Celebrazioni il 4 aprile
di W. Centurione
Oggi, 4 Aprile si celebra la Giornata Internazionale per l’azione contro le mine e gli ordigni bellici inesplosi, per riconfermare semmai ce ne fosse il bisogno, quanto il mondo abbia bisogno di debellare questi strumenti di guerra così terribili e per sensibilizzare i cittadini del pianeta e le comunità di ogni dove contro la fabbricazione e l’uso di queste particolari armi, nonostante trovino divieto in diverse convenzioni e trattati.
A istituire questa giornata, è stato l’ONU precisamente l’8 Dicembre del 1997. Da allora si richiede che gli Stati lavorino in modo da favorire sia la creazione che lo sviluppo delle competenze nel campo dello sminamento, in tutti quei paesi in cui le mine e i residuati bellici rappresentano una minaccia alla morte, quindi alla salute e di conseguenza alla vita delle popolazioni.
Il lavoro deve essere mirato affinché queste armi nascoste, non rappresentino più un ostacolo allo sviluppo sociale ed economico del paese che li contiene.
La Siria, per esempio, è uno di quei paesi dove occorre operare di più in tal senso. Nonostante la sua terra sia già stata oggetto di operazioni di bonifica, in quanto vastissime aree abitate dai civili sono state minate, il problema si presenta ancora oggi in modo acuto.
I dati che interessano questo territorio in confronto ad altri sono terribili, oltre a stimare che più di 11 milioni di persone sono a rischio, si registrano continui incidenti: 1000 morti ci sono stati negli ultimi due anni e le vittime, che hanno riportato purtroppo danni permanenti avendo così bisogno di assistenza per tutto il resto della loro vita, si contano nella misura di 2 persone su 3. Quelle che subiscono generalmente l’amputazione degli arti inferiori.
Non si pensi soltanto ad un accidentale calpestamento mentre si cammina come causa dell’esplosione delle mine, ma spesso la causa va ritrovata nelle attività come l’agricoltura, nella lavorazione del terreno o nella raccolta dei rottami metallici che dunque possono risultare fatali.
Ma non solo la Siria, teatro angoscioso di questi ciechi strumenti di morte, sono tutti quei territori dove negli ultimi anni si sono consumate guerre sanguinose. Le cifre parlano di 113 milioni di mine sparse in Bosnia come in Ucraina, in Egitto, Angola e Iran, ma anche in Iraq, Afghanistan e Cambogia.
Nonostante 125 nazioni, 26 anni fa si sono incontrate ad Ottawa, per discutere la messa al bando delle mine e dell’ impegno non solo a fabbricarle ma anche a non conservarle, smerciarle e a non utilizzarle, il problema attanaglia ancora oggi il genere umano, pertanto si deve fare ancora di più. Tutti possiamo fare di più, nella misura in cui possiamo.
Questa Giornata mondiale, dunque, coinvolga più persone possibili e personaggi pubblici. Oltre alle varie associazioni internazionali, diano nel concreto un seguito al loro parlare, perché la campagna di sminamento risulti più efficace rispetto agli anni passati e la lotta contro la fabbricazione di questi terribili ordigni non debba più essere motivo di stragi umane.
Purtroppo, però, non siamo ancora giunti ad una loro completa eliminazione Infatti la Russia, gli Stati Uniti e la Cina non vogliono ancora privarsi di quest’arma. E anche un paese europeo, la Finlandia, è sulla stessa posizione delle tre superpotenze.
Fra i paesi non ancora sviluppati, l’India, il Pakistan, l’Egitto e la Turchia non hanno armato alla conferenza di Ottawa. Gli Stati Uniti hanno giustificato la loro politica favorevole all’utilizzo delle mine per ragioni di sicurezza militare in particolare per poter meglio fronteggiare l’esercito nordcoreano.
Tuttavia, il numero delle nazioni favorevoli alla messa al bando è altissimo e soprattutto è vasta l’indignazione popolare. Ciò lascia sperare che in tempi brevi si arriverà a metterle fuori legge.
A quel punto si aprirà un nuovo capitolo non meno complesso, quello della bonifica dei terreni infestati dalle mine. Vi sarà anche la corsa all’a are, perché sminare una zona richiede sforzi tecnici e finanziari elevatissimi.
Saranno sicuramente interessate a questa complessa operazione proprio le nazioni che hanno prodotto e venduto le mine, le quali cercheranno di aver una “fetta” di questo grande a are. Ma queste considerazioni si potranno fare con maggiore attenzione in futuro.
È indispensabile ora che tutte le nazioni firmino il trattato di messa al bando delle mine, così che si fermi quello che è stato de finito come lo sterminio al rallentatore.