Belvedere, riuscendo a tranquillizzare e bloccare un uomo di origine romana che minacciava di lasciarsi cadere dalla balaustra. Furono attimi concitati ed estremamente delicati. La prontezza e il saper fare di Natale e degli agenti Nori e Faragalli riuscirono ad evitare il peggio e a dare alla circostanza un finale non scontato.

L’Appuntato scelto Oronzo Natale, ora in congedo, già Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana, aveva ricevuto nel 1985 un Encomio solenne dal Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri e, dal 22 aprile 1986, ha potuto fregiarsi della Medaglia d’Argento al valor militare.

L’Agente Alessandro Faragalli, nel 2011, era stato al centro di un episodio simile a quello dello scorso 22 maggio. Ancora in piazza Belvedere, per una curiosa coincidenza, si era trovato a dover indurre un aspirante suicida a desistere.

Il Sindaco Jwan Costantini, alla presenza del Comandante della Polizia Municipale di Giulianova, il Maggiore Roberto Iustini, ha consegnato le pergamene d’encomio. “Un gesto simbolico per esprimere la riconoscenza della Città per l’episodio del 22 ma soprattutto per un impegno quotidiano, sempre eccezionale, sempre all’altezza”.