scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 23 Aprile 2024
Il programma nazionale della qualità dell’abitare per riqualificare i centri urbani
Città Sant’Angelo, 23 aprile 2024 – La Regione Abruzzo, grazie al PinQua, il Programma nazionale della qualità dell’abitare, promosso dal Ministero per le Infrastrutture e la Mobilità Sostenibili con l’obiettivo di riqualificare i centri urbani, ridurre il disagio abitativo e favorire l’inclusione sociale, può disporre di risorse pari a 45 milioni di euro.
Il Comune di Città Sant’Angelo, grazie all’impegno profuso dall’Amministrazione e dagli uffici, è rientrato all’interno di questo importante programma al fine di riqualificare diverse aree della città, in particolar modo nella zona costiera. L’importo previsto per tutti gli interventi è di 2.800.000 euro e sarà destinato alla costruzione della strada di collegamento tra Silvi e Montesilvano sul fiume Piomba-Saline, già in corso d’opera; alla rigenerazione di Via Torre Costiera con rifacimento della viabilità e del parco urbano ed infine alla ristrutturazione di un bene sequestrato alla criminalità al fine di renderlo una nuova postazione per la Protezione Civile nonché sede di nuovi alloggi sociali, quindi a pieno servizio della comunità.
Il Sindaco Matteo Perazzetti: “Il progetto PinQua rappresenta una grande opportunità per la nostra città perché ci permetterà di dare nuova vita a diverse aree e strutture importanti per la comunità angolana. Si tratta di un finanziamento notevole che siamo riusciti ad ottenere grazie ad una costante interlocuzione con gli enti. Città Sant’Angelo è stata selezionata tra pochi comuni in Abruzzo ed inserita all’interno di questo programma di riqualificazione cittadina, che migliorerà la qualità della vita soprattutto nella zona costiera. La maggior parte di lavori sono già stati avviati oppure sono in corso di avviamento e verranno consegnati ai cittadini entro il 2026.”
LESSAME, GRANATI, TOTEMAJE E VIRTÙ
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 23 Aprile 2024
Cibi sacrali in Abruzzo nella ricorrenza del Primo di Maggio
[Prefazione di Franco Cercone Pubblicata nel volume “Tra la fame e l’abbondanza” di A. Stanziani. Edizioni Tabula Lanciano 2012]
di Franco Cercone
Quando il Liber mortuorum fa luce sulle cause delle flessioni demografiche, soprattutto in occasione di epidemie e carestie, esso riscatta la sua sterile funzione di mero registro dei defunti ed assurge a fonte storica di primaria importanza.
Questo principio, contenuto nel noto saggio di G. De Rosa dal titolo “Rituali della morte e cronaca nei libri parrocchiali del Mezzogiorno tra XVIII e XIX secolo”, ha suggestionato non pochi studiosi abruzzesi ed aperto nuovi squarci sull’orizzonte storiografico regionale.
Così nel redigere una monografia su Collelongo, suo paese natio, il compianto Walter Cianciusi ha saputo – grazie a tale chiave interpretativa – “ficcar lo viso a fondo” in un Liber mortuorum della seconda metà del XVIII secolo, miracolosamente conservatosi nell’archivio parrocchiale di questo centro agricolo della Marsica.
L’attenzione dello Studioso è stata attratta infatti da una sfilza di persone passate a “miglior vita” nel maggio del 1764, e puntualmente registrate dal parroco dell’epoca insieme alle cause del decesso.
Il lessico usato dall’arciprete è una allucinante variazione sul tema della “morte per fame”: fame interfectus, fame confecta, fame repente confectus e via dicendo.
Commenta, al riguardo, il Cianciusi: “Morto all’improvviso (repente) di fame! Sembra impossibile. E tutti alla costadi maggio!”, espressione tuttora viva nel mondo rurale e che ci aiuta a comprendere l’argomento che ci accingiamo a trattare. Le frequenti carestie nel XVIII secolo – e quella di maggio del 1764 fu particolarmente terribile – mettevano in luce, in modo drammatico, una precaria situazione alimentare che emergeva soprattutto in un periodo dell’anno rimasto tristemente proverbiale nella memoria dei nostri vecchi, appunto la “costa di maggio”.
Va ricordato che a partire dalla prima metà del XVI secolo, scarso giovamento trasse il mondo rurale europeo dalla introduzione dei nuovi e rivoluzionari prodotti originari dell’America Centrale e Meridionale e nei luoghi dove se ne iniziò la coltivazione essi apportarono sensibili mutamenti al paesaggio agrario, e non solo abruzzese.
Risale proprio al periodo successivo al 1764, scrive il Palma nella sua Storia ecclesiastica e civile di Teramo[1], “l’uso dei nostri contadini di seminar il grano turco” o grano d’India (donde la voce dialettale grandinie), mentre alla seconda metà dello stesso secolo XVIII risale la diffusione in Abruzzo della patata, a spese soprattutto di vaste estensioni di cerreti che, radicalmente disboscati per incrementare le aree coltivabili, sopravvivono ancora oggi nella toponomastica regionale, privi tuttavia di alcun significato[2].
Ma chi erano i “contadini” nel XVIII secolo, il periodo appunto che in tale sede interessa? La risposta ce la offre F. Longano nel suo noto saggio Viaggio per lo Contado del Molise (1788): “Generalmente i contadini sono fittuarj, e fittuarj annuali, ed è in arbitrio de’ proprietari di espellerli da’ loro territorio. … A molti manca la terra, o la sementa, o gli istromenti, o la salute, o lo stesso vitto”.
A questi diseredati, o “eredi” immortalati nell’omonimo e famoso quadro del Patini, si prospettava costantemente lo spettro della fame nella prima decade del mese di maggio, caratterizzata dall’esaurimento delle scorte dell’annata agricola precedente e dall’assenza sui campi dei prodotti del nuovo ciclo coltivatorio.
Tale situazione si verificava specie quando il mese di aprile – fenomeno tuttora riscontrabile – era stato particolarmente freddo ed accompagnato anche da fenomeni nevosi. Il Longano per es., nell’opera in precedenza ricordata, scrive che in Molise nel mese di aprile “lo foco è più importante de lo pane” e se ne ha una conferma da due proverbi assai noti in Abruzzo nei vari dialetti e che riportiamo in lingua per una loro miglior comprensione. Il primo recita: “In aprile chi ebbe il fuoco campò, e chi ebbe il pane morì”; ed il secondo: “Chi non ha la legna d’aprile, fa una brutta fine!”. Ecco, dunque, il senso drammatico insito nell’espressione “costa di maggio”, quando le scorte alimentari della casa contadina erano ormai prossime all’esaurimento e poche manciate di farina, soprattutto di mais, oppure di legumi restavano nel fondaco nei sacchi afflosciati, immagini plastiche dello stomaco perennemente afflitto dal morso della fame.
Per essere la prima ad apparire, insieme ai piselli, nel nuovo ciclo coltivatorio, grande attesa v’era per la maturazione della fava, che riscatta la sua negatività presente nel pensiero pitagorico come “legume inferico” perché legata – come del resto nella stessa Roma – al culto dei morti, assumendo già nel basso medioevo una sacralità che sarà ereditata dall’agiografia popolare.
In molti racconti popolari (si vedano, per esempio, anche alcune “Sacre leggende” raccolte da De Nino)[3], le fave sono sempre benedette da Dio, dalla Madonna o da alcuni Santi (per es. da San Domenico di Cocullo), ai quali si attribuisce in alcuni episodi agiografici la fioritura miracolosa e perciò fuori stagione del prezioso legume, capace di lenire il morso della fame che attanagliava la gente umile, specie quella del mondo rurale.
La preparazione di minestre a base di legumi, detti appunto “virtù”, imponeva ai ceti indigenti un uso promiscuo di questi ultimi, allorché verso la fine di aprile poche manciate restavano di ciascuna varietà ed il loro consumo, in fase ormai di completo esaurimento delle scorte, si arricchiva di una ritualità propiziatoria per l’imminente raccolto.
Vanno relegate pertanto al mondo delle amene curiosità le notizie sulle origini delle “virtù teramane”, che di tanto in tanto riaffiorano in tono fiabesco nei quotidiani o nei diversi periodici in occasione della ricorrenza del 1° maggio.
Va sottolineato innanzitutto che ancora oggi le “virtù“, nell’accezione in precedenza ricordata, costituiscono il piatto devozionale del 1°maggio in alcuni paesi della Valle dell’Aventino e del Sangro, dove assumono – anche in area frentana e nei centri degli Altopiani Maggiori (soprattutto a Pescocostanzo) – la designazione di totemaje, granati oppure – come ad Atessa – lessame.
Il termine i “lessame” chiarisce il modo in cui ad Atessa venivano preparati i legumi, conditi con solo olio ed offerti devotamente a parenti e conoscenti. Sorprende tuttavia la circostanza che né il Bartoletti e né storici atessani, come Alfonso e Domenico Iovacchini, si soffermino su questa particolare costumanza, conservatasi come sembra solo presso i ceti rurali.
Il Finamore d’altro canto, nel chiarire che con “virtù” si intendono generalmente cereali e legumi bolliti, ci dice che a Torricella Peligna esse vengono designate con il nome di “granati“[4] ed offerte ai poveri il 1° maggio, mentre M. Javicoli ci informa in un suo noto saggio[5] che a Cittaducale i “granati” si chiamato “vertuti“, quasi a sottolineare l’identico valore semantico dei due termini, estesi a tutti i cereali o legumi che hanno “il potere” di generarsi di nuovo attraverso la semina.
Nel corso delle conviviali teramane del 1° maggio, le virtù, ormai piatto rielaborato, “colto” ed assai lontano dalla sua antica semplicità, sono degustate insieme ad altre vivande e specialità della gastronomia locale, fra cui le note e squisite “mazzarelle“.
L’atmosfera che circonda la loro degustazione è particolarmente allegra, per essere il I° Maggio la ricorrenza della festa del lavoro. Il luogo d’incontro delle comitive è costituito per lo più da ristoranti o tipiche trattorie che vantano una propria “ricetta” in merito alle virtù, ormai profondamente destoricizzate. Si coglie, al riguardo, una profonda modificazione di quello che fino agli anni Cinquanta circa del secolo scorso costituiva un vero e proprio “rituale magico-propizìatorio”, celebrato attorno ad un altare costituito dal desco della umile famiglia rurale.
I pochi cereali superstiti, lasciati bollire in una grande pignatta che troneggiava nel piano del camino, come un Santo nella propria nicchia, venivano consumati devotamente e talvolta per più giorni, fino al loro completo esaurimento, in attesa che l’intenso freddo di aprile cessasse del tutto in modo da favorire la crescita dei nuovi prodotti agricoli sui campi.
Non clima di festa, ma preghiera sommessa come quella recitata dai due personaggi dell’Angelus del Millet e pregna di angoscia per l’incertezza del futuro e del raccolto, accompagnava dunque il frugale consumo delle “virtù“. E la circostanza che fossero donate il 1° maggio ai poveri, ci dice che esse costituivano in tale periodo, per i ceti rurali, un dono divino elargito dal cielo.
Gli umili legumi o “virtù“, inseriti nell’ambito del quadro storico-culturale delineato, riscattano cosi la loro apparente insignificanza e ci aiutano a comprendere meglio una pagina di quell’affascinante poema che è appunto la storia delle Genti d’Abruzzo.
Franco Cercone
[1]Teramo1833, vol. III della ristampa, Teramo 1980.
[2] Da recenti indagini d’archivio si apprende tuttavia che la prima notizia sulla presenza del mais in Abruzzo è contenuta in un rogito del 1720 stilato a Casoli, ma tale prezioso cereale non era ancora destinato all’alimentazione umana bensì a quella degli animali da cortile. Cfr. N. Fiorentino, Parole e cose dei nostri avi. Abruzzo Meridionale, secc. XVI-XIX., s.v. ‘granodindia’. Edigrafital, S. Atto di Teramo, 2004. La prima notizia sulla “patata” in Abruzzo (in area fucense, nella Marsica) risale invece al 1789 ed è contenuta nel resoconto di viaggio dell’agronomo svizzero Carlo Ulisse de Salis von Marschlins, Viaggi attraverso varie Province del regno di Napoli nel 1789, trad. a cura di I. Capriati, Trani 1906. Cfr. anche F. Cercone, Storia della coltivazione della patata in Abruzzo, Ed. Qualevita, Torre de’ Nolfi (Aq.) 2000.
[3] Cfr. A. De Nino, Usi e costumi abruzzesi. Sacre leggende, vol. IV. Firenze 1883.
[4] Anche nella Conca Peligna. Cfr.al riguardo A. De Nino, Tradizioni popolari abruzzesi. Inediti e rari a cura di B. Mosca, vol. I, Japadre Ed., L’Aquila 1970.
[5] Cfr. M. Javicoli, Cibi di rito, Cittaducale (Rieti) 1920.
LA LINEA GUSTAV Cassino–Ortona-Cassino
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 23 Aprile 2024
L’evento ciclistico storico-commemorativo
Ortona, 23 aprile 2024. Il Lions Club Cassino e quello di Ortona hanno varato un evento ciclistico storico-commemorativo che partirà in concomitanza con la “Maratona di Primavera” che oramai da ben 34 anni scandisce il 25 aprile cittadino con lo slogan “facciamo fiorire la pace”.
Ricorrendo l’ottantesimo anniversario dei tristi eventi bellici che, nel 1943-1944, si accentrarono sulla cosiddetta “Linea Gustav” che tagliava l’Italia in due, snodandosi da Minturno ad Ortona e videro tragedie come la sanguinosa battaglia di Ortona e la totale distruzione di Cassino e Montecassino, il Lions Club Cassino e quello di Ortona hanno organizzato, con il partenariato tecnico della A.ci.la.m. (Associazione Ciclisti Lazio Meridionale), un evento ciclistico storico-commemorativo di quegli eventi.
L’iniziativa intende, a distanza di 80 anni, accomunare le comunità lungo le quali si snodava quella linea bellica, unendole nel ricordo e nella diffusione del valore della pace, oggi più che mai, indispensabile, per i venti di guerra che spirano in più parti del mondo. Per questi motivi la manifestazione partirà da Cassino in concomitanza con la “Maratona di Primavera”; evento, organizzato dal CUS (Centro Universitario Sportivo) Cassino, che oramai da ben 34 anni scandisce il 25 aprile cittadino con lo slogan “facciamo fiorire la pace”.
La mattina del 25 aprile, dalle ore 10:00, in piazza Diamare, il gruppo di ciclisti e soci del Lions Club Cassino, alla presenza del sindaco dott. Enzo Salera, dell’abate di Montecassino Dom. Luca Fallica, del dott. Carmine Calce del CUS, del presidente BPC prof. Vincenzo Formisano, dell’Assessora prof.ssa Concetta Tamburrini e altre autorità, con una nutrita partecipazione di scolaresche e cittadini che indosseranno una maglia commemorativa e muoveranno alla volta di Ortona, con il supporto tecnico-logistico della ASD A.ci.la.m., presieduta dal dott. Carmelo Palombo.
Ad Ortona, ciclisti, accompagnatori e soci del Lions Club Cassino verranno accolti dalle Autorità locali e dalla presidente Katiuscia Menna e soci del Lions Club Ortona. In serata, previsto un momento conviviale, per accomunare ciclisti, soci e amici dei due Club, i quali avranno anche occasione di rinsaldare i vincoli di amicizia che legano le due comunità da tempo gemellate.
Il rientro a Cassino e l’accoglienza del gruppo ciclistico, dopo la sosta a Castel di Sangro, è previsto per sabato 27 alle ore 17:00, sempre in piazza Diamare. La manifestazione ha il patrocinio del Comune di Cassino, di Ortona e di Pontecorvo ed è inserito nel calendario degli eventi commemorativi dell’80° anniversario del Comune di Cassino.
RESISTENTI: Storie di donne libere di essere
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 23 Aprile 2024
Evento di presentazione del libro
Giulianova, 23 aprile 2024. L’Associazione Culturiamo di Giulianova, in collaborazione con il Coordinamento donne ANPI e il mensile Left, è lieta di invitare la cittadinanza all’evento di presentazione del libro “RESISTENTI: Storie di donne libere di essere”.
La presentazione si terrà DOMENICA 28 APRILE alle ore 18 presso la Sala Buozzi di Giulianova Alta, con il patrocinio di Comune di Giulianova
ANPI , Commissione pari opportunità provincia di Teramo e Commissione pari opportunità comune di Giulianova.
Tra i partecipanti all’evento ci saranno:
– Elisabetta Leone, Vicepresidente Nazionale A.N.P.I.
– Stefania Pezzopane, già Senatrice e Deputata
Letture saranno curate da:
– Nadia Ranalli
– Luisa Ferretti
La moderazione sarà a cura di Cinzia Mattiucci, Presidente dell’Associazione Culturiamo.
Porteranno i loro saluti:
– Lidia Albani, Vicesindaco del Comune di Giulianova
– Carlo di Marco, Presidente dell’A.N.P.I. di Giulianova
– Amelide Francia, Presidente della Commissione Pari Opportunità della Provincia di Teramo
– Marilena Andreani, Presidente della Commissione Pari Opportunità del Comune di Giulianova
L’ingresso è gratuito e aperto a tutti i cittadini interessati. Vi aspettiamo numerosi per un’occasione di confronto e riflessione su un tema di grande attualità.
IL TERRORISTA
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 23 Aprile 2024
Per la rassegna di cinema e restauro al Maxxi il film di Gianfranco De Bosio
Mercoledì 24 aprile 2024 ore 19:00. MAXXI L’Aquila, Sala della Voliera
L’Aquila, 23 aprile 2024. La Sala della Voliera di Palazzo Ardinghelli ospita mercoledì 24 aprile alle 19:00 la proiezione de Il Terrorista di Gianfranco de Bosio per il secondo appuntamento del ciclo “L’opera cinematografica tra restauro e conservazione” realizzato grazie alla collaborazione fra il MAXXI L’Aquila con l’Istituto Cinematografico dell’Aquila “La Lanterna Magica” ETS. Il cartellone, articolato in tre appuntamenti e curato da Fabrizio Pompei, docente di Storia dello Spettacolo dell’Accademia di Belle Arti di Firenze, offre al pubblico un’occasione per riscoprire la settima arte attraverso pellicole restaurate con una attenzione speciale al patrimonio filmico inteso come bene culturale da curare e salvaguardare per il cinema di domani.
La pellicola in programma, Il Terrorista di Gianfranco de Bosio del 1963 con Gian Maria Volonté, è un gioiello del cinema italiano diretto da un ex-partigiano e propone l’esperienza personale di un partigiano combattente nella Resistenza per mostrare la profonda crisi della fine del 1943 e le fenditure già riconoscibili nell’ambito del Comitato di Liberazione Nazionale, tra la linea terroristica dei Gruppi di Azione Patriottica e quella “attendista” dei partiti moderati, come anticipazione della dialettica fra i partiti nella futura nazione democratica.
Il restauro della pellicola è stato curato da Patricia Barsanti della Société Cinématographique Lyre di Parigi. La proiezione è inserita nell’ambito delle celebrazioni organizzate dal Comitato Nazionale per il Centenario della nascita di Gianfranco de Bosio. La serata continua con la proiezione del video di Fabrizio Pompei La Resistenza al Cinema – Gianfranco de Bosio, un video omaggio al regista in cui la storica Simona Colarizi dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” interpreta il fenomeno della Resistenza in un contesto storico europeo.
Introducono la pellicola Stefano de Bosio, Segretario Comitato Nazionale Centenario nascita di Gianfranco de Bosio, Patricia Barsanti, Société Cinématographique Lyre di Parigi e Fabrizio Pompei. Ultimo appuntamento mercoledì 8 maggio con la proiezione de I Vinti di Michelangelo Antonioni (Italia/Francia 1952). L’ingresso alle proiezioni è gratuito su prenotazione con form online fino a esaurimento posti. il posto verrà garantito fino a dieci minuti prima dell’inizio del film.
25 APRILE ENTRATA GRATUITA
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 23 Aprile 2024
MuNDA – Museo Nazionale d’Abruzzo, L’Aquila
L’Aquila, 23 aprile 2024. Il 25 aprile 2024, in occasione della Festa della Liberazione, i musei e i parchi archeologici statali saranno accessibili gratuitamente. Il Museo Nazionale d’Abruzzo a L’Aquila sarà aperto nelle due sedi:
-MuNDA – via Tancredi da Pentima, di fronte alle 99 cannelle orario 8.30/19.30. Ultima entrata ore 19.00. La Sala francescana è stata allestita temporaneamente con 14 disegni provenienti dalla donazione di un collezionista privato, in memoria di Carmela Gaeta, in dialogo con i sette dipinti su tela di Giulio Cesare e Francesco Bedeschini delle collezioni del MuNDA. Questo permetterà la manutenzione straordinaria delle opere che erano esposte nella Sala francescana in previsione della loro futura esposizione negli spazi restaurati del Castello cinquecentesco. L’esposizione è corredata di stampe tattili 3D con descrizioni fruibili tramite QrCode e Braille e di due video realizzati in occasione della mostra, appena conclusa, “ Giulio Cesare e Francesco Bedeschini. Disegno e invenzione all’Aquila nel Seicento” da Altair4 Multimedia.
-Il Mammut al Castello Cinquecentesco orario 9.30/18.30. Ultima entrata ore 18.00. In occasione del 70° dal ritrovamento del Mammut mostra documentaria al Bastione Est per ripercorrere le fasi della scoperta, recupero e studio dell’esemplare sotto la direzione della professoressa Angiola Maria Maccagno, direttrice dell’Istituto di Geologia e Paleontologia dell’Università di Roma. Le recenti ricerche d’archivio impongono la revisione della data del ritrovamento. È infatti del 17 marzo 1954 l’informativa dell’Anonima Materiali Argillosi alla Soprintendenza alle Antichità degli Abruzzi e del Molise con la quale si comunicava il rinvenimento dei primi resti. La notizia fu poi diffusa il 25 marzo dal Corriere della Sera e ripresa da altre testate i giorni successivi. Il 15 novembre 1957 il Direttore Generale delle Antichità e Belle Arti, Guglielmo de Angelis d’Ossat, per conto del Ministro della Pubblica Istruzione Aldo Moro, dichiara il suo interessamento nel garantire l’allestimento di una sezione di paleontologia presso il Museo Nazionale d’Abruzzo con il Mammut, poi esposto al pubblico dal 1960 nel Bastione Est del Castello Cinquecentesco.
Prossima entrata gratuita il 5 maggio per #domenicalmuseo
Mercoledì 1° maggio il Museo sarà aperto con i consueti costi: intero: 7 €, ridotto: 2 € (dai 18 ai 25 anni), gratuito al di sotto dei 18 anni. I biglietti di accesso possono essere acquistati direttamente in biglietteria, sul portale dei Musei italiani al link www.museiitaliani.it o sull’app Musei Italiani.
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 23 Aprile 2024
A Cepagatti due Giorni di allegria, gusto e cultura
Cepagatti, 23 aprile 2024. Cepagatti si prepara ad accogliere la primavera con una festa indimenticabile il 26 e 27 aprile, dalle ore 16 in poi. Organizzata con cura e passione dalla Pro Loco Cepagatti, questa festa promette di offrire un’esperienza coinvolgente per giovani e famiglie.
Il cuore della festa sarà il mercatino che presenterà una vasta selezione di prodotti tipici, creazioni artigianali e hobbistica, una vera delizia per gli amanti del bello e del buono. Nel frattempo, i più piccoli potranno divertirsi con animazioni e spettacoli appositamente pensati per loro in Largo San Rocco, mentre i laboratori di primavera li avvicineranno alla natura e alla creatività.
Gli appassionati di gastronomia potranno deliziarsi con le prelibatezze proposte dalle postazioni di street food, che offriranno hamburger gourmet, porchetta fragrante e pizze fritte saporite.
Per coloro che desiderano esplorare la storia e la bellezza di Cepagatti, saranno organizzati minitour guidati del Centro Storico. Le prenotazioni potranno essere effettuate direttamente presso lo stand della Pro Loco.
La sera, la festa si trasformerà in un’esplosione di musica e danza. In Largo San Rocco, potrete scatenarvi con balli di gruppo, mentre a Largo Portonello la musica pop suonerà fino a tarda notte grazie alle esibizioni dei talentuosi gruppi musicali Antonio Sax in Love, I Taglia ’90, Kinky People con Bob Marley Tribute e i Pentagramma Live.
Inoltre, durante la festa sarà possibile visitare le suggestive chiese di San Rocco e Santa Lucia, immergendosi nella spiritualità e nell’arte che caratterizzano il patrimonio culturale di Cepagatti.
Non perdete l’opportunità di vivere la magia della primavera a Cepagatti, unitevi a noi per due giorni di festa, gusto e cultura!
La Pro Loco Cepagatti
Dopo l’evento inaugurale dell’8 Marzo che ha conquistato il cuore del pubblico con lo spettacolo “Maja, Storie di donne dalla Majella al Gran Sasso”, ideato e interpretato con maestria da Francesca Camilla D’Amico, continua il viaggio emozionante della Pro Loco Cepagatti nel mondo della cultura e della tradizione locale.
Con orgoglio e gratitudine, la Pro Loco Cepagatti celebra il successo di questo primo evento e guarda con fervore al futuro. La festa di Primavera, in programma il 26 e 27 aprile, rappresenta il primo grande evento organizzato dal neonato gruppo, guidato con passione dal presidente Jacopo D’Amico. Al suo fianco, la vicepresidente Manuela Capitanio, il segretario Fabrizio Fedele, la tesoriera Valentina Tavoletta e i consiglieri Valeria Finocchio, Lorenzo Bisconti, Paola Di Zio, Elisabetta Regoglioso, Tiziano Santavenere, Chiara Piermattei e Giovanni Di Domizio, che condividono la visione di un futuro ricco di opportunità e crescita per la comunità di Cepagatti.
Il programma 2024 della Pro Loco prevede un calendario fitto di eventi, spaziando dall’intrattenimento alla cultura, con particolare attenzione agli incontri con le scuole per promuovere la partecipazione e l’educazione dei giovani alla bellezza e alla storia del territorio.
La Pro Loco Cepagatti, già forte di oltre cento iscritti, vi aspetta in Via Forlani 3, un luogo per condividere la passione per la cultura, la tradizione e la comunità a unirsi a noi e a portare avanti nuove idee e progetti entusiasmanti.
Per ulteriori informazioni su come diventare socio della Pro Loco Cepagatti e per scoprire i prossimi eventi in programma, vi invitiamo a contattarci in sede o via mail prolococepagatti@gmail.com.
Per ulteriori informazioni e aggiornamenti, vi invitiamo a seguire le pagine Facebook e Instagram della Pro Loco Cepagatti.
LUCE COME MEMORIA, PRESENTE E INNOVAZIONE
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 23 Aprile 2024
Il tema della 54esima Mostra dell’artigianato Artistico Abruzzese. Indetto il concorso nazionale inserito nella rassegna che si terrà dal 1 al 25 agosto a Guardiagrele
Guardiagrele, 23 aprile 2024. Sarà la Luce il tema della 54 esima edizione della Mostra dell’Artigianato Artistico Abruzzese che si terrà a Guardiagrele nel mese di agosto. È stato indetto il Concorso Nazionale dedicato ai settori dell’artigianato artistico e del design con tema: “Luce come Memoria, Presente e Innovazione”.
I partecipanti potranno ispirarsi al tema della Luce inteso nel suo senso più ampio. Il concorso è rivolto sia ai professionisti che ad alunni di licei artistici e scuole di artigianato.
“Aspettiamo anche quest’anno una grande partecipazione da parte delle scuole anche da fuori Regione. Ovviamente il Concorso è aperto anche ai professionisti. Il tema ha l’obiettivo di valorizzare la capacità degli artigiani di creare manufatti che uniscono la tradizione e l’innovazione, attraverso l’utilizzo della luce come elemento di comunicazione.” dichiara il presidente dell’Ente Mostra, Gianfranco Marsibilio “Ogni anno un tema nuovo che diventa filo conduttore sia per la mostra che per le iniziative collaterali, ogni anno una sorpresa per come gli artigiani riescono ad interpretarlo. Dopo il Gioco, La Bellezza delle Donne, temi degli anni scorsi, ecco la Luce che nell’artigianato, è fenomeno fisico che si fa estetico e, nello stesso tempo, metafora concreta di memoria e fedeltà e intuizione profonda e creativa di innovazione.”
Marsibilio inoltre rivolge l’invito a partecipare alla Mostra a tutti gli artigiani residenti nella Regione Abruzzo iscritti negli Albi Provinciali dell’Artigianato per l’annualità 2024, alle Associazioni di categoria legalmente riconosciute, alle Onlus che promuovono l’artigianato artistico abruzzese, ai professionisti, ai designers con regolare Partita IVA censiti presso l’Agenzia delle Entrate nel settore delle creazioni artistiche.
VAL DI SANGRO, MESSA IN SICUREZZA DELLE FERMATE
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 23 Aprile 2024
Il dipartimento trasporti della regione Abruzzo risponde alle sollecitazioni della CGIL
Atessa, 23 aprile 2024. In relazione alle note problematiche sorte in particolare nel nucleo industriale Val di Sangro e, nello specifico rispetto alle fermate non a norma adibite al trasporto degli operai che utilizzano i mezzi di trasporto pubblico per recarsi al lavoro e che prestano servizio in aziende limitrofe allo stabilimento Stellantis (ex Sevel), quali a titolo esemplificativo e non esaustivo Fca (ex plastic), Isringhausen, Trigano Van, MA2 (ex ingegneria Italia), MA1, Hydro Building Systems e Honda Italia, la Cgil Abruzzo Molise ha inoltrato lo scorso 19 aprile 2024 una nota urgente (di cui si allega copia) alle Istituzioni regionali di Abruzzo e Molise, investendo del problema anche l’Arap nonché il Sindaco del Comune di Atessa.
In data odierna il Dipartimento Infrastrutture e Trasporti della Regione Abruzzo, rispondendo formalmente alla nota della CGIL Regionale e per conoscenza agli stessi destinatari della stessa, ha comunicato (come si legge nel documento allegato) di aver interessato del problema i tecnici dell’Arap (Azienda Regionale Attività Produttive) e che è stato altresì già fissato un sopralluogo per il giorno 26 aprile 2024.
La CGIL ABRUZZO MOLISE e la FIOM CGIL ABRUZZO MOLISE prendono atto dell’interessamento della Regione Abruzzo alle problematiche denunciate nei giorni scorsi e sollecitano nuovamente la convocazione di un tavolo urgente teso a garantire il diritto dei lavoratori delle aziende della Val di Sangro e degli altri nuclei industriali di poter usufruire dei mezzi del trasporto pubblico per recarsi al lavoro.
LA FESTA DI SAN DOMENICO ABATE
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 23 Aprile 2024
Rito dei serpari in programma Mercoledì 1° Maggio 2024
Pescara, 23 aprile 2024. Per facilitare la mobilità dei visitatori, Trenitalia, di concerto con il Comune di Cocullo e la Regione Abruzzo, committente e finanziatrice dei servizi regionali, potenzierà il servizio con fermate straordinarie e treni speciali sulla tratta Roma-Pescara per la stazione di Cocullo. La programmazione aggiornata è disponibile sul sito Trenitalia.
Per coloro che arriveranno in auto o pullman sarà attivo un servizio navetta gratuito dalle ore 8:00 fino a fine manifestazione. Si invita a seguire le indicazioni del personale volontario che sarà operativo sul territorio comunale.
Per i camper sarà attiva l’area di sosta e campeggio su Via Santa Maria in Campo (Strada Provinciale 60).
Il Sindaco
Dr Sandro Chiocchio
WORKING CLASS FEST
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 23 Aprile 2024
Presentazione de “Per un atlante della memoria operaia”, a cura di Lorenzo Teodonio e Mario Tronti
Pescara, 23 aprile 2024. Il 4 maggio prossimo negli storici locali del Dopolavoro Ferroviario di Pescara (Corso Vittorio Emanuele II, 257/A) si terrà un nuovo appuntamento del Working Class Fest. Questa volta ci ritroveremo per la presentazione della raccolta Per un atlante della memoria operaia, a cura di Lorenzo Teodonio e Mario Tronti (DeriveApprodi, 2023). La presentazione inizierà alle 19.00 e ci sarà la possibilità di acquistare le copie del libro direttamente dal curatore Lorenzo Teodonio.
Mario Tronti è stata una figura centrale del movimento operaista italiano. Nato nel 1931 a Roma da una famiglia operaia, nel 1958 fu uno dei promotori del Manifesto dei 101 con cui una parte del PCI prese le difese degli insorti in Ungheria. All’inizio degli anni Sessanta collaborò prima ai Quaderni Rossi e poi a Classe Operaia. Quest’attività gli servirà per pubblicare, nel 1966, Operai e Capitale, un’opera considerata fondamentale dell’Operaismo.
Negli anni successivi Tronti divenne professore di filosofia a Siena e coniugò ricerca e attività politica, entrando negli anni Ottanta nel Comitato Centrale del PCI. Tra le sue pubblicazioni più recenti ci sono La Politica al Tramonto (ripubblicato nel 2024 sempre da DeriveApprodi) e Dello Spirito Libero (2015, Il Saggiatore). Sempre attento al conflitto fra storia e politica, ha curato, poco prima di morire nell’estate 2023, il libro Per un atlante della memoria operaia.
Lorenzo Teodonio insegna matematica nei licei. Storico militante, si è occupato di Resistenza e operaismo. È coautore di Razza partigiana. Storia di Giorgio Marincola (Iacobelli, 2016) e ha curato il fondo Mario Tronti presso l’Archivio storico del Senato della Repubblica.
Per un atlante della memoria operaia contiene contributi differenti per forma e genere di molti autori e autrici, tra cui Mario Tronti, Pier Vittorio Aureli, Tina Babai Tehran, Simona Baldanzi, Rita di Leo, Pierangelo Di Vittorio, Alessio Duranti, Marta Fana, Angelo Ferracuti, Alberto Prunetti, Massimo Zamboni e Tino Di Cicco, quest’ultimo presente alla presentazione in quanto presidente dell’associazione del Dopolavoro ferroviario di Pescara.
La presentazione sarà uno degli appuntamenti che anticipano la seconda edizione del Working Class Fest.
PEDALATA PER LA RESISTENZA
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 23 Aprile 2024
Visita a Onna aperta a tutti
L’Aquila, 23 aprile 2024. In occasione del 25 aprile di ogni anno la Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta promuove l’evento “Resistere Pedalare Resistere”. L’evento celebrativo e rievocativo della Resistenza proposto da FIAB L’Aquila unirà a una ciclo-escursione sui luoghi della Resistenza aquilani, una visita aperta a tutti a Onna, con una testimonianza della Resistenza e l’apertura straordinaria del Museo di Storia popolare a cura di Onna Onlus e il gioco “bus e ingorghi” in piazza.
L’appuntamento è fissato alle ore 9:30 a Piazza Nove Martiri per chi pedala, mentre per tutti gli altri ci si vede alle ore 10:45 a Onna. Programma ciclo-escursionistico: pedalata attraverso i luoghi della Resistenza aquilana L’AQUILA – Piazza Nove Martiri: ritrovo e registrazione ore 9:30, partenza ore 10:00.
Percorso: Villa Comunale – Porta Napoli – S.S. 5 Pista ciclabile (ingresso Via A. Graziosi) – Monticchio – Onna (sosta al monumento vittime del 11.06.1944) – Paganica – Pescomaggiore – Filetto (sosta al monumento vittime del 07.06.1944) – Camarda – Paganica – Tempera – L’Aquila (Piazza Nove Martiri). Lunghezza: 45 km. Durata: 4 ore, soste incluse.
La pedalata è aperta a qualsiasi tipo di bicicletta. Quota di partecipazione inclusiva di assicurazione per i non soci FIAB e ASD ciclistiche € 5,00. Non sono previsti punti ristoro. Si consiglia di portare con sé un kit per le riparazioni ciclistiche. Abbigliamento adeguato alla stagione, acqua e piccolo snack.
Iscrizioni sul sito FIAB L’Aquila: https://sites.google.com/view/fiablaquila Programma per non pedalatori/famiglie: visita Museo di Storia popolare e gioco “bus e ingorghi” in piazza ad Onna ONNA – Monumento ai caduti in Via dei Martiri: ritrovo ore 10:45.
Ore 11:00: cerimonia della delegazione ANPI e Comune dell’Aquila per la deposizione della corona commemorativa sul Monumento ai caduti del 11 giugno 1944. A seguire: momento di rievocazione con testimonianza della Resistenza e visita guidata al Museo di Storia popolare, a cura di Onna Onlus.
A seguire: gioco per piccoli e grandi nella piazza del paese in Via Trento, di fronte la chiesa nuova.
ALLA RICERCA DI UN’OPERA SCONOSCIUTA
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 23 Aprile 2024
La Valtellina vista dai Grigioni. Carlo Ulisse de Salis, studioso svizzero del Settecento, è l’autore di uno scritto di storia locale che non si sa se sia stato pubblicato
[Articolo di Franco Cercone. Pubblicato su “Il Graffito”, mensile di informazione e cultura a cura della Biblioteca civica di Grosio, Anno IX, N. 6, giugno 1994.]
di Franco Cercone
Chi legge i monumenti storiografici della “nostra” cara Valtellina – ci riferiamo particolarmente alle opere di Alberti, Besta, Romegialli e Urangia Tazzoli – nota che sotto il profilo bibliografico e quindi delle fonti storiche non sono citati i contributi di parte grigione, certamente utili ai fini della comprensione dei difficili rapporti da sempre esistiti fra i due gruppi etnici in questo particolare scacchiere geografico. Tale menda affiora anche in recenti pubblicazioni come la magnifica monografia storico-artistica dal titolo “La Chiesa di San Giorgio a Grosio”, a cura di Gabriele Antonioli, Giorgio Galletti e Simonetta Coppa, che meritava forse una migliore messa a fuoco della simbologia di San Giorgio “vincitore del drago”, simbolo delle acque malsane nonché del culto delle cosiddette “Madonne del latte”, tema questo presente nell’affresco di Giovannino da Sondalo (Cappella di Sant`Antonio Abate) e sul quale tomeremo sia per evidenziare le straordinarie somiglianze stilistiche che la Madonna di Grosio offre se paragonata ad altri esempi umbro-abruzzesi coevi, sia per trattare l’importante argomento dei culti galattogeni.
Dicevamo poc’anzi che della storiografia grigione gli storici valtellinesi hanno tenuto scarso conto e allora, alla loro attenzione, vogliamo sottoporre una sconosciuta opera di Carlo Ulisse de Salis, barone di Marschlins, nel cantone svizzero dei Grigioni, dove nasce nel l728. Quella dei de Salis è una delle famiglie più potenti e rappresentative in terra grigione. Essa si è distinta per i suoi teologi e giuristi, per i suoi uomini d’arme e politici, come lo stesso Carlo Ulisse sottolinea nell’opera Stegmatographia Rheticae familiae Saliceorum, vulgo ‘a Salis, ex authenticis docomentis deducata, pubblicato a Coira nel 1782.
Ulisse de Salis in particolare, nonno del Nostro e Signore nel l6l3 del castello di Marschlins, fu al servizio di Venezia e poi Maresciallo di campo di Luigi XIV, che si avvalse di lui per missioni che precedettero la pace di Westfalia. Fautori dei Borboni di Francia, i de Salis assunsero una posizione preminente nel Cantone dei Grigioni e la rafforzarono con Giovanni Gaudenzio, Landmann della Lega Retica tra il 1766 e il 1792 e nominato tre anni prima (1789), in coincidenza con lo scoppio della Rivoluzione Francese, Capitano Generale della Valtellina.
Carlo Ulisse de Salis, nato come s’è detto nel castello di Marschlins nel 1728, rivela ben presto ingegno e un multiforme interesse per gli studi storici, economici, botanici e persino medici. Infatti nel quarto volume del noto Dizionario biografico universale di Felice Scifoni (Firenze, 1845-46), l’autore riferisce, senza riportarne il titolo, un lavoro di Carlo Ulisse, in tre volumi, sulla hemweh, malattia endemica delle popolazioni del Cantone dei Grigioni. Di forte tempra e fisico robusto, Carlo Ulisse de Salis intraprende nel 1787 (e quindi all’età di 59 anni) un viaggio a Napoli, attratto dall’eco dell’insegnamento di Antonio Genovesi sull’economia e sull’incremento sia delle scienze naturali che dell’agricoltura, argomento quest’ultimo particolarmente a cuore del Nostro. Frutto di questo suo viaggio nel Regno di Napoli sono due volumi pubblicati a Zurigo:
il primo, dal titolo Beitrage zur naturlichen und oeconomisken Kenntniss des Koenigreichs beiden Sizilien;
il secondo, dal titolo Reisen in verschiedenen Provinzen des Koenigreichs Neapel (Zurigo, 1793).
Quest’ultima opera vede la luce mentre il Nostro è esule a Vienna, perché dopo aver fatto ritorno a Marschlins nel 1790, egli si era schierato contro la Francia repubblicana ed era stato costretto a riparare nella capitale austriaca, dove sarebbe morto nel 1800.
Ma perché – si chiederà il lettore – questa digressione? È presto detto. La seconda opera di Carlo Ulisse, in precedenza citata, cioè Reisen ecc… contiene una minuziosa analisi della situazione socio-economica della Puglia fine Settecento, che attrasse l’attenzione di una studiosa di Trani, Ida Capriati
che la tradusse con il titolo “Nel Regno di Napoli. Viaggi attraverso varie Province nel 1789 di Carlo Ulisse de Salis Marschlins” e la pubblicò a Trani per i tipi dell’editore Vecchi nel 1909.
Nella prefazione la Capriati, accennando alla vita e agli scritti di Carlo Ulisse de Salis, cita un’opera del Nostro dal titolo Frammenti della Storia della Valtellina, ancora “inedita”, secondo l’autrice, e allo stato di manoscritto, ma assai importante per le vicende storico-artistiche della Valtellina.
Invece nel già citato Dizionario biografico universale, l’opera di Carlo Ulisse de Salis risulta pubblicata nel 1792, addirittura in quattro volumi.
Tale notizia è confermata da T. Pedìo che ha curato per i tipi dell’editore Congedo la seconda ristampa del Reisen di Carlo Ulisse de Salis (Galatina,1979). Come conciliare la duplice “versione”?
A noi resta un forte dubbio circa la pubblicazione dei Frammenti della Storia della Valtellina, attualmente forse ancora allo stato di manoscritto. Se non altro perché il de Salis nel 1792, data della presunta pubblicazione dell’opera, certamente in lingua tedesca, era esule a Vienna, dove si sarebbe spento, come già detto, nel 1800. Comunque, pubblicata o no, l’opera, dati gli interessi specifici di Carlo Ulisse, deve certamente contenere documenti storici di estrema importanza per la Valtellina, molti dei quali giacenti forse nello stesso archivio di famiglia a Marschlins. Spetta ora agli studiosi grosini il compito di sciogliere l’enigma. In tal modo essi apporteranno un decisivo contributo diretto alla ricostruzione di quell’affascinante poema epico che è appunto la Storia della Valtellina e delle sue Genti.
TORNA AL CINEMA IL LAGO DEI CIGNI
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 23 Aprile 2024
In diretta con il Royal Ballet Mercoledì 24 aprile 2024
Montesilvano, 22 aprile 2024. Il lago dei cigni, lo spettacolo più amato del Royal Ballet, torna nei cinema di tutto il mondo. Questa produzione del balletto più noto di tutti i tempi, che racconta l’amore sfortunato tra la principessa-cigno Odette (Yasmine Naghdi) e il principe Siegfried (Matthew Ball), incanterà sia gli appassionati del genere sia coloro che si avvicinano per la prima volta al mondo del balletto.
La meravigliosa e coinvolgente musica di Čajkovskij si unisce alla fantasia visionaria del coreografo Liam Scarlett e del designer John Macfarlane in uno spettacolo ammaliante, che restituisce tutta la magia di un classico senza tempo.
Trasmesso in oltre 1300 sale cinematografiche in 43 diversi Paesi, Il lago dei cigni si prepara a diventare uno dei più grandi eventi cinematografici del Royal Ballet di questa stagione.
Lo spettacolo sarà trasmesso in diretta al cinema mercoledì 24 aprile 2024 dalle ore 20:15.
La stagione della Royal Opera House è distribuita nei cinema italiani da Nexo Digital in collaborazione con MYmovies.it.
The Royal Ballet
IL LAGO DEI CIGNI
In diretta mercoledì 24 aprile 2024, ore 20.15
Odette/Odile Yasmine Naghdi
Principe Siegfried Matthew Ball
Musica: Pëtr Il’ič Čajkovskij
Coreografia: Marius Petipa e Lev Ivanov
Coreografia aggiuntiva: Liam Scarlett e Frederick Ashton
Produzione Liam Scarlett
Scene: John Macfarlane
Lighting Designer David Finn
Direttore d’orchestra: Martin Georgiev
Orchestra of the Royal Opera House
Con il generoso sostegno di Julia and Hans Rausing, Aud Jebsen, Yleana Arce Foundation, John and Susan Burns OBE, Sir Lloyd and Lady Dorfman OBE, Kenneth and Susan Green, Alan and Caroline Howard, Huo Family Foundation, Doug and Ceri King, Celia Blakey, Stephen and Dina Lucas, Lindsay and Sarah Tomlinson and The Friends of Covent Garden.
Cast: Aigul Akhmetshina, Piotr Beczala, Kostas Smoriginas, Blaise Malaba, Sarah Dufresne, Olga Kulchynska, Gabrielė Kupšytė, Pierre Doyen, Vincent Ordonneau, Grisha Martirosyan
La nuova e frizzante produzione di Damiano Michieletto evoca tutta la passione e il calore della partitura di Bizet, che comprende la sensuale Habanera di Carmen e l’emozionante canzone del Toreador. Antonello Manacorda ed Emmanuel Villaume dirigono un entusiasmante cast internazionale con Aigul Akhmetshina nel ruolo principale.
The Royal Opera
ANDREA CHENIER
Martedì 11 giugno 2024, ore 20.15
Direzione: Antonio Pappano| Regia: David McVicar
Cast: Jonas Kaufmann, Sondra Radvanovsky, Amartuvshin Enkhbat
Jonas Kaufmann è il protagonista della spettacolare messa in scena di David McVicar, sotto la bacchetta di Antonio Pappano, collaboratore di lunga data, che dirige l’epico dramma storico di Giordano sulla rivoluzione e l’amore proibito nella sua ultima produzione come direttore musicale della Royal Opera.
ESPRIMIAMO SODDISFAZIONE
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 23 Aprile 2024
Nuove deleghe assegnate a Paola Cianci
Vasto, 22 aprile 2024. La sua presenza in Giunta viene rafforzata con la nuova delega all’Istruzione che insieme alle Politiche giovanili rappresentano un binomio perfetto per lo sviluppo di iniziative e progetti che vedono come protagoniste le nuove generazioni.
Oltre alle Politiche giovanili, un’altra conferma che merita di essere sottolineata è quella della delega alla tutela e benessere degli animali che ha visto la nostra Assessora lavorare assiduamente in questi anni per la realizzazione del nuovo canile comunale, dalla progettazione all’esecuzione dei lavori in corso d’opera, garantendo sempre un dialogo aperto e collaborativo con le associazioni che operano in questo settore.
Una sfida delicata ed impegnativa sarà quella delle Politiche cimiteriali, l’obiettivo dovrà essere quello di rendere sempre più decoroso in termini di pulizia e manutenzione un luogo che sta molto a cuore alle famiglie vastesi che hanno perso i lori cari, su cui è in corso un ulteriore ampliamento.
A queste si aggiunge la delega all’agricoltura su cui chiederemo alla Regione Abruzzo delle risposte sulla questione dei rimborsi per i danni da maltempo e peronospora che gli agricoltori del territorio hanno subito pesantemente.
Come gruppo sosterremo questa nuova fase dell’Amministrazione comunale con attenzione affinché si arrivi alle elezioni del 2026 con una coalizione rafforzata sia dei risultati conseguiti che da una connotazione politica che esprima al massimo i valori del centrosinistra.
Mario Enrico Testa
Coordinatore Sinistra per Vasto
Francesco del Viscio
Consigliere Comunale Sinistra per Vasto
LA MADONNA DELLO SPLENDORE
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 23 Aprile 2024
La Messa officiata dal Vescovo Leuzzi al termine della tradizionale processione in centro storico.
Giulianova, 22 Aprile 2024. Anche l’Amministrazione comunale partecipa alla processione della statua della Madonna dello Splendore. Come sempre, si è ripetuto il rito che, nel giorno a Lei dedicato, testimonia più di ogni altro la devozione del popolo giuliese alla Vergine Maria che apparve all’umile Bertolino.
Il simulacro è uscito alle 10 dal duomo di San Flaviano, tra due ali di folla. Presenti il Vescovo Lorenzo Leuzzi, i parroci di Giulianova, il rettore del Convento dei Cappuccini, gli amministratori comunali, il corteo ha raggiunto il Santuario della Madonna dello Splendore.
Dopo la consueta esplosione dei fuochi pirotecnici, la processione ha proseguito il suo percorso ed è giunta alle 12 in piazza Buozzi per la celebrazione della Messa.
CONCERTO A SCOPO BENEFICO
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 23 Aprile 2024
La Banda di Chieti presso la parrocchia B.V. Maria del Rosario mercoledì 24 aprile
Pescara, 22 aprile 2024. Il 24 aprile 2024, la Banda Città di Chieti, diretta dal Maestro Marco Vignali, terrà un concerto presso la parrocchia Beata Vergine Maria del Rosario a Pescara. Il concerto, finanziato dalla Regione Abruzzo, è volto innanzitutto ad avvicinare i più fragili alla musica colta; infatti, ad assistere al concerto saranno presenti alcune associazioni con scopo sociale ed umanitario. Ci sarà anche una raccolta fondi ad offerta libera per l’associazione Il Piccolo Principe.
Il Maestro della Banda Città di Cheti Marco Vignali, il presidente Antonio Morricone e tutti i componenti della banda, invitano la popolazione a partecipare numerosa. A tal proposito, ha commentato il Maestro della Banda Città di Chieti Marco Vignali: “Questa è un’iniziativa molto importante per noi come associazione culturale e musicale. Un concerto in una chiesa molto simile ad un teatro con un fine pedagogico e sociale. Aiutare gli altri è sempre una grande soddisfazione a maggior ragione se si tratta di raccogliere fondi per dei minori in difficoltà.
Con l’associazione Il Piccolo Principe, coadiuvati dalla responsabile la Dott.ssa Assunta Pietrantonio, stiamo anche tenendo degli incontri settimanali per far avvicinare i ragazzi ospiti della struttura alla musica classica e non solo. Inoltre, con mio immenso orgoglio sono certo che al concerto parteciperanno diversi ragazzi ospiti dei centri di accoglienza che io seguo come docente di italiano e tante altre associazioni con scopi sociali.
Credo che – ha continuato Marco Vignali – per Pescara e i pescaresi possa essere una bella occasione per aiutare il prossimo, condividere emozioni godendo di buona musica con un repertorio che spazierà dalla musica classica, con la seconda rapsodia ungherese di Liszt, fino alla grande musica da film di Morricone e Williams.
Per la riuscita di questo primo concerto – ha concluso Marco Vignali – a cui seguiranno altri in altre province abruzzesi, io ed il presidente della nostra associazione Arte che fa Storia Continua ci teniamo assolutamente a ringraziare La Presidenza del Consiglio Regionale, nella persona del Presidente Lorenzo Sospiri che ci ha messo a disposizione dei fondi per sostenere le spese organizzative dell’evento, i parroci della chiesa della Madonna del Rosario che ci hanno accolti con calore ed entusiasmo, l’amico Simone D’angelo, presidente Endas Abruzzo, sempre attento e sensibile verso la cultura ed i più fragili, e uno degli ideatori di questi eventi culturali, Dario De Remigis, direttore artistico di questa serie di eventi che terremo per la nostra regione con fini sociali e culturali”.
CONTRO LA VIOLENZA DI GENERE
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 23 Aprile 2024
Mostra fotografica alla villa comunale
Roseto degli Abruzzi, 22 aprile 2024 – L’Amministrazione Comunale di Roseto degli Abruzzi e la Commissione Pari Opportunità, in collaborazione con l’Associazione “Il Guscio” APS, sono liete di annunciare l’allestimento di una mostra fotografica presso la Villa Comunale dal 24 al 28 aprile prossimi. La mostra, intitolata “Il filo Rosso”, è stata proposta dall’Associazione “Il Guscio” APS ed è stata accolta dell’Amministrazione Comunale e della Cpo di Roseto degli Abruzzi.
L’esposizione sarà curata e allestita dal fotografo Cristian Palmieri e avrà come oggetto un problema sociale profondo e pervasivo: la violenza di genere. Nel progetto fotografico “Il Filo Rosso” diventa il fulcro visivo per mettere in evidenza il messaggio del progetto. Ogni ritratto racconta una storia unica, ma insieme formano un’affermazione collettiva di solidarietà e consapevolezza.
Attraverso l’arte della fotografia, saranno raccontate le vite e le esperienze delle persone coinvolte, volontari che si sono messi a disposizione durante la giornata contro la violenza alle donne presso l’ospedale di Sant’Omero. L’obiettivo è evidenziare la forza e la resilienza delle vittime e promuovere la consapevolezza su questa piaga sociale. Ogni fotografia cattura non solo l’individualità e la bellezza di chi è ritratto, ma anche il potente simbolismo del filo rosso, che rappresenta la connessione umana e l’impegno comune per combattere la violenza di genere.
Il vernissage d’apertura si terrà il prossimo 24 aprile alle ore 17.30 e l’esposizione sarà visitabile gratuitamente fino al 28 aprile con i seguenti orari: mattina (10.00 – 12.30), pomeriggio (17.30 – 20.00).
“L’arte possiede una forza capace di toccare il cuore e la mente delle persone e stimolare il dialogo e ispirare il cambiamento – afferma la Consigliera Comunale con delega alle Pari Opportunità Toriella Iezzi – Le opere d’arte, in questo caso fotografie, che affrontano temi come la violenza di genere non solo aumentano la consapevolezza, ma possono anche fungere da catalizzatori per l’azione sociale, incoraggiando la comunità a riflettere e, infine, agire. In questo modo si contribuisce e celebrare e difendere l’uguaglianza di genere”.
“Come Commissione Pari Opportunità abbiamo accolto con grande piacere l’iniziativa de “Il Guscio”, un’associazione molto attiva sul territorio – afferma la presidente della Cpo Silvia Mattioli – Sosteniamo questo progetto perché crediamo che sia sempre necessario e opportuno parlare di violenza di genere ed è importante farlo attraverso tutti i linguaggi possibili. Quindi ben venga la realizzazione di una mostra fotografica che ha l’obiettivo di sensibilizzare un pubblico ampio rispetto a tematiche così importanti”.
ASSEMBLEA REGIONALE DI AVIS
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 23 Aprile 2024
Nel Convento di San Patrignano
Collecorvino, 22 aprile 2024. Si è svolta presso la splendida cornice offerta dal Convento di San Patrignano del vestino comune di Collecorvino la 53^ Assemblea Regionale di Avis che ha ospitato 130 delegati provenienti da tutta la regione abruzzese.
Ad accogliere i delegato è stato il Sindaco Paolo D’Amico: “È stata una grande emozione poter ospitare un così importante evento in questo posto a noi tanto caro. Si tratta del primo evento svolto nel piano superiore del convento di San Patrignano dopo il suo recupero e riconsegna alla cittadinanza”.
“Ringrazio l’Avis Regionale, l’Avis Provinciale Pescara e l’Avis Comunale di Collecorvino per aver scelto il nostro territorio come sede per lo svolgimento della loro assemblea annuale, ma soprattutto ringrazio i tanti volontari che quotidianamente si adoperano, nel silenzio, per il prossimo. Il loro è un servizio fondamentale per tutti, indistintamente” – chiude il sindaco quasi come un invito ad aver cura degli altri.
INIZIATIVA DEL CONALPA
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 23 Aprile 2024
Nel parco Franchi messo a dimora un esemplare di carrubo. Ospite Luisa Impastato della Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato.
Giulianova, 22 aprile 2024. L’assessore Paolo Giorgini era presente e ha portato i saluti della Città, questa mattina, in occasione della messa a dimora, nell’area ovest del parco Franchi, di un esemplare di carrubo. L’ albero è stato scelto tra tanti quale simbolo di legalità e di ricerca ostinata della giustizia e della verità.
All’iniziativa, organizzata dalla sezione di Giulianova del Conalpa, presieduta da Cristiano Gentile, ha preso parte il Viceprefetto Vicario Alberto Di Gaetano. Ospite della mattinata, Luisa Impastato, in rappresentanza della Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato, caduto quest’ultimo, per mano mafiosa, il 9 maggio 1978.
“ L’albero piantato – spiega Conalpa in una nota- è di una specie legnosa sempreverde, originaria dell’Asia Minore, molto diffusa in Sicilia. Oltre a creare un collegamento con Cinisi, paese di Peppino Impastato, il carrubo simboleggia la capacità di opporsi alle avversità. Non a caso, è anche detto “pianta della sopravvivenza” per la sua spiccata resistenza alla siccità”.
IL MAGNIFICAT
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 23 Aprile 2024
Nella chiesa di Sant’ Antonio
Giulianova, 22 aprile 2024. Concerto alla Vergine Maria nell’antivigilia del giorno dedicato alla Madonna dello Splendore. Presente all’esibizione di Manuela Formichella e Lucia Antonacci, il sindaco Jwan Costantini.
Non solo una grande performance musicale ed un’esibizione canora di alto livello. Il concerto di ieri sera nella chiesa di Sant’Antonio, il “Magnificat. Canto alla Vergine Maria” organizzato da “Nota Fulgens”, ha permesso che si vivessero momenti di devozione e grande suggestione spirituale. All’evento, patrocinato del Comune di Giulianova e della Parrocchia di San Flaviano, hanno assistito, insieme ad un folto pubblico, il Sindaco Jwan Costantini ed il parroco don Enzo Manes.
Nel suo intervento, Costantini ha portato il saluto dell’ Amministrazione Comunale a ha sottolineato l’importanza di iniziative artistiche, come appunto quella di ieri, capaci di ricondurre i Festeggiamenti in onore della Madonna dello Splendore ad un clima, imprescindibile, di fede e riflessione religiosa. La voce del soprano Manuela Formichella e l’arpa di Lucia Antonacci hanno fatto sì che i presenti potessero rintracciare, nei brani “mariani” meravigliosamente eseguiti, la bellezza e la preziosità di un Festa che è soprattutto una Festa di speranza, di affidamento e di preghiera.
GENITORI TORNANO A SCUOLA
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 23 Aprile 2024
Progetto del Club Lions Chieti I Marrucini
Chieti, 22 aprile 2024. Dal 16 al 18 aprile, per tre pomeriggi consecutivi, un folto gruppo di genitori è tornato tra i banchi della scuola media Chiarini del Comprensivo 1, per il Progetto Genitori del Club Lions Chieti I Marrucini.
Il corso è stato fortemente voluto in seguito al successo dello scorso anno ed è stato realizzato con il sostegno economico di tutti i club della Zona B della Sesta Circoscrizione: Chieti i Marrucini, Chieti Host, Guardiagrele e Loreto Aprutino-Penne. La Presidente di Circoscrizione Gabriella Orlando ha intrattenuto gli allievi con un metodo interattivo molto apprezzato, che ha concesso ai genitori di esprimere i loro dubbi, le perplessità e confrontarsi con gli altri, in un clima piacevole e rilassante.
«Oggi più che mai i genitori hanno bisogno di queste occasioni di confronto» ha spiegato la Coordinatrice Distrettuale Lion-Quest, Anna Maria Cocucci Blaga. «Soprattutto dopo che la pandemia, che ci siamo lasciati alle spalle, ha creato tanti nuovi problemi e reso ancor più difficile quello che era già il più complesso dei mestieri. Oggi si torna a casa, stressati, si accende la tv e si ascoltano racconti di guerra, in famiglie peraltro sempre più spesso allargate. E poi ci sono i figli, che non sono più quelli di una volta (sì, papà, sì mamma); ma dopo la DAD, con in mano il cellulare, divenuti piccoli e scaltri informatici, contestano, si ribellano, esigono. Per non parlare poi del mondo degli adolescenti, ragazzini di prima media e anche meno. Il guaio è che anche i papà e le mamme non si staccano mai dal cellulare, per necessità o per un sacrosanto diritto a un po’ di evasione, ma non sono di esempio ai figli; quindi, … dove va a finire l’autorità genitoriale? Come ci si comporta? Come si può non sbagliare? Ben vengano dunque i progetti del Lion-Quest, ben venga il Progetto Genitori utile a dare consigli validi ai papà e alle mamme, anche con il sostegno di uno splendido libro guida, che viene loro regalato a fine corso».
Alla cerimonia finale della consegna degli attestati sono intervenuti, insieme a vari soci dei Club, il sindaco di Chieti, Diego Ferrara, con una rappresentanza del Comune, per sottolineare la preziosa collaborazione dei Lions con le Istituzioni, il PDG Raffaele Di Vito, che non ha mai fatto mancare la sua partecipazione a questo service, i presidenti dei club di Zona che hanno sponsorizzato il Progetto, Rocco Iezzi, Orietta Pelliccione, Franco Francomano, l’officer Lions-Quest per l’Abruzzo Claudia Cobianchi, la Coordinatrice Distrettuale Lions-Quest Anna Maria Cocucci Blaga e naturalmente la gentile padrona di casa, la dirigente scolastica Simona Di Salvatore, che ha messo a disposizione la scuola.
Dopo la consegna degli attestati, i papà e le mamme sono andati via entusiasti, pronti a tornare a scuola, tra i banchi, un altro anno.
UN PERCORSO INESPLORATO
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 23 Aprile 2024
Con l’amico Antonio De Acetis esperto del suo territorio, ho scoperto i ruderi di una civiltà non tanto lontana, dove gli abitanti vivevano con i prodotti della terra e della pastorizia. L’amico Antonio De Acetis mi ha voluto regalare emozioni, nell’esplorare un territorio solo a lui noto. Il territorio esplorato si trova nella Frazione di San Tommaso del comune di Caramanico Terme, in provincia di Pescara. Non c’è sentiero, né indicazioni, ne ho trovato solo una, SCRITTA A MANO su un pezzo di legno, CON VERNICE BIANCA– VAL SANS RETOUR – VALLE SENZA RITORNO “.
Infatti, c’è la difficoltà del percorso nel bosco”, con rovi e coltivazione incolta. Ho goduto, mentre camminavo, per le tante fioriture di ciclamino e pungitopo, che facevano a gara, come dipingere il prato… VIOLA O ROSSO? Ci incamminiamo su un esteso prato e poi, ci inoltriamo nel bosco. Vedo una roccia a forma di parallelepipedo, alta più di due metri, lunga circa tre metri e larga circa un metro e mezzo. Antonio si arrampica, io lo seguo… c’è una cavità … è un PALMENTO RUPESTRE, (ha origine dal latino pavimentum), che era utilizzata per la pigiatura dell’uva e la fermentazione dei mosti, ma anche per macinare i chicchi di grano, che si riducono in frammenti più o meno fini.
Il suo utilizzo risale al 2500 a.C. La vasca era piena di erba, d’altronde nessuno ha pensato ad arrampicarsi e salirci sopra. I palmenti rupestri erano costruiti in campagna, con rocce impermeabili che ne permettevano lo scavo, vicino ai campi coltivati. Erano forniti di due vasche, comunicanti tramite una fessura e sistemate, su altezze differenti. Nella vasca superiore l’uva veniva pigiata, mentre in quella sottostante si lasciava cadere il mosto, per la fermentazione. Lo scavo veniva fatto con attrezzi, usati in quella epoca. È UN CAPOLAVORO RURALE. CHE SCOPERTA! Camminando su un terreno, sconsigliato per chi ci si avventura per la prima volta, scopro un ricovero basso per soli animali, costruito con ingegno. Poco distante, un’altra costruzione sempre in pietra, ma rotonda, evidentemente più difficoltoso a realizzarla. Stupisce l’architrave, una opera di ingegneria per la sua sistemazione.
Quanto lavoro e passione… Ma non finisce qui, perché arriviamo sulla carrareccia che collegava SAN TOMMASO A MUSELLARO, una frazione del comune di Bolognano, PE. Si distingue una costruzione a più piani, con ingressi semicircolari e un grande forno, oggi quasi ricoperto dalla terra. Era una vecchia contrada e si racconta che molte persone, venivano qui ad acquistare il pane, che doveva essere di una bontà speciale. Essendo questo territorio ricco di fonti e del torrente RIO, prosperava l’agricoltura e l’allevamento di bestiame. Lo confermano i terrazzamenti. Il torrente RIO ha origine nelle vicinanze di Fonte D’Acero, si sviluppa per circa 4 chilometri e si immette nel fiume ORTA, a monte del ponte Luco. Si può notare nel video realizzato da Antonio de Acetis, la grande portata di acqua di questo ruscello. Ora, con il cambiamento climatico, i fiumi e i torrenti, hanno poca acqua e le fonti sono quasi asciutte.
Alla fine di questa escursione, ho visitato la chiesa in stile romanica, che in origine era dedicata a San Thomas Becket, l’arcivescovo di Canterbury assassinato nel 1170, mentre celebrava una funzione religiosa nella sua cattedrale. Anche la chiesa è situata nella Frazione di San Tommaso, dove precedentemente c’era un antico tempio dedicato ad Ercole Curino, divinità molto venerata dai popoli italici, considerato protettore di pastori e viandanti ed invocato per garantire la fertilità dei terreni. Di particolare interesse è la cripta, (vano ricavato al di sotto del pavimento della chiesa), dove è presente un pozzo d’acqua sorgiva, necessario allo svolgimento degli antichi rituali rivolti al dio e che testimonia, la presenza di un tempio pagano. All’interno della chiesa, ci sono colonne massicce a pianta quadrata, che sorreggono la copertura della chiesa, ma a contrasto, c’è un’esile colonnina con un bel capitello, con la base di proporzioni ampie e scomposte. È LA COLONNA SANTA. La leggenda popolare racconta che questa colonna, è chiamata “santa”, perché è stata portata in loco da un angelo ed i fedeli, ancora oggi, ne lodano le sue proprietà taumaturgiche e curative, (Litoterapia).
La testimonianza è l’assottigliamento della parte inferiore, dovuta allo strofinamento dei fedeli e all’asportazione di alcuni frammenti. Per evitare ulteriore consumo, questa colonna è stata protetta da pannelli di vetro. La copertura della chiesa a capriate è stata realizzata in legno. Nel 1902, la chiesa è stata dichiarata monumento nazionale.
Concludendo, sono emozionato per quello che ho visto e venuto a conoscenza: storia, cultura, tradizione, leggende, ambiente.
Luciano Pellegrini
TORINO CAPITALE DELL’APNEA PARALIMPICA
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 23 Aprile 2024
I soliti noti trionfano ancora: record del mondo per Colanero e Cianfoni. Exploit made in Sardegna: 4 titoli italiani
Torino, 21 aprile 2024. Solo buone notizie dai Campionati Italiani Paralimpici di Apnea Indoor: due record del mondo CMAS (Confederazione Mondiale Attività Subacquee) e diversi record italiani all’appuntamento organizzato dalla FIPSAS (Federazione Italiana Pesca Sportiva Attività Subacquee e Nuoto Pinnato), in collaborazione con la ASD La Salle Eridano, nella vasca da 50 m dell’impianto sportivo Trecate di Torino. Due i nuovi record del mondo firmati dalla lancianese Ilenia Colanero che nuota con i colori dell’Apnea Team Abruzzo: primato CMAS sia in dinamica con pinne con 115,60 m che in dinamica senza attrezzi con 62,25 m. “Una emozione splendida – ha detto – perché trovare conferme in acqua non è mai scontato. Sono riuscita a dimostrare a me stessa che i limiti sono solo mentali”.
Le ha fatto seguito Alessandro Cianfoni, atleta di Velletri. Anche lui, nella dinamica senza attrezzi, si è superato arrivando alla barriera dei 100 m. A questo primato mondiale CMAS è riuscito ad aggiungerne un secondo, stavolta italiano e nella “statica”: ben 5’ e 46’’ immerso senza respirare. “Ogni volta – ha spiegato il portacolori della USS Dario Gonzatti Genova – sono sensazioni avvolgenti, meravigliose. E replicarle non è la normale quotidianità”.
La piscina di Torino è stata comunque lo scenario di altre emozionanti performance, come quelle di due apneisti sardi, che nell’Isola sono riusciti a portare ben quattro titoli italiani: Nicolò D’Atri, del Club Sub Cagliari, ha centrato il nuovo record italiano sia nell’apnea dinamica con pinne con 91,00 m che nell’apnea dinamica senza attrezzi con 61,70 m, mentre Ottavio Demontis, nuorese, in forza alla ASD Passione Apnea, è diventato campione italiano di apnea dinamica con pinne con 105,45 m e campione (e autore del nuovo record) italiano di apnea dinamica senza attrezzi con 69,95 m.
Grandi prestazioni anche per Matteo Bergamin e Nicola Ferri. Il primo, tesserato con la La Salle Eridano di Torino, ha conseguito il titolo (e il record) italiano di apnea dinamica con monopinna con 117,20 m, mentre il secondo, aretino tesserato con Umbriasub, da ipovedente è salito sul gradino più alto del podio nell’apnea dinamica senza attrezzi, coprendo la distanza di 80,75 m.
BENEFICI DELLA MUSICOTERAPIA
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 23 Aprile 2024
Laureanda focalizza la sua attenzione su uno studio di due musicoterapeuti teramani: Nancy Fazzini e Luciano Di Gennaro
Teramo, 21 aprile 2024. Grazie alla curiosità di Anna Laura Nunziata, una laureanda magistrale in Filologia moderna presso l’Università degli studi di Napoli Federico II e alla lungimiranza del Professor Marco Bizzarini, docente di Storia della musica presso la medesima università, si è portato avanti un lavoro di ricerca concentrato sull’importanza della musica e del suono nella vita di ogni individuo, riconoscendo le sue potenzialità sul cervello umano.
È stata condotta un’intervista alla dr.ssa Fazzini, riportata all’interno del secondo capitolo dell’elaborato, che si propone di osservare la musicoterapia attraverso il suo sguardo vigile, le sue idee, le sue prospettive nonché desideri e obiettivi futuri. Per comprendere appieno i numerosi benefici della musicoterapia, la laureanda ha focalizzato la sua attenzione su uno studio di due musicoterapeuti teramani: Nancy Fazzini e Luciano Di Gennaro che utilizzano il metodo Tomatis per la cura e il benessere dei pazienti attraverso stimoli uditivi, utili per migliorare le capacità di ascolto e di comunicazione di ogni paziente.
Questo approccio sembra essere particolarmente utile per coloro che presentano difficoltà di apprendimento, comunicazione o di sviluppo, che riguardi i Disturbi Specifici dell’Apprendimento o i Disturbi dello Spettro Autistico e più in generale i Disturbi del Neurosviluppo.
I due esperti teramani, che hanno alle spalle una lunga esperienza nel campo della musicoterapia, forti dei numerosi riconoscimenti per il loro lavoro, hanno dimostrato l’efficacia del metodo Tomatis in diverse occasioni. Grazie alla loro competenza e alla loro passione per la musica e la cura delle persone, sono diventati punti di riferimento nel panorama di settore.
La scelta di intraprendere un percorso che ha come pilastro portante il Metodo Tomatis da parte dell’Università di Napoli è sicuramente un riconoscimento, un merito, una consapevolezza che si sta man mano acquisendo della validità del loro lavoro e della metodologia che utilizzano.
Si tratta di un importante passo avanti nella promozione della musicoterapia come disciplina scientifica e nell’apertura di nuove prospettive di ricerca e di cura per i pazienti. È un’occasione unica per arricchire il proprio bagaglio formativo e professionale per contribuire alla diffusione di pratiche terapeutiche innovative ed efficaci.
In conclusione, la scelta dell’Università di Napoli di analizzare lo studio di due famosi musicoterapeuti teramani, con particolare riguardo al pensiero e le idee della Fazzini, nella direzione di una tesi di laurea magistrale è un segnale di apertura e di interesse nei confronti della musicoterapia e delle sue potenzialità terapeutiche. Un’iniziativa che potrà portare benefici non solo agli studenti coinvolti, ma anche alle persone che potranno beneficiare delle nuove conoscenze e competenze acquisite…
PREMI INTERNAZIONALI FLAIANO
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 23 Aprile 2024
51 edizione. 25° Festival internazionale Scrittura e immagine Cinema S. Andrea18-20 aprile 2024
Pescara, 21 aprile 2024. Tra i corti vince “Prova d’amore”, diretto da Denis Nazzari, interpretato da Alessandro Haber e Nadia Bengala e con le musiche del Premio Oscar Nicola Piovani
Si è tenuta al cinema S. Andrea di Pescara dal 18 al 20 aprile la 25ª edizione del Festival internazionale Scrittura e immagine, che premia i migliori cortometraggi all’interno della 51ª edizione dei Premi Internazionali Flaiano, fondati nel 1973 da Edoardo Tiboni per onorare Ennio Flaiano e riproporre costantemente lo studio della sua opera. Sono quasi 2mila i cortometraggi arrivati da tutto il mondo, in particolare da Iran, Italia, USA, Spagna, Francia, India, Brasile, Russia, Inghilterra, Turchia per partecipare al Festival internazionale Scrittura e immagine, che ha premiato i migliori corti suddivisi per le 5 sezioni del Premio: Scrittura e Immagine, Animacorto, Spazio Abuzzo, Cortoambiente e Cortoscuola.
Due le giurie chiamate a premiare i lavori. Una formata da esperti del settore quali: Carla Tiboni, presidente Premi Flaiano e presidente di giuria; Davide Campolieti, ideatore, 25 anni fa, del Concorso di cortometraggi ed esperto di cinema; Paolo Smoglica, giornalista e critico cinematografica, già responsabile della pagina culturale del quotidiano Il Centro; Romina Remigio, fotogiornalista del National Geographic; la videomaker Cristiana Mantenuto e Martina Corongiu, esperta di cinema e responsabile della sezione cinema Associazione culturale Flaiano. Una seconda giuria, formata da studenti delle scuole medie superiori, ha giudicato i corti delle sezioni Cortoambiente e Cortoscuola. La serata di premiazione del 20 aprile è stata presentata da Martina Riva, con la Presidente Carla Tiboni sul palco del festival.
Per la sezione “Scrittura e Immagine”, riservata a cortometraggi italiani e stranieri a tema libero, appartenenti al genere fiction o documentaristico, e con premio in denaro di 1000 euro, vince il corto italiano “Prova d’amore”, diretto da Denis Nazzari, interpretato da Alessandro Haber e Nadia Bengala, e con le musiche del Premio Oscar Nicola Piovani, che racconta di Gigi, un uomo maturo e innamorato della moglie, mentre le prepara la colazione. La motivazione del premio recita: “Per aver saputo mostrare come un amore profondo e totalizzante possa essere dimostrato in ogni più piccolo gesto quotidiano. È la prova d’amore di un sentimento che supera ogni barriera, fino a sconfinare nell’essenza più alta dell’empatia”. È stata anche assegnata una Menzione speciale assegnata al corto italiano “My name is Aseman”, diretto a quattro mani da Ali Asgari e Gianluca Mangiasciutti, su una ragazza afghana che, quando le verrà data l’opportunità di mostrarsi al mondo,dovrà decidere quanto svelare di sé stessa. La motivazione del premio: “Con una premessa narrativa e un finale giornalistico, il corto, grazie al coraggio della protagonista di ‘svelare’ e denunciare la sua condizione, conduce lo spettatore a riflettere”.
Per la sezione “Animacorto”, riservata a cortometraggi realizzati con diverse tecniche d’animazione con premio in denaro di 500 euro, vince il messicano “Nube”, diretto da Diego Alonso Sánchez de la Barquera, che racconta di Noma, nuvola bianca e gonfia, che si rende conto che sua figlia, nuvola oscura e tempestosa, rischia di piovere prematuramente. La motivazione del premio recita: “Nube è l’incontro di due narrazioni, la protezione verso la piccola nuvola e il racconto semplice di un evento che segue il suo naturale decorso. Ed è qui che troviamo la congiunzione: per quanto si possa prevedere e proteggere ciò che più si ha a cuore, accadrà sempre qualcosa che darà seguito al suo naturale cammino per poi fiorire”.
Per la sezione “Spazio Abruzzo”, riservata a cortometraggi realizzati e/o ambientati in Abruzzo e/o di registi abruzzesi, con premio in denaro di 500 euro, vince “Ciao Ma’”, diretto da Carlo Montanari, con la seguente motivazione: “È la dimostrazione di quanto un dolore riesca a essere tangibile, tanto forte da estraniarti e farti vivere una realtà altra fatta di reali percezioni e vivide presenze”.
Quattro i corti finalisti – provenienti da Italia, Ucraina, Turchia e Spagna – della sezione “Cortoambiente – La tua città e l’ambiente”, riservata a lavori che abbiano come argomento l’ambiente e la sua salvaguardia, l’eco-sostenibilità e l’inquinamento, con premio in denaro di 500 euro. La giuria, composta da 50 studenti delle scuole medie superiori, ha premiato “Plastic Ville” diretto a quattro mani da Ilaria Brandolese e Mara Piazzalunga, con la seguente motivazione: “Per aver saputo spiegare, attraverso l’originale punto di vista di una bottiglietta di plastica, l’importanza del riciclo in un mondo in cui l’inquinamento è sempre più dilagante. Divertente e comprensibile sia dagli adulti che dai bambini, il corto dimostra come un piccolo sacrificio possa realmente fare la differenza”.
Sempre quattro i corti in finale nella sezione “Cortoscuola” riservata a lavori prodotti dalle scuole dell’infanzia, primaria, secondaria di I grado e secondaria di II grado, ad argomento libero e con premio in denaro di 200 euro e pubblicazione cinematografica. La giuria, composta da 50 studenti dell’Istituto tecnico statale Aterno-Manthoné e del Liceo Maior. Ha premiato “La Terra siamo noi” diretto da Giuseppe Peronace e realizzato dalla V A dell’Istituto Comprensivo VIA NICOLAI MARIA NICOLAI di Roma, con la seguente motivazione: “Perché ha un significato chiaro, che arriva diretto. Il fatto che sia recitato da bambini rende la visione ancora più piacevole, attraverso loro e le azioni della protagonista, riusciamo a capire che l’ambiente è fondamentale e se salviamo la Terra possiamo salvare anche noi. Giuseppe Peronace è collegato con noi…”
I Premi Internazionali Flaiano continuano quindi il loro percorso il 10 e l’ 11 maggio con la seconda edizione del Festival di Fotografia “Flaiano fO”, mentre il 22 giugno, il Premio Internazionale Flaiano di Poesia. Quindi, il Premio Internazionale Flaiano di Narrativa e Italianistica, che si tiene il 30 giugno e il Flaiano Film Festival, diretto da Riccardo Milani, dal 1 al 6 luglio. La kermesse si chiude il 7 luglio al Teatro d’Annunzio di Pescara con il Premio Flaiano di cinema, teatro, televisione e giornalismo.
SERATA DI GALA CLASSE 2006
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 23 Aprile 2024
Torna la festa dei diciottenni dell’Avis di Luco dei Marsi
Luco dei Marsi, 21 aprile 2024. Nella giornata di sabato 20 aprile 2024, come ormai tradizione dal 1991, l’Associazione Volontari Donatori Sangue del Comune di Luco dei Marsi è tornata ad organizzare l’evento di debutto in società per i diciottenni luchesi. La “festa dei diciottenni” segna una vera e propria tappa all’interno del percorso di crescita dei giovani luchesi, che anche quest’anno si sono dimostrati entusiasti di prendere parte all’evento. Protagonisti di questa edizione sono stati le ragazze e i ragazzi della classe 2006. L’evento, nato nell’ormai lontano 1991, nasce con lo scopo di sensibilizzare i giovani sull’importante tema della donazione di sangue. I festeggiamenti, come da tradizione, sono iniziati nel primo pomeriggio presso il Municipio, dove la Sindaca dottoressa Marivera De Rosa ha omaggiato i festeggiati con una copia della Carta costituzionale.
In municipio sono intervenuti anche il Presidente dell’Avis Regionale Abruzzo ingegner Guerrino Fosca, il Consigliere dell’Avis Provinciale dell’Aquila Roberto Cambise e il Presidente dell’Avis di Luco dei Marsi Fabrizio Salvati. A seguire, si è tenuta la celebrazione liturgica con la benedizione del parroco Don Giuseppe Ermili, presso la chiesa di San Giovanni Battista.
La serata si è poi conclusa con i festeggiamenti presso il Ristorante “Angizia”, dove a causa del meteo avverso si è tenuta la sfilata inizialmente programmata in Piazza Umberto I e dove i festeggiati hanno potuto celebrare il loro giorno speciale con un menù che ha valorizzato gli eccellenti prodotti locali del nostro territorio. “Ringrazio tutto il direttivo, in particolare nelle figure del tesoriere Mariano Tribuiani e del segretario Roberto Cambise per l’impegno dedicato per la realizzazione di questo evento”, commenta il Presidente, Fabrizio Salvati.
“A nome del direttivo tutto, ringraziamo l’amministrazione comunale e la Sindaca Marivera De Rosa per la sempre presente collaborazione e per aver omaggiato i festeggiati di un simbolo così importante come la nostra Costituzione. Un ringraziamento anche al Presidente Regionale Avis Abruzzo Guerrino Fosca per la sua presenza e per le belle parole spese a favore della manifestazione e del nostro paese. Infine”, aggiunge Salvati, “ringraziamo il Ristorante Angizia per la professionalità e il supporto dimostratici, come ormai da anni, dai preparativi fino alla conclusione dell’evento. Come ricordavo anche nel discorso di apertura della serata: donatori non si nasce, si diventa. Ci auguriamo di vedere tanti di questi ragazzi come donatori e cittadini attivi in un domani”.
Rinnoviamo ancora i nostri auguri a: Angelucci Lucia, Baldassarre Simone, Belmaggio Francesca, Carattoli Giulia, Coccia Dante Francesco, Conti Antonio, Crocenzi Cristiano, Crocenzi Mattia, De Amicis Francesco Pio, De Sillo Sara, Di Felice Sofia, Di Giampietro Daniele, Di Gianfilippo Matteo, Di Paolo Gabriele, Di Paolo Letizia, Gargaro Leandro, Lamiri Amin, Lucci Carmine, Marchi Francesco, Martini Franco, Martini Simone, Marziale Domenico, Palma Enrico, Palma Melissa, Paris Luigi, Paris Sara, Petricca Mariagiovanna, Salvati Cesidio, Saturnini Mario, Venditti Cristian.
BRIGANTI D’ABRUZZO
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 23 Aprile 2024
[Pubblicato in: AA. VV. “L’Abruzzo nell’Ottocento”, Istituto Nazionale Di Studi Crociani; Ediars, Chieti 1996]
di Franco Cercone
«Non è stato mai assalito li giù dai briganti? Questa fu la prima domanda – lo posso documentare con scrupolosità – che mi fu rivolta allorché raccontai di aver intrapreso un viaggio in Abruzzo».
Così inizia il capitolo dal titolo Drei Wochen in den Abruzzen inserito nel libro di viaggio di Alfred Steinitzer, “Aus dem unbekannten Italien” (L’Italia sconosciuta), pubblicato nel 1911, un viaggio compiuto tuttavia nella primavera del 1907 e finanziato interamente dal Deutschen Alpenklub[i].
Presso la sede di Monaco di Baviera lo Steinitzer svolse nel maggio del 1908 un dettagliato resoconto sugli aspetti storico-geografici della nostra regione e sull’ascensione del Gran Sasso da lui compiuta assieme ad una nota guida di Assergi. Si coglie dunque nel passo in precedenza riportato l’eco della persistenza, oltralpe di una psicosi legata al fenomeno del brigantaggio postunitario che ebbe modo di manifestarsi in tutti i territori dell’ex Regno di Napoli ed in particolar modo in Abruzzo, principalmente “in quella vasta terra di nessuno che da sempre è stata la montagna di frontiera tra il Regno di Napoli e lo stato ecclesiastico”[ii] .
Tuttavia, osserva il Monnier, il brigantaggio non fu storicamente una piaga esclusiva del tormentato decennio postunitario, poiché “in queste contrade vi furono sempre briganti. Aprite le istorie, e ne troverete sotto tutti i regni sotto tutte le dinastie, dai Saraceni e dai Normanni fino ai nostri giorni”[iii] Con la presa di Roma e la fine dello Stato della Chiesa, il fenomeno imboccò tuttavia ed inesorabilmente il suo Sunset Boulevard, anche se non sono pochi gli storici che vedono in certi tipi di azioni banditesche dei nostri giorni modalità esecutive che furono proprie del brigantaggio «non politico››.
Senza fissare lo sguardo in epoche lontane da noi, va ricordato che nell’ ultimo trentennio del XVII secolo la recrudescenza del brigantaggio fu così intensa da costringere nel 1764 il viceré d’Astorga ad inviare in Abruzzo ben cinque compagnie di fanteria spagnola, senza ottenere tuttavia vistosi risultati. La situazione migliorò alcuni anni dopo grazie anche alle incessanti pressioni degli armentari regnicoli e dello Stato della Chiesa, le cui greggi erano costantemente depredate dalle bande di briganti che infestavano l’aspro territorio dell’Appennino.
“Il viceré marchese del Carpio e papa Innocenzo XI – scrive il Colarossi Mancini – spedirono fanti, cavalleggeri e cannoni sotto il comando dello spagnolo Alonzo Torresano, che dié loro addosso e li cacciò da ogni luogo, finché i briganti si dettero a servire Venezia, che li adibì al recupero di Castelnuovo, della Morea e della Dalmazia. Così il regno, infestato dai banditi per 14 anni, ebbe pace e i locati abruzzesi, a titolo di riconoscenza, presentarono al viceré sei castrati carichi di quattromila ducati”.[iv]
Il passaggio di queste bande al servizio della Serenissima, specie quella capeggiata nel Teramano da Santuccio di Froscia, fu certamente frutto di accordi e perciò di scelte politiche ben precise. Tanto più che il citato episodio non costituisce a ben osservare un caso isolato, ma trova invece in Marco Sciarra un precedente per così dire illustre. Nel 1593 il famoso brigante, nativo secondo il Palma di Castiglione Messer Raimondo (Te), perì miseramente – dopo essere stato padrone incontrastato della Valle del Vomano ed aver esercitato terrore specie nell’Appennino centrale – per mano di uno dei suoi seguaci.[v] La masnada capeggiata dal “re della campagna”[vi] sembra che fosse costituita da circa 800 briganti, sicché è lecito supporre come da più parti si tentasse di legare al proprio servizio una tale massa di uomini in armi.
Scegliere una bandiera significava però crearsi automaticamente dei nemici, poiché, sottolinea il Monnier, “quando le bande erano troppo numerose e minacciavano di prendere una bandiera, il governo si risolveva a combatterle” [op. cit.].
Le incursioni dello Sciarra fino alle Puglie sono molto significative e lo qualificano, se ci è concessa l’espressione, come brigante transumante, nel senso che la sua attività era diretta di preferenza contro i ricchi proprietari di armenti, i quali, come classe egemone, potevano contare sull’aiuto degli apparati statuali o di potenti famiglie, radicate – come puntualizza il Colapietra – in “zone in sostanza anche giuridicamente sottratte all’autorità di Napoli” [Abruzzo… ecc, op. cit.].
Nella Weltanschauung popolare il brigante costituisce una figura idealizzata, sottratta con fantasia allo scenario economico e politico in cui egli agisce. In questa visione, cristallizzatasi fin da tempi remoti, il brigante si trasforma in difensore della giustizia sociale e degli umili, esigenza mai sopita presso i ceti rurali, e non di rado diventa un galantuomo dotato di spirito cavalleresco, che nutre particolare rispetto per artisti e letterati. “In Abruzzo – scriverà più tardi in epoca romantica Carl L. Frommel – il Popolo ammira il brigante ed odia il ladro”. [Pittoresksen Italien, Leipzig 1840]. Significativo è anche ciò che a S. Razzi raccontano e che puntualmente egli registra nel suo Viaggio in Abruzzo, [L’Aquila 1968]. A Chieuti, in prov. di Foggia, agiva “un certo famoso bandito, Colle di Caserta nominato, il quale assaliva chiunque passava, togliendo a chi avea di superfluo… e dando a chi non avea a sufficienza, e facea tenere un libro dell’entrata, et uno dell’uscita”.
Un brigante “ragioniere”, dunque, e pieno di spirito caritatevole che non a caso attrae l’attenzione di fra’ Serafino Razzi.
Nemmeno Marco Sciarra si sottrae a tale visione, che ha influenzato persino letterati come G. B. Manso a proposito del preteso incontro fra il “re della campagna” e Torquato Tasso, incontro che prima il Solerti e recentemente il Morelli hanno dimostrato, alla luce di documenti, frutto di immaginazione [vii].
La circostanza che figure possenti di briganti appaiano in declino nel corso di buona parte del XVIII secolo è senza dubbio sorprendente e lascia sorgere fondati interrogativi. Si ha l’impressione infatti che il fenomeno sia in relazione con il lento ma inesorabile declino dell’attività armentizia transumante, che secondo il Colarossi-Mancini inizia a verificarsi già dal 1712 con la cosiddetta professazione forzosa, cioè “l’obbligo di rivelare il numero degli animali posseduto da ciascun locato” [op. cit.], mentre in realtà, puntualizza il Colapietra, tale attività “viene sovvertita dalle grandi usurpazioni dell’individualismo agrario, dalla privatizzazione delle montagne e dei pascoli, dall’ingigantirsi delle aziende, risultati di una trasformazione sociale e di un movimento di cultura illuministico che nell’Abruzzo trova un terreno particolarmente fecondo” [Abruzzo…ecc. cit.]. Questa maggior attenzione verso l’agricoltura a danno dell’economia pastorale conduce poi nel 1806, ad opera di G. Bonaparte, all’affrancamento del Tavoliere pugliese, gradualmente sottoposto a coltura[viii].
La grande nemica degli stomaci vuoti, la regina Fame che alberga costantemente nei ceti umili, compare spesso nel XVIII secolo con l’abito da lei preferito: la carestia. E proprio a queste masse rurali e fameliche, a questi «Eredi» in senso Patiniano, molti dei quali – è da presumersi – viventi in uno status perenne di brigante per “furti in pubblico cammino”[ix] ed altri comuni reati, che si rivolge Ferdinando IV nel dicembre del 1798, mentre si accinge a lasciare Roma per rifugiarsi in Sicilia, incalzato dai tragici avvenimenti collegati all’invasione francese.
“Ricordatevi, miei cari Abruzzesi – si legge nel proclama di Ferdinando IV – che siete Sanniti ed avete sempre dato chiare riprove del vostro valore e della vostra fedeltà”. La strumentalizzazione dei ceti umili abruzzesi, di cui il monarca borbonico si ricorda solo nei momenti di pericolo, traluce in pieno in questo demagogico proclama, tanto più che ad organizzare le masse sanfediste contro la “borghesia intellettuale e proprietaria giacobina” provvede la classe armentaria ed aristocratica abruzzese, ben conscia dei pericoli cui andava incontro [R. Colapietra, Abruzzo… ecc, cit.].
D’altro canto, sottolinea il Monnier, “in tempi di crisi politiche il brigantaggio aumentava a dismisura, accogliendo la feccia delle popolazioni delle prigioni dischiuse, i vagabondi e i malfattori in gran quantità. E si vide quasi sempre il partito vinto servirsi di questi banditi a difesa della propria causa” [op. cit.].
Questo passo del Monnier, il quale dimentica che l’adesione alla causa borbonica costituiva comunque una scelta politica e l’occasione – anche per molti detenuti politici – di riacquistare una identità riscattando uno status di “illegalità”, meriterebbe molti commenti che ci porterebbero però oltre il quadro sintetico che ci siamo preposti di raffigurare.
Certo è comunque che strati sociali cui Ferdinando IV si rivolge con il famoso Proclama e considerati come “patrioti”, sono qualificati dai Francesi, prima sotto il regno di G. Bonaparte e dopo sotto quello del Murat, non come difensori della monarchia borbonica, ma come briganti. Basti riflettere a ciò che scrive Rémy D’Hauteroche, giovane ufficiale in servizio nel 1806 nel forte di Pescara: “Vers la fin du mois de septembre – si legge appunto nelle sue Memorie – toujours en l’année 1806, la tranquillité de la garnison de Pescara fut troublée. On apprit que les montagnes des environs étaient infestées d’insurgés, auxquels nous donnions le nom de brigands, nom d’ailleur très mérité”[x] . Non a caso la municipalità e dunque la classe egemone di Vasto conferisce nel 1810 a C. A. Manhés, generale di G. Murat, la cittadinanza onoraria per i suoi meriti di «distruttore di briganti». Ce lo ricorda una lapide affissa sulla facciata della chiesa di San Giuseppe, che sorge nel centro storico di questa bella città abruzzese.
Tuttavia, scrive la Macdonell, “né Manhés, né altri nella sua posizione, avrebbero potuto estirpare il brigantaggio per lungo tempo, in quanto esso era il sintomo di una malattia profonda e radicata che nessuna chirurgia militare avrebbe potuto curare”[xi]. Se, infatti, la repressione ottenne sensibili risultati nell’area frentana e nel Vastese, non altrettanto si può dire del Teramano, “devastato per tutto il decennio francese da un brigantaggio ininterrotto ed endemico, che sembra riprodurre le proporzioni del secondo Seicento, e che sostanzialmente dalla montagna minaccia ed assedia la grande proprietà liberale che è al controllo della Cosa Pubblica” [R. Colapietra, Abruzzo…, cit.].
Noi non sappiamo quanti di quei briganti al seguito del Cardinale Ruffo, liberati dalle carceri dove languivano per reati comuni assieme a uomini politici, abbiano continuato a percorrere la strada del banditismo dopo la fine dell’impero napoleonico e il ritorno dei Borboni a Napoli. È probabile tuttavia che molti di essi, scampati alle persecuzioni durante i regni di G. Bonaparte e G. Murat, si siano ritrovati ancora ai ceppi – perché ormai non più considerati «prodi Sanniti» – insieme a giacobini e liberali, verso i quali si scatenò la repressione dell’amministrazione borbonica.
Circa mezzo secolo dopo Francesco II, chiuso nella fortezza di Gaeta, era costretto a ricorrere ad un proclama non dissimile, in quanto a strumentalizzazione, da quello emanato dal suo bisnonno Ferdinando IV ed in cui faceva leva soprattutto sulla necessità di difendere, contro gli “usurpatori”, la famiglia e la religione.
La “fine di un regno” era tuttavia imminente e ad essa avrebbero fatto seguito tragici avvenimenti. La circostanza che ad accogliere Vittorio Emanuele II sul ponte del fiume Tronto fosse Pasquale De Virgilii, capo riconosciuto dei liberali teramani ed in seguito nominato «prodittatore» della prov. di Teramo, non deve trarre in inganno. L’area montuosa di questo territorio restava infatti realista e la fortezza di Civitella era ancora in mano dei borbonici. Riaffiorava pur nel mutato quadro socio-politico del momento l’antico dissidio, ricco di contrastanti interessi, fra montagna e pianura, fra ceti armentizi e latifondo, fra pastorizia ed agricoltura; e l’antica nobiltà, che aveva fondato la propria ricchezza sull’attività allevatoria, era stata sostituita dai nuovi ceti emergenti, costituiti da famiglie economicamente potenti e di stampo liberale.
Non staremo qui a ricordare i tentativi di noti personaggi quali Lagrange e Giorgi (di quest’ultimo si occupò anche A. Dumas nelle sue Impressions de voyage), operati al fine di sollevare nel dicembre del 1860 le province abruzzesi con una forza di circa 15.000 uomini, composta da soldati sbandati borbonici, contadini, preti e persino reparti di zuavi del Papa, arricchita da bande di briganti che operavano ancora nelle zone impervie dell’Appennino ed ingrossate da gruppi formati da detenuti liberati dalle carceri delle località messe a sacco, soprattutto nella Marsica e nel Cicolano.
Su scala ridotta si è verificato in Abruzzo, subito dopo il mese di settembre del 1860, ciò che era avvenuto – durante la marcia di Garibaldi verso Napoli – nelle Province Meridionali dell’ex regno: lì “le prigioni al suo passaggio erano state aperte; i detenuti avevano indossato la camicia rossa e proclamato il trionfatore” [M. Monnier, cit.]; qui i detenuti si trasformavano in «realisti» appena liberati dalle carceri messe a sacco. E non pochi erano quelli che attendevano la loro assoluzione ed un reinserimento nella legalità attraverso l’adesione ad una delle parti contendenti.
L’insurrezione realista scoppiò come è noto qualche giorno prima del Plebiscito del 21 ottobre 1860, con cui fu sancita l’adesione delle Province napoletane al Regno d’Italia. Quasi ad un segno prestabilito “i montanari di tutta la linea degli Appennini, che separano il Teramano dalla provincia di L’Aquila, si precipitarono nelle pianure” [M. Monnier, cit.], ma in realtà la reazione divampò fin dal 1° settembre in tutto l’Abruzzo e specie lungo la valle del Sangro.
Dalla deposizione del Sindaco di Castel di Sangro, Raffaele Grilli, sui fatti accaduti in questa cittadina fra il 1° ed il 4 settembre 1860 si apprende che, al canto del ritornello Jam ‘a spass’ a spass’/ Viva ru Re e ru popole bass’, “la reazione scoppiò d’improvviso e fu generale sorpresa, poiché la pubblica opinione qua riteneva come impossibile che il popolo di Castel di Sangro fosse reazionario…”[xii] .
La cospirazione borbonica, organizzata a Roma con la benedizione del Soglio di Pietro, è ben consapevole dell’importanza dell’area abruzzese-molisana. Qui, meglio che altrove, i tentativi insurrezionali potevano registrare maggiori successi grazie alla vicinanza con Roma e ad una labile linea di frontiera determinata da condizioni orografiche note solo a bande brigantesche.
Attrarre quest’ultime alla causa di Francesco II fu in un primo momento un compito demandato dagli esuli filo-borbonici a personaggi di spicco della fazione realista, come per es. i già ricordati Giorgi e Lagrange oppure quel famoso Borjès catturato a Tagliacozzo nel dicembre del 1861 ed ivi fucilato mentre tentava con i suoi di guadagnare la frontiera pontificia [xiii].
Una attenta lettura degli avvenimenti che vanno dall’autunno del 1860 fino all’anno seguente alimenta il sospetto che in tale periodo l’azione del clero realista e dei ceti socio-economici, che avevano perso
nel passaggio dal vecchio al nuovo regno molta parte della loro autorità e del loro potere politico, non ebbe pieno successo nel politicizzare le varie bande operanti nel territorio abruzzese. Un contributo per così dire indiretto ma decisivo scaturì dall’estensione della legislazione piemontese.
Soprattutto l’introduzione di nuove tasse e della leva obbligatoria furono fattori che crearono un “diffuso malcontento che diventa aperta e violenta ribellione” specialmente nei ceti rurali delle antiche province napoletane[xiv]. Sono quest’ultimi che vanno ad ingrossare – insieme a gruppi eterogenei formati anche da militari sbandati – le bande brigantesche, ormai legittimate nelle loro rapine. Come scrive il Monnier, costoro “non erano più ladri, ma partigiani” [op. cit.]. Insomma, come sottolinea il Colapietra, “l’Abruzzo è naturalmente la regione in cui le due componenti principali del brigantaggio, quella politica legittimista borbonica e quella sociale contadina autonoma, si intersecano più strettamente, almeno all’ indomani dell’Unità” [Abruzzo… cit.].
Certamente non intendiamo considerare esaustive poche pagine dedicate ad un problema di vasta complessità come quello del brigantaggio post-unitario, nel trattare il quale abbiamo taciuto sugli altrettanto complessi atteggiamenti dei liberali, del clero (vi erano non pochi preti «carbonari» e fondatori di vendite) e dei letterati. Significativo è il manifesto di A. De Nino affisso in data 1° ottobre 1860 a Sulmona e nel quale lo storico peligno inneggia a Vittorio Emanuele ed al “dittatore” Garibaldi.
Ciò che appare interessante è invece la dislocazione delle bande brigantesche sia nello scacchiere di confine con lo Stato della Chiesa che sul resto del territorio regionale.
Nell’area orientale della Maiella operano le bande di Angelo Camillo Colafella (che si definiva “Generale Comandante delle truppe di S. M. Francesco II”) e di Nunziato Mecola. Il Colafella, all’inizio della sua “carriera” per nulla fervente realista, si era distinto nei saccheggi di Caramanico, Salle, Musellaro e Sant’Eufemia, operati nell’ottobre del 1860 durante lo svolgimento del Plebiscito. Dalla deposizione resa in data 17 gennaio 1862 nelle carceri di Chieti e quindi dopo la sua cattura, emergono interessanti particolari sui contatti avuti da lui con Francesco II, prima a Gaeta e dopo a Roma[xv].
Mecola invece agisce a capo di masse di contadini nell’entroterra dell’area ortonese ed occupa al grido di “Viva Francesco II” Ari, Arielli, Canosa, Miglianico, Orsogna, Tollo ed altri centri. Catturato dopo uno scontro con reparti piemontesi e della Guardia Nazionale, finirà i suoi giorni nel bagno penale di Castelluccio (Genova) nel 1876. [Brigantaggio Ottocentesco, cit.].Prima della cattura il Mecola aveva abbandonato la sua area operativa per far parte del battaglione comandato dal Lagrange che agiva nel territorio di Nola.
Uno dei luogotenenti più risoluti della banda Mecola è Salvatore Scenna di Orsogna, che agisce spesso per veloci incursioni e saccheggi insieme ad un’altra nota banda, capeggiata da Domenico Di Sciascio di Guardiagrele. Non v’è praticamente un centro del basso corso del Sangro e dei territori posti sia a nord che a sud dell’area fluviale che non sia stato messo a sacco da queste bande, le quali colpivano per primi, e quindi di preferenza, gli archivi comunali (come ad Altino, Guardiagrele, Orsogna, Fossacesia, Guilmi ecc.) simboli odiati della monarchia sabauda. Vanno segnalati a tal riguardo altri episodi che appaiono significativi. Le bande di Pasquale Mancini e Luca Pastore avevano assalito il carcere di San Valentino e liberato i detenuti che seguirono i briganti sulla Maiella,
rifugio sicuro di molte bande brigantesche. Dopo aver messo a sacco Roccacaramanico, Luca Pastore trattenne per sé il boccone più prelibato; ed al grido di «Viva Francesco II» incendiò la Cancelleria di questo centro situato alle falde del Morrone, perché vi erano conservati, a suo giudizio, “molti documenti di debiti contro la povera gente”. In seguito il Pastore fu catturato dai bersaglieri a Peschio Canale sul Liri, mentre tentava di raggiungere il confine pontificio, e fucilato il 30 ottobre 1862 senza – come sembra – un regolare processo, che si concludeva in molti casi con pena tramutata in lavori forzati. È interessante notare come un compagno del Pastore, avendo “promesso di fare rilevazioni”, ebbe salva la vita [Brigantaggio Ottocentesco, cit.]. Un caso questo da ascrivere in sostanza al fenomeno odierno del “pentitismo”, tanto più che le varie Commissioni Provinciali istituite per la repressione del brigantaggio avevano cura di affiggere manifesti nei quali si promettevano somme di denaro “a chiunque procuri o faciliti l’arresto di briganti, loro complici e somministratori di viveri”.
Fra i «somministratori di viveri» vanno inclusi non solo parenti dei briganti e la vasta gamma di manutengoli, per lo più nobili e borghesi legittimisti, ma anche i contadini, che si recano quotidianamente ai campi spesso lontani dai centri abitati, e soprattutto i pastori. Quest’ultimi infatti sono direttamente esposti in alta montagna alle minacce dei briganti e si comprende pertanto come fra loro sorgessero per così dire dei patti taciti di non aggressione. I pastori infatti non sono proprietari delle gregge ed i briganti trovano in essi degli ottimi informatori sugli spostamenti delle forze di repressione ed altrettanto ottimi messaggeri che trasmettono agli armentari l’entità del ricatto. «Specialisti» in tale attività risultano altri due famosi briganti, Domenico Valerio, un contadino di Casoli soprannominato Cannone, e Croce di Tola, alias Crucitto, di Roccaraso.
Si può dire che Cannone, dopo una spettacolare fuga dal carcere, riesce ad organizzare una numerosa banda che terrorizza dal 1862 tutti i centri del Chietino fino al Trigno. Secondo alcune fonti egli esordisce come spietato esecutore di ordini nella banda di Strillo, alias Antonio Fauci, mugnaio di Lanciano, che dirige l’assalto alla «strada ferrata» il 17 e 18 luglio 1862 nei pressi di Fossacesia, dove fervevano i lavori di costruzione. Non si sa se dopo la cattura e fucilazione di Strillo, avvenuta mesi
dopo, Cannone assumesse il comando della numerosa banda, la quale poteva contare sull’appoggio di “manutengoli appartenenti alla nobiltà lancianese”. L’attacco alla ferrovia è molto significativo, perché questa costituiva un simbolo odiato della monarchia sabauda ed un mezzo veloce per lo spostamento delle forze di repressione piemontesi nelle province dell’ex regno di Napoli.
Sembra invece che i briganti non conoscessero l’importanza del telegrafo, “destinato a ridurre il servizio dei corrieri e delle guide”, la cui linea si iniziò ad estendere nell’Alto Sangro nel 1867 ad opera di un ufficiale piemontese del genio [U. D’Andrea, Il Brigantaggio dopo l’Unità, cit.].
Sul brigante Cannone sono sorti molti aneddoti, probabilmente arricchiti dalla letteratura popolare e dalla tradizione orale. Egli infatti non fu mai catturato e si diffusero solo voci sulla sua presunta morte, che sarebbe avvenuta nel 1868 a seguito di uno scontro a fuoco con reparti della Guardia Nazionale nei pressi della frontiera pontificia[xvi].
Sul Piano delle Cinque Miglia e nell’Alto Sangro agivano di preferenza le bande di Croce Tola e Nunzio Tamburrini, entrambi di Roccaraso[xvii], le quali non di rado si riunivano con altri gruppi operanti nel territorio di Agnone o di Forca d’Acero, che collega la Val Comino (e quindi la Ciociaria) con l’Alto Sangro. In questi due notissimi briganti, alla luce della deposizione fatta dal Di Tola subito dopo la sua cattura, sembra assente ogni componente politica nelle loro azioni delittuose, fra le quali primeggiano i ricatti nei confronti dei ricchi proprietari di greggi[xviii]. Va sottolineato a tal riguardo che “parlare di industria armentizia in riferimento al 1860-1870 significa alludere ai principali elementi che attraevano i briganti: ricchezza da emungere mediante ricatti, amicizia di pastori dalla quale derivavano ottime informazioni, trovarsi in posti alti per spiare i movimenti dei reparti antibrigantaggio e spostarsi al momento opportuno” [U. D’Andrea, Il Brigantaggio…ecc, cit.].
Questo spiega come lo scenario d’azione delle bande Tamburrino e Croce di Tola, spesso congiunte con altre operanti in aree limitrofe (come la banda Cannone), fosse costituito da quel vasto ed impervio territorio compreso fra il Circondario di Sulmona, l’Alto Sangro ed i monti Marsicani, dove d’estate i ceti armentari trasferivano le loro greggi per il pascolo.
Al fine di costituire una valida difesa contro questo brigantaggio transumante furono costruiti a partire all’incirca dal 1865 diversi blockhaus, cioè fortini in muratura o in legno per controllare meglio gli spostamenti delle bande.
Uno di questi, in località «Chiarano» presso il Piano delle Cinque Miglia, fu incendiato da Croce di Tola nel 1871, pochi mesi prima della sua cattura avvenuta nel luglio dello stesso anno (ad opera del leggendario brigadiere dei Carabinieri Chiaffredo Bergia) sul monte Pallottieri, che segna il confine fra i territori di Barrea e Castel di Sangro.
A riprova dell’interesse delle bande per le greggi che pascolavano d’estate sui rilievi montuosi, va sottolineato che il brigante Chiavone, il quale operava con la sua banda anche a Forca d’Acero per controllare i movimenti tra la Val Comino e l’Alto Sangro, venne in forte contrasto con Nunzio Tamburrino allorché tentò di trasferire la propria masnada sul Piano delle Cinque Miglia, considerato da quest’ultimo territorio di propria esclusiva competenza [U. D’Andrea, Il Brigantaggio…ecc, cit.].
Si deve probabilmente a tale circostanza che Chiavone, al secolo Luigi Alonzi di Veroli (Fr.), fosse costretto ad emigrare in un’altra area per le sue operazioni, quella posta fra Villavallelonga ed il medio corso del Liri, lungo la Valle Roveto, dove assorbì e mise al proprio servizio le bande di Vincenzo Mattei e di “Capoccia” che qui operavano preminentemente con grassazioni e ricatti contro famiglie
Armentarie. [L. PALOZZI, Storia di Villavallelonga, Roma 1982]
Non sappiamo se i tre siano venuti a contatto con la singolare figura di un altro brigante, Berardo Viola, il cui teatro d’azione era costituito dalla Marsica e dal Cicolano. Il Viola, pur appartenente alla Guardia Nazionale, imboccò come sembra la strada del brigantaggio dopo aver partecipato ad un’azione di repressione contro gli abitanti di Fiamignano, oggi in prov. di Rieti, che si erano ribellati
per le tristi condizioni economiche in cui versavano[xix] . Arrestato nel 1865, il Viola, pur condannato a morte, ebbe salva la vita per aver collaborato con le forze dell’ordine, e di lui ci parla anche I. Silone nel romanzo Fontamara.
Particolarmente grave si presenta dopo il settembre del 1860 la situazione nel teramano, specie nella Valle Castellana, anche dopo la resa della fortezza di Civitella del Tronto. Si tratta di un’area, sottolinea il Braccili, “i cui abitanti avevano una fede addirittura fanatica per i Borboni”, ma dove le cause del fenomeno del brigantaggio, puntualizza il Colapietra, “a parte le crescenti degenerazioni criminali, si debbono cercare in larga parte autonomamente rispetto alla restaurazione politica” [Abruzzo…, cit.]. La restaurazione appare dunque anche un pretesto per molti che commettono rapine ed omicidi e restano in attesa di amnistie e condoni; in essi, come scrive efficacemente il D’Andrea, “è forte la speranza nel bottino unita al guadagno del perdono”.
Ci limiteremo, secondo la linea fin qui seguita, a ricordare solo alcuni fra i più noti briganti che operarono nell’area intera del Gran Sasso e delle cui gesta ci parla anche Fedele Romani nel suo libro di ricordi “Da Colledara a Firenze” [Firenze 1915, pubblicazione postuma]. Va menzionato per primo quel Giovanni Piccioni che, scrive il Braccili, “aveva tutte le caratteristiche del capo e soprattutto era dotato di un grande spirito di organizzazione”. Le rapine, specie nei confronti dei proprietari d’armenti, e le feroci esecuzioni del Piccioni a danno di esponenti della Guardia Nazionale, si registrano già sul finire del 1860. Le sue incursioni suscitano terrore al pari degli attacchi fulminei e violenti condotti da un altro brigante, Berardo Stramenga, autore del tristemente famoso «Sacco di Campli» messo in atto nell’ottobre del 1860.
L’aspetto preminentemente filo-borbonico, che caratterizza le azioni delle bande brigantesche negli anni immediatamente seguenti al Plebiscito del 1860, svanisce, secondo alcuni Autori già dal 1863, in un orizzonte caratterizzato da mancanza di prospettive politiche.
Quando tale orizzonte non si colora di “diffuso malcontento che diventa aperta e violenta ribellione nel mondo contadino”[xx], esso rappresenta storicamente, come sottolinea il Colapietra, solo il proscenio di “crescenti degenerazioni criminali”.
Una zona particolarmente rischiosa per i viandanti era costituita dal Passo delle Capannelle, teatro delle azioni di briganti quali Andrea Andreani e Giuseppe Palombieri vere “primule rosse” che si spostavano con celerità nell’agro di Campotosto e nel Cicolano, quest’ultimo un territorio “cuscinetto” senza dubbio strategico, perché permetteva in breve tempo di sconfinare nello Stato della Chiesa. L’Andreani, ci informa ancora il Braccili, fu catturato a Campotosto l’8 novembre del 1867 dal vice brigadiere Chiaffredo Bergia e stessa sorte subì il Palombieri nel gennaio dell’anno dopo. La fama del valoroso carabiniere è legata come è noto alla cattura del brigante Croce di Tola, avvenuta il 29 luglio del 1871 sul monte Pallottieri. Si tratta di un episodio che merita, a mo’ di chiusura, qualche riflessione. ll Molfese infatti scrive nella sua nota Storia del brigantaggio [Milano 1964.]che “nel gennaio del 1870 vennero soppresse le zone militari nelle province meridionali, segnando così la fine ufficiale della repressione militare del brigantaggio”.
In realtà il fenomeno, come dimostra l’episodio della cattura di Croce di Tola, persiste per tutto il 1871 nelle aree montuose soggette al pascolo estivo e rappresentanti una preoccupazione costante per le Autorità. Una lettera del Prefetto di Chieti, datata 17 agosto 1871, chiarisce bene questo clima gettando non poche luci sugli ultimi episodi del brigantaggio non politico. Scrive infatti il Regio Prefetto: “Sebbene dopo l’arresto del capobanda Croce di Tola parrebbe che fosse cessato il bisogno di mantenere in Palena un nucleo di forza, pure quel Sindaco fa premure… che i carabinieri rimangano almeno fino alla metà del prossimo ottobre, epoca in cui in quei luoghi vanno via gli armenti e così pure i malviventi” [V. Orsini, Campo di Giove, Sulmona 1970].
Gli ultimi bagliori del brigantaggio vengono così a spegnersi proprio sui monti d’Abruzzo in coincidenza con il declino della pastorizia. Ma ciò rappresenta forse solo la cornice di un vasto e complesso fenomeno che, a nostro avviso, attende ancora importanti pagine di storia finora non scritte.
[i]Il capitolodell’opera, Drei Wochen in den Abruzzen (“Tre settimane in Abruzzo”) è stato da me tradotto e pubblicato a Sulmona nel 1977 per i tipi della casa ed. La Moderna.
[ii] R. COLAPIETRA, introduzione al volume di G. Morelli, Il brigante Giulio Pezzolla del Borghetto e il suo «Memoriale» (1598-1673), Roma 1982.
[iii]M. MONNIER, Notizie storiche documentate sul brigantaggio nelle province napoletane dai tempi di fra’ Diavolo sino ai giorni nostri, ristampa anastatica dell’Ediz. di Firenze, 1862, a cura di A. Polla Editore, Cerchio 1986.
[iv]A. COLAROSSI-MANCINI, Storia di Scanno e guida nella valle del Sagittario, L’Aquila 1921; N. PALMA, Storia ecclesiastica e civile della Regione più settentrionale del Regno di Napoli ecc., vol. III, Teramo 1833.
[v]La bibliografia su Marco Sciarra è molto folta. Oltre all’opera citata di N. Palma, vol. III, vedasi anche G. CELIDONIO, Marco di Sciarra nelle contrade peligne, in «Bullettino della R. Deputazione Abruzzese di Storia Patria», 1905; R. COLAPIETRA, Abruzzo. Un profilo storico, Lanciano 1977; L. BRACCILI, Briganti d’Abruzzo, Roma 1988; G. MORELLI, Contributi ad una storia del brigantaggio durante il vicereame spagnolo, in «Archivio Storico per le Province Napoletane», an. 1968-69,1971.
[vi]Tale appellativo sarà in seguito appannaggio di un altro famoso brigante, Basso Torneo o Basso Tomeo (il nome è riportato nei due modi dal Monnier), particolarmente attivo con la sua banda durante il regno di G. Bonaparte e G. Murat nell’area del Trigno. Vedasi al riguardo anche A. MACDONELL, Negli Abruzzi, traduzione dell’edizione inglese (Londra 1908), a cura di G. Taurisani, Sulmona 1991.
[vii] Cfr. G. B. MANSO, Vita di Torquato Tasso, Venezia 1621; A. SOLERTI, Vita del Tasso, Roma 1895; C. GUASTI, Lettere di Torquato Tasso. Disposte per ordine di tempo ed illustrate, Napoli 1857; G. MORELLI, Contributi ad una storia del brigantaggio, cit.; A. MACDONELL, Negli Abruzzi, cit.
[viii]In seguito vi furono petizioni inviate a Napoli ed intese ad ottenere lo smembramento dei tratturi in appezzamenti da assegnare ai nuclei familiari indigenti. Cfr. F. CERCONE, Agricoltura e pastorizia a Pettorano sul Gizio in un documento del 1859, «Rivista Abruzzese», N. 1, Lanciano 1985.
[ix]U. D’ANDREA, Gli avvenimenti dal 1791 al 1806 nelle Valli dell’Alto Sangro e del Sagittario ed in alcune zone della Marsica e della Conca peligna, Casamari 1974.
[x]R. D’HAUTEROCHE, La vie militaire en Italie sous le Premier Empire (1806-1809), opera pubblicata postuma. Il brano è riportato in «Atti del Terzo Convegno Viaggiatori Europei negli Abruzzi e Molise», Teramo 1976.
[xi]A. MACDONELL, cít. Nel decennio francese fu sistemata a Chieti, fuori Porta Napoli, una ghigliottina che continuò a funzionare fino al 7 aprile 1853, data in cui salì al patibolo il brigante Antonio Salvatore di Lanciano. Cfr. M. T. PICCIOLI OBLETTER, Le vicende storiche della ghigliottina di Chieti, “Rivista Abruzzese” N.1, Lanciano 1986.
[xii]Cfr. Abruzzo, Montagne e briganti, a cura di M. DI CESARE e S. FERRARI, Ari 1994; Archivio di Stato, L’Aquila, Ministero per i Beni Culturali ed Ambientali; V. BALZANO, La vita di un Comune del reame. Castel di Sangro, Pescara 1942; U. D’ANDREA, Il brigantaggio dopo l’Unità nell’Alta valle del Sangro e nell’Alto Volturno (1860-1871), Casamari 1992.
[xiii]Cfr. A. ALBONICO, La mobilitazione legittimista contro il Regno d’Italia, Milano 1979. Del notissimo Diario di José Borjès siamo riusciti a consultare una edizione completa dal titolo La mia vita tra i briganti, Lacaita Ed., Manduria 1964. T. Pedio, che ne è il curatore, mette in risalto “le inesattezze” che si riscontrano in quegli appunti di Marc Monnier, pubblicati per la prima volta nella loro traduzione italiana con il titolo Notizie storiche documentate sul Brigantaggio nelle Provincie napoletane dai tempi di fra’ Diavolo sino ai nostri giorni, editi in Firenze nel 1862, per i tipi dell’Ed. Barbera.
[xiv]. Cfr. Brigantaggio ottocentesco in Abruzzo, Presentazione di C. VIGGIANI, Ari 1985, a cura dell’Archivio di Stato, Chieti; cfr. anche Abruzzo. Montagne e briganti, cit.
[xv]Cfr. Brigantaggio ottocentesco, op. cit.; L. BRACCILI, Briganti d’Abruzzo, Roma 1988.
[xvi]Cfr. Brigantaggio Ottocentesco, cit.; L. BRACCILI, Briganti d’Abruzzo, cit. La «Guardia Nazionale Mobile» fu istituita il 14 dicembre 1860 per la tutela dell’ordine pubblico e la lotta al brigantaggio.
[xvii]Nunzio Tamburrini, nei documenti processuali riportato come Tamburrino o Tamborrino, va distinto dall’ altro brigante di Introdacqua Giuseppe Tamburrini. Cfr. G. SUSI, Introdacqua nella storia e nella tradizione, Sulmona 1970. Il Braccili parla di un altro brigante di Roccaraso, Vincenzo Tamburini, di cui non siamo riusciti a reperire notizie. Cfr. L. BRACCILI, op. cit.
[xviii]Cfr. Abruzzo. Montagne e briganti, cit. Particolarmente colpita dalle estorsioni di Croce di Tola, che sapeva scrivere, fu la famiglia Patini di Castel di Sangro, proprietaria di molti capi d’ovini.
[xix]L’istituzione della prov. di Rieti, avvenuta nel 1927 con l’assorbimento di molti centri dell’Aquilano, ha indotto in errori di distrazione non pochi studiosi di Abruzzesistica. Ritenevamo per es., in una nota apposta al citato volume della Macdonell da noi curato, che Rocca di Corno non fosse una località dell’Abruzzo, come scrive appunto l’Autrice inglese. Si tratta invece di un paese che prima del 1927 e quindi anche all’epoca in cui l’Autrice scriveva (1907) faceva parte dell’Abruzzo.
[xx]Cfr. Brigantaggio Ottocentesco, cit. Il problema appare pertanto più complesso rispetto alle tesi di Bianco di Saint-Joroz che divide, forse troppo rigidamente, il fenomeno in due periodi, nel primo del quale avrebbe prevalso il movente politico e nel secondo la delinquenza comune. Cfr. A. BLANCO DI SAINT-JOROZ, Il brigantaggio alla frontiera pontificia dal 1860 al 1863, Milano 1864.
CENTO METRI DI CATENE
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 23 Aprile 2024
Appuntamento ad Avezzano con il Presidente Odg Abruzzo Pallotta e lo storico Patricelli
Avezzano, 21 aprile 2024. Martedì 23 aprile alle ore 17:30, ci sarà la prima presentazione ufficiale del volume edito da Ianieri Edizioni “Cento metri di catene”di Pietrantonio Palladini con il figlio Pietrantonio Lanzi Palladini, presso la libreria Mondadori di Avezzano (Aq), via Monsignor Bagnoli 86. Interverranno inoltre Stefano Pallotta, Presidente dell’Ordine dei Giornalisti d’Abruzzo che ne ha scritto la prefazione, lo storico Marco Patricelli; modera la giornalista pescarese Alessandra Renzetti.
Nato a Pescina il 7 maggio 1898, Pietrantonio Palladini è deceduto nel 1981, era un avvocato e socialista, attivo sin da giovane nelle Leghe contadine, dopo la Prima guerra mondiale, alla quale partecipò da volontario, riprese l’attività politica. Palladini, che aveva ospitato ad Avezzano la vedova Matteotti, dopo l’uccisione del martire socialista respinse le provocazioni dei fascisti locali, ma nel 1927 fu arrestato e radiato dall’Albo degli avvocati. Da allora fu un susseguirsi di arresti e soggiorni al confino sino a quando, dopo l’armistizio, l’avvocato socialista partecipò attivamente alla lotta contro i tedeschi, riuscendo, tra l’altro, a salvare dalla deportazione in Germania una trentina di patrioti.
Dopo la Liberazione guidò le lotte per la riforma agraria nel Fucino. Eletto consigliere provinciale, Palladini presiedette il locale comitato contro la guerra nel Vietnam. È stato anche presidente regionale dell’ANPPIA. Sulle lotte dei contadini abruzzesi ha lasciato il libro Cento metri di catene in cui è presente la lotta della classe lavoratrice contro la violenza fascista asservita alla dominazione feudale e agraria; violenza della prima ora che Palladini definisce “confusa, caotica azione squadrista che divampò improvvisa sotto la spinta di facili istinti, ed armò la mano di sparuti gruppi senza arte né parte”.
Come spiega il Presidente Pallotta è una lotta che ha avuto, secondo l’autore, “una tale intensità di valori umani ed un così autentico richiamo alla giustizia sociale da ispirare, nella realtà e nelle origini ideali, il romanzo Fontamara di Ignazio Silone il quale pur riproducendo la triste condizione dei contadini, ha inteso denunziare l’inumana ed intollerabile ingiustizia che volevasi imporre con tutti i mezzi”.
Una lotta di classe che è scritta con il colore del sangue versato a Trasacco, a Pescina, a Cerchio, ad Aielli e a Celano perfino all’indomani della Repubblica. Epopea di persone umili, di contadini, braccianti, donne, socialisti, anarchici, comunisti, cattolici del partito popolare e di tre marsicani che avrebbero influenzato il pensiero nazionale, Ignazio Silone, Camillo Corradini e Benedetto Croce.
GIULIANOVA NEL SOLE
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 23 Aprile 2024
L’incontro su comunità energetiche e modernizzazione degli impianti è in programma per martedì 23 aprile alle 18 all’ hotel Europa.
Giulianova, 21 aprile 2024. Si parlerà di transizione energetica, risparmio in bolletta, solidarietà e sensibilità ambientale nel corso dell’incontro “Giulianova nel Sole” organizzato per martedì 23 aprile, nella sala conferenze dell’ Hotel Europa, dalla Comunità Energetica di Giulianova, da Obiettivo Famiglia/Federcasalinghe, Anta, Domina e Casa del Consumatore. L’iniziativa, patrocinata dal Comune di Giulianova, sarà utile ad illustrare gli enormi vantaggi, ambientali ed economici, provenienti dalla creazione di comunità energetiche. Saranno non a caso presenti al convegno esperti del settore delle rinnovabili e delle economie connesse.
“Sono grandi opportunità offerte dalle politiche nazionali ed europee – spiega l’assessore Marco Di Carlo – che possono essere colte da imprenditori, commercianti, operatori turistici, scuole, diocesi”.
“ L’incontro – puntualizza l’assessore Paolo Giorgini – metterà a confronto cittadini e associazioni con esperti del settore. La nuova frontiera per combattere la povertà energetica e tutelare l’ambiente è proprio quella del fare comunità. Aggiornarsi e capire è dunque fondamentale”
“Siamo orgogliose – sottolinea la Presidente Nazionale di Obiettivo Famiglia/ Federcasalinghe Federica Rossi Gasbarrini – di poter offrire ai cittadini e alle imprese del territorio proposte interessanti e condivisibili, che aiuteranno le famiglie ad avere case green e sicure con meno costi in bolletta”.