ALFEDENA, È IL MOMENTO DELLA FIRMA

Si gemellano l’ASD Sci Club Alfedena e la Caritas Ambrosiana di Milano

Alfedena, 24 agosto 2024. Di tempo, alla firma del gemellaggio fra L’ASD Sci Club di Alfedena e la Caritas Ambrosiana di Milano ne manca davvero poco, viceversa, sono tante le firme dei testimoni che verranno apposte in calce a questa ragguardevole scrittura.

Una mattinata, quella del 25 agosto prossimo, che torna ad unire i volontari Caritas con la popolazione di Alfedena, il loro primo contatto risale al 1984. Tutto scaturì in seguito alle tremende scosse sismiche del 7 e dell’11 maggio che, colpirono la comunità alfedenese e le zone limitrofe.

A distanza di 40 anni, Arturo Como, Presidente dell’ASD Sci Club di Alfedena propone ed ottiene, dall’attuale direttore della Caritas Ambrosiana di Milano, Luciano Gualzetti, la sottoscrizione di un gemellaggio. Si parla di un gemellaggio che nasce dall’aiuto che 15 volontari portarono in una comunità e in una terra martoriata dal terremoto, ma si lavora affinché da questa rinnovata vicinanza e condivisione si ottenga il più possibile, in termini di buone azioni e di risultati concreti. L’operato della Caritas è continuo e afferente a luoghi di guerra, di tribolazioni e di sofferenze indicibili, lo spendersi dell’ASD Sci Club Alfedena è da sempre prossimo agli anziani, alle raccolte fondi per altre realtà terremotate. Uno sport che si fa concretezza di vita e di buoni propositi quello a cui è improntato Arturo Como e tutto il suo staff. Dimensioni e realtà differenti quelle che domenica si daranno la mano e si impegneranno firmando, eppure la radice è similare, il bene, l’ascolto e l’aiuto per il prossimo sono e devono restare prioritari, vincere in pista conta, vincere nelle buone azioni è vitale.

A questa chiamata hanno risposto e avalleranno con firma, il vescovo Michele Fusco, il Senatore Quintino Liris, l’Assessore Regionale Mario Quaglieri, il Maestro Roberto di Jullo, l’artista Federico Perrotta, la scrittrice Anna Rizzo in collegamento da Stromboli con il fotoreporter Sebastiano Cannavò, sindaci delle comunità limitrofe, il Maggiore Lazzara del 9 Reggimento Alpini di L’Aquila, in rappresentanza dei militari intervenuti in aiuto dei terremotati. Oltre a questi noti firmatari, ben quattro dei volontari venuti all’epoca degli accadimenti in soccorso di Alfedena e della sua gente e tante persone comuni. In collegamento il direttore Caritas del 1984, Roberto Rambaldi. Una firma sentita e partecipata quella per il gemellaggio fra l’ASD Sci Club di Alfedena e la Caritas Ambrosiana di Milano, fra i firmatari, anche la turista più anziana, la bimba più piccola, i presidenti delle associazioni alfedenesi, l’allora consigliere con delega al terremoto e tante altre sensibilità e operatività. Ognuno dei firmatari scelto o per diretto coinvolgimento nei fatti accaduti o per aver posto in essere azioni di distinguo per il prossimo bisognoso.

Ricordo, festa ed iniziative coesisteranno e saranno punto di partenza e di esempio per piccoli e per grandi, non è mai troppo tardi per iniziare a fare del bene, per scoprire che il dare è più bello del ricevere. In maniera intima il tutto avrà inizio il 24 agosto sera, quando la popolazione di Alfedena, insieme ai volontari arrivati per la firma del gemellaggio, si ritroveranno sul Parco Aia Casilli per fare ciò che facevano le sere in cui erano terremotati e soccorritori, parlare, raccontarsi e cantare, intorno ad un fuoco. Alle ore 10:00 del giorno successivo si affideranno alla spiritualità della Santa Messa celebrata da Sua Eccellenza Michele Fusco, per poi raggiungere, con accompagnamento bandistico, il Parco Piazza di Alfedena ed aprire i lavori della firma del Gemellaggio.

Una giornata, quella del 25 agosto prossimo, iniziata 40 anni fa che, ha ancora tanta voglia di vivere e di costruire, con queste parole Arturo Como presidente dell’ASD Sci Club di Alfedena si prepara ad accogliere il Direttore Caritas Luciano Gualzetti, tutti i firmatari e tutti coloro che vorranno unirsi a tanta fratellanza e a tanta iniziativa per il prossimo.




MA COSA C’È DI PIÙ IMPORTANTE DELLA SALUTE?

di Chiacchiaretta Valentina e Di Meo Valenzia, Gruppo Consigliare PRO SGT  

San Giovanni Teatino, 24 agosto 2024. Dopo numerose segnalazioni da parte dei cittadini come gruppo consigliare PRO SGT abbiamo inviato al comune di San Giovanni Teatino una Pec in data 12/08/2024 allegando diverse foto che dimostravano il degrado e l’incuria di aree verdi pubbliche e private di diverse zone  della città e chiedendo se era stata emanata un’ordinanza sindacale affinché i cittadini si impegnino  a pulire le aree private e se il “taglio dell’erba” era stato effettuato e garantito su tutte le aree pubbliche, etc.…

Il sindaco ci ha risposto che le ordinanze emanate nel 2023 automaticamente sono valide sempre! Ma  allora come consiglieri comunali del gruppo di opposizione PRO SGT, le sottoscritte Chiacchiaretta Valentina e dott.ssa Di Meo Valenzia, si chiedono come sia possibile che dal 01/01/2024 al 20/08/2024 i verbali emessi dalla polizia locale siano solo 14!!!!!!!!

Non fanno controlli quotidiani sul territorio nonostante che questa estate è particolarmente calda e l’incuria delle aree verdi e dei fossi è decisamente pericolosa per la salute e per eventuali incendi?

Ma prevenire non è meglio che curare? Adesso il sindaco come spiega ai cittadini l’avviso alla cittadinanza pubblicato anche sulla pagina Facebook del comune con cui chiede che i cittadini “ collaborino attivamente alle attività di rimozione dei focolai larvali delle proprie aree private” vista la comunicazione  pervenuta dalla Asl di lanciano Vasto Chieti per il virus West Nile che si trasmette con puntura di zanzara comune provocando patologie neuroinvasive gravi?

Secondo le consigliere  Chiacchiaretta Valentina e dott.ssa Di Meo Valenzia il sindaco deve comportarsi come un buon pater familias e dare l’esempio ai cittadini, pulendo tutte le aree verdi e i fossi!




BEAUTY ON STAGE, BUONA LA PRIMA

Tutti in attesa di Rocco Hunt e delle altre stelle premiate a Brecciarola. Il vicesindaco De Cesare: “Intrattenimento di qualità per migliaia di persone grazie alla sinergia con Virgo Cosmetic e il Comitato feste del quartiere”

Chieti, 24 agosto 2024. Tutto pronto per il gran finale della tre giorni di eventi in occasione delle feste di San Bartolomeo a Brecciarola che aprono la rassegna istituzionale degli Eventi Scalini nata dalla sinergia tra Virgo Milano e il suo direttore artistico Lorenzo Marchetti che è stato ideatore e promotore dell’evento, il comitato feste di Brecciarola e l’assessorato agli eventi del Comune di Chieti.

Lo spettacolo di domani sarà speciale perché oltre a esibizioni e sfide, diverse personalità dello spettacolo, della politica e dell’attualità riceveranno il Premio Virgo, un riconoscimento che sarà attribuito all’onorevole Alessandro Zan, alla cantautrice Chiara Iezzi, al professor Matteo Bassetti e al campione del calcio Stefano Tacconi. La serata, presentata da Carmen Russo, Fernando Proce e Lorenzo Marchetti, direttore artistico dell’evento, continuerà con Mannini, il concerto di Rocco Hunt e il Dj set di Proce.

“Uno straordinario parterre e anche l’occasione di portare la nostra città alla ribalta nazionale per questo evento e per la puntata speciale della trasmissione di Rai 1 Abruzzo Storie di Mare, condotta da Beppe Convertini, anche lui ospite a Brecciarola, che sarà dedicata a Chieti e alla bellezza dei nostri luoghi andrà in onda domani – sottolinea il vicesindaco Paolo De Cesare – .

Tutto questo lo dobbiamo alla sinergia tra Virgo Milano ed il suo direttore artistico Lorenzo Marchetti che è stato ideatore e promotore dell’evento, il comitato feste di Brecciarola e l’assessorato agli eventi del Comune di Chieti. Tantissima la gente venuta ad ascoltare ieri sera le canzoni di Malgioglio e dei Jalisse, a vedere le esibizioni di Carmen Russo ed Enzo Paolo Turchi, a vivere uno spettacolo divertente e capace di intrattenere un pubblico di diverse età.

Una sinergia, quella con Virgo Milano, che animerà il gran finale dell’estate, il prossimo 14 settembre, in occasione della Notte Gialla di Chieti, con il concerto di Paola e Chiara, due icone della musica pop italiana, con origini teatine e pronte a far ballare il pubblico con le canzoni che hanno fatto ballare l’Italia intera per tanti anni”.




L’ESPOSIZIONE SURREALISTA del Maestro Lido Di Cioccio

Inaugurazione al Caffè Letterario Spazio Cultura

San Benedetto dei Marsi, 24 agosto 2024. Il Caffè Letterario Spazio Cultura, con il patrocinio dell’Amministrazione comunale di San Benedetto dei Marsi, organizza e promuove la mostra d’arte “Avventure Immaginifiche. Visioni evocative e surreali” di Lido Di Cioccio.

L’esposizione sarà ospitata negli spazi della biblioteca comunale di San Benedetto dei Marsi, in piazza D’Arpizio, nell’ambito dei festeggiamenti in onore di San Rocco, Maria SS Assunta e Santa Maria Goretti. La mostra sarà inaugurata venerdì, 23 giugno, alle 19, alla presenza dell’Autore, e resterà aperta al pubblico nei giorni di sabato 24 e domenica 25 agosto dalle ore 17 alle ore 20, e dalle ore 21:30 alle ore 23:30.

Il maestro Lido Di Cioccio, già presentato dal Caffè Letterario Spazio Cultura nel 2019, torna con nuove ed originalissime “visioni” dal connotato surrealista che l’Autore realizza di getto, con tratto rapido e materiali improvvisati, nel luogo e nell’attimo in cui trova libero sfogo la mano dell’artista, come lui stesso spiega: “Le superfici di supporto verso cui trasferire il pensiero possono essere le più disparate, a partire da una parete, oppure carta, cartoni o tele, ma anche strumenti insoliti adatti ad imprimere segni o distribuire, spalmare o sovrapporre colori”. Tutti sono invitati a partecipare.




HYMNIS ET CANTICIS. LA FESTA DEL PERDONO: ANNO III

Roberto Se Facea Chiamare, il discepolo di Celestino”  in scena la vita del beato Roberto da Salle per la 730^ Perdonanza Celestiniana con Giuseppe Tomei, Aquila Altera e Le Cantrici di Euterpe

L’Aquila, 24 agosto 2024. Lunedì 26 agosto 2024 alle ore 21 presso la chiesa del Monastero di San Basilio, il beato Roberto da Salle sarà protagonista, nell’ambito della manifestazione Cordata per l’Africa, dell’evento HYMNIS ET CANTICIS La festa del Perdono – anno III promosso dall’Associazione Musicale AQUILA ALTERA per la 730^ Perdonanza Celestiniana. Lo spettacolo musicale – teatrale dal titolo: Roberto se facea chiamare, il discepolo di Celestino offre uno sguardo avvincente e ricco di sfumature sulla vita di un personaggio spesso trascurato dalla storia.

Nel contesto del XIII secolo, un’epoca segnata da profondi cambiamenti sociali, politici e religiosi, Roberto da Salle emerge come una figura affascinante e complessa. Nel testo, ideato ed interpretato da Giuseppe Tomei, il beato Roberto narra la sua vita rievocando i momenti più salienti e intimi del suo percorso spirituale, ma anche terreno, che lo condussero a divenire un seguace fedele di Celestino V, abbracciandone gli insegnamenti ed entrando nella congregazione dei Celestini dell’ordine benedettino.

L’introduzione di Angelo De Nicola, sull’opera di Celestino V e la musica eseguita dall’ensemble Aquila Altera, Gabriele Pro, viella, Antonio Pro, liuto, Matteo Nardella, flauti, flauto doppio, flauto e tamburo, ceccola, Lorenzo Lolli, canto, organo portativo, percussioni, e da Le Cantrici di Euterpe, dirette da Maria Antonietta Cignitti, canto e arpa, arricchiranno la narrazione dello spettacolo. Infatti, i brani vocali e strumentali del XIII e del XIV secolo, di autori anonimi e selezionati dal Laudario di Cortona, dalle Cantigas de Santa Maria e dal codice di Londra, coinvolgeranno lo spettatore in un’esperienza sensoriale totale, trasportandolo nell’atmosfera autentica del tempo. Ingresso libero




PRIMA EDIZIONE DELLA FIERA DEL LIBRO A VILLETTA BARREA

Ogni lettore, quando legge, legge sé stesso! Marcel Proust

Villetta Barrea, 24 agosto 2024. Sabato 7 Settembre, dalle 10:00 alle 18:00, con il Patrocinio del Comune e della Pro Loco di Villetta Barrea, si terrà la prima edizione della Fiera del Libro, presso il suggestivo centro di Villetta Barrea.

Questo evento, dedicato agli amanti della lettura e della cultura, offrirà una giornata intera all’insegna dei libri, un’occasione unica per scoprire nuove opere, approfondire i temi letterari più attuali, e conoscere da vicino i talenti del panorama editoriale.

Il programma della fiera prevede la partecipazione di numerosi scrittori, autori emergenti noti o meno conosciuti, tutti accomunati dalla passione per i libri e uniti dal desiderio di far conoscere la propria opera, ma anche per ascoltare e leggere le novità delle case editrici, in una kermesse che prevede stand messi a disposizione per firmacopie e incontri personalizzati con i lettori.

L’evento sarà impreziosito dalle interviste agli autori e le dirette condotte da Massimo Max Marzilli con Italy web Radio. Media Partner dell’evento Radio Cassino, grazie al Direttore Marco Pagano. Il tutto per rendere l’atmosfera ancora più vivace e coinvolgente, con le presentazioni, durante le quali non mancheranno riferimenti ai grandi temi sociali.

L’iniziativa nasce dall’idea di Massimo di Folco, imprenditore nato nel Lazio, ma abruzzese di adozione, è organizzata con la collaborazione dell’Associazione Leonardo APS, grazie a Luciano Tocci, Antonio Cardarelli e Anna Capoccia, responsabile di redazione e marketing turismo territoriale, con il supporto del ristorante Il Tagliere Le Masserie case vacanza, per una manifestazione fortemente voluta, con lo scopo di promuovere la cultura e il valore dei libri sul territorio.

Ingresso libero




AUMENTO DEI BIGLIETTI URBANI

Marsilio tradisce le famiglie Abruzzesi

Pescara, 23 agosto 2024.Sin dal momento della nostra elezione al Congresso, avevamo avvertito che l’autunno sarebbe stato segnato da sacrifici e lotte, a causa dei rincari e dell’aumento del costo della vita. Purtroppo, le nostre previsioni si sono avverate.

La Regione, infatti, non ha perso tempo, procedendo con un sensibile aumento del prezzo dei biglietti del trasporto urbano, proprio in concomitanza con la riapertura delle scuole. Questo provvedimento aggrava ulteriormente la situazione delle famiglie abruzzesi, già messe a dura prova dalla crisi economica in corso.

Il motto “Prima gli abruzzesi” della Giunta regionale, tuttavia, sembra ancora lontano dall’essere concretizzato. Ci chiediamo, infatti, in quale contesto o “location” questo principio venga applicato, poiché le azioni intraprese finora sembrano contraddire gli interessi dei cittadini.

Nonostante questo clima di incertezza e difficoltà, rimaniamo fiduciosi e attendiamo con attenzione le risposte che la Giunta regionale vorrà dare a questo apparente equivoco. Siamo pronti a continuare il nostro impegno e a rappresentare i diritti e gli interessi dei cittadini abruzzesi, sostenendo le battaglie necessarie per un futuro più giusto e sostenibile.

Enrico di Ciano – Segretario Sinistra Italiana Pescara

Roberto Ettorre – Segretario Provinciale Sinistra Italiana Pescara




WE ARE ROCKICIANI

Summer Festival il 24 agosto al Parco De Benedictis

Roccavivi, 23 agosto 2024. Ecco il ritorno dell’evento musicale estivo pensato dai giovani per i giovani! Il prossimo sabato 24 agosto 2024, il piccolo paese di Roccavivi si trasformerà nel palcoscenico di una serata indimenticabile, con musica dal vivo, DJ set e stand enogastronomici per una notte di puro divertimento sotto le stelle.

Organizzato dal Gruppo Giovani e dalla Proloco di Roccavivi, il festival si svolgerà dalle 18:00 alle 2:00 presso il suggestivo Parco Enrico De Benedictis.

Scaletta

  1. Diavoli del Gambia – Ad aprire la seconda edizione del We Are ROCKiciani Summer Festival saranno i Diavoli del Gambia, i ragazzi del Centro per Minori Stranieri Non Accompagnati di Roccavivi, che si esibiranno portando in scena ciò che più li lega alla loro terra natìa: la danza, la musica, i costumi tradizionali.

2. Blue Valentine – A seguire, sarà il momento di immergersi nel rock californiano con i Blue Valentine, band fondata da Alex Valente nel 1998. Questo gruppo, oggi composto da cinque musicisti, vi farà godere di un bellissimo “sole notturno californiano” con sonorità che spaziano dal blues rock al country rock, evocando le atmosfere di band come Eagles e Neil Young.

3.Fantedica – Successivamente sarà la volta dei Fantedica, una delle più longeve tribute band italiane dedicate ai Negrita, con oltre 700 concerti all’attivo. La band, composta da Franco Maddaleni (voce), Andrea Tagliaferri e Davide Pavia (chitarre), e Luca Leoni (batteria), Lorenzo Stirpe (basso), ci farà rivivere i grandi successi di una delle band rock italiane più influenti degli ultimi venticinque anni.

4.JB + JKERR – JB, nome d’arte di Giovanbattista Signore, rapper italiano originario di Sora (FR) che insieme a Jkerr, porterà sul palco la grinta del loro ultimo EP “APOLOGIZE”. La loro musica, un mix di generi e influenze, riflette le emozioni e le esperienze delle loro origini e promette di infiammare il pubblico.

5.SN7P OUT – La band SN7P OUT, composta da Emiliano Monteleone, Luca Ruggieri, Raul Ruggieri, Luca Parente e Flavio Blasi, porta sul palco un rock alternativo potente e impegnato. Con oltre 120 concerti all’attivo e numerosi premi, questa band romana si distingue per le esibizioni dinamiche e il loro forte impegno sociale.

6. Isoladellerose – Il gruppo di punta della serata sarà il trio romano Isoladellerose, vincitori del talent “The Band” su Rai 1 e del TIM Music Awards come miglior band emergente. Federico Proietti, Andrea Zanobi e Iacopo Volpini vi trasporteranno con la loro musica, un mix di pop, rock e funk che parla della loro generazione e delle sfide del mondo contemporaneo.

7. DJ Ryan Elia – A chiudere in bellezza il festival, ci sarà il DJ Ryan Elia. Con una carriera che lo ha portato nei club più importanti d’Italia e ai Pride di Milano, Napoli e Potenza, Ryan Elia saprà farvi ballare fino a notte fonda con il suo mix esplosivo di sonorità.

Durante il festival, sarà possibile gustare una vasta offerta di cibo e bevande presso i nostri stand enogastronomici. Troverete pasta, panini, arrosticini, birra alla spina e altre bevande, il tutto disponibile anche in versione gluten free per soddisfare le esigenze di tutti i partecipanti.

Per rendere la vostra serata ancora più speciale, sarà presente una postazione make-up a disposizione di chi desidera brillare sotto le stelle al ritmo delle proprie hit preferite. Non perdete l’occasione di sfoggiare un look unico e scintillante durante il festival!

Sarà inoltre possibile acquistare le magliette ufficiali della seconda edizione del We Are ROCKiciani – Summer Festival. È possibile ordinare le magliette in anticipo o acquistarle direttamente sul posto.

Non mancate a questa straordinaria serata di musica, cibo e divertimento sotto le stelle! Vi aspettiamo a Roccavivi il 24 agosto 2024 per vivere insieme un’esperienza unica nel cuore dell’Abruzzo.




50 ANNI DI STORIA E TRADIZIONE

Il Ferretti Village celebra mezzo secolo di eccellenza

Martinsicuro, 23 agosto 2024. È con grande orgoglio che annunciamo la celebrazione dei 50 anni di attività del Ferretti Village, un traguardo significativo per la famiglia Ferretti e per tutti coloro che hanno contribuito a rendere questo luogo un punto di riferimento nel panorama della ristorazione e degli eventi. Fondato nel 1974 da Alessandro e Gabriella Ferretti come La Griglia di Casa Nostra, il Ferretti Village ha saputo evolversi nel tempo, mantenendo sempre vivi i valori di accoglienza e buon cibo che ne hanno decretato il successo.

La serata di celebrazione, che si terrà il 26/08/2024 dalle ore 20:00, vedrà la partecipazione di circa 400 ospiti tra cui coppie che hanno celebrato il loro matrimonio presso La Griglia di Casa Nostra dal dicembre 1974 fino ai più recenti sposi del Parco Archea nel 2024.

Saranno presenti anche fornitori, clienti storici, amici, parenti, colleghi del settore provenienti da tutta Italia, consulenti e rappresentanti delle istituzioni. Un evento unico per rivivere insieme i ricordi di questi ultimi 50 anni e guardare con entusiasmo al futuro.

Durante la serata, sarà offerto un buffet speciale, un omaggio ai sapori che hanno contraddistinto la nostra cucina nel corso degli anni. Inoltre, verrà presentato e distribuito il libro “Dove le Colline Incontrano il Mare – Il Romanzo della Famiglia Ferretti”, un’opera che racconta la nascita e la crescita della nostra azienda, dalla gestione familiare alle strutture attuali, dove l’accoglienza è rimasta un pilastro fondamentale.

Il Ferretti Village, oggi gestito con passione dai figli di Alessandro e Gabriella – Francesca, Marco e Daniela – continua ad essere un luogo dove l’accoglienza e il buon cibo sono al centro di ogni evento.

Il nome “Archea”, che deriva dal greco e significa “origine della vita monocellulare”, simboleggia l’origine della famiglia e la celebrazione dei momenti più importanti della vita, come matrimoni, battesimi e altre occasioni speciali. Con il supporto di collaboratori che condividono la nostra filosofia, ci impegniamo a rendere ogni evento unico e indimenticabile.

Questo importante traguardo non sarebbe stato possibile senza il supporto dei nostri clienti, fornitori e collaboratori. È grazie a loro che il Ferretti Village è diventato ciò che è oggi: un luogo dove le persone si incontrano condividono momenti di gioia e creano ricordi indimenticabili.

C. Vignali




UN VIAGGIO ALLA SCOPERTA DELLE NOSTRE RADICI

Cultura e tradizione tra le sponde del Tronto

Martinsicuro, 23 agosto 2024. Tutto pronto per la sesta edizione di “Cultura e Tradizione tra le sponde del Tronto” che l’Amministrazione truentina ha deciso di riproporre, dal 23 al 25 agosto, visto anche il grande successo di pubblico e di critica delle passate edizioni.

La manifestazione, organizzata dal Comune di Martinsicuro e patrocinata dalla Regione Abruzzo, dalla Provincia di Teramo e di Ascoli Piceno e finanziata dalla Presidenza del Consiglio Regionale, vedrà anche quest’anno protagonisti i territori, con le ricchezze artistiche, culturali ed enogastronomiche delle province di Teramo e di Ascoli Piceno, territori appunto tra le sponde del fiume Tronto, un fiume che attraversa le incantevole colline delle Marche e dell’Abruzzo, carico di storia che rappresenta un legame tra due realtà, un confine naturale che per secoli ha visto crescere civiltà, tradizioni e culture.

Si inizia venerdì 23 e sabato 24 agosto con due itinerari  tra arte e storia  alla riscoperta dei nostri borghi. Il 23 agosto  sarà dedicato alla visita guidata alla città di Atri (Te) incantevole borgo ricco  di arte, storia, natura e golosità .Il 24 agosto invece si andrà alla scoperta di Ripatransone (Ap), un affascinante borgo marchigiano che vanta un patrimonio storico-artistico di pregio e tradizioni folkloristiche ed enogastronomiche uniche con un curioso Guinness dei primati: il vicolo più stretto d’Italia.

Il percorso di “Cultura e Tradizione tra le sponde del Tronto” poi si concluderà domenica 25 agosto con una Tavola Rotonda che si terrà a Martinsicuro nella splendida cornice della corte della Torre Carlo V a partire dalle ore 18:00 dal tema “La Transumanza, patrimonio culturale immateriale dell’Unesco: percorsi di ieri e di oggi“

I relatori saranno:

Prof.ssa Consuelo Diodati, docente universitario ( UniTe), il Dott. Marco Di Francesco, la Prof.ssa Maria Carla Frató ,il Dott. Nelson Gentili e il Giornalista Nicolino Farina

Modererà la giornalista dott.ssa Carla Dragoni

Con la partecipazione e collaborazione di Alessandra Orsini dello Slow Food Terre Teramane, di Alessia Consorti dello Slow food Piceno-San Benedetto del Tronto-Valdaso, di Carlo Matone Pres.GAL Gran Sasso-Laga,di Pasquale Cantoro Pres.GAL Terreverdi Teramane e di Vito Ricciotti pastore

Alla tavola rotonda seguirà la degustazione dei piatti tipici della tradizione pastorale:

-Formaggi del pastore Vito

-“Pallotte Cacio e ove” dello Chef Patrizia Corradetti del ristorante Zenobi di Colonnella

-“Mazzarella scomposta “dello Chef Margherita dell’agriturismo Terra di Ea di Tortoreto

-“Agnello in salmi “dello Chef Daniele Citeroni dell’Osteria Ophis di Offida

-“Dolci della Transumanza” di Anna e Piera

La serata sarà allietata da canti pastorali della tradizione del gruppo musicale DisCanto, dalla lettura di poesie a cura dell’attore Ottaviano Taddei della compagnia teatrale Terrateatro e dalla testimonianza del pastore Vito Ricciotti  “Cultura e Tradizione tra le Sponde del Tronto” dicono il sindaco Massimo Vagnoni e la consigliera delegata alla cultura Giuseppina Camaioni, che ha curato anche la VI ed., non è solo un evento, ma un vero viaggio alla scoperta delle bellezze di una terra che ha molto da offrire a chi sa ascoltare e osservare con attenzione. È un’occasione per riscoprire il senso di appartenenza, per ritornare alle proprie radici e comprendere come esse possano continuare a nutrire la nostra identità in un mondo in costante mutamento.

La cultura è il filo conduttore che collega il passato al futuro, e l’evento “Cultura e Tradizione tra le Sponde del Tronto” si propone di tessere questa connessione.attraverso visite guidate, convegni, musica poesia ed enogastronomia.”




URANIO E AMIANTO KILLER NELLE MISSIONI DI GUERRA

La Difesa condannata dalla Corte di Appello L’Aquila a riconoscere i benefici previdenziali dell’orfano del col. Raffaele Acquafredda.  Il militare è deceduto a Montesilvano a 50 anni a causa dell’esposizione ai cancerogeni

Montesilvano, 23 agosto 2024. La Corte d’Appello L’Aquila, con sentenza appena passata in giudicato, ha accolto il ricorso presentato dall’Avv. Ezio Bonanni, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, e ha condannato il Ministero della Difesa a riconoscere le prestazioni previdenziali in favore del figlio orfano della vittima del dovere, Colonello Raffele Acquafredda, ad erogare le prestazioni/benefici quale superstite di vittima del dovere. All’orfano dovrà essere liquidato un importo di circa 250mila euro per i ratei arretrati, e percepirà per tutta la vita circa 2100 euro al mese di vitalizio.

Acquafredda, ha donato la sua vita per la patria: come Ufficiale Superiore di Artiglieria della Brigata Multinazionale Nord presso Sarajevo, e poi addetto all’artiglieria terrestre nel contesto dell’operazione “Joint Guardian”, ha partecipato a missioni in teatro operativo bellico sotto il fuoco dei cecchini in cui sono stati esplosi proiettili all’uranio impoverito con contaminazione di acqua, aria e suolo, con radiazioni di nanoparticelle di metalli pesanti, e di altri agenti chimici e cancerogeni, come polveri e fibre di amianto, che hanno determinato l’insorgenza del cancro del rene e quindi la sua prematura scomparsa a Montesilvano (Pe) all’età di 50 anni, lasciando una moglie e due figli in tenera età.

Il Ministero della Difesa dopo dieci anni di diffide e solleciti dell’ONA, ha riconosciuto la causa di servizio per l’esposizione e lo ha dichiarato vittima del dovere, erogando le relative prestazioni previdenziali alla vedova e a una delle orfane, ma negando i diritti del figlio orfano, assumendo che non fosse nel carico fiscale del padre e ottenendo ragione in primo grado dal Tribunale di L’Aquila. La decisione è stata ribaltata dalla Corte di Appello che ha riformato la sentenza e riconoscendo il diritto dell’orfano.

“Prosegue l’epidemia dei nostri uomini in divisa impegnati nelle missioni per effetto dell’uso di proiettili all’uranio impoverito: più di 400 i deceduti e 8.000 i malati – denuncia Bonanni – come Osservatorio Nazionale Amianto proseguiamo il nostro impegno in rappresentanza e tutela dei nostri militari e di tutte le vittime che hanno subito l’esposizione alla fibra killer”.

Ora la palla passa al TAR, innanzi al quale pende la causa promossa da tutti i familiari per il risarcimento dei danni subiti dal Colonnello, ed è stato intrapreso anche un altro giudizio presso il Tribunale di L’Aquila per quanto riguarda il danno da lutto subito sia dalla vedova che dai due orfani.




ANGIZIA, IL MITO, LA STORIA E L’INCANTO

Un simposio d’eccezione

Luco dei Marsi, 23 agosto 2024. Una conversazione su Angizia e dintorni, sul filo della storia e del mito, come anche della dimensione magica e dei caratteri peculiari della Dea venerata dai Marsi e da altri popoli osco-umbri, incorniciata dalla bellezza della sala consiliare del Comune di Luco dei Marsi.

É l’evento speciale, incardinato nella rassegna estiva a tema “Vacanze luchesi”, in programma per lunedì, 26 agosto, alle 20.30, che vedrà la partecipazione di Yuri Abietti, giornalista, scrittore, studioso e praticante delle tradizioni esoteriche occidentali, Giuseppe Grossi, docente e storico, Francesco Proia, giornalista e scrittore, Attilio Francesco Santellocco, scrittore, ricercatore e cultore di storia locale, chiamati, alla luce delle diverse competenze, esperienze e sensibilità, a tratteggiare l’immagine di Angizia nelle sue caleidoscopiche sfaccettature, delle epoche e dei popoli che sui passi della Dea fiorirono e si trasformarono, tramandandone, parimenti via via trasformati, la memoria e i tratti. L’incontro, organizzato dall’associazione culturale Lucus, sarà moderato dall’avvocato Maurizio Colaiacovo.

“Sono state diverse le iniziative dedicate alla nostra storia, anche ambientate nell’area archeologica, così emblematica e preziosa per noi luchesi come per l’intera Marsica e oltre”, ricorda la sindaca Marivera De Rosa, “sono certa, però, che l’incontro in programma, incardinato specificamente sulla figura di Angizia, resa attraverso i saperi e lo sguardo degli illustri Relatori, rappresenterà una preziosa occasione di confronto e approfondimento, in chiave originale e inedita, che non mancherà di appassionare. Invito tutti a partecipare”.

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LE CHIAVI DELLA CITTÀ

L’Amministrazione comunale le consegna a don Felice Di Blasio

Roseto degli Abruzzi, 23 agosto 2024. Su proposta della Presidenza del Consiglio Comunale e con l’assenso della Giunta Comunale e della Conferenza dei Capigruppo, l’Amministrazione Comunale di Roseto degli Abruzzi ha deciso di conferire le “Chiavi della Città” a don Felice Di Blasio, parroco di Santa Lucia e di Casal Thaulero.

La cerimonia di consegna della benemerenza a don Felice si terrà sabato 24 agosto alle ore 10:00, presso la Sala Consiliare di Palazzo di Città, alla presenza delle autorità cittadine. Inoltre, un ulteriore momento si svolgerà domenica 25 agosto al termine della Santa Messa, in occasione dei Festeggiamenti Patronali, che sarà celebrata alle ore 11:00 nella Chiesa nuova di Santa Lucia.

Questo prestigioso riconoscimento viene assegnato a don Felice in segno di profonda gratitudine per il suo instancabile impegno pastorale e il suo immenso amore verso la comunità di Roseto degli Abruzzi.

“Don Felice, con i suoi 71 anni di sacerdozio, rappresenta un esempio luminoso di dedizione e servizio – affermano il Sindaco Mario Nugnes e la Presidente del Consiglio Comunale Gabriella Recchiuti – La sua vita, profondamente radicata nei valori cristiani, ha lasciato un’impronta indelebile nella comunità, ispirando fiducia e rispetto in tantissimi cittadini. Il suo impegno costante verso il prossimo ha contribuito a creare un legame più forte all’interno della società, rendendo la nostra città un luogo migliore.

La celebrazione del suo lungo servizio è un momento significativo per riconoscere il suo impatto positivo e per riflettere sull’importanza della sua figura nella vita di ogni giorno. È un’occasione per unire la comunità nell’apprezzamento e nella gratitudine per un uomo che ha dedicato la sua vita al benessere degli altri. Invitiamo tutta la cittadinanza a partecipare a questa importante occasione per rendere omaggio a don Felice e celebrare insieme la sua esemplare dedizione alla nostra comunità”.




ECCO IL GIOIELLO DEL RITORNO

Un omaggio ai cuori lontani e vicini

Pescara 22 agosto 2024. Domani, al John Fante Festival, il maestro orafo Giuliano Montaldi svela la sua ultima creazione. L’estate italiana brilla di eventi dedicati agli italiani all’estero e ai loro discendenti, unendo radici e tradizioni attraverso l’arte e la cultura. In questo contesto, emerge il “Gioiello del Ritorno”, l’ultima straordinaria creazione del maestro orafo marsicano Giuliano Montaldi.

Questo prezioso charm, concepito in omaggio ai milioni di connazionali che hanno lasciato l’Italia in cerca di una nuova vita, sarà presentato domani, giovedì 22 agosto, alle 17:30, al prestigioso “John Fante Festival – Il dio di mio padre”, che inaugura la sua XIX edizione a Torricella Peligna, in provincia i Chieti.

L’evento si aprirà con un momento speciale: Montaldi donerà il ciondolo ai figli dello scrittore italoamericano John Fante, Victoria e Jim Fante, giunti dall’altra parte dell’oceano per celebrare le loro radici abruzzesi.

Il “Gioiello del Ritorno” rappresenta una piccola valigetta, simbolo dei tanti viaggi intrapresi dagli italiani nel mondo. Realizzato in argento o oro, porta incisi i nomi delle principali città nordamericane, di Deutschland, Sidney ed England che hanno accolto i nostri emigranti. Questo charm fa parte della collezione “I love Abruzzo”, una serie di quaranta pendenti ispirati alle meraviglie e alle tradizioni dell’Abruzzo, come l’orso marsicano, il trabocco, l’arrosticino, il Gran Sasso e molti altri simboli iconici.

“Questi charm, con il loro semplice moschettone, sono pensati per essere versatili e portati con sé in vari modi, non solo sui bracciali ‘I love Abruzzo’. Sono un legame tangibile con la nostra terra, un modo per tenere sempre vicini i valori e le tradizioni che ci caratterizzano, anche quando la vita ci porta lontano”, spiega Montaldi.

Il “Gioiello del Ritorno” è più di un semplice accessorio: è un messaggio di appartenenza e un invito a riscoprire le proprie radici, in perfetta sintonia con l’Anno delle Radici italiane nel Mondo, proclamato dal Ministero degli Esteri per il 2024. Potrà essere acquistato già nei prossimi giorni sul sito www.iloveabruzzo.eu o nella bottega orafa nel maestro Montaldi in via Corradini ad Avezzano.

Domani, al John Fante Festival, questo prezioso simbolo sarà svelato al mondo, un ponte tra passato e futuro, tra Italia e mondo.




TRADIZIONI ABRUZZESI IN MODESTO DELLA PORTA

[Pubblicazione di Franco Cercone, Tradizioni Abruzzesi in Modesto Della Porta, Eurografica s.r.l., Comune di Guardiagrele, 2006.]

Quella che abbiamo sotto gli occhi è la decima edizione di “TA-PU’. Lu trumbone d’accumpagnamente”, curata da Luigi De Giorgio ed apparsa a Lanciano nel 1984 per i tipi della Editrice Itinerari. Non sappiamo se in seguito vi siano state altre ristampe dell’opera e soprattutto se quella consultata dovesse veder la luce ben quattordici anni dopo e dunque nel 1998, in occasione della ricorrenza del sessantesimo anniversario della morte del Poeta di Guardiagrele, ricordato comunque da un saggio di U. Russo [Per ricordare Modesto Della Porta, in “Rivista Abruzzese”, n° 4, 1998.].     

Ci sembrano tuttavia evidenti le motivazioni della decima edizione di “TA-PU”, che ripropone all’attenzione degli studiosi un importante saggio introduttivo di F.P. Giancristofaro[1] ed in appendice ben 26 poesie “inedite”, alcune delle quali – come La Velàngele di San Michele[2] – erano già note perché lette da Modesto Della Porta in varie occasioni, ma non ancora pronte nella loro stesura definitiva a causa delle numerose varianti che il Poeta soleva apportare nelle sue note improvvisazioni declamatorie. Ma non è tutto. Il De Giorgio avverte che la decima ristampa è scaturita dalla inderogabile esigenza di “ripristinare” il testo della quarta edizione di TA-PU’ [Carabba Ed., Lanciano, 1942], poiché “nelle più recenti edizioni si riscontrano molteplici refusi e gravi inesattezze grafiche, che rischiano di alterare profondamente la lezione autentica del componimento poetico”.

L’anno successivo alla decima edizione di TA-PU’ è apparso un fondamentale lavoro di Vito Moretti che costituisce – come sottolinea E. Giancristofaro – “uno dei contributi più rilevanti della critica Dellaportiana”[3]. Il Moretti ci offre infatti un quadro completo della bibliografia del poeta apparsa fino a quell’anno e dalla quale si evince che solo pochi studiosi abruzzesi sono riusciti a restare indifferenti di fronte alla complessa visione della vita di Cicche di Sbrascente”.

Lo studioso correda inoltre il suo volume di cinque componimenti inediti e di altre quattro “poesie già edite ma mai ristampate” ed apparse su vari periodici negli anni 1914-1948, con l’augurio che insieme potessero far parte di una successiva e possibilmente completa ristampa delle poesie di Modesto Della Porta, da considerarsi ormai, come avverte E. Paratore, un “Poeta a livello nazionale” per la originalità e profondità dei temi trattati [E. Paratore, Profilo di una storia della cultura abruzzese, Roma 1965].

Da uno sguardo pur superficiale dato alla grande mole di scritti sul Guardiese, riportati nella citata opera del Moretti, si avverte subito che l’interesse degli studiosi si è cristallizzato intorno agli aspetti dialettologici e letterari dell’Opera del Poeta. È innegabile, infatti, che la profondità dei temi trattati dal “singolare sarto che amava la vocazione del poeta” è tale da conferire – come sottolinea il Moretti – “una indubbia caratterizzazione universale” ai personaggi di TA-PU’, talvolta colti psicologicamente – come è stato più volte osservato – in atteggiamenti che ci ricordano quelli pirandelliani.

La fonte primaria da cui Modesto trae ispirazione è tuttavia la Guardiagrele del primo decennio del Novecento, in cui si riflettono tra l’altro fermenti politici e sociali che agitavano il nostro Paese. La Cittadina natale del Poeta era una comunità rurale ed artigianale di circa diecimila abitanti, con vizi e virtù tipici dei piccoli centri di provincia, di cui sono portatori i personaggi che animano i suoi arguti componimenti.

Modesto è soprattutto un acuto osservatore, talvolta freddo e distaccato, e possiamo immaginarlo quando – ancora giovinetto – comincia ad apprendere il mestiere di sarto.

Come le botteghe dei calzolai e dei barbieri, anche la sartoria è stata nei nostri paesi – e fino a tempi non molto lontani – un particolare termometro sociale che segnalava ricorrenze non solo del ciclo dell’uomo ma anche dell’anno.

Ed il tempo scorreva a Guardiagrele lento, “gni chi li trene de la Sangritane”, nota argutamente Modesto in “N’avetra canzùne”.

Nella sartoria sfilano personaggi appartenenti a tutti i ceti sociali cittadini e del contado, messaggeri di notizie tristi e liete, ma soprattutto di pettegolezzi.

Così la “fuga” di due innamorati diventa nella Cittadina una notizia tanto ghiotta da suscitare sagaci commenti, specie se i due fuggitivi sono una giovane vedova ed uno scapolo abbastanza attempato, efficacemente chiamato da Modesto ciavarre, termine pastorale che nell’area della Maiella indica la pecora che non ha mai avuto agnelli.

A proposito della fuga operata dagli innamorati ed ovunque diffusa nel meridione, soprattutto in Sicilia, il Finamore fa una interessante osservazione:

È ben raro che la donna osi contrariare la volontà dei genitori sul suo collocamento. Ma se il suo cuore fosse preso già da altro affetto, e gli sforzi per rifiutare il partito proposto non riuscissero, in molti luoghi d’Abruzzo, ma specialmente a Lanciano e nei vicini Comuni, la questione viene risolta con la fuga, “nghè lu scappà”. E bisogna pur dire che, alle volte, lo sposo ricorre a lu scappà’ non per rispettare una tradizione, ma semplicemente per risparmiarsi le spese ingenti che si affrontano quando ci si sposa. Insomma, il matrimonio si celebra alla chetichella, senza apparato di scorta, con un bel risparmio di denaro.[4]

Per tacer poi di un ulteriore e significativo “risparmio”. La fuga infatti evita l’acquisto di una costosa camicia, che costituiva un tempo – dice Modesto – il regalo d’obbligo da farsi al mezzano o alla mezzana, il mediatore cioè che aveva condotto a buon fine le trattative per il matrimonio (cfr. “La camisce de lu ruffìane”).

Quando poi facezie ed aneddoti si riferiscono agli abitanti dei paesi vicini, essi tendono a trasformarsi con il trascorrere del tempo in novelle moraleggianti (si pensi ad esempio ai fischi rivolti a Berlino da un fusaro di Pretoro alla Banda del proprio paese!) oppure in blasone popolare.

Rileggiamo Lu miràquele di San Donate e precisamente i versi:

“…, ‘na campane

s’è rutelate da lu campanine

… E a une di Rusciane,

…………………………………

ne j’à lassate manche n’osse sane”.

Modesto, malato soltanto di poesia, aveva qui diverse possibilità di sostituire, rispettando sempre l’esigenza metrica, il toponimo Rusciane con Guriane, Raiane, Canzàne e via dicendo, ma queste località non sono state prese nemmeno in considerazione per esigenze per così dire “semantiche”. Esse sono poste infatti – ed il Poeta ne è cosciente – oltre l’orizzonte dei destinatari immediati dei suoi componimenti, per lo più guardiesi o abitanti delle aree limitrofe, che agiscono in un mondo geograficamente circoscritto e menano comunque una vita dignitosa, accontentandosi, per essere felici, di                               

“nu litre, quattr’amice e ‘na cantate

‘nche n’accumpagnamente d’urganette” (Brìndise)

Il confine di questo “kleine Welt” è ben   delimitato soprattutto a livello psicologico ed è tratteggiato anche dal d’Annunzio nel Trionfo della Morte.

A Giorgio Aurispa, che chiede dove si trovasse il “Messia“, Cola di Sciampagna – la cui dimora è presso l’Eremo di San Vito – risponde indicando “le spiagge remote oltre Ortona” e volge “lo sguardo e il gesto verso la regione lontana”.

Nel contado guardiese la visione della vita è regolata secondo Modesto non tanto da proverbi, cioè da norme comportamentali trasmessesi di generazione in generazione e codificate nelle consuete forme paremiologiche, quanto da wellerismi, più consoni a tramandare l’Erfahrung dei padri e ad eliminare incertezze in tutti gli aspetti della vita quotidiana.

Così in Vujje pijà la mojje”:

M’à ditte Zi Giuvanne di Caròte:

“La mojje s’arsumèjje a nu citròne,

che tutte sta gnà èsce …”

Zi Colasante immèce m’à spiegate:

“La giuvinette quande si marite

è gnì nu solde nove …

Ma dopo a mane a mane si scurisce” [5].

Oppure in “Lu fume”:

Tatòne, immece, m’avè cunzijate:

“Dentr’a la case, niputucce bbelle,

statte dijùne e fa’ nu patimente,

ma pe’ la vie lu sicher appìcciate”,

Ed ancora in La cocce di San Donate”:

Dicè li vicchi antiche: a grande male

cchiù grande lu repare  …..

ed infine in Brìndise”:

Tatòne immèce  .…

dicè: “Fije di hatte sorge pije”.

Nella Guardiagrele di Modesto il tempo è fatto anche di momenti ludici. Dopo il ritorno dai campi e la chiusura delle botteghe artigiane i ceti rurali si ritrovano per abitudine, se non per esigenza, nell’unico “circolo culturale” che all’epoca un paese poteva offrire: la cantina.

In genere tutti posseggono a casa “nu vascelle”, ma il vino se è bevuto in solitudine apporta malinconia, mentre in compagnia di amici mette buonumore ed allegria. Specie se le “buttije” si uniscono al gioco delle carte.

È costante infatti in Modesto un non casuale richiamo al numero “quattro”, indispensabile per una buona partita a scopa, briscola o tressette:

“nu litre, quattr’amice e ‘na cantate”.  (Brìndise),

oppure:

“Scemme da la cantine. Ere notte.

Savàme quattre…”.  (Lu Carusille)

Il patrimonio letterario popolare, che Modesto dimostra di ben conoscere, non si limita soltanto agli aspetti paremiologici, ma si estende anche alle credenze e superstizioni, a racconti e leggende e persino ai romanzi popolari le cui trame affascinavano in modo particolare i ceti agro-pastorali.

Nella poesia dal titolo “39 (Lu ‘mbise)”, Carmenucce de la Strazze – tipico personaggio che possedeva i proverbiali “sette spiriti” dei gatti – si vanta spavaldamente non solo di essere istruito, ma di aver letto molte novelle e romanzi popolari, specie quelli aventi per soggetto Bertoldo, Guerin il Meschino (reso popolare agli inizi del XV secolo da un romanzo di Andrea da Barberino), Genoveffa, le Sette Trombe e soprattutto I Reali di Francia con gli eroi del ciclo carolingio[6] .

Per dare un’idea dell’importante fenomeno letterario giova ricordare ciò che scrive Benedetto Croce a proposito della disavventura capitata ad un pastore di Pescasseroli. Costui, catturato dai briganti di Domenico Fuoco, fu liberato “quando giunse l’imposto riscatto ed ebbe salvi gli orecchi …  sol perché egli seppe entrare nelle grazie delle concubine dei briganti, alle quali leggeva con grande loro diletto, nelle ore di sosta, il Guerin Meschino e i Reali di Francia” [7] .

A tale genere letterario vanno aggiunte alcune favole moraleggianti (si pensi per esempio a Lu ddore de lu casce), aneddoti e racconti popolari tratti forse dalla tradizione orale locale.  Ascritti, secondo alcuni studiosi, al “racconto realistico popolare”[8], essi rivelano tratti comuni al patrimonio favolistico nazionale e lasciano supporre talvolta un fenomeno di discesa dal mondo colto a quello popolare, dal mondo del libro a quello della tradizione orale, custodito da sempre in quella meravigliosa biblioteca ambulante che è appunto la memoria dei nostri vecchi: un vecchio che muore, è una biblioteca incendiata e ridotta in cenere.

La prima “biblioteca” di Modesto è da identificarsi proprio con il camino, che troneggiava in cucina come un santo nella propria nicchia. Non sono poche infatti le sue poesie in cui il focolare (si pensi a ‘Na serata d’immerne, La Novena di Natale, ecc.)  assurge a valore di locus sacer per l’accoglienza riservata agli amici o per ascoltare “le favulette di Za’ Catarine”, termine questo (le favulette) nel quale si coglie lo stesso atteggiamento di bonario scetticismo nutrito da Modesto nei confronti delle manifestazioni di religiosità popolare e che gli hanno valso l’appellativo – come il Poeta stesso dice – di “scriticate”.

Nella propria abitazione, semplice e decorosa, ma che diventa “bella” d’inverno “quande ci sta li lene e lu vascelle”, il Poeta è oggetto nella sua adolescenza di un naturale processo di inculturazione.

Sfilano così davanti ai suoi occhi, evocati dalla indelebile memoria giovanile, i propri familiari intenti a leggere e “spieà lu Barbanere” , a canticchiare “la canzone de la ninna nanne”  (egli  ci  offre  uno  splendido  testo,  dal  titolo  appunto  Ninna nonne, ninna ninne, attinto forse – come suggerisce la metrica –  dalla  tradizione orale locale), a  parlare dei poteri di una potente maga, (la mahòne, che riscuote maggior fiducia rispetto al medico), di “brihande” , del tradizionale dono della palma d’ulivo,benedetta appunto nella Domenica delle Palme e dalle molteplici funzioni. Con lo scambio dei ramoscelli, offerti in segno di pace, si ristabilivano fra due persone, come del resto avviene tuttora in molti paesi abruzzesi, contatti e relazioni in precedenza interrotti:

“Minè lu jurne che se dà le palme

scurdate tutta sorte de rangore”

(La dumeneche de le Palme)

oppure si costituivano le premesse per un particolare rapporto di comparatico, tuttora denominato di San Giovanni, la cui intensità supera persino i vincoli della parentela. Lu cumpare e la cummare costituivano infatti una sorta di alter ego, persone di cui ci si poteva ciecamente fidare e da scegliersi necessariamente al di fuori del cerchio della parentela, con la quale si era spesso in attrito soprattutto per la suddivisione dell’asse ereditario.

La palme benedette” è ovunque conservata. Nel mondo rurale viene bruciata al fuoco per scongiurare in particolar modo le assai temute tempeste di grandine oppure, come dice Modesto, perché “fa scappà vente e sajette”. Infine, dal modo in cui reagiscono le foglie a contatto con il fuoco, si ricavano responsi di varia natura.

Vi sono poi tante tradizioni legate al ciclo dell’anno di Guardiagrele, come la preparazione – nella festa di San Giovanni – di una mongolfiera così grande da richiamare la curiosità di tutta la gente del contado. Di conseguenza – come vuole il blasone popolare – per tale ricorrenza

“a Ursugne nen ci à da ì ‘nu cane” [9].

Seguono poi come “quadri viventi” impressi nella memoria del Poeta il suono delle zampogne e ciaramelle a Natale, i cibi rituali nello stesso periodo, la fuga degli innamorati che si conclude poi con le nozze ed il singolare patronato di san Michele Arcangelo,

“che prutegge li ladre e li brihante”,

epiteti affibbiati da Modesto ai commercianti, specie quelli che per il loro mestiere…lavorano con la bilancia e perciò sono ritenuti ladri e disonesti (“Brihante”).

Ed è proprio la poesia La Velàngele di San Michele”, annoverata dai critici letterari “fra le più significative di Modesto della Porta”, che ci offre il destro per evidenziare la capacità del Poeta di sintetizzare e saper dipingere i momenti più significativi delle ricorrenze religiose nei nostri paesi:

“congreghe, ‘ntorce, vergenelle, bbande,

………………………………………

conche de grane, li stannarde avante”,

in una impressionante successione di scene rievocate con le medesime immagini anche ne La cocce di san Donate”:

“Stannarde avante … bbande di Lanciane…

appresse, ‘ntorce … conche de lu grane …

Cungrèhe e virginelle a ‘st àtru late…”

Le due ricorrenze, quelle di San Michele e San Donato, sono così importanti nella cultura popolare abruzzese che meritano decisamente un pur breve commento.

Chissà quante volte Modesto, pensoso, ha rivolto gli occhi al bellissimo San Michele che troneggia a Guardiagrele sul portale trecentesco di palazzo Marini. Secondo una tradizione popolare, assai diffusa in Abruzzo e ben nota al Poeta, la protezione accordata da San Michele ai commercianti, accusati da sempre di non vendere merci a peso giusto o “a buona misura”, si spiega per via della bilancia che il “Santo longobardo” ha in mano e con cui è stato spesso raffigurato.

In alcune aree abruzzesi, come per esempio quella peligna, San Michele è particolarmente venerato ed al suo culto sono collegate antiche consuetudini di carattere agrario, tuttora assai vive. Il granturco, per esempio, si semina di norma nel Sulmonese l’8 maggio, festa appunto di San Michele Arcangelo, protettore di Roccacasale, mentre a Pescocostanzo, nei cui pressi sorge un’antica chiesetta rupestre dedicata al Santo, avviene in tale giorno la recinzione dei prati pascolativi che saranno falciati nel mese di luglio per l’approvvigionamento del fieno.

La protezione nei confronti dei commercianti costituisce tuttavia, nell’immaginario collettivo, una acquisizione per così dire recente, poiché la funzione antica di San Michele, come ci mostra l’affresco di Santa Maria in Piano a Loreto Aprutino, era quella di “pesare” con la sua bilancia le anime e, una volta separate quelle buone dalle cattive, di far precipitare quest’ultime in un fiume di lava che conduceva all’Inferno ed alla perdizione eterna.

Più importante appare tuttavia nella religiosità popolare abruzzese il culto per San Donato, protettore di molti paesi, fra cui anche Guardiagrele. Il Santo Vescovo di Arezzo protegge com’è noto dall’epilessia, nota appunto come il terribile “Male di San Donato”.

Sulla diffusione del culto in Abruzzo esistono esaurienti indagini condotte dal Pansa, dal Lupinetti, da E. Giancristofaro e da altri studiosi [10] . Sulla “Rivista Abruzzese” (n° 1, 1982) è apparso anche un nostro contributo sull’argomento e precisamente una “Orazione di San Donato”, registrata a Cansano (AQ.), che contiene alcune significative varianti rispetto ai testi raccolti e pubblicati dal Lupinetti. [vedi link n.38 Bibliografia]

Ricordato che l’imprecazione “te pozz’acchiappà le male de Sande Denate” è annoverata fra quelle più temute in Abruzzo ed altrove, va sottolineato come l’epilessia – al di là delle riserve espresse da molti studiosi a tal riguardo – costituisca storicamente in Abruzzo una conseguenza ereditaria legata principalmente all’eccessivo consumo di vino, unica sostanza zuccherina e perciò energetica di cui in passato i ceti rurali potessero facilmente disporre durante i faticosi lavori sui campi [11].

Fra le varie terapie empiriche e magico religiose predominava nei secoli scorsi – e Modesto ne doveva ben essere al corrente – quella nota come il tocco della medaglia di San Donato, medaglia appunto in cui il Santo era raffigurato insieme alla ranocchia ed alla falce di luna[12].

Questo estremo tentativo, definito “superstizioso e contrario ai principi della Santa religione cattolica”, veniva fortemente osteggiato dalla gerarchia ecclesiastica ma non era in uso solo nei ceti agro-pastorali e nel mondo degli umili.

Panfilo Serafini nella sua Monografia storica di Sulmona” [op. cit., Napoli 1853] , scrive infatti che ai suoi tempi (prima metà dell’800) persisteva ancora l’eco di un memorabile processo intentato alla fine del ‘700 dall’arcidiacono della Cattedrale di San Panfilo di Sulmona, Giacinto Sardi[13], contro un medico di Anversa degli Abruzzi, il quale  aveva tentato di curare un epilettico con la “medaglia di San Donato”, dopo che erano risultati ormai inutili tutti i mezzi a disposizione della medicina ufficiale dell’epoca e persino l’uso magico degli “anelli di Gige”.

Nota nel mondo rurale con il nome di “ranocchiella”, questa “medaglia di San Donato” fa bella mostra di sé anche nelle carte dotali del passato e ne abbiamo rinvenuto alcune descritte nei rogiti del notaio Tommaso Genovesi di Atessa, conservati presso l’Archivio di Stato di Lanciano. In particolare in quello del 27 novembre 1799 si parla di “una ranocchia d’argento” effigiata in una “medaglia di San Donato” ed avente maggiori poteri contro l’epilessia, a differenza di quelle coniate in ferro o in ottone!

In diversi componimenti Cicche di Sbrascente” ci informa inoltre di aver suonato spesso con la banda nei paesi in cui si festeggiava il 19 marzo San Giuseppe.

Questa devozione ha perso oggi il suo significato originario ed ha relegato al mondo dei ricordi anche alcune significative consuetudini, come il pranzo offerto dalle famiglie benestanti del paese a tre poveri raffiguranti i personaggi della Sacra Famiglia. Specie nel periodo successivo all’Unità d’Italia, in cui si accentua il fenomeno migratorio verso le Americhe, la figura di San Giuseppe diventa sostitutiva del padre assente ed il suo culto viene a sovrapporsi in tal senso a quello più antico di San Nicola di Bari, in concomitanza con il declino dell’attività transumante.

Modesto tuttavia non mostra alcun segno di comprensione per il pantheon devozionale dei ceti rurali, colto soltanto nei suoi aspetti umoristici. Refrattario com’è a tutto ciò che è mistero, non comprende l’importanza che per il devoto riveste il contatto fisico con la divinità, degradata a livello di semplice statua. Sicché l’asta condotta “a diece lire … A quìnice … A quaranta” per aggiudicare il trasporto delle varie statue dei santi durante la processione, si risolve – come scrive L. Sciascia a proposito delle Feste Religiose in Sicilia – in un “modo assolutamente irreligioso di intendere e professare una religione”.

C’è da chiedersi allora quale influsso o condizionamento abbia esercitato la “cultura” dei ceti meno abbienti nell’opera del Poeta guardiese, ceti che per il periodo storico di riferimento possiamo definire subalterni secondo il noto pensiero di Gramsci.

Non va dimenticato infatti che circa dieci anni prima della morte di Modesto, il filosofo marxista aveva dato nei suoi Quaderni dal carcere una definizione rivoluzionaria di “folklore” come “cultura delle classi subalterne”, che eserciterà sugli studiosi contemporanei e successivi un influsso notevole.

 Infatti “il  dubbio  che  le definizioni egemonico e subalterno abbiano superato la  soglia del logoramento e richiedono una verifica storica”[14] rappresenta un ripensamento solo recente da parte dell’indagine demologia ed in particolare della religiosità popolare, mentre all’epoca di Modesto i due termini indicavano una dicotomia quasi insanabile nella società italiana, composta per il 52 % da ceti rurali i cui bisogni protettivi ed angoscianti, per nulla compresi dal d’Annunzio, erano assicurati dal culto verso determinati santi, garanti contro il pericolo della loro disgregazione psichica e del non esserci nella storia.

L’aspetto singolare che è dato cogliere in molti componimenti è che Modesto, pur traendo spunti dalle vicende quotidiane di questo strato sociale, si pone infine su un piano psicologicamente distante dalle realtà rappresentate.

“Ma a me, Francì, nen m’empurtave niente”, afferma il Poeta nella “Velàngele di San Michele” a proposito delle manifestazioni di religiosità popolare, osservabili qui come altrove in occasione dei pellegrinaggi; ed indifferente ad ogni nesso tra miseria ed esigenza collettiva di protezione, egli coglie solo gli aspetti esteriori ed umoristici di comportamenti che reclamavano invece comprensione e pietà.

Siamo così in un mondo assai lontano sia da quello descritto da C. Levi, il quale coglie felicemente l’alterità della cultura contadina, che da quello dei pellegrini al Santuario di Casalbordino descritto dal d’Annunzio nel Trionfo della morte, in cui una umanità dolente viene trasformata in una bolgia di dannati.

V’è più di un motivo per ritenere che molti dei quadri che compongono La Velàngele di San Michele (fra cui lo struscio penitenziale e mortificante della lingua per terra al santuario del Gargano, che il Poeta guardiese fa proprio ma solo per esigenze metriche) siano stati “fotografati” da Modesto in un santuario abruzzese e forse proprio in quello della veneratissima Madonna di Casalbordino, per la quale egli deve aver nutrito non poco timore riverenziale.

È singolare, infatti, la circostanza che mentre i Santi siano circonfusi in TA-PU’ di incomparabile ma non irriverente humour e siano collocati in cieli così lontani da non poter ascoltare non solo le preci ma neanche le imprecazioni dei fedeli:

“… ca ti fì  ‘na bbiastemate?

Si quante ie n’importe a San Giuvanne” (“Lu Pallune”),

e che inoltre la figura di Dio (Lu Criatore) si riduca per Modesto a

” quattre sagne, ‘na custate” (“Lu timore de Ddie”)

(e proprio per questa sua devianza gli è stato affibbiato l’appellativo di scriticàte, cioè miscredente), invece nessun cenno si rinviene – pur a livello di religiosità popolare – in merito al culto della Madonna, anche se la Madre di tutte le madri appare adombrata, a nostro avviso, negli ultimi tre versi della poesia Serenate a mamma, che si configurano come vera e commossa preghiera.

Al pari dei Santi, per nulla ausiliatori, anche l’aristocratico Poeta guardiese si pone distante dall’angusto mondo del Contado, in cui fra vizi e virtù agiscono molti personaggi dei suoi componimenti. Talvolta essi ci ricordano sotto certi aspetti, gli “idolatri” dannunziani delle Novelle della Pescara e vengono chiamati cafoni in diverse occasioni (cfr. La cocce di San Donate; Lu miràquele di San Donate, ecc.) ma solo per evidenziare una dicotomia “culturale” avvertita ormai da Modesto come irreversibile.

Il Poeta guardiese, in sostanza, non si identifica più – il che è paradossale – con il ceto sociale cui comunque egli appartiene e che considera refrattario ad ogni mutamento e senza afflato di riscatto.

Se la nostra analisi è esatta, essa ci indica allora anche la distanza che separa i suoi “cafoni” da quelli marsicani descritti da Ignazio Silone e colti in atteggiamenti religiosi o in sincretismi magico-religiosi che hanno nel pensiero dello scrittore di Pescina una funzione precisa, quella di alleviare, come scrive il Prandi nell’opera citata, “una situazione di dipendenza economica e di scarsità di beni che opprime le popolazioni marsicane”.

La freddezza con cui Modesto tratta alcuni temi folklorici locali, a riprova di come la sua sensibilità sia estranea a questa cultura subalterna, si avverte anche nelle poesie ispirate alla religiosità popolare ed al mondo magico rurale.

Infatti, mentre da un lato la sfiducia nella medicina ufficiale viene ribadita in più di una occasione (cfr. per esempio Lu secrete di professione), dall’altro le considerazioni del Poeta per il mahone o la mahona sono improntate a piacevole ironia, non priva di scettica bonarietà.

Sicché in questa pessimistica Weltanschauung, in cui non esiste alcuna àncora di salvezza se non la propria coscienza, naufragano i concetti di giustizia sociale (La Velàngele di San Michele) e di solidarietà umana, poiché “se nen ‘ti cinque lire nen ze magne” (Cfr. Gna va st’affare?).

Ma naufraga in questa visione della vita anche il concetto di destino, che non può essere mutato – specie per uno scriticàte come Modesto – né con preci (e dunque nemmeno con il soccorso della fede) e né con il ricorso a sincretismi magico religiosi. Il destino degli uomini resta dunque per il Poeta guardiese un “mistero“.

Va tuttavia rilevato che questa concezione di Modesto non è sempre lineare e coerente. Il tema della solidarietà umana, la cui esistenza è negata in“Gna va st’affare?”, è riaffermato invece nel componimento dal titolo Brindise”, in cui si esalta con tono appassionato il senso d’ospitalità e di solidarietà degli

“abruzzise, genta paisàne” che ha

“… nu core, che ‘mmezz’a lu pane

le pu magnà ……… ” .

La contrapposizione concettuale fra i due componimenti è così stridente da far insorgere il sospetto che ci troviamo di fronte non solo a due stati d’animo diversi, pur avvertiti dal Poeta in differenti momenti psicologici, ma addirittura a due poeti diversi, con concezioni della vita e dell’uomo completamente opposte.

Questa sorta di dicotomia si avverte anche nel dialetto usato e mal si concilia con quanto scrive il compianto A. Di Giorgio, secondo cui “solo Modesto Della Porta fu e rimase artista guardiese, non tanto perché la sua opera è scritta in un dialetto autentico, […] ma perché è tutta pensata in dialetto, interamente ispirata dal minuscolo ma essenziale cosmo vernacolo del suo paese”[A. Di Giorgio, Ragionamenti e altre prose, Lanciano 1982].

Al destino pregno di “mistero“, si aggiunge dunque quest’altro mistero, sul quale forse indagheranno in seguito altri studiosi.  

La raccolta delle poesie finora conosciute (non sono poche, infatti, quelle di cui si son perse le tracce) è dominata dalla figura di Cicche di Sbrascente e del suo notissimo trumbone d’accumpagnamente,che fa forse la sua prima apparizione in “Serenate a mamma”, composta nel 1929. Essa è annoverata a giusto titolo fra i componimenti più riusciti di Modesto Della Porta per la freschezza delle immagini e per il tono lirico, pregno di così intensa devozione da ingenerare il dubbio, come abbiamo in precedenza ipotizzato, che la parte finale della poesia celi in realtà un frammento di prece alla Vergine.

Ma non è questo il solo caso. La medesima freschezza si avverte infatti nella bella “Ninna nonne, ninna ninne”, in cui anche la cadenza del verso ottonario sembra indicare la derivazione di questo “canto di culla” dal patrimonio letterario guardiese, tramandatosi oralmente di generazione in generazione.

È l’unico aspetto della cultura del mondo rurale dalla quale Modesto si sente naturalmente attratto. Tuttavia, la raccolta completa dei suoi componimenti, contenuta come sembra nella decima edizione di TA-PU’, ci offre ulteriori esempi al riguardo. Pensiamo a “Lu prime sangue”, poesia ricca di senso patriottico e scaturita dalla visione di alpini abruzzesi in convalescenza, perché feriti sul fronte durante la Prima guerra mondiale.

Essa è strutturata in modo che uno stornello – e dunque un verso quinario contenente l’invocazione ad un particolare “fiore”, seguìto da due endecasillabi – funge per così dire da introduzione al componimento, certamente originale:

” Fiure de vite!

Ugnune ce té  ‘ngore aretrattate

‘na piume, nu suldate e na ferite:

fiure de vite!”.

L’originalità poi, anche se non mancano modelli simili nei canti lirico-monostrofici, è accentuata dalla ripetizione del quinario che chiude i due endecasillabi iniziali, i quali a loro volta diventano tre nell’ultima parte del componimento:

“Fiure de mundagne!

La mamma vustre preghe ma nen piagne,

dendra lu core chiuse té nu pegne,

perciò se sta cùjete e nen ‘nze lagne.

Fiure de mundagne!”.

Ma è tempo di tornare, dopo questa necessaria digressione, a Cicche di Sbrascente, al suo trumbone ed alle vicissitudini del povero suonatore in mezzo ad una banda, la quale in fondo, nota acutamente F.P. Giancristofaro, rappresenta “lo specchio della società dove si ripetono le sperequazioni: i compensi sono diversi, secondo lo strumento che si suona”.

Sono note le complicazioni psicologiche che emergono nelle varie ricorrenze festive e che si trasformano per un bandista come Cicche in un vero e proprio inferno.

Ad episodi tragicomici (come l’accompagnamento simultaneo dell’Internazionale e della Marcia Reale) si alternano esperienze amare e mortificanti, al punto che Cicche è costretto in una occasione a recitare la parte del suonatore di clarino, strumento che non conosce e che deve imbracciare per la prima volta, in quanto gli viene imposto il compito umiliante di fungere da “comparsa” nella banda.

Il mestiere o meglio la professione del bandista si diffonde in Abruzzo in modo particolare nell’ultimo ventennio dell’800 e costituiva un capitolo poco conosciuto della nostra cultura popolare fino a quando non è apparsa, circa venti anni fa, una fondamentale monografia di E. Leone e S. Masciarelli dal titolo Una vita per la banda. Ricordi di un musicante abruzzese” [Lanciano 1981], in cui i due Autori ripropongono all’attenzione dei lettori il secondo componimento di TA-PU’, quello che inizia appunto con il verso: “Che vite! Mo a la stalle, mo a le stelle”, che essi dedicano a Giuseppe Leone, notissimo musicante e maestro di banda.

Modesto si rivela un appassionato e profondo conoscitore delle bande abruzzesi e soprattutto delle loro fortunate tournée in Europa  e  persino in America, dopo che  Alessandro  Vessella,  geniale  musicista  ed  arrangiatore  di  Piedimonte  d’Alife,  aveva creato agli inizi del Novecento una strumentazione del tutto innovativa che permise a questi complessi (assai noti erano quelli di Spoltore e Lanciano) di includere nei loro repertori opere liriche e sinfoniche di fondamentale importanza per la storia della musica.

Il Poeta guardiese dimostra di conoscere bene l’azione riformatrice di questo musicista, dato che Cicche di Sbrascente sottolinea nel componimento in precedenza citato che quando una banda eseguiva               

“… ‘na marcia sgargiante di Vesselle

la ggente si cacciave lu cappelle”.

Ma chi erano i bandisti? Risponde il Masciarelli: si trattava di “laboriosi e tenaci artigiani, i quali, animati da una grande passione per la musica e musicalmente dotati, si ritrovavano dopo il normale lavoro quotidiano a dar fiato ai nuovi strumenti … Appartenevano a generazioni di esclusi quando i teatri, in Abruzzo e nelle altre regioni emarginate sul piano culturale e sociale, erano un lusso per pochi privilegiati”.

E toccò proprio a questi “esclusi” il compito di avvicinare i ceti subalterni alla cultura musicale.

La banda, infatti, si spostava utilizzando normalmente traballanti autocarri, che venivano considerati “di lusso” solo se erano dotati di un normale telone atto a proteggere strumenti e bandisti dal vento e dalla pioggia. Pochi paesi, infatti, erano raggiungibili con il treno, malgrado che la rete ferroviaria regionale avesse raggiunto agli inizi del Novecento l’attuale sviluppo.

Sicché i viaggi su strade strette e polverose risultavano così faticosi ed irti di pericoli da causare continui incidenti e sciagure. Il 30 Agosto del 1922, per esempio, l’autocarro che trasportava la banda di Silvi fu travolto da un treno in un passaggio incustodito presso Chieti Scalo e ben 11 bandisti persero la vita.

La tragedia commosse a tal punto l’opinione pubblica da indurre Achille Beltrame a riprodurre in una tavola della “Domenica del Corriere” il luttuoso evento.

A causa del suo continuo peregrinare da un paese all’altro, il bandista si trasforma in uno straordinario calendario ambulante che memorizza non solo le ricorrenze delle feste patronali nei nostri paesi, ma anche – come si evince dai componimenti di Modesto Della Porta – particolari temi ed aspetti di religiosità popolare legati al culto di un determinato Santo.

Così nella monografia Una vita per la banda, uno dei due Autori, Errico Leone, è proprio un vecchio bandista che attraverso i suoi ricordi ricostruisce un affascinante mosaico etnografico composto da tasselli di grande importanza e talvolta ignoti ai nostri grandi folkloristi.

Apprendiamo per esempio da E. Leone che a Bugnara, nella ricorrenza della festa della Madonna della Neve, vigeva la seguente tradizione che ci ricorda in parte quella della Mastra nelle feste della Madonna della Libera a Pratola Peligna.

La banda, preceduta dai “deputati”, si recava all’abitazione di una donna del paese, chiamata la parende de lu sande, per condurla davanti al sagrato della chiesa, dove l’attendeva il sacerdote officiante. Ad un cenno del capo-deputazione otto uomini, divisi in due gruppi, deponevano sulla parende de lu sande una fascina di rami di quercia così pesante da “piegare la groppa di un asino”. Quindi con il suo enorme fardello sulle spalle, la donna faceva ingresso in chiesa a suon di banda e vi restava così per tutta la durata della funzione religiosa.

Non meno interessanti – ma tanti altri esempi potrebbero essere ancora addotti – risultano alcuni particolari della festa di San Pantaleone a Miglianico, dove com’è noto affluivano in gran numero i sofferenti di ernia, che veneravano il Santo come taumaturgo [15].

Il D’Annunzio non parla nelle Novelle della Pescara di tale patronato, sul quale tace anche il De Nino [16] .

Sicché San Pantaleone, grazie ai ricordi del vecchio bandista, si affianca al culto della Madonna del Lago di Scanno, dove si recavano da ogni luogo d’Abruzzo gli erniosi per sottoporsi al rito del “querciolo spaccato”.[17]

Con immagini nitide e scorrevoli, Modesto lascia intravedere nella figura del bandista il depositario e nello stesso tempo il diffusore degli aspetti caratteristici delle manifestazioni folkloriche regionali, specie quelle legate ai santi protettori, memorizzate nel corso di una lunga attività:

“Trent’anne e forse cchiù, che vajje ‘n gire

…………………………………………

Quanta ricurde …………………

N’àjje sunate feste …… a San Dunate,

a San Giuvanne, a Sante Casimire ……”.

Modesto traccia così un sicuro sentiero da imboccare per le ricerche demologiche, individuando nel bandista la figura attendibile dell’informatore, il quale è diventato per mestiere un “calendario ambulante” che ha registrato nella sua memoria le date più importanti per una comunità nel corso del ciclo dell’anno. Il “bandista” dunque, pur intento professionalmente, come rileva il Masciarelli, “nella gioia artigianale del suo far musica”, riesce sempre a fotografare il paese colto “nel fascino immutato del suo folklore”.

Vorremmo concludere queste nostre riflessioni ricordando che l’amore – se non la passione – di Modesto per la banda, “dispensatrice di gioia per la bella musica”, brilla in tanti componimenti di TA-PU’. Tuttavia, la circostanza che ben nove di essi (fra cui Serenate a mamma) siano stati musicati di recente ed adattati allo stile dei cantanti pop, ci lascia alquanto perplessi.

Il pensiero, infatti, che componimenti pregni di soavi stati d’animo siano offuscati dal suono di stridenti chitarre elettriche e finiscano sulle bancarelle di fiere e mercati, potrebbe indurre Modesto Della Porta a riflettere sulla inutilità della sua opera ed a declamare ancora i suoi versi:   

“Tu vidi che destine ruffiane!

Dope che une à fatte nu favòre,

sa da’ vedè cagnà le carte ‘mmane

e, pe’ di cchiù, mazzate e disunure”

Franco Cercone


[1] – Cfr. F.P. Giancristofaro, Contributo alla interpretazione di TA-PU’, in “Itinerari”, n° 12, Lanciano 1963.

[2] – La “ricostruzione” mnemonica dei versi della “Velàngele di San Michele”, che mancavano nel testo originario, risale al 1953 e si deve all’appassionato impegno di Gabriele Sartorelli.

[3] – V. Moretti, Saggi di lettura e di bibliografia Dellaportiana. Con alcuni inediti, 14° Quaderno della “Rivista Abruzzese”, Lanciano 1985.

[4] – Cfr. G. Finamore, Tradizioni popolari abruzzesi, in “Curiosità popolari tradizionali”, a cura di G. Pitrè, vol. XIII, Palermo 1885-89.

[5] – Va notato a proposito del verso La giuvinette quande si marite…” (reminiscenza forse del periodo trascorso dal Poeta a Roma?) che esso richiama quello di un noto canto popolare ciociaro che suona in modo analogo: E quanno la Ciociara se marita …. pare un soldo novo, tutto d’oro”.

[6] – Il fenomeno letterario è stato ben descritto da G. Pansa nel saggio L’Epopea carolingia in Abruzzo, in “Rassegna Abruzzese di Storia ed Arte”, n° 8, Casalbordino 1899. A proposito delle Sette Trombe, P. Serafini scrive nella sua Monografia Storica di Sulmona, pubblicata ne “Il Regno delle Due Sicilie descritto ed illustrato” (1853), che “pei contadini, uno che giungeva a saper leggere il Libro delle Sette Trombe si aveva il nome di scolaro per eccellenza”. Come è noto del Libro delle Sette Trombe parla San Giovanni nell’Apocalisse: “I sette angeli che avevano le sette trombe si accinsero a suonarle”. Ad ogni suono di tromba, secondo l’Apocalisse, si rovesceranno sui peccatori tremendi castighi divini e la “settima tromba” in particolare decreterà la fine del mondo.

[7] – Cfr. B. Croce, Storia del Regno di Napoli, p. 339, ristampa, Bari 1972.

[8] – G. Profeta, Letteratura popolare e Letteratura dialettale. Con un saggio sulla poesia di M. Della Porta e sui canti nuziali abruzzesi, p. 391, Teramo 1962.

[9] – Per avere un’idea di come fossero mordaci i motteggi fra le due cittadine, basta ricordare che i Guardiesi dicevano al cantiniere: Pùrteme ‘na Ursignise” (=”Portami una Orsognese”) quando occorreva uno straccio per pulire il tavolo da giuoco in cantina o in trattoria. Gli abitanti di Guardiagrele venivano chiamati invece “ciociari” per via delle “ciocie”.

[10] – Cfr.: G. Lùtzenkirchen – G. Chiari – F. Troncarelli – M.P. Saci – L. Albano, Mal di Luna, con Saggio introduttivo di A. Di Nola, Roma 1981. Il volume è corredato di notevoli documenti fotografici che si riferiscono a chiese e santuari d’Abruzzo e Molise dedicati al santo Vescovo di Arezzo ed ai rituali che vi si svolgono in funzione protettiva, fra cui quello di donare al Santo, come per es. a Celenza sul Trigno, una quantità di grano pari al peso corporeo dell’offerente.

[11] – Cfr. M. Gozzano, Trattato delle malattie nervose, p. 967 sgg., Milano 1968.

[12] -Cfr. al riguardo G. Pansa, Miti, leggende e superstizioni dell’Abruzzo, vol. II, p. 100 sgg., Sulmona 1927.

[13] – Giacinto Sardi fu eletto in seguito Vescovo della Diocesi di Aquino e Pontecorvo.

[14] – C. Prandi, Religione e classi subalterne, p. 23, Roma 1977.

[15] – Cfr. Il libro magico di San Pantaleone, prefazione di A. Di Nola, Napoli 1991.

[16] – Per il Chietino il rituale magico è ricordato dal Finamore e dal Bruni. A Lanciano gli erniosi venivano condotti per essere guariti alla Chiesa del Purgatorio (cfr. D. Priori, Folklore abruzzese. Torino di Sangro, Lanciano 1964). Sul rituale dei “quercioli spaccati” è fondamentale il saggio di A. Di Nola dal titolo L’arco di rovo. Impotenza e aggressività in due rituali del Sud, Torino 1983.

[17] – Cfr. G. Tanturri, Monografia storica di Scanno: ne “Il regno delle Due Sicilie descritto ed illustrato”, diretto da F. Cirelli, Napoli 1853.




COASTAL BEACH SPRINT

A Pescara 400 atleti per i Campionati italiani. Da venerdì a domenica l’evento sportivo promosso dal Circolo canottieri con il supporto dell’assessorato allo sport

Pescara 22 agosto 2024. Sono più di 400 gli iscritti ai Campionati Italiani di Coastal beach sprint che si terranno a Pescara da venerdì a domenica prossimi su iniziativa del Circolo Canottieri La Pescara, presieduto da Umberto Di Bonaventura, nell’ambito delle iniziative per il centenario del Circolo.

Oggi la presentazione in Comune alla presenza del sindaco Carlo Masci, dell’assessore allo Sport Patrizia Martelli, che ha collaborato alla realizzazione dei Campionati, della consigliera nazionale della Federazione Italiana Canottaggio Luciana Reale e di Alessandra Berghella, vicepresidente del Coni.

Tra gli atleti presenti, provenienti da tutta Italia, anche alcuni partecipanti alle recenti Olimpiadi di Parigi. Questa disciplina è entrata tra gli sport olimpici dai prossimi Giochi, in programma a Los Angeles nel 2028. Spiccano, tra chi gareggerà a Pescara, i nomi di Giovanni Ficarra, Lucio Fugazzotto, Maria Lanciano, Vincenzo Abbagnale, ha sottolineato Berghella mettendo in evidenza che sabato, in città, arriverà anche il presidente della Federazione nazionale canottaggio, Giuseppe Abbagnale. “Sarà un appuntamento molto popolato”, ha commentato, “con numeri che parlano già di un successo, grazie al lavoro del Circolo Canottieri e del Comune”.

“Il tricolore di Beach Sprint prenderà vita sulla spiaggia prospiciente l’Arena del Mare e le finali, in programma domenica 24 agosto, saranno trasmesse in diretta su Rai Sport a partire dalle ore 9.15”, ha sottolineato l’assessore Martelli che da mesi sta lavorando a questo appuntamento. “Un grande evento sportivo, ha detto, che si inserisce nel centenario del Circolo, celebrato all’inizio del mese. In questo secolo il Circolo ci ha creduto ed è riuscito a stringere legami forti, rafforzandoli nella pratica sportiva, e ha sempre diffuso quei valori in cui tutti i nostri giovani devono credere”.

“Un evento importantissimo” per Di Bonaventura, soddisfatto di essere riuscito ad organizzare un appuntamento “su cui la Federazione conta” e in attesa di accogliere “tanti atleti, che arriveranno qui da tutte le parti”.

“Una bellissima iniziativa” per il sindaco Carlo Masci, che pensa al “risvolto turistico di questi eventi sportivi“. Il primo cittadino si è augurato che “la sede del Circolo sia pronta presto” e ha ringraziato tutti i rappresentanti “di questa bella realtà per ciò che fanno”.

“Il Circolo è la storia di Pescara”, queste le parole di Berghella, “il Coni sarà presente a queste giornate che saranno seguite dal campionato di vela”.




IL PALIO DELLE CONTRADE

Le frazioni e i quartieri di roseto si sfidano. L’evento sarà aperto da un convegno con i grandi protagonisti dei giochi olimpici

Roseto degli Abruzzi, 22 agosto 2024. Le frazioni e i quartieri di Roseto degli Abruzzi pronti a sfidarsi a suon di giochi nel borgo antico di Montepagano grazie alla prima edizione del “Palio delle Contrade” che, domenica 25 agosto, animerà piazza del Municipio a partire dalle ore 19.

Il Palio sarà aperto il 24 agosto, alle ore 18.00, da un importante convegno sullo sport che vedrà la partecipazione di ospiti d’eccezione come Roberto Cammarelle (pugile italiano medaglia d’oro ai Giochi Olimpici di Pechino 2008) e Pierpaolo Addesi (Commissario Tecnico Paraciclismo settore strada) e che sarà moderato dal noto giornalista sportivo Rai Mario Mattioli.

Entrambe le manifestazioni sono organizzate dall’Asd Polisportiva Montepagano con il supporto dell’Amministrazione Comunale di Roseto degli Abruzzi, del Centro Sportivo Italiano e del progetto ADSU PRO TER.

Il doppio evento è stato presentato questa mattina nel corso di una conferenza stampa che ha visto la partecipazione del Sindaco Mario Nugnes, dell’Assessore al Turismo Annalisa D’Elpidio, dalla Presidente del Consiglio Comunale Gabriella Recchiuti, del Presidente Provinciale del Csi Angelo De Marcellis, di Guido Campana del Csi e dei rappresentanti della Asd Polisportiva Montepagano: il presidente Paolo Tritella, il vicepresidente Davide Di Bonaventura e Giovanni Rosini.

IL CONVEGNO. L’appuntamento del 24 agosto si svolgerà nel suggestivo luogo di “Porta da Piedi”, sul Belvedere di Montepagano. Il convegno, dal titolo “Italia, una Nazione nel segno di Olimpia”, oltre alla partecipazione di Cammarelle e Addesi, ospiti d’eccezione, vedrà il saluto istituzionale del Sindaco di Roseto Mario Nugnes e gli interventi del Presidente Csi Teramo e Direttore dell’Ufficio Sport della Diocesi Angelo De Marcellis e dell’Assessore allo Sport di Roseto Annalisa D’Elpidio. L’evento, ad ingresso libero, è accreditato per il riconoscimento di due ore di aggiornamento e formazione per la qualifica di dirigente sportivo promosso dal Centro Sportivo Italiano.

IL PALIO. Domenica 25 agosto alle ore 19.00 appuntamento con l’atteso “Palio delle Contrade – Roseto Senza Frontiere” in cui, le dodici squadre individuate sulla base dei quartieri e delle frazioni di Roseto, si affronteranno in una serie di giochi coinvolgenti e divertenti per decretare la vincitrice della prima edizione. L’evento, presentato da Luigiaurelio Pomante e Francesca Martinelli, prenderà il via con la presentazione e la sfilata delle squadre che, successivamente, si sfideranno in tre giochi distinti: il Gioco del Cucchiaio, il Gioco del Mattone e il Gioco della Spugna. Al gioco finale (a sorpresa), valido per l’assegnazione del Trofeo “Palio delle Contrade”, si qualificheranno le prime quattro squadre in base alla classifica stilata sui primi tre giochi. Saranno assegnati, inoltre, il Premio Miglior Tifo e il Premio Migliore Sfilata.

Non mancherà il buon cibo con la presenza di stand gastronomici che apriranno a partire dalle ore 18. A disposizione, inoltre, il servizio gratuito di bus navetta che, dalle ore 17.00 in poi, collegherà l’area di sosta di piazza Olimpia con Montepagano e viceversa.

“Tutta l’Amministrazione Comunale ha sposato con convinzione una doppia manifestazione organizzata da persone che amano il nostro territorio che hanno capito la necessità di portare iniziative nuove e vincenti a Roseto e a Montepagano e la necessità di portare nella comunità la cultura dello Sport con la S maiuscola – afferma il Sindaco Mario Nugnes – Per organizzare eventi come il Convegno e il Palio sono necessari interlocutori importanti come il Csi che rappresenta un’eccellenza nel campo dell’aggregazione e dello sport sano”.

“L’Asd Polisportiva Montepagano è mossa dalla voglia di valorizzare il proprio paese e far sì che diventi una realtà di primo piano attraverso lo sport, la festa e l’aggregazione – aggiunge il Presidente Angelo De Marcellis – Le due iniziative fanno parte del Calendario organizzato per l’ottantesimo anniversario della nascita del Csi sul territorio di Teramo e sarà uno dei primissimi eventi del progetto ADSU PRO TER. Invito tutti a prendere parte dal dibattito di sabato sulle Olimpiadi con gli illustri relatori che parleranno delle loro esperienze olimpiche e paralimpiche”.

“L’evento, in un certo senso, è già cominciato grazie alla nascita di uno spirito aggregativo tra le squadre che, già in questi giorni, si incontrano per prepararsi al Palio e alla sfilata – dice Guido Campana – Domenica, quindi, sarà un grande giorno di festa dove raccoglieremo i frutti di questo percorso”.

“Il nostro ringraziamento va all’Amministrazione Comunale e al Csi per il prezioso supporto e agli sponsor che ci permetto di finanziare questo doppio appuntamento – conclude Di Bonaventura a nome della Polisportiva e di Tritella e Rosini – L’idea è nata dalla volontà di rianimare il nostro borgo non solo attraverso la nostra squadra di Calcio a sette ma anche ampliando la nostra azione, coinvolgendo tutto il territorio con il Palio delle Contrade. Riuscire ad unire le frazioni, a unire giovani e meno giovani, per noi rappresenta già una vittoria”.




AL VIA LA FESTA DELLE NARRAZIONI POPOLARI

A Civitaretenga inizia oggi la manifestazione: quattro giornate ricche di storie, libri, editoria indipendente, presentazioni, dibattiti, proiezioni, musica, degustazioni, laboratori e street art. Coinvolti oltre venti artisti, aprono la manifestazione lo chef Davide Nanni e il rapper Piotta. Street Artist all’opera per il “Paese dei Francobolli”

L’Aquila, 22 agosto 2024. Ai nastri di partenza la quattro giorni organizzata dalla rivista TerraNullius in collaborazione con le associazioni del territorio a Civitaretenga (Navelli – AQ), da oggi a domenica 25 agosto: scrittori, editori, artisti, musicisti e performer si ritroveranno al Convento di Sant’Antonio per una manifestazione completamente gratuita incentrata sulle narrazioni popolari.

Aprirà la giornata inaugurale lo scrittore Roberto Mandracchia col suo ultimo romanzo “L’Implosivo”, un viaggio fra grottesco e violenza nel profondo dell’animo umano. Quindi sarà la volta dello chef e scrittore “wild” Davide Nanni, che dialogherà con il Consorzio per la tutela dello Zafferano dell’Aquila DOP a partire dal suo ultimo libro incentrato proprio sulla cucina “A Sentimento”, volta a riscoprire e valorizzare la tradizione abruzzese. Poi toccherà a Tommaso Zanello aka Piotta, musicista e scrittore, che in “Corso Trieste” racconta un quartiere e una generazione. La serata chiuderà in danza con il sound system degli aquilani Dabadub.

In ognuna delle giornate, a partire dalle 17:30, una fiera dell’editoria indipendente e le degustazioni della sommelier e scrittrice Barbara Summa si uniranno ai laboratori per i più piccoli di introduzione alla scrittura, al racconto e all’animazione cinematografica. Per tutta la durata della manifestazione sarà inoltre attivo un punto ristoro allestito grazie alla collaborazione con la Proloco di Navelli che permetterà di assaggiare piatti tipici locali.

La seconda giornata di venerdì 23 concentrerà la sua attenzione sul territorio regionale, grazie alla partecipazione del progetto di racconto orale de Il libraio di notte, “La corriera dei nonni lettori”, ma anche agli interventi dedicati alla riscoperta di due importanti personaggi d’Abruzzo: il poeta e scrittore italo-americano Pascal D’Angelo, cantore di una terra selvaggia e ancestrale e, nel centenario della morte, il maestro e scrittore Umberto Postiglione, educatore appassionato e impegnato. La serata del 23 vedrà quindi uno show case di Rastablanco e Phenom dai Radici nel cemento.

Tutte le attività si svolgeranno nel bellissimo contesto del recentemente ristrutturato convento di Sant’Antonio a Civitarerenga. Attualmente il convento che ospita la manifestazione è gestito dalla cooperativa di comunità Oro Rosso che oltre a mantenere l’ostello ivi presente si occupa della produzione dello zafferano DOP dell’Aquila.

Sabato 24 agosto continueranno ad alternarsi le presentazioni e i talk nel bellissimo chiostro del convento, con Andrea Mattei che con il suo “In cammino per la libertà” ha raccontato i sentieri della lotta partigiana che attraversano l’Abruzzo, Valeria Pica che presenterà in anteprima la “Autobiografia bugiarda” di Pino Zac, fumettista e artista geniale e ribelle. La giornata si concluderà con un concerto della polistrumentista Lavinia Mancusi tratto dal suo ultimo lavoro “Revolucionaria”, con al centro la vita e le lotte di Violeta Parra, Mercedes Sosa e Chavela Vargas.

Durante tutta la durata della manifestazione proseguirà inoltre il progetto “Paese dei francobolli”, che in questa edizione vede impegnati due importanti artisti italiani: Leonardo Crudi e Croma, che realizzeranno due opere murarie seguendo il format del francobollo gigante inaugurato nella passata edizione, opere che verranno poi svelate nell’ultima giornata di domenica durante il trekking narrativo che accompagnerà i partecipanti attraverso le strette vie del Ghetto di Civitaretenga.

La giornata di domenica proporrà poi due proiezioni: verrà presentato il documentario di Angelo Figorilli e Francesco Paolucci “L’uomo più buono del mondo. La leggenda di Carlo Tresca”, agitatore culturale e sindacalista abruzzese emigrato negli Stati Uniti, e a seguire “Una vita all’assalto”, realizzato da Paolo Fazzini e Francesco Principini, che narra la storia della storica band italiana degli Assalti Frontali. A chiudere la serata e la manifestazione ancora musica con un dj set con Ally Ally & Millimoi.

Un’occasione unica, dunque, per tornare a scoprire un territorio bellissimo e la sua comunità attraverso le narrazioni popolari. L’appuntamento è ogni giorno dalle 17:30 presso il Convento di Sant’Antonio di Civitaretenga. L’ingresso è gratuito.




CHIUDE LA BIBLIOTECA DEL RICORDO SENZA PREAVVISO

Tanto tuonò che piovve

Montorio al Vomano, 22 agosto 2024. Si vociferava dello smantellamento della Biblioteca del Ricordo, impegno ultradecennale di Corrado Scipioni, situata all’interno del Palazzetto dello Sport comunale, unico esempio in Italia e forse in Europa e, in pieno Ferragosto, avviene l’impensabile.  Senza trovare una soluzione alternativa, senza condividere alcuna decisione, nella giornata di ieri è iniziato lo smantellamento della biblioteca.

Come circolo locale chiediamo al sindaco di spiegare dove verrà messa a dimora la bellissima e preziosa collezione composta da migliaia e migliaia di libri. Proponiamo l’installazione di un chiosco adiacente il palazzetto dello sport, che possa sopperire momentaneamente ai problemi sopraggiunti al palazzetto e aprire una immediata discussione con la cittadinanza per trovare una soluzione fattibile, coinvolgendo, in prima persona, Corrado Scipioni, vero artefice del progetto.

Ricordiamo al sindaco che questa biblioteca è dedicata a tre ragazzi scomparsi prematuramente, il progetto è nato con lo scopo di creare un legame tra lo sport e la cultura e di  fare in modo che il nome di Federica, Arianna e Lorenzo possano vivere nella gioia dei ragazzi che frequentano il palazzetto.

Sindaco, Montorio non è tua e la biblioteca è dei montoriesi! Fermati, prima di cancellare un altro pezzo della nostra storia.

Circolo PD di Montorio al  Vomano




AVVICINARSI ALLA FEDE A OGNI ETÀ

Sabato 10 agosto, il battesimo dei nuovi fedeli al congresso dei Testimoni di Geova “Annunciamo la buona notizia!”

Roma, 22 agosto 2024. Anche quest’estate, si è svolto presso la Nuova Fiera di Roma da venerdì 9 agosto a domenica 11 agosto il congresso dei Testimoni di Geova, intitolato “Annunciamo la buona notizia!” All’evento hanno partecipato gli oltre 2.000 fedeli e simpatizzanti di Chieti e provincia che si aggiungono ai circa 20 milioni di persone che partecipano allo stesso evento in tutto il mondo.

Sabato è stato uno dei momenti più attesi con il battesimo dei nuovi 76 fedeli per immersione totale in acqua, seguendo il modello descritto nei Vangeli del battesimo di Gesù, che fu immerso nel fiume Giordano. Lo scorso anno i nuovi battezzati in Italia sono stati più di 3.800 e nel mondo oltre 269.000.

Luca Didò, portavoce dei Testimoni di Geova per il Lazio e l’Abruzzo, spiega: “Il battesimo è una scelta personale. A battezzarsi non sono i bambini ma uomini e donne, giovani e anziani. Prima di prendere questa decisione, che comporta anche grandi cambiamenti, hanno studiato la Bibbia sicuramente per molti mesi, spesso per anni”.

L’emozione è stata palpabile anche per le migliaia di presenti che hanno osservato i “nuovi fedeli” immergersi completamente nella piscina per il battesimo.

“Avvicinarsi alla fede oggi è una scelta controcorrente, spesso coraggiosa, e la gioia dei nuovi fedeli che si sono battezzati ha avuto un notevole effetto sugli oltre 10.000 partecipanti”, conclude Luca Didò. “Tutto il programma del congresso Annunciamo la buona notizia!, presentato sotto forma di discorsi, video, interviste e musica, ha dato a tutti noi molti motivi di riflessione”.

Da oltre cento anni i Testimoni di Geova tengono congressi in stadi, arene, centri fieristici e teatri in tutto il mondo.

Per ulteriori informazioni sul programma dell’evento o per trovare altre date e sedi dei congressi (sono ben 70 quelli organizzati in Italia, in altre 15 città oltre a Roma visitate il sito jw.org e navigate nella scheda “Chi siamo”.




IL COMITATO RINGRAZIA

Arischia, 21 agosto 2024. Si è conclusa con successo il 17 agosto 2024 la settimana di festeggiamenti in onore di Santa Maria Assunta ed è il momento di tirare le somme.

Dallo scorso 12 agosto Arischia si è resa protagonista di una settimana all’insegna della socialità, della musica, del divertimento e delle eccellenze culturali locali.

Il Comitato Festa ringrazia coloro che hanno aiutato e supportato in questo percorso: il Comune dell’Aquila, l’Aduc Arischia, la Pro Loco Arischia, l’associazione Abruzzo Fiera, il Gruppo Alpini Arischia, il Centro anziani di Arischia, il gruppo Attori in Prova, il gruppo Attori per Passione, la parrocchia, don Tito e don Luigi, il Comitato festa uscente.

In ultimo un ringraziamento speciale alle imprese ed ai cittadini di Arischia che grazie alle loro donazioni hanno permesso di realizzare tutto questo.

Il Comitato Festa 2024




LA CASA DELLA POESIA IN ABRUZZO

Ad Ari con Munch e Savinio domenica 25 agosto, ore 18


Ari, 21 agosto 2024. Scrive tra l’altro Alberto Savinio il 12 agosto del 1939 nel suo bel libro di viaggio Dico a te, Clio: “Sulla terrazza del nostro ospite, ad Ari. Il suo nome suona strano fuori d’Abruzzo: si chiama Concezio.

Siamo nella situazione di un quadro di Hans von Thoma, l’ultimo dei pittori romantici tedeschi. Nei paesaggi panoramici di questo pittore, un personaggio collocato in primo piano guarda il paesaggio con manifesto compiacimento, come a invitare lo spettatore a fare altrettanto. Ad Ari, la parte del personaggio «di richiamo» è fatta al vivo da Concezio.

Questi traccia col dito un lento semicerchio sul panorama e dice: «Qui siamo nel Chietino». All’inaspettata sonorità di questa determinazione geografica, ci guardiamo l’un l’altro nel timore di aver capito male.” 

E ancora: “Curioso paese! Pesante e assieme leggerissimo, nordico e assieme greco. Intorno è una tempesta rappresa di monti e avvallamenti. In cima a ogni «onda» è posato un paesino con la gobba della sua chiesona e il dito eretto del suo campanile.”  

Alberto Savinio è stato uno dei numerosi scrittori – tra i quali spiccano D’Annunzio e Corrado Alvaro – che nel corso del primo Novecento hanno visitato e scritto di Ari, ospiti soprattutto al palazzo Nolli Ramignani, che rappresentava un invidiabile cenacolo culturale e allo stesso tempo un luogo di svago e di villeggiatura.

È con lo stesso spirito che ora si inaugura, con un omaggio al grande pittore norvegese Edvard Munch, di cui cade l’ottantesimo anniversario della morte, e allo scrittore Alberto Savinio e ai suoi scritti aresi, che il 25 agosto si inaugurerà ad Ari, in via Santa Maria 27, una sede della Casa della poesia in Abruzzo – Gabriele d’Annunzio. Sarà l’occasione non solo per leggere componimenti dell’antologia L’urlo dei poeti (Editrice Sigraf) dedicata a Munch e curata dalla Casa della poesia, ma anche per presentare dieci artisti aresi, più o meno noti che si muovono nel solco della nostra più viva tradizione artistica.

Insieme ai numerosi poeti che parteciperanno e agli artisti aresi saranno ospiti della serata l’attrice Giuliana Adezio, che leggerà pagine di Dico a te, Clio, e il musicista Beppe Frattaroli, che canterà sue canzoni e testi poetici da lui musicati. Porterà i suoi saluti il sindaco di Ari, Dott. Fabio Santone, mentre Dante Marianacci, presidente della Casa della poesia, introdurrà e modererà la serata.

Poeti partecipanti e antologizzati: Antonio Alleva, Natalia Anzalone, Eleonora Bellini, Antonella Caggiano, Franco Cajani, Antonio Cantamesse, Vittorina Castellano, Daniele Cavicchia, Rossella Circeo, Daniela D’Alimonte, Franca Di Bello, Nicoletta Di Gregorio, Grazia Di Nisio, Piero Fabris, Anna Maria Giancarli, Mauro Giangrande, Raffaele Giannantonio, Maria Lenti, Elena Malta, Marcello Marciani, Dante Marianacci, Esmail Mohades, Mara Motta, Massimo Pamio, Leda Panzone Natale, Sonia Pedroli, Daniela Quieti, Stevka Smitran, Flora Amelia Suárez Cárdenas, Marco Tabellione, Bogdana Trivak, Serena Zitti.

Artisti presenti nella mostra “Paesaggi aresi”: Giuliana Adezio, Alberto Costantini, Luciano Costantini, Tommasino Costantini, Valeria Costantini, Benito D’Aòessandro, Giacinta Di Battista, Lolita Di Paolo, Sandro Marianacci, Umberto Porfilio.




CONTROVENTO

Notte della Poesia, omaggio a Giovanni Marzoli sabato 24 agosto – Oratorio Santa Maria delle Grazie

Alanno, 21 agosto 2024. Sabato 24 agosto ad Alanno dalle ore 21:00 (ingresso gratuito), nel suggestivo scenario dell’Oratorio di Santa Maria delle Grazie, si terrà l’evento “Controvento – Notte della Poesia, omaggio a Giovanni Marzoli” promosso da Bibliodrammatica aps in collaborazione con Eracle aps e Caffè Letterari Federiciani. A cura di Beniamino Cardines e Annarita Pasquinelli Michetti.

Ospiti della serata scrittori e scrittrici tra le voci più significative della nuova letteratura in Abruzzo, alcune delle quali già affermate e riconosciute a livello nazionale e pluripremiate: Beniamino Cardines, Dante Marianacci, Giulia Madonna, Esmail Mohades, Franca Berardi, Daniela D’Alimonte, M.Gabriella Ciaffarini, Caterina Franchetta, Manuela Di Dalmazi, Lucia Magistro, Lucio Vitullo, Sonia Pedroli, Claudio Spinosa, Alessandra Puca, Alessio Scancella, Antonella Caggiano, Margherita Bonfilio, Antonella D’Arrezzo, Mariagrazia Genova.

Con la partecipazione dell’attrice Rosamaria Binni e dell’artista Raffaella Bonazzoli (progetto Energy) che performerà con Manuela Silverii Monti e Argemira Piciocco. Interverrà Marina Marzoli, figlia di Giovanni Marzoli illustre concittadino di Alanno, nonché grandissimo intellettuale italiano del secondo novecento, a cui la serata è dedicata.

Oscar Pezzi, sindaco di Alanno: “Una serata di grande poesia e letteratura nel suggestivo scenario dell’Oratorio di Santa Maria delle Grazie, da poco restaurato. Un progetto che vuole omaggiare Giovanni Marzoli e il suo indiscutibile spessore intellettuale, nonché promuovere la poesia presso le nuove generazioni. Vogliamo rendere possibile l’incontro con gli autori, le autrici e la loro scrittura, creare un ponte tra passato e presente. Con Ilaria Di Persio, Assessore alla Cultura, abbiamo subito accolto questo progetto, nel segno del rinnovamento e della continuità culturale.”

Beniamino Cardines, ideatore dell’evento: “La memoria è un continuo gesto di germinazione culturale e sociale. Senza la memoria saremmo solo oggi, senza nulla da raccontare se non di brevità e piccole cose. Giovanni Marzoli nel 1949 fondò la rivista culturale Controvento che diresse fino al 1988. Viaggiatore, intellettuale, sociologo, scrittore. Un uomo che ha fatto dell’esistenza un continuo rinnovarsi dell’esperienza umana e culturale. Nel segno di tutto questo, con Annarita Pasquinelli Michetti abbiamo immaginato una grande serata per ascoltare dal vivo testi di narrativa, poesie, interviste, quindi fruire dei valori della letteratura, avvicinandola al pubblico.”




TERAFEST 2024

La celebrazione dedicata alla musica indipendente, all’arte e alla pace. Appuntamento il 25 agosto alla pineta centrale del lungomare

Roseto degli Abruzzi, 21 agosto 2024. Il Circolo Culturale Chaikhana APS, con il patrocinio e la collaborazione del Comune di Roseto degli Abruzzi, annuncia la prima edizione del TeraFest, un evento che unisce musica indipendente, cultura e arte in nome della pace.

La manifestazione, in programma il 25 agosto a Roseto degli Abruzzi nella Pineta Centrale del Lungomare (detta “della Stazione”) a partire dalle 17:00, si propone come punto d’incontro tra artisti emergenti e affermati, associazioni e pubblico, offrendo uno spazio di riflessione su tematiche sociali di grande attualità e importanza.

L’evento è stato presentato questa mattina nel corso di una conferenza stampa che si è svolta in Sala Consiliare alla presenza del Sindaco Mario Nugnes, dell’Assessore al Turismo Annalisa D’Elpidio, di Evila Rosa Tovar e Corrado Spinelli per il Circolo Chaikhana, della presentatrice Maria Rita Piersanti e di Antonello Recanatini che si è occupato della parte musicale della manifestazione.

“Il territorio di Roseto dimostra ancora una volta di riuscire a creare spazi culturali innovativi e oggi sono emozionato nel portare il mio saluto per un evento che, con la sua prima edizione, dimostra la capacità di innovazione e di crescita per la nostra città – afferma il Sindaco Mario Nugnes – Quello rappresentato da TeraFest è un fermento che deve essere supportato perché ci aiuta a parlare di pace attraverso il linguaggio della cultura e della musica in un luogo, la piazza del Lungomare e la pineta, ripensato per diventare uno dei centri culturali e di confronto della nostra città”.

“Il nostro dovere è sostenere chi lavora con passione per organizzare eventi così belli e importanti – aggiunge l’Assessore D’Elpidio – Sono felice che questo Festival faccia parte del nostro calendario e sono certa che quello del 25 agosto sia solo l’inizio di un bel percorso che proseguirà con successo negli anni. TeraFest è una manifestazione che riesce a soddisfare tutti i gusti e a coinvolgere tutti attraverso musica, confronto, arte e artigianato”.

“Ringraziamo l’Amministrazione Comunale per il supporto – affermano Evila Rosa Tovar e Corrado Spinelli – Per noi è importante offrire bellezza e arte per parlare di Pace. Questa manifestazione è nata con la volontà di esportare oltre i muri del circolo le band locali e indipendenti che si erano proposte per esibirsi a Roseto. Si tratta di un evento ad ampio spettro che si divide in due parti: una artistica e di confronto con personalità di livello dell’ambiente giornalistico e inviati di guerra; una parte musicale organizzata per portare all’attenzione di tutti e tutte le potenzialità artistiche delle band indipendenti locali”.

L’EVENTO. Il programma, ricco e variegato, si aprirà nel pomeriggio con una collettiva d’arte che coinvolgerà, a partire dalle 17.00, 13 artisti: Migdalia Amaya, Natalino Clemente, Giorgio Colleluori, Sandra Di Marcantonio, Ivan Dimitri Pillogallo, Paolo Foglia, Patrizia Franchi, Beatrice Frischietti, Giuseppe Lucantoni GLArt, Massimo Piunti, Emili Maya Spinelli, Guerino Tentarelli e Volodymyr Predatko artista ucraino, pittore e poeta scomparso lo scorso mese di maggio 2024 e facente parte dell’iniziativa di “Integrazione progetto accoglienza Ucraina Pineto” attraverso ARCI TERAMO.

Seguirà un panel di discussione “S.O.S. PACE” con la partecipazione straordinaria di Barbara Schiavulli (giornalista di guerra, scrittrice e direttrice della radio web su notizie internazionali: Radio Bullets); Renato De Nicola (attivista esperto di politiche internazionali, coordina la rete “Disarmare la pace, disertare la guerra”) e i delegati Emergency e Amnesty International per la provincia di Teramo. Moderatori: Maria Rita Piersanti e Marco Monachese. Ospiti d’eccezione, Carolina Gallardo (voce) e Luigi Catuogno (chitarra) che cadenzeranno i momenti del panel.

La serata culminerà con le esibizioni live di cinque band rappresentative del territorio teramano: Init 5, BAU!, Garudas, Buzz Factory e Pre-cog in the Bunker / Hate on Canvas si alterneranno sul palco a partire dalle 20:00 fino a tarda serata. Presentazione a cura di Maria Rita Piersanti e Marco Monachese.

Saranno allestiti stand informativi delle associazioni coinvolte (Guide del Borsacchio, Fiab, Il Guscio e il Wwf), uno spazio per l’acquisto di prodotti artistici artigianali e la possibilità di supportare direttamente gli artisti attraverso l’acquisto di dischi e merchandising.

L’ingresso al TeraFest è gratuito, con la possibilità per i partecipanti di effettuare donazioni volontarie a sostegno dei progetti artistici e delle realtà associative coinvolte.




PARTITI I LAVORI IN VIA GENERALE SPATOCCO

Rispoli: “Sara ripristinato il manto stradale del lungo tratto danneggiato dal maltempo di giugno”

Chieti, 21 agosto 2024. Sono partiti ieri i lavori di ripristino di via Generale Spatocco, l’arteria era stata danneggiata dal maltempo di fine giugno scorso.

“Siamo intervenuti a fronte di una serie di sopralluoghi e della procedura di somma urgenza che si è conclusa lo scorso 5 agosto con l’affidamento degli interventi alla ditta Maccarone – spiega l’assessore ai Lavori Pubblici Stefano Rispoli – L’impresa ha iniziato ieri e sta procedendo alle operazioni di rifacimento di un lungo versante della via che per le mancate manutenzioni negli anni ha ceduto a causa della violenza dell’ondata di pioggia del 24 giugno scorso.

Dovrà essere ripristinato il manto stradale quindi in tempi brevi si procederà sia alla fresatura e rimozione del sottofondo, sia pure al ripristino del tratto della rete di raccolta delle acque che risulta danneggiato. La ditta dovrà smaltire il materiale di risulta e poi procedere alla realizzazione del nuovo manto di pavimentazione e della segnaletica orizzontale.

Abbiamo chiesto tempi rapidi e ci scusiamo per il disagio vissuto dalla cittadinanza e i residenti nella zona, ma le procedure necessarie ad arrivare al ripristino sono complesse perché connesse alla lotta al dissesto idrogeologico che questa amministrazione ha intrapreso sin dal primo giorno di governo della città”.




SOTTOSUOLO 

Di Fabio Di Lizio. Testo di Patrizio Di Sciullo. Inaugurazione Spazio dal basso 24 agosto 2024 ore 18. Fino al 14 settembre 2024

L’Aquila, 21 agosto 2024. Il giorno 24 agosto 2024 alle ore 18.00, durante la settimana della Perdonanza Celestiniana, inaugura presso Spazio dal basso, curato da Andrea Panarelli, la mostra Sottosuolo di Fabio Di Lizio, accompagnata da un testo di di Patrizio Di Sciullo.

In esposizione una serie di opere calcografiche sperimentali su matrice di alluminio la cui superficie è caratterizzata anche dall’uso del carborundum (carburo di silicio). In mostra anche libri d’arte di grande formato, come Amabili Resti, realizzati integrando risultati di stampa calcografica marginalizzati o sbagliati, che approfondiscono il tema affrontato dall’artista.

Come scrive Patrizio Di Sciullo nel testo di presentazione: «Queste grandi opere incise hanno un respiro forte che arriva ad occupare tutto il foglio di stampa fino ai suoi margini estremi: in modo esplicito ed evidente, visto i titoli, ci raccontano della terra misteriosa e scura che è alle origini del tutto. Nella terra germina la vita per fecondazioni segrete, le radici delle piante crescono e assorbono i minerali e i liquidi essenziali dando inizio al ciclo, nutrendo le piante che sono il cibo di tutte le altre forme di vita. Nella terra sono nascoste miriadi di piccoli e piccolissimi esseri, vermi, insetti e anche le formiche e le termiti con le loro straordinarie società. Celati nel sottosuolo, questi insetti creano organizzatissime misteriose città sotterranee, dedali di stanze e corridoi. I segni scuri ed arcuati, realizzati con il carborundum da Fabio nelle sue incisioni, segnano dei confini, ci raccontano di stanze protette e preziose e allo stesso tempo questi segni scuri e marcati nascono lontano nel tempo, sono segni antichi, ancestrali, direi quasi archetipi, che delimitano il dentro dal fuori e lo proteggono e ci ricordano, per assonanza, quelle stanze nelle città delle formiche e delle termiti.

Tornano poi in queste incisioni, come nelle maniere nere dei primi lavori, quelle partiture, quelle separazioni a scacchiera e divisioni e quei segni ripetuti diagonali e quei segnali che dividono, scandendo lo spazio, a volte con forza, a volte con delicatezza. Queste grandi incisioni ci portano nel sottosuolo, in mondi sotterranei, nel profondo; la materia e i colori di questi fogli sono quelli della terra – terra di siena bruciata, terra d’ombra, ocra gialla – colori amalgamati con sapienza e sensibilità, uniti sfumati, sfogati insieme, fino ai neri più intensi e cupi, sempre caldi come nel ventre della terra, della vita. Questi grandi lavori incisi espressi attraverso la forza della poesia, con grande sensibilità e rispetto, sono un grande omaggio al mistero della vita che sempre ci sfugge e alla terra, soprattutto, che silenziosa e operosa ci nutre sempre, umile dal basso».

Fabio Di Lizio è nato a Ortona nel 1976. È docente di Grafica d’Arte e Tecniche dell’Incisione presso l’Accademia di Belle Arti di Macerata. Dal 2004 al 2018 è stato impegnato in attività di formazione e didattica per la cattedra di Grafica e Tecniche dell’Incisione dell’Accademia di Belle Arti de L’Aquila. Tra le principali esposizioni personali: 2023. Frequenze – MAC, Museo d’Arte Contemporanea del Piccolo Formato, Giarcino; 2021 Frequenze – Museolaboratorio ex Manifatturiera Tabacchi Città Sant’Angelo; 2018 Tabula x Fabula – Museolaboratorio ex Manifatturiera Tabacchi Città Sant’Angelo; artificialia – Galleria MAW Sulmona; 2012 Cattivi Pensieri – Museo Archeologico Iuvanum Montenerodomo; 2011 Contro Vento – Sala Mostre Vincenzo Foresi Civitanova Marche / Marche; 2005 Lettera – Galleria d’Arte Giulio Cerqua L’Aquila. Tra le principali collettive: 2024 Biennale Internazionale per l’Incisione – Acqui Terme; 2022 Sentieri Incisi, “due artisti in cammino”, Angelo Mosca e Fabio Di Lizio – Spazio Studio Castel di Ieri L’Aquila; 2021 Premio Celommi 2020, Seconda Biennale internazionale di incisione e scultura Teramo – secondo premio; 2019 Megalo Print Studio Intaglio online exhibition Australia; 2019.




CHIUDE PASCAL D’ANGELO

La terza edizione di libri sotto le stelle

Bugnara, 21 agosto 2024. Ultimo incontro giovedì 22 agosto con Libri Sotto Le Stelle, la Rassegna culturale organizzata dal Centro Studi e Ricerche “Nino Ruscitti”. In programma la presentazione del volume “Pascal D’Angelo. Poesie” curato da Massimo Tardio. A dialogare con l’autore ci sarà Antonio Bini, direttore editoriale della rivista Abruzzo nel Mondo.

Con il volume “Pascal D’Angelo. Poesie” curato da Massimo Tardio, si chiude giovedì 22 agosto alle ore 21.30 a Bugnara la terza edizione della rassegna Libri sotto le stelle. Il volume, edito dalla casa editrice Radici, raccoglie trentaquattro componimenti e rappresenta il lascito poetico di Pascal D’Angelo, al secolo Pasquale, morto a soli trentotto anni dopo essere vissuto in un sobrio monolocale di New York, dove era arrivato ancora adolescente dalla frazione di Cauze, nel comune abruzzese di Introdacqua.

A cento anni dalla prima pubblicazione dell’autobiografia Son of Italy (ultima edizione in Italia nel 2022 per i tipi di Readerforblind), le poesie di Pascal D’Angelo trovano una nuova vita nella traduzione di Mariagiorgia Ulbar e grazie al prezioso lavoro di ricerca di Massimo Tardio, cultore della storia dell’emigrazione abruzzese e animatore della D’Angelo’s House di Introdacqua, che da trent’anni segue le tracce di quello che la critica dei giornali americani definì the pick and shovel poet, il poeta del piccone e della pala.

«Giovedì si concluderà il percorso intrapreso il 26 luglio sul tema dell’eredità culturale. Un tema che abbiamo cercato di articolare attraverso una pluralità di punti di vista e una pluralità di forme espressive: fotografia, musica e scrittura hanno raccontato storie di cambiamenti, di ritorni, di abbandoni, di radici e di identità complesse. Torneremo a parlare di emigrazione – affermano dal Centro Studi – con due importanti ospiti come Massimo Tardio e Antonio Bini. Il lavoro di archivio, la ricerca documentale, il contatto con le comunità all’estero sono i passaggi fondamentali per poter mantenere vivo il senso di Comunità, alimentare la memoria, e dare una visione meno stereotipata della nostra identità e delle nostre radici».

Sarà presente anche la Libreria Ubik di Sulmona che nel punto vendita lungo corso Ovidio avrà a disposizione i libri dei protagonisti della Rassegna!

In caso di maltempo l’evento si terrà all’interno della Biblioteca del Centro Studi




I FUNERALI DI TOGLIATTI

L’Imago Museum inaugura la mostra di Ennio Calabria 24 agosto, ore 18:00

Pescara, 21 agosto 2024.  L’Imago Museum inaugura la mostra “I Funerali di Togliatti” il 24 agosto alle 18:00. L’esposizione celebra l’opera emblematica di Ennio Calabria, dipinto nel 1965 e recentemente acquistato dalla Fondazione Pescarabruzzo, offrendo spunti notevoli di riflessione su un momento di grandi cambiamenti nella storia dell’arte non solo italiana, nel prendere spunto dalla scomparsa di una personalità rivelatasi risolutiva per la nascita della Repubblica e la riconquista della democrazia.

Motivazioni della mostra

Con lo speciale allestimento, che ruota attorno all’imponente opera di un artista tra i più significativi del secondo Novecento italiano, la Fondazione intende far apprezzare un vero capolavoro, che rappresenta una sorta di sintesi delle principali esperienze avanguardiste sviluppatesi nel corso del secolo breve. La ricorrenza del sessantesimo anniversario dei funerali del carismatico leader comunista, avvenuti il 25 agosto 1964, quando Roma si riempì di una folla sterminata e commossa per dargli l’ultimo saluto (era morto a Jalta il 21, per emorragia cerebrale), consente di riflettere anche sul legame tra eventi storici e ruolo civile dell’arte che spesso ha segnato passaggi paradigmatici da essere assunti come riferimenti imprescindibili. Si pensi solo a Guernica di Picasso!

Esposizione e opere in mostra

Ne è prova il fatto che l’opera cattura magistralmente l’intensità emotiva del momento e la partecipazione popolare, evidenziando pure figure rappresentative e manifestanti con bandiere rosse, a voler sottolineare speranze di cambiamento e di continuità oltre la morte delle buone ragioni che hanno caratterizzato la vita, nel significato universale per ciascun uomo. C’è modo di cogliere anche l’abilità del Maestro nel mescolare astrazione e figurazione, riuscendo così a rappresentare persino il dualismo conflittuale tra le diverse anime del Partito Comunista di allora, nella sua naturale vocazione a dover evolvere necessariamente nella irreversibile prospettiva democratica (via italiana al socialismo!).

Accanto al capolavoro, è esposta una riproduzione fotografica ad alta definizione dell’opera “I Funerali di Togliatti” di Renato Guttuso (1972), conservata al Museo di Arte Moderna di Bologna (MAMBo). Sebbene realizzata tanti anni dopo l’evento, l’opera di Guttuso dialoga idealmente con quella di Calabria, offrendo un’angolatura dell’interpretazione storica dell’evento stesso complementare e altrettanto potente.

Documentazione storica

Per ricostruire l’atmosfera di quei momenti e il palpabile e sincero turbamento di buona parte del popolo italiano, la mostra include anche documenti visivi e filmati d’archivio dell’Istituto L.U.C.E., proiettati in forma di cine-giornale come furono presentati il 4 settembre 1964, e il filmato recentemente restaurato dal titolo “L’Italia con Togliatti” proveniente dall’Archivio Audiovisivo del Movimento operaio e democratico. Questi materiali storici offrono uno sguardo prezioso sulla commozione collettiva e sull’impatto duraturo di quel giorno cruciale, cui Calabria dà voce attraverso le immagini facendone percepire i sentimenti più profondi.

I legami di Palmiro Togliatti con Mario Spallone

Un aspetto particolare del progetto espositivo è dedicato alla relazione tra Palmiro Togliatti e il suo medico personale, Mario Spallone. Dal 1945 fino alla morte del carismatico politico, Spallone non fu solo il suo medico di fiducia, ma anche un confidente e amico. Nato a Lecce nei Marsi, Spallone si laureò in medicina nel 1941 e divenne una figura di rilievo nella cura dei dirigenti comunisti italiani. La loro relazione personale è testimoniata da ricordi affettuosi e quotidiani, come il saluto mattutino di Togliatti che chiamava Spallone “la Facoltà” o l’uso informale da parte del medico del nome di battesimo, “Palmiro”. Questi dettagli intimi offrono uno sguardo inedito sul temperamento del “lider maximo”, umanizzando un personaggio di grande importanza storica.

Un momento di riflessione e ricordo

La mostra, perciò, consente di riflettere sulla figura di Togliatti e sul suo ruolo avuto nella storia politica italiana, nonché di apprezzare l’arte come strumento per conservare e trasmettere la memoria storica congiuntamente, nel caso, alla conoscenza di un capolavoro tout court dell’arte.

All’evento di apertura saranno presenti: Nicola Mattoscio, Presidente della Fondazione e Marco Bussagli, professore all’Accademia di Belle Arti di Roma e membro del Comitato Scientifico dell’Imago Museum, nonché autore del concept della mostra e dei testi.

Ingresso libero all’evento di inaugurazione.




AL VIA IL FESTIVAL APPRODO

Alle 18:30, in sala Buozzi, la presentazione della mostra dantesca. Alle 16, il laboratorio Una giungla per il clima per bambini dai tre anni in su.

Giulianova, 21 agosto 2024.  Apre oggi i battenti il Festival Approdo con due anteprime, una  destinata agli adulti, l’altra ai bambini.

Alle 18:30 è prevista in sala Buozzi la presentazione della mostra “Il segreto di Dante: l’amor che perde, l’Amor che salva”  a cura di Paolo Piantieri.

Alle 16, invece, in piazza Buozzi, il laboratorio diretto da Maria Di Giammatteo Una giungla per il clima per bambini dai 3 anni in su.

La proposta creativa mira a realizzare  un’installazione abitata da vegetazione ed animali autoctoni, specie aliene e specie scomparse, che abiteranno una via del centro storico durante i giorni del Festival.

“La giungla – spiegano gli organizzatori – ci porterà a riflettere sui temi di amicizia, fratellanza, rispetto per il pianeta e scelte di vita più sostenibili.  L’installazione, oltre  a creare un momento di condivisione di pensieri, parole e sogni,  fungerà da luogo di pace e di fratellanza per chiunque voglia attraversarlo o sostare per un po’”.




L’IMMERSIONE NEL MONDO DELL’IMPOSSIBILE

Arriva la mostra d’arte del giovanissimo talento Viktor Samko

Martinsicuro, 21 agosto 2024.  Giovedì 22 agosto alle ore 21.00, presso la Sala Consiliare del Comune di Martinsicuro, si svolgerà la presentazione della mostra d’arte del giovane artista bielorusso Viktor Samko che, a soli 9 anni, sta incantando il pubblico con le sue opere. Un incontro con l’artista che dialogherà con i presenti narrando il suo percorso e le sue opere. A seguire si darà il via, con il taglio del nastro, all’esposizione che sarà allestita presso la Galleria A&A Pascal, in Via Aldo Moro 124, che si protrarrà fino al 31 agosto.

“Samko è giovanissimo e promettente e siamo lieti di omaggiarlo ed incentivarlo, i suoi dipinti e le sue sculture rivelano un grande potenziale che ci auguriamo possa realizzarsi sempre più” – così il Sindaco Massimo Vagnoni. “Quando abbiamo conosciuto Viktor – affermano la consigliera delegata alla Cultura Giuseppina Camaioni e la consigliera delegata alla Biblioteca Valentina Coccia, storica dell’arte – siamo state profondamente colpite dalla sua conoscenza attenta e puntuale dell’arte, specie quella contemporanea, dalla quale scaturisce la capacità di stabilire un dialogo emotivo e pittorico con i grandi artisti, con una eccellente padronanza delle tecniche e degli stili”.

Il piccolo Viktor è un talento straordinario. Dal 2020 studia pittura presso la scuola d’arte di Minsk (Bielorussia), sua città natale, dedicandosi anche alla fotografia, al teatro e al pianoforte. Nell’agosto 2023 ha frequentato il corso di pittura presso la Galleria A&A Pascal di Martinsicuro di Katja Amabili ed uno dei suoi dipinti ha suscitato così tanto interesse da fargli ottenere, a soli 8 anni, una personale di pittura presso Palazzo Sangallo a Tolentino.